San Jurj

h (acca)

Ninja Skilled!
Ieri
Il duro inverno, la lotta prima e i saccheggi poi.
Quante ombre, quanti ratti e quanti umonini avevano varcato quella soglia osservando l'arcata intarsiata dalla sagoma di San Jurj e della bestia.
Tutto ciò che rimaneva di uno dei più lavorati portoni in ferro battuto era un anta appoggiata all'interno del arcata, dilaniata verso l'interno.
La sua metà era ammassata in una carcassa divelta, quello che era uno dei varchi più prestigiosi di Ztorozhev era adesso solo maceria.
I corridoi non erano solo macchiati di sangue dei difensori, le pareti stesse erano ferite. Colpi di proiettile scavavano nella pietra la violenza che era andata in scena su quel palcoscenico.
La grande piazza dove cavallo e cavaliere venivano forgiati tra sudore e fatica era stata attrezzata non per difesa, non per rallentarli, ma per massimizzare le perdite degli assalitori.
La stalla, i portici, la torre, il dormitorio, tutto era barricato tutto tranne il sepolcro.
Erano stati leali, leali allo zar che avevano scelto e quei uomini avevano sacrificato tutto per un lotta fraticida ma destinata al fallimento.
Avevano un credo, un addestramento e una fratellanza e nessuno di loro aveva nemmeno sfiorato la tomba del loro primo fratello.
Molti dei suoi uomini erano all'opera in quel posto, chi spostava i cadaveri chi le macerie. Per uno che correva in una direzione un altro gli veniva incontro urlando necessità, ordini.
Pochi gli prestarono attenzione, buffo pensò, questi uomini hanno messo la loro vita nelle mie mani e adesso per loro non sono che un pallido uomo in pelliccia affiancato da un generale.
Entrarono nella tomba di San Jurj, un luogo decisamente spoglio tranne per un semplice bassorilievo dove la sagoma del cavaliere era schiacciata sotto il peso della bestia respinta con lo scudo
e allo stesso tempo trafitta nello sterno dalla lanciafucile.
Un gruppo di uomini vestiti di una toga grigia erano scortati da un gruppo di guardie, con passi svelti l'uomo s'avvicino.


"Regio Zar, siete tornati..." la voce lamentevole di uno di essi eccheggiò tra il rumore di passi, il generale al fianco dell'uomo in pelliccia fece cenno ai soldati e questi silenziosamente uscirono.
"...Questa notte verrà ricordata a lungo tanto l'ambizione c'ha tolto, ed ora era giusto che venisse il nostro epilogo"
"Nostro Zar, abbatti pure la tua ira sulla caserma su noi, sui cavalli e i cavalieri ma lasciate che il Santo Guerriero continui il suo sonno"


Si fermo, digrigno i denti e passionalmente vomito fuori l'ansia che aveva dentro.
"Basta cosi! Per chi mi avete preso, possibile che tutti i miei sforzi siano stati cancellati cosi? IO NON SONO UNA BESTIA, io non sono un uomo che ordinerà d'uccidere a sangue freddo dei prigionieri,
e io non sono qui per ferire la mia gente..." l'urlò eccheggiò "Ma voi siete RESPONSABILI! Il sonno del santo e' stato turbato dalle parole che in queste mura hanno preso piede."
"Dovevate proteggere l'ordine, dovevate proteggere lo Zar, questi erano i voti del vostro ordine QUESTI, e adesso coloro che dovevano servirmi maggiormente cavalcano sotto lo stendardo dell'uomo che ho risparmiato.
Non sono forse venuto qui a chiedervi consiglio? Non ero venuto qui per sapere cosa farne della vita di Vladimir? Ho deciso contro tutti di tenerlo vivo, di tenerlo al mio servizio e per cosa?
Per poter dire oggi di essermi pentito? Salvare una vita senza altra colpa di essere il fratello di un folle mi è costato altro sangue, altra morte per le strade vanificando tutto ciò per cui ho costruito, LOTTATO"
Dovevo spegnermi nel mio letto, sarebbe stato giusto cosi meglio sarebbe non aver visto mai questo scempio"


"Vladimir e' mio nipote quanto colui che si era fatto chiamare Zar prima di Voi, egli aveva preso i voti, era un cavaliere Protettore dello Zarato e voi eravate morente e i boiardi erano pronti a scannarsi ancora.
Lui ha infranto i propri voti, verso la terra, verso la genia di storozohev, verso lo Zar e io lo biasimerò per sempre per aver preso quella scelta, la rovina alla quale c'ha condannato nasce dal Vostro stesso amore.
Egli amavava la gente che era vessata dal fratello e aveva combattutto per lui con il cuore amaro.
Egli ha gioito quando inizialmente avete dato e salvato cosi tanto dello Zarato, ed era pronto ad accettare la morte se Voi l'avreste chiesta. Ma quando il caos era alle porte lui prese un decisione grama.
Le pene della genia di storozohev non sono responsabilità solo della vostra misericordia, ma anche dell'ironico destino che vi ha concesso una miracolosa guarigione, se voi foste morto non ci sarebbe stato tanto sangue"


Calo il silenzio a lungo.
E poi un sospiro, forse un lamento dello Zar.
"E per amore di questa terra manderò uomini di questa terