15 marzo 1160
Da un mese i rinforzi che attendevo si sono uniti al mio esercito, ora più che mai sento la brama di battaglie sempre più grandi che dimostrino il valore dell'Impero.
Capisco in questi giorni che poco mi interessa della vita di corte, la mia vita è qua sul campo, con questi uomini, gli unici veri in quest'epoca di buio per l'Europa.
Forse che sia questa la via segnalatami dal signore?
Ieri notte non ho dormito, sto studiando le battaglie dei Cesari... Che maestri di tattica e strategia furono, noi, loro figli, abbiamo molto da imparare da essi.
Ho discusso la cosa con i generali e sono concordi, accetteranno i miei ordini nella battaglia in Jutland
25marzo
Oggi c'è stata battaglia.
L'esercito nemico era di propozioni enormi, molti generali vennero a chiedere di parlamentare con i nemici e stringere un patto per evitare la guerra. Tutti mi dissero che sarebbe stato da pazzi iniziare quella battaglia dall'esito tanto incerto. Nessuno avrebbe voluto applicare la mia strategia, oltremodo insicura in quell'occasione.
Ma Dio sussurrava al mio fianco e poco diedi ascolto alle loro parole.
Dopo un'ora dallo spuntare dell'alba l'esercito Imperiale era posizionato. Dall'alto dove stavo vedevo bene la situazione fragile e delicata del centro. Gli uomini più coraggiosi erano stati impegnati in quella posizione, dove il muro di scudi non raggiungeva che le 6 file, per lo più fanteria leggera.
I lati invece erano inspessiti da file e file di fanteria pesante, armata di tutto punto e pronta a far valere la sua forza nello scontro.
Vari reparti di Cavalleria aspettavano di bilanciare lo scontro secondo l'esigenze del momento.
Ma la pedina che contava su questa scacchiera il nemico ancora non l'aveva vista. Alla testa dell'intero corpo di Cavalieri Teutonici aspettavo che la situazione crollasse per travolgere l'orda nemica.
Dopo poco tempo Valdemaro, da sciocco qual'è, si accorse che il centro Imperiale fletteva.
La sua carica di cavalleria venne avvistata in tempo e il centro inizio ad arretrare sempre più velocemente. I ribelli non si domandarono perchè il nemico scappava ma gli scudi rimanevano girati verso di loro?
la corsa fù lunga e sono fiero dei miei uomini, arretrati che furono si ricomposero in un attimo e due guarnigioni di fanteria pesante sostennero lo scontro con la cavalleria di Valdemaro.
Era il momento.
Il corno risuonò 3 volte e noi Cavalieri teutonici iniziammo la nostra folle corsa, come la Morte a falciare gli uomini del nemico, ormai incuneato all'interno del mio esercito.
La loro retroguardia venne divisa in due, come un coltello caldo taglia il formaggio, non incontrammo praticamente resistenza. Le fila davanti non capivano cosa stava succedendo finchè non gli giungevamo addosso, un orda di ferro e carne, guidata dallo Spirito di Cristo. Innumerevoli furono gli uomini che caddero sotto la mia spada, e innumerevoli sotto quella dei cavalieri a me vicini.
Portammo lo scoramento e la nostra carica non aveva ancora fine.
Fù allora che Valdemaro si accorse che il suo schieramento aveva perso corpo e spinta, che intorno a se, da ogni lato, vedeva bandiere dell'Impero e che il suo fronte stava perdendo lo scontro.
Ordinò una ritirata per cercare di uscire dall'imbuto in cui era andato a finire ma appena l'ordine fu lanciato le prime linee, ancora più impaurite, cedettero in vari punti.
Il muro di scudi nemico era infranto.
Mentre ancora affondavamo nel corpo dell'esercito Ribelle il resto della mia cavalleria avanzava dalla testa fin nel corpo, la ritirata ribelle divenne una rotta sanguinolenta.
Cercai Valdemaro ma il diavolo riesce sempre a tirare i remi in barca nel momento opportuno e non riusciì a trovarlo.
Parecchi furono però i prigionieri, dopo 3 ore di inseguimenti. Non contammo i morti e incaricai i miliziani, non ancora utilizzati in battaglia, di seppellire tutti i morti, sia i nostri che i loro, per dimostrare alla Danimarca che lo spirito Cristiano dell'Impero la proteggerà per sempre, in vita come in morte.
Oggi l'Impero ha vinto, non solo una battaglia, ha vinto la sfortuna e non c'è nulla che potrà fermarlo.