Monitor_Dundee
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Il popolino di Sylvanya riepmiva i vicoli, i balconi e persino i cornicioni più bassi del grande viale che portava fino al palazzo Ducale. Lo spettacolo offerto dalle delegazioni in arrivo per il Torneo era un'occasione unica per la bassa gente di riempirsi gli occhi bicolori, di sentire altre lingue, di vedere creature provenienti da terre lontane.
I più curiosi dei sylvaniani, o più realisticamente quelli che avevano un cugino o un amico nella Guardia Cittadina, si assiepavano tra i merli delle mura, pronti a rispondere con pentole e campanacci al corno della torre di guardia, suonato all'avvistamento di ogni nuova carovana.
La prima cosa che videro fu uno strano animale, parte airone e parte drago, che correva rapido su due lunghe agili zampe.
Alto sulla sella un Sauriano reggeva il gonfalone rosso, azzurro e dorato dell'Impero.
Un suono di corno accompagnò la sua comparsa.
Poi iniziò a tuonare. Il cielo sereno di mezza estate, privo di nubi. Il cielo del mattino terso e senza vento. Eppure iniziò a risuonare, a intervalli regolari, il brontolio lontano che annuncia un temporale.
Per primo apparve il collo, oltre la nube di polvere alzata dalla carovana.
Impossibilmente alta sulla pianura, la testa era sospesa come la vedetta in cima all'albero di una nave.
Il corpo seguiva la testa ad almeno dieci passi di distanza, sorretto da zampe grandi come pilastri.
La Bestia del Tuono aveva più in comune con la Cattedrale di Drachenhof che con una qualsiasi bestia da soma. Ad ogni suo passo il terreno tremava come al passaggio di un'intera mandria di cavalli, e il tuono rotolava nel cielo senza nubi.
Sulla schiena della creatura, come una sella titanica, era assicurato il padiglione Imperiale, che ospitava Athoxa II e la Corte Ristretta.
Ai piedi del colosso, minuti al suo confronto, soldati Rahonavidi scortavano il convoglio, montati sulle massicce creature a tre corna che i soldati di Sylvania avevano già imparato a riconoscere.
Quando la Bestia del Tuono giunse finalmente alla cinta di mura, i suoi passi avevano già fatto cadere qualche tegola dai tetti e bicchiere dalle tavole nelle case più vicine alla porta, e fu immediatamente chiaro che l'Imperatrice non avrebbe proseguito su quel mezzo fino al Castello dei Von Karstein.
Distendendo il prodigioso collo la gigantesca creatura investigò da vicino le guardie sugli spalti, strappando grida di stupore al popolino in strada, che ora aveva chiaro il legame tra i tuoni a ciel sereno e la creatura che capolinava oltre un muro alto dieci metri.
Un diplomatico Sauriano si sporse dal baldacchino e diede l'annuncio:
"Athoxa Seconda dei Rahonavidi, Imperatrice degli Hissho e degli Aliurai e la Corte di Rahonyve onorano l'invito del Duca di Sylvania."
Nel vasto baldacchino intanto fervevano le attività, una specie di scialuppa di legno laccato iniziò ad essere calata dal fianco della creatura, per permettere agli occupanti di raggiungere in sicurezza il terreno.
L'imperatrice fu fatta salire su di un cocchio di legno dorato e intarsiato, trainato da due delle grandi creature a tre corna, gli alti collari d'osso splendenti nelle pitture di guerra.
Dietro di lei si andava schierando la parata Imperiale che sarebbe arrivata al Castello, campioni e cortigiani montati sui carri o su alte selle, quando l'aria fu lacerata dal più terrificante dei suoni.
Un ruggito profondo e cavernoso, un rido che dalla notte dei tempi instillava terrore nelle bestie come nelle persone.
I veterani di Sylvania, combattendo al fianco dei Sauriani, avevano imparato a riconoscere quel suono, ma le loro espressioni erano indistinguibili da quelle dei civili.
Sapere quale creatura l'avesse emesso non avrebbe reso l'esperienza meno terrificante.
Il Tiranno delle Pianure apparve in tutta la sua magnificenza, torreggiante tra le cavalcature dei suoi addestratori.
