GDR Sargon, storie di piccoli e grandi eroi

The Pony Killer

Spam Master
Anno 1419
Poltiglie di carni putrescenti marcivano indistintamente e rilasciavano odori nauseabondi: il fetore di morte permeava l'aria attorno alle fosse comuni che l'Impero utilizzava per i malati di morbo. Avvicinarsi a quelle zone senza le dovute precauzioni poteva significare soltanto una morte orribile, eppure qualcuno si ritrovava costretto a vivere proprio in prossimità di quelle terre infette.
Yelena, una piccola skaven vestita con una mantella logora, riuscì a sfuggire a quella condanna grazie alle sue peculiari doti, correndo in cerca di disperato aiuto: la sua speranza non era ancora morta, e c'era ancora un posto dove avrebbe potuto trovare salvezza.

In seguito alle rivolte contro l'Impero, la regione di Sargon si era trovata isolata dall'amministrazione centrale, e non riusciva a tenere contatti diplomatici coi suoi vicini. Roderick, un vassallo imperiale, riuscì a tenere una parvenza d'ordine e nonostante le difficoltà comunicative aveva fatto sì che Sargon restasse uno stato vassallo dell'Impero, in attesa di potersi ricongiungere con il governo centrale. Ma nessuno era immune, ed anche il reggente contrasse il morbo: alla sua morte senza eredi, i nobili cercarono di ottenere potere in ogni modo possibile e fu Tirek, il capitano delle milizie, a vincere quel breve scontro di potere, instaurando una dittatura militare in nome dell'Impero. Trovandosi però in una situazione di sconforto e confusione, nonché parziale sfiducia nei suoi confronti, dovette trovare un capro espiatorio che direzionasse altrove l'attenzione dei suoi sudditi.

Dopo ore di corsa, passando per i luoghi più isolati e dovendosi nascondere ogni volta che vedeva un senziente, la piccola Skaven riuscì a raggiungere il campo dei lossodonti. Camminando tra le ombre senza farsi notare, riuscì a raggiungere la sua amica Buldrokka, elefantessa da sempre agguerrita, e facendosi vedere all'uscio della sua tenda le fece cenno di uscire, dunque la condusse in un posto isolato.
"Sta succedendo tutto troppo in fretta!" La squittente voce della skaven era facilmente udibile dalle grandi orecchie di Buldrokka, che ascoltava con i pugni stretti le parole della sua amica "Non è il quartiere che ci hanno promesso... Ci hanno ammassati tutti in prossimità delle fosse comuni, ed ogni volta che i portoni si aprono, portano più cadaveri. Presto o tardi..." Yelena mise una mano sulla bocca, cercando di contenere le lacrime.
Buldrokka si inginocchiò per avvicinarsi all'amica, e poggiandole delicatamente una mano sulla spalla le disse: "Puoi piangere se serve, ne parlerò con Tee e vedrai che troveremo una soluzione." La lossodonte mostrò un sorriso alla skaven, che a sua volta la guardò con una luce di gratitudine negli occhi, luce che dopo poco si spense.
"Ma come potremo trovare una soluzione pacifica... Tutti ci credono portatori del morbo!" Disse, lasciando solcare il suo volto dalle lacrime.
Buldrokka si alzò, guardò verso l'orizzonte e tendendole la mano le disse "Andiamo da Tee".

