[SUM] Mediterraneo

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Mediterraneo è un nuovo quotidiano prodotto da una redazione mista di tutte le etnie della federazione. L'obbiettivo è quello di invogliare il popolo degli SUM ad abbandonare le tradizionali divisioni etniche in favore di una nuova identità comune, anche grazie ad uno strumento così importante come l'informazione. Ogni articolo di Mediterraneo è scritto dalla redazione nella lingua madre del giornalista per poi venire tradotto in tutte le lingue ufficiali dell'Unione.

Seguiranno nei prossimi post tutti gli articoli di questo nuovo quotidiano
 

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Le aspirazioni tradite dell'indipendentismo italiano

L'istituzione della Commissione per l'Autodeterminazione dei Popoli è stata una mossa non certo a sorpresa, da mesi si paventava nelle chiacchere di palazzo di una soluzione del genere al grave problema dell'insorgere degli indipendentismi. Abbiamo speso numerose parole sull'argomento e sulla relazione finale da poco presentata dal professore Mira, tuttavia oggi ci vogliamo soffermare sui due gran rifiuti della Commissione: la cosiddetta Padania e la Sicilia.

Il primo caso è quasi da barzelletta, l'Alleanza del Nord, da subito critica verso l'Unione, aveva deciso comunque di presentare domanda alla Commissione. Tra le motivazioni del rifiuto, il professor Mira ha citato una "mancanza totale di una consistenza storica ed etnica di un supposto popolo padano". Pier Ferdinando Braga, esimio esponente dell'Alleanza del Nord, ha commentato: "Tutte merdate di uno spagnolo del cazzo", mentre la direzione del partito ha già indetto una grandissima manifestazione a Venezia a cui sono invitate tutte le realtà autonomiste non prese in considerazione dalla Commissione per l'Autodeterminazione dei Popoli.

Curioso sarebbe sapere se la Sicilia, l'altra grande esclusa, sarebbe ben accetta a Venezia. Nonostante la notoria xenofobia padana, non solo nei confronti degli stranieri ma anche dei propri connazionali più a sud. In realtà le motivazioni addotte dalla Commissione per l'esclusione della Sicilia dal novero delle autonomie fortunate sono sembrate molto deboli, quasi più frutto di manovre politiche che di onestà intellettuale. Inoltre l'alto rischio che la mafia siciliana potesse mangiarsi in un sol boccone una novella Repubblica di Sicilia, deve aver di certo contribuito alla scelta della Commissione di respingere, per il momento, la richiesta di indipendenza.
 

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La fine del TDE?

La recente conferenza stampa del cancelliere tedesco ha reso pubbliche, probabilmente, le nuove strategie del Trattato di Difesa Europeo. Potenziamento della UE e sostanziale smantellamento dell'alleanza europeista paiono essere, perlomeno da parte teutonica, i nuovi obiettivi. Il nostro governo, nel frattempo, pare tacere. Certo qualcuno potrebbe obiettare che un silenzio, spesso, sia equivalente ad un assenso al progetto tedesco ma sono in molti, negli SUM, a chiedersi quando il governo prenderà una posizione ufficiale.

Se da un lato un allargamento della UE ai temi della cooperazione in materia di sicurezza e militare è la via da seguire nel vicino futuro, tuttavia ci si chiede quanto essa sia compatibile con l'aggressiva e filo-islamica politica estera tenuta dal governo di centro-sinistra. Ad un anno dalle elezioni sono in molti a pensare che il governo del premiere Adriano Gerti sia intimorito dal perdere i consensi in terra francese, lì dove l'europeismo "estremo" è più forte, creando una forte scollatura fra la componente italiana del PDE, ora più disponibile ad un riavvicinamento con gli USA, e quella francese, più ferma nel rifiuto di riprendere a collaborare con il governo statunitense.
 