Era alto a sufficienza da guardare nelle finestre del primo piano, o da poter chiudere le fauci, lunghe più di un passo, su si un'insegna di taverna senza dover alzare lo sguardo. La creatura muoveva la sua enorme massa con grazia innaturale su zampe lunghe e robuste, la coda rigida a bilanciarne l'andatura.
Il capo era coperto da un cappuccio di cuoio conciato, come i falconi addestrati quando riposano sul braccio del padrone, e robuste catene legavano il collare del Tiranno alle selle dei suoi addestratori.
Nuovamente un Sauriano alzò la voce per farsi sentire dalle guardie sulle mura:
“L'Impero intende mostrare il proprio dono al Duca Konrad von Karstein”
I più curiosi dei sylvaniani, o più realisticamente quelli che avevano un cugino o un amico nella Guardia Cittadina, si assiepavano tra i merli delle mura, pronti a rispondere con pentole e campanacci al corno della torre di guardia, suonato all'avvistamento di ogni nuova carovana.
La prima cosa che videro fu uno strano animale, parte airone e parte drago, che correva rapido su due lunghe agili zampe.
Un suono di corno accompagnò la sua comparsa.
Poi iniziò a tuonare. Il cielo sereno di mezza estate, privo di nubi. Il cielo del mattino terso e senza vento. Eppure iniziò a risuonare, a intervalli regolari, il brontolio lontano che annuncia un temporale.
Per primo apparve il collo, oltre la nube di polvere alzata dalla carovana.
Impossibilmente alta sulla pianura, la testa era sospesa come la vedetta in cima all'albero di una nave.
La Bestia del Tuono aveva più in comune con la Cattedrale di Drachenhof che con una qualsiasi bestia da soma. Ad ogni suo passo il terreno tremava come al passaggio di un'intera mandria di cavalli, e il tuono rotolava nel cielo senza nubi.
Sulla schiena della creatura, come una sella titanica, era assicurato il padiglione Imperiale, che ospitava Athoxa II e la Corte Ristretta.
Quando la Bestia del Tuono giunse finalmente alla cinta di mura, i suoi passi avevano già fatto cadere qualche tegola dai tetti e bicchiere dalle tavole nelle case più vicine alla porta, e fu immediatamente chiaro che l'Imperatrice non avrebbe proseguito su quel mezzo fino al Castello dei Von Karstein.
Distendendo il prodigioso collo la gigantesca creatura investigò da vicino le guardie sugli spalti, strappando grida di stupore al popolino in strada, che ora aveva chiaro il legame tra i tuoni a ciel sereno e la creatura che capolinava oltre un muro alto dieci metri.
Un diplomatico Sauriano si sporse dal baldacchino e diede l'annuncio:
"Athoxa Seconda dei Rahonavidi, Imperatrice degli Hissho e degli Aliurai e la Corte di Rahonyve onorano l'invito del Duca di Sylvania."
Nel vasto baldacchino intanto fervevano le attività, una specie di scialuppa di legno laccato iniziò ad essere calata dal fianco della creatura, per permettere agli occupanti di raggiungere in sicurezza il terreno.
L'imperatrice fu fatta salire su di un cocchio di legno dorato e intarsiato, trainato da due delle grandi creature a tre corna, gli alti collari d'osso splendenti nelle pitture di guerra.
Dietro di lei si andava schierando la parata Imperiale che sarebbe arrivata al Castello, campioni e cortigiani montati sui carri o su alte selle, quando l'aria fu lacerata dal più terrificante dei suoni.
Un ruggito profondo e cavernoso, un rido che dalla notte dei tempi instillava terrore nelle bestie come nelle persone.
Sapere quale creatura l'avesse emesso non avrebbe reso l'esperienza meno terrificante.
Era alto a sufficienza da guardare nelle finestre del primo piano, o da poter chiudere le fauci, lunghe più di un passo, su si un'insegna di taverna senza dover alzare lo sguardo. La creatura muoveva la sua enorme massa con grazia innaturale su zampe lunghe e robuste, la coda rigida a bilanciarne l'andatura.
Il capo era coperto da un cappuccio di cuoio conciato, come i falconi addestrati quando riposano sul braccio del padrone, e robuste catene legavano il collare del Tiranno alle selle dei suoi addestratori.
Nuovamente un Sauriano alzò la voce per farsi sentire dalle guardie sulle mura:
“L'Impero intende mostrare il proprio dono al Duca Konrad von Karstein”