Le due donne si mossero verso la casa del rappresentante lossodonte, costruita in dura pietra e che spiccava per imponenza architettonica rispetto alle altre, nonostante l'attuale quartiere dei pachidermi fosse tutt'altro che lussuoso. Yelena si nascondeva sulla schiena di Buldrokka, sotto il suo largo vestito di pelle logora segnato dal tempo e dalle fiamme, appiattendosi il più possibile così da apparire come un semplice rigonfiamento dei vestiti.
Delle guardie imperiali pattugliavano la zona, ma non si fecero problemi nel vedere la elefantessa andare da Tee, e quando quella entrò nella stanza del lossodonte con fare frettoloso si trovò davanti una brutta sorpresa: assieme al rappresentante, un rinoceronte dal lungo corno e che vestiva vesti pregiate con decorazioni arboree, si trovava un umano dall'armatura argentea e le decorazioni in oro, seduto allo stesso tavolo del lossodonte, mentre sorseggiava del tè.
Buldrokka immediatamente si inginocchiò e disse con finta riverenza "Mastro Tirek, Vi chiedo scusa. Non sapevo che ci foste Voi qui...".
L'uomo guardò la donna con aria di sufficienza, la considerava una creatura inferiore ma riconobbe i segni di bruciatura sulle sue vesti: quella donna aveva lavorato nelle forge imperiali. "Tranquilla, stavo giusto per andarmene" Disse l'uomo, lanciando uno sguardo a Tee "Quindi, ci siamo intesi? La distruzione delle fabbriche è stata un disastro per tutti noi, abbiamo perso tutti i progetti e molti fabbri valorosi. E se è successo questo è solo colpa di quei portatori di malattia... Skaven, piccoli e sudici bastardi." A queste parole, Yelena strinse forte il suo stiletto, ma un movimento di spalla di Buldrokka la fece rinsavire, e si ricordò che doveva assolutamente mantenere la calma.

Tee osservò Tirek andarsene, degnando a malapena di uno sguardo la lossodonte, che attese un po' prima di rialzarsi e conversare col rappresentante della sua specie.
Tee era un lossodonte rinoceronte molto pacato, con un'affinità naturale per la divinazione: pareva riuscisse a prevedere il futuro guardando il volo degli uccelli o, nei momenti più critici, consultando le ossa dei suoi antenati: nella cultura della regione di Sargon, gli antenati vigilavano costantemente sui propri discendenti, e cercavano per quanto possibile di guidarli nella retta via.
"Di cosa volevi... Parlarmi?" Il rappresentante parlava con voce molto lenta e gentile, che per i gusti delle altre razze era noiosa.
"Cosa ti ha detto lui? Perché era qui?" Buldrokka sembrava furibonda, quasi tradita.
"Buone notizie, come mai quest'aria scontenta?" Disse ruotando il capo di lato "Hanno trovato un modo di arginare il morbo, e ci lasceranno in pace... E a quanto pare, anche gli skaven avranno luoghi tutti loro ove stare." Rispose quindi, mostrando un sincero sorriso, sebbene i suoi occhi paressero quelli di un insonne.
La donna però sembrava insoddisfatta, molto stizzita "E tu credi a queste favoline? Secondo te stanno davvero così le cose?" Incalzò, ma nel vedere l'espressione confusa di Tee fece un cenno con la mano, gesto che Yelena colse come invito all'uscire allo scoperto.

Tee spalancò gli occhi nel vedere la giovane skaven, ma non si scompose. La ragazza prese parola, presentandosi umilmente: "Il mio nome è Yelena" Disse, quindi abbassò il capo "E sono qui per chiedere aiuto".
"Come posso aiutarti?" Domandò il rinoceronte, guardandola con apprensione.
La lossodonte si fece avanti, ma la ragazza la fermò mettendole una mano sul ginocchio e, alzando lo sguardo al cielo così che le due potessero vedersi negli occhi disse "Lascia fare a me" dunque si voltò di nuovo verso il rappresentante "Le cose non stanno come Tirek Vi ha detto. Gli umani se la stanno prendendo con noi skaven, ma la realtà è che tra il nostro popolo ci sono stati pochi infetti del morbo, ma siamo stati comunque messi a morire! Questa... Non è libertà, non è salvezza, è solo oppressione e genocidio! Tutto ciò è un modo malato e perverso di ottenere potere, e di schiacciare le vite che loro ritengono inferiori." La voce della skaven sembrava quasi rassegnata, ma nei suoi occhi brillava una luce di speranza.
Prima che il rappresentante potesse prendere parola, Buldrokka si intromise quasi ignorando il volere di Yelena "E noi possiamo cambiare tutto questo! Noi... Possiamo mettere fine all'oppressione, avere una società dove chiunque può guardare il cielo e non rischi la morte per capriccio dell'umano di turno. Anche se siamo così diversi, noi e gli skaven siamo fratelli! Tra tre giorni, sfonderemo le porte del ghetto degli esiliati, li faremo uscire tutti e scacceremo gli uomini!" Disse quindi, senza pensare molto alle sue parole.