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Più Mediterraneo, meno Europa

Alcuni anni fa citavamo la possibile fine del TDE come alleanza militare credibile e con un punto di vista univoco sullo sacchiere geopolitico mondiale, potesse far cambiare le aspirazione di quella creature federale degli Stati Uniti del Mediterraneo, finanche ad ipotizzare un futuro disgregamente dell'entità federale stessa. Il nuovo Patto di Amicizia Euroafricana, siglato pochi giorni fa tra il governo Larrieu e l'UDRA, è perfettamente collegato alla situazione moribonda del Trattato di Difesa Europeo. E' assolutamente lapalissiano vedere una chiara e netta svolta della politica del governo socialista. Le differenze con il precedente governo Gerti sono parecchie, il buon Adriano aveva saputo mantenere un equilibrio tra l'aspirazione europeista e quella mediterranea ponendosi in prima linea in questioni che riguardavano anche l'Unione Europea e il suo potenziamneto. Interessi che, invece, sono parsi mancare in Duran Larrieu. Forse anche per il suo background di ministro degli esteri durante il governo Gerti, dove ha maturato una consapevolezza dello scacchiere mondiale molto diversa da quella del pacato e più "provinciale" Gerti. Larrieu si sta impegnando seriamente verso sia la zona del Nord Africa che in Levante facendo vedere che gli SUM, in quelle zone, non accettano l'influenza di nessuno. In più discorsi il primo ministro ha citato il Mediterraneo come fattore unificante delle due sponde e ha cavalcato l'idea di uno spirito mediterraneo precipuo che non deve essere dimenticato e, anzi, deve essere la via per un futuro di unione e prosperità. Alcuni linguisti hanno notato anche l'attenzione di Larrieu a non usare parole che possano avere un significato forte o riconducibile al dominio diretto, al colonialismo imperialista, Larrieu ha più e più volte ribadito che l'aspirazione degli SUM è quella di unione tra le due sponde ma in maniera graduale e assolutamente federale. Al fine di sviluppare tutti insieme un modus vivendi unico e fatto di integrazione tra Occidente e Oriente.

Solo il futuro potrà dirci se queste nuove ambizioni che vertono alla sponda sud siano giuste o lungimiranti, nel frattempo pero' abbiamo nettamente visto lo smarcarsi del governo Larrieu circa le discussioni sull'Unione Europea. Se per ora si può permettere di farlo, lasciando nelle mani tedesche tutta la questione, arriverà un punto in cui il governo dovrà confrontarsi con le aspirazioni dell'Unione Europea ad ergersi come vero governo europeo con giurisdizione anche sulle politiche estere. A tutto questo, poi, si vanno ad intrecciare i nuovi rapporti con gli USA. Sicuramente più amichevoli, come dimostra la recente collaborazione nel Grande Maghreb, ma non per questo privi di questioni spinose. E' indubbio che gli statunitensi puntano allo scioglimento della TDE e della NATO (e nel frattempo si sono già premuniti con una sorta di NATO senza stati dell'Unione Europea) per poi poter strappare, come promesso dalla roadmap stilata dalla Germania, un trattato di alleanza con la nuova UE riformata. Per gli SUM si apre quindi un grande problema; è difficile immaginare un futuro in cui gli interessi di SUM e USA, discretamente collidenti in molti degli scenari geopolitici più importanti a livello strategico, possano coincidere e convivere in un'alleanza militare matura. Addiritura c'è chi dice che con l'uscita del Regno Unito dalla UE, anche gli SUM stanno pensando di abbandonare l'Europa unita. L'affermazione è provocatoria, quasi fa sorridere, è indubbio che le difficoltà sarebbero molte: l'euro, il tradire lo spirito federale su cui si basa gli SUM; ma dall'altra parte pare l'unica soluzione per mantenere intatte le ambizioni pan-mediterranee degli SUM. Se tutto proseguirà come sta sembrando andare, si prospetta una stagione in cui gli SUM non potranno più avere una politica estera indipendente dato che in una futura UE le posizioni sarebbero giocoforza mitigate con quelle degli altri stati membri, Germania in primis. Le elitè politiche e culturali mediterranee potrebbero non accettare un tale compromesso, rischiando ancora una volta di vedere gli SUM sciogliersi a favore dell'idea europeista. E' una situazione complessa che avrà il suo punto cruciale nei prossimi due o tre anni, tempo nel quale vedremo un dispiegarsi delle strategie su lungo termine di tutti i contendenti alla "partita".
 
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