[Scandinavia] Dichiarazione di Oslo

Rolek

Spam Master
scandinavia.png

E' una soleggiata giornata primaverile del 1446 quella che vede S.M. Carlo II impegnato ad Oslo durante una delle sue tante visite nelle principali città del Regno di Scandinavia.
Una delle sue tante visite, ma che sarebbe certamente rimasta negli annali scandinavi.

Il Re, non più giovane come un tempo, aveva già cominciato a delegare con largo anticipo alcuni incarichi al figlio, il principe ereditario Carlo III, come per esempio l'importante per gli equilibri interni commemorazione di Gustaf Bielke.
Durante il suo Regno la Scandinavia aveva ottenuto grandi conquiste, il Primo e il Secondo Accordo del Nord avevano permesso tramite la stabilità nel Baltico di far espandere in una situazione di pace il Regno.
Dalla Danimarca alla Finlandia, da Viipuri alle province settentrionali Svedesi. Il Regno andava rafforzandosi ovunque e quando un problema si poneva non si esitava a fare sfoggia della propria forza, come durante la rivolta di Niklas Rokka, consegnato infine alla giustizia.

E nonostante la grande politica estera non fu tralasciata quella interna: l'Editto del Consiglio Provinciale aveva aperto la strada ad una maggiore partecipazione della società civile alla vita politica del paese.

Forte di tutti questi consensi e consapevole che il tempo a lui concesso diminuiva ogni giorno che passava, ma nonostante questo ancora pienamente lucido, decise quel giorno, ad Oslo 1446, di fare una dichiarazione ai nobili e ai rappresentanti delle province riuniti per una cerimonia alla quale stava presentando.

"Fratelli nobili e cittadini scandinavi
In questi anni il nostro Regno ha vissuto notevoli mutamenti e la famiglia Jägerhorn si è mossa su tutti i fronti per garantirvi le migliori condizioni possibili.
Alcuni cominceranno forse a chiedersi quale sarà il mio lascito.
Stoccolma è un via vai di diplomatici stranieri, le nostre armate si muovono con celerità ove necessario per tutelare i nostri interessi, l'economia prospera.

Tante cose sono state fatte, tante altre andranno ancora fatte.
Come avrete notato il Principe ereditario Carlo III si è già preso carico di alcuni miei oneri, ma vi garantisco tuttavia che fino a quando il tempo non lo richiederà continuerò a guidare questo paese con la stessa determinazione e rispetto con cui ascesi a questo ruolo da mio padre ormai tanti decenni fa.

Dove siamo diretti?
Quali sono le strade da percorrere per il bene del paese?
Quale è il bene del paese?

Gli interessi particolaristi dei nobili?
Gli interessi economici del ceto medio?
Il potere della famiglia reale sul paese?

In questi lunghi decenni di regno ho potuto incontrare gli uomini più diversi che un uomo possa incontrare in una vita, le idee e i pensieri più opposti, le culture e le tradizioni più remote. E io credo, forse ingenuamente, di aver colto quello che è il significato di bene del paese.

Il bene del paese è la presa di coscienza della responsabilità che ogni categoria sociale deve al Regno.
Non può esserci nobiltà senza la guida reale e l'attività economica del ceto medio.
Non può esserci ceto medio senza la difesa armata dei nobili e l'indirizzamento politico del proprio Re.
Non può esserci un Re senza popolo e senza nobili.

Questi tre poteri cercano continuamente, egoisticamente, di interferire tra loro per assumere al ruolo primario.
Nel nostro Regno gli equilibri sono saldi, altrove non è così ed il caos imperversa.

E' dunque bene ricordare da dove veniamo.
L'aristocrazia nasce come classe guerriera, dedita alla difesa del paese e con caratteristiche prettamente militari.
Essa non dovrebbe arroccarsi un ruolo di predominanza in ambito politico e non dovrebbe indirizzare le risorse economiche del Regno verso i propri interessi.
Il ceto medio è il motore economico del Regno, fin dall'alba dei tempi i mercanti e gli artigiani garantiscono al popolo di un paese di prosperare
Essa non dovrebbe arroccarsi un ruolo di predominanza in ambito politico e non dovrebbe muovere guerra, tramite i nobili, per tutelare solo i propri interessi economici ignorando quelli dello stato.
La famiglia reale nasce come guida, come ispiratrice, come garanzia della giustizia per tutti nel Regno, come nobile tra i nobili.
Essa non dovrebbe arroccarsi tutto il potere dello stato.

Quando questi tre grandi poteri, quando queste tre grandi anime, raggiungono l'equilibrio il bene del paese è raggiunto.
La presa di coscienza di ognuno di noi, un giorno, renderà questa paese migliore ed ognuno di noi più forte di quanto non potremmo mai essere da soli.

Il mio lascito non saranno anni di espansione e accordi diplomatici.
Il mio vero lascito, confido, sarà questa idea."
 

Guy_Montag

Chosen one
tutti i presenti concordano con le parole del sovrano per quanto riguarda la ritrovata grandezza della Scandinavia. Nonostante questa iniziale convergenza, sotterraneamente cominciano ad emergere svariati distinguo; la stragrande maggioranza dei nobili, di ideali conservatori, ritiene infatti che la nobiltà debba avere la precedenza, che non bisogna permettere ai vari parvenue di periferia di insidiarne il prestigio. Stesso discorso per il "ceto medio", che ritiene, forse giustamente, di essere prevaricato dalla classe nobiliare. Discorso a sé merita il clero che, non venendo neppure menzionato, comincia ad irritarsi, anche vista la mancanza di attenzione nei loro confronti.
 
Alto