Yelena e Tee parvero sconvolti da quanto detto, il rappresentante prese quindi parola: "Facendo questo genereremo altra morte, e andremo contro l'Impero. Che speranze abbiamo contro di loro?" Scosse la testa lentamente in segno di dissenso "Non è con la violenza che si combatte la violenza." Concluse, sembrando categorico, ma con lo sguardo distratto.
Yelena prese quindi parola, squittendo con le lacrime agli occhi "E quindi ci lascerai morire tutti di morbo? Lascerai che il mio popolo, ammassato vicino alle fosse comuni, patisca la morte peggiore che la vita abbia mai vissuto?" La skaven scosse energicamente la testa, puntando i piedi a terra "Pensi davvero che agli imperiali importi davvero di noi non umani? Sono stati loro a distruggere le vostre fucine! Non è possibile che sia stato un semplice incidente, quelle fabbriche erano in funzione da secoli... Ed esplodono proprio quando gli umani sono armati e le altre razze no? Proprio in mezzo ai moti di ribellione?" La piccola creatura sbatté un piede a terra, ed in quel preciso istante un forte rumore rimbombò per l'accampamento, facendo sussultare la ragazza. Buldrokka si affacciò e vide che nel cielo si erano addensate numerose nuvole, che presagivano una tempesta di lì a breve. Tee sospirò, abbassando la testa.

Senza dire una parola, uscì dal suo palazzo e si incamminò verso i giardini, incurante della tempesta che stava iniziando a battere incessantemente, sotto lo sguardo attonito di Yelena e Buldrokka.
Si diresse verso un tempio dalla forma esagonale ed il tetto spiovente, dove erano custodite le ossa dei suoi antenati: questo era il posto dove avevano luogo le divinazioni più importanti, che richiedevano l'utilizzo delle corna e le zanne dei morti all'interno di un ricettacolo.
Guardava con affetto quei resti, trovandosi a pensare che il morbo era qualcosa di orribile: consumando le ossa, se si fosse espanso, nessuno avrebbe potuto più usarle per ricordare i propri cari. Sembrava quasi una malattia nata per far dimenticare il passato.
Tee scosse la testa, allontanando quei pensieri, dunque si inginocchiò sull'altare per recitare le sue preghiere e poi, con il massimo rispetto, prese le ossa tra le sue enormi mani. Le agitò un po', dunque le lasciò cadere nel ricettacolo per osservare che avevano da dirgli i suoi antenati. Un fulmine illuminò la notte, e non appena il divinatore si accorse del risultato, il tuono raggiunse le sue orecchie.

Uscendo dal tempio, Tee si vide venire incontro una grossa figura che generava frastuono ad ogni passo, si trattava di Buldrokka e pareva dover dire qualcosa di urgente: "Tee! Tee! Hanno preso Yelena!" Buldrokka a malapena aveva fiato dopo la corsa "Appena sei uscito, lei è fuggita di soppiatto ed ha provato ad attaccare le guardie di Tirek... Purtroppo è stata catturata." Disse abbassando la testa e stringendo i pugni "E questo è perché tu non la hai voluta aiutare! Se non siamo noi, grossi come siamo, ad aiutare i nostri amici roditori, chi dovrebbe farlo?" La donna si girò di spalle, non voleva vedere Tee in faccia.
L'uomo guardò in alto il cielo, vedendo la pioggia battere incessante "Hai ragione, mi sono adagiato sugli allori. Pensavo che ogni resistenza fosse inutile, pensavo che senza le forge non potremmo mai competere, che l'Impero fosse la strada per la pace, come lo è sempre stato. Ma gli antenati mi hanno parlato, mi dicono che ho sbagliato... Ma c'è ancora modo di rimediare ai miei errori. Possiamo forgiare armi alla vecchia maniera ed armare i più bisognosi, entro domani il nostro popolo ce la potrebbe fare... Libereremo gli skaven, e Yelena". Disse avvicinandosi a Buldrokka, e poggiandole una mano sulla spalla.
La elefantessa si girò, guardandolo negli occhi con spirito combattivo "Sargon sarà libera, sarà un luogo dove tutti possono vivere. A patto che rispettino la vita degli altri. Ti va bene?" Lo squadrò con fare di sfida.
"Va benissimo" Rispose, sorridendo.



La mattina seguente, la piazza centrale della capitale di Sargon era gremita di gente, i popolani la riempivano e ai lati della piazza molte milizie osservavano che tutto andasse bene.
Su un palco, Tirek parlava con Yelena legata ed imbavagliata: "La qui presente fuggiasca ha attentato alla vita degli uomini dell'Impero! Questo affronto degli skaven non può essere perdonato." Scosse la testa, rivolgendosi al suo pubblico "Prima ci portano la malattia, poi invece di accettare la nostra offerta di vivere in un'oasi riservata a loro, fuggono ed attentano alla vita dei nostri! Questa, signori, è la goccia che fa traboccare il vaso." A queste parole, le guardie impugnarono le loro picche e si misero in posizione di marcia, pronte a ricongiungersi al resto dell'esercito e marciare per le strade della città, diretti al ghetto degli skaven. Una dimostrazione di forza che avrebbe, secondo Tirek, aiutato alla stabilità di Sargon, ed al tempo stesso si sarebbe sbarazzato dei roditori e dei loro preoccupanti numeri.

Soddisfatto del suo annuncio, il comandante si ritirò nei suoi alloggi per indossare l'armatura da guerra, non prima di aver sbattuto Yelena in una cella tanto sporca quanto scomoda. Qui gli si avvicinò il suo consigliere, che con fare adulatorio gli disse: "Ottimo discorso, sire. Senza quei ratti rimarranno solo i lossodonti come specie numerosa di Sargon...".
Tirek lo guardò soddisfatto, ma si fece pensoso "Secondo te è il caso di sterminare anche loro? Dopotutto, sono dei pappamolla, non si ribelleranno mai. E poi ci servono nelle forge, quando le potremo ricostruire una volta riunificati con l'Impero".
Il consigliere mostrò un sorriso malizioso "Certamente, signore. Anche se magari è il caso di ridurne i numeri, così da essere sicuri. Li arruoleremo, e manderemo in missioni suicide quelli che riteniamo in eccesso. Far esplodere la fabbrica non è bastato, temo".
Il reggente guardò il consigliere con aria dubbiosa, poi però fece spallucce "Pare essere bastato a fargli stare bene la ghettizzazione degli skaven, e non credo proprio che avranno da ridire sulla loro morte. Tee è una figura importante per loro, e quello non li muoverebbe mai contro di noi" Concluse con un ghigno, prima di andare a marciare.

Yelena aveva sentito tutto, e la rabbia che provava in quel momento era qualcosa che non aveva mai sentito prima: era stata tradita dai lossodonti, la sua specie era spacciata e lei avrebbe assistito impotente a tutto questo, da sola contro il mondo. Ma Yelena non voleva arrendersi, il suo unico desiderio era riuscire a cambiare la situazione o morire provandoci. Ormai non aveva davvero più nulla da perdere, e dunque provò insistentemente a scassinare la porta della sua cella, senza ottenere alcun risultato, spezzandosi le piccole ma affilate unghie. Aveva bisogno di qualcosa che le permettesse di poter muovere i meccanismi interni della porta, ma non riusciva a trovare nulla che la potesse aiutare in tal senso... Poi, il suo sguardo si posò sulla sua coda.
"Dai Yelena, non hai nulla da perdere ormai" Disse tra sé, mentre cercava di convincersi e cercava di non pensare al dolore che avrebbe patito.

Tirek e le sue truppe erano arrivati sulla collina che portava al ghetto degli skaven. Qualcuno evidentemente li aveva avvisati, in quanto si potevano sentire dall'altra parte delle mura dei rumori metallici: le piccole creature erano pronte a difendersi con ogni mezzo.
"Arcieri!" Il reggente fece mettere in posizione tutti i suoi tiratori "Fuoco!" Con quelle parole, una salva di frecce oscurò il cielo, ma dal rumore le frecce parvero scontrarsi contro legna e metallo.
Un sorriso adornò il volto di Tirek, che girandosi verso i suoi uomini ordinò loro di caricare: aprire le porte del ghetto sarebbe stato semplice, visto che poteva essere aperto e chiuso solo dall'esterno, ed a quel punto gli skaven sarebbero stati intrappolati tra le truppe ben equipaggiate, e le fosse comuni.
Gli uomini scesero quindi la strada collinare marciando in sincronia, ma un suono di tromba proveniente dalle loro retrovie li bloccò: Yelena li guardava dalla cima del colle, con un bendaggio di fortuna sulla punta della coda, e prese ad urlare con tutte le sue forze "Fermi!" Non sapeva bene che dire o fare, voleva solo guadagnare tempo e nemmeno lei sapeva come o perché. Tirek la guardava interessato, ma ordinò ai suoi di riprendere ad aprire il cancello.

Yelena, disperata ed adirata, iniziò a scendere il tratto collinare urlando con tutta la sua foga, e le pareva quasi che ad ogni suo passo la terra tremasse. Vide che gli imperiali parevano scossi da quella sua carica in solitaria, ma capì che c'era qualcosa di strano: non stavano guardando lei. La ragazza si fermò e levò lo sguardo alle sue spalle, illuminando il suo volto col sole ed un ampio sorriso, vedendo Buldrokka e Tee emergere da sopra la collina, assieme ad una milizia lossodonte.
Squittì di felicità nel vedere che i lossodonti avevano deciso di aiutarli, dunque si girò nuovamente verso Tirek che mostrava un volto iracondo e colmo di odio. "Stupide creature inferiori... UOMINI! IN FORMAZIONE!" Urlò, cercando di gestire il suo esercito, facendolo mettere in una posa difensiva.
Tee però alzò le mani, e Buldrokka iniziò a parlare mentre il rinoceronte amplificava la voce della donna con la magia: "Tirek! Nessuna vita va lasciata indietro, ti do la possibilità di arrenderti ora! Tu ed i tuoi uomini avrete salva la vita, ma dovrete abbandonare Sargon. Ci avete mentito, avete ucciso i nostri simili e condannato a morte l'intera popolazione skaven... Questo non può essere perdonato!" Da dietro di lei si levò un coro di barriti e ruggiti, tutti lossodonti che avevano deciso di seguire Tee e che disprezzavano a pieno la condotta dell'Impero.
Il reggente però non si fece intimorire, ed ordinò nuovamente ai suoi uomini di tenere salda la posizione.
"Ingrati... Pensavamo che voi lossodonti foste migliori di così, ma evidentemente mi sbagliavo. Il Mikanikotrio ci guida e protegge, come potremmo perdere contro delle luride bestie armate con strumenti di fortuna?".
Buldrokka barrì rumorosamente in seguito a queste parole, mentre Tee abbassò la testa, sconfortato.

L'elefantessa impugnò la sua alabarda, e portandola in alto diede il segnale ai suoi commilitoni: iniziò a correre, e con lei le truppe lossodonte, mentre Tee forniva supporto magico dalle retrovie. Yelena corse assieme a loro, e non appena le truppe la raggiunsero lei accelerò, muovendosi al fianco di Buldrokka, per unirsi alla battaglia.
Nel vedere quanto stesse succedendo all'esterno, Haakon, lo skaven che aveva fatto preparare le difese ai suoi simili, urlò di esultanza e con lui i ghettizzati, incitando loro a sfondare le protezioni che avevano improvvisato in modo da ingaggiare le truppe umane, cosa che fece destabilizzare le milizie, che invece dall'altro lato si vedevano arrivare contro dei pachidermi. In forte inferiorità numerica, e con dei bestioni alla carica, gli umani non seppero tenere la formazione e nel tentativo di tenere salda la propria vita si fecero travolgere rovinosamente. La battaglia durò appena qualche minuto, il tempo di far comprendere a Tirek che, se il Mikanikotrio avesse avuto dei piani, quelli non comprendevano la sua vittoria in quella giornata. Il reggente ordinò quindi la ritirata, ed assieme ai suoi uomini rimasti fuggì verso l'estero, in direzione del Cuore dell'Impero.

"Fermi!" Ordinò Tee agli uomini che volevano seguire i fuggiaschi "Hanno deciso di fuggire, non credo torneranno... Ora, dobbiamo curare i feriti, ed avvisare la popolazione di quanto successo." Disse il rinoceronte con calma, triste per i caduti di quella giornata. Ma attorno a lui, tutti esultavano di gioia e lo acclamavano, il popolo skaven uscito dal ghetto si inginocchiò dinanzi ai lossodonti e Yelena, dopo aver parlato con Haakon prese parola "Vi dobbiamo la vita, a tutti voi. Tee... Scusa se ho dubitato di te, da oggi noi skaven seguiremo te, e solo te." Detto ciò si inginocchiò, ma il pachiderma le fece segno di alzarsi "Non è me che dovete ringraziare... Ma Buldrokka, è stata lei ad ascoltarti e convincermi. E dovete ringraziare anche gli antenati, sono stati loro a guidarmi nella giusta strada" Disse quindi, prendendo la mano di Buldrokka ed alzandola al cielo.
La donna, che nella battaglia perse metà della sua zanna destra, alzò la voce "Oggi è un giorno di svolta, tutto cambia!" Quindi guardò con sguardo di decisione il rinoceronte, che annuì.
Tee riprese parola "Se davvero volete seguirmi, rifonderemo questo paese e lo guariremo dai mali che lo affliggono. Ma non lo gestirò da solo" Il lossodonte guardò con fierezza l'elefantessa "Mi sono accorto che anche io posso essere cieco, ed ho bisogno di qualcuno mio pari: regnerò assieme a Buldrokka".
 

The Pony Killer

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Anno 1420
L'inizio del nuovo anno volle l'incoronazione dei nuovi re. Buldrokka e Tee sedevano sui loro troni, mentre il popolo li acclamava. Al fianco del rinoceronte si trovavano Zumama, la sua adorata moglie e Xanav, loro figlio. Al fianco dell'elefantessa si trovava invece Yelena, con una protesi metallica sulla coda che nascondeva strumenti utili, e Picale, una lossodonte elefante che aveva aiutato i sovrani a gestire la transizione da un governo all'altro.
La popolazione umana aveva deciso, quasi tutta, di abbandonare i territori ed ora a dominare numericamente lo stato di Sargon c'erano lossodonti e skaven, con varie minoranze tra cui spiccavano gli anapsi.
Sebbene ogni cittadino fosse libero e c'era quindi assenza di schiavitù, c'era ancora una concezione di ceto sociale: il più basso era occupato principalmente dagli umani rimasti e dagli skaven, i quali scelsero volontariamente di sottomettersi, come forma di rispetto e riconoscenza per i lossodonti. Le altre razze erano invece cittadini, mentre il ceto nobiliare era formato dalle famiglie che avevano apportato a Sargon opere artistiche, architettoniche o progettistiche più belle o utili: era stata indetta annualmente una vera e propria fiera dell'arte e della scienza, i cui vincitori ottenevano il diritto di entrare nella nobiltà, vivendo quindi una vita più agiata ma con l'obbligo di assistere lo stato quando questi ne avesse avuto bisogno. Gli obblighi potevano variare dalla leva militare alla richiesta di commissioni artistiche, e sebbene queste ultime fossero le più frequenti, i diarchi ritenevano che presto o tardi la chiamata alle armi sarebbe stata necessaria. In passato questa usanza faceva parte della cultura dei lossodonti ed avevano continuato ad organizzarla anche durante i periodi di malattia, ma in seguito all'indipendenza di Sargon venne resa festa nazionale, e chiunque poteva partecipare alla fiera per ottenere un posto nella nobiltà, e già il 1420 vide come partecipanti d'onore Zumama e Yelena, sebbene a vincere non fu nessuna delle due.

Anno 1421
Stabilizzata la situazione interna, i diarchi assieme alla loro corte si poterono concentrare maggiormente sulla cultura del popolo. La burocrazia era tagliata al minimo, e ognuno tendeva ad avere una gran libertà di azione entro i territori dello stato. La religione principale era sempre stata il culto delle Radici, e per un abitante di Sargon non c'era tragedia più grande che morire senza avere una progenie a cui guardare. Secondo i religiosi ognuno poteva essere convertito al bene, e così facendo avrebbe saputo guidare meglio i suoi discendenti sulla retta via. Al tempo stesso, però, gli abitanti si erano accorti che il modo migliore per liberarsi di un nemico realmente malvagio era quello di abbattere lui e la sua discendenza, in modo che il male potesse smettere di guidarli: era ormai credenza diffusa a Sargon che le colpe dei padri ricadessero sui figli, e spettava a loro porre rimedio dimostrando di ripudiare la guida genitoriale.
Inoltre iniziarono i lavori di ristrutturazione degli edifici, e quell'anno la fiera dell'arte e della cultura venne vinta da Bhasant, un eccentrico lossodonte elefante che, avendo viaggiato molto negli anni prima delle ribellioni, conosceva molto della cultura estera e la usò nella sua opera scultorea, che pareva prendere riferimento da un popolo alato.

Anno 1422
L'anno precedente era stato usato quasi tutto per permettere al paese di rinascere a dovere, in un ambiente culturale migliore, ed i lavori finirono nel 1422, guidati dall'aiuto congiunto di Picale, Zumama e curiosamente Yelena, che dimostrava spiccate doti ingegneristiche paragonabili a quelle dei lossodonti.
Molti edifici considerati brutti alla vista e opprimenti per l'ambiente naturalistico furono abbattuti, in virtù di un'urbanizzazione che entrasse più in sintonia con il paesaggio. In particolare, le case lossodontiche vennero ricostruite in dura pietra, ed alcune delle ville nobiliari parevano più delle maestose cattedrali, in un ambiente cittadino completamente armonico, che culminò con la grande ristrutturazione del palazzo reale. Degna di nota fu anche la costruzione di un museo nella capitale, dove i pezzi più interessanti delle fiere venivano esposti.
Ogni cittadino di Sargon contribuì alla ricostruzione del paese, ed un'attività di questo tipo dove tutti agivano in sintonia aiutò anche a rompere i muri culturali precedentemente creati dall'Impero.
La fiera dell'arte e della cultura venne vinta, per la prima volta nella storia, da un anapsi di nome Gu, con un progetto completamente fuori dagli schemi dei lossodonti: sebbene i pachidermi odiassero il mare, la tartaruga portò un progetto ed una riproduzione in scala di una nave tanto imponente, ma armonica, da risultare come una vera e propria opera d'arte in grado di solcare le grandi distese d'acqua salata. La riproduzione venne immediatamente messa in mostra nel museo, e Gu ricevette l'invito di lavorare come capitano per la corte.

Anno 1423
Ad ora si può dire poco su quest'anno, ma i diarchi si erano finalmente decisi a palesare l'esistenza di Sargon ai popoli vicini mandando lettere da quelli che, gli esterni, pensavano essere semplici territori selvaggi o abitati da piccoli popoli indipendenti. Le lettere si ponevano in maniera amichevole verso i popoli rivoltatisi all'Impero, ed in maniera più fredda nei confronti dei lealisti, sebbene non ci fosse un astio esplicito: i diarchi preferivano che con l'Impero ed i suoi affiliati ci fosse un rapporto di ignoranza reciproca, sebbene la popolazione (soprattutto skaven) non si sarebbe mai assoggettata volontariamente agli imperiali.
Avendo completato la maggior parte dei lavori architettonici, chiunque si fosse incuriosito a visitare lo stato lossodonte avrebbe trovato vari ed ampi ambienti naturali, e avrebbe fatto fatica a comprendere quando fosse finito il verde e fosse iniziata la città. Persino i quartieri meno centrali e più umili, che presentavano case in legna o mattoni piuttosto che in pietra, mostravano una grande sintonia con la natura.
La vita quotidiana risultava inoltre molto semplice e si basava su lavoro ed attività culturali, a cui i viandanti potevano partecipare liberamente; è invece esclusiva dei cittadini quella di unirsi alle gilde, che potevano trattare le attività più disparate.
Per nascere le gilde dovevano richiedere il permesso del governo, ed i capigilda venivano appuntati dallo stesso, in quanto ogni gilda aveva capacità di agire indipendentemente in base ai propri ambiti di competenza e quindi era necessario ci fossero solo le persone più fidate.
 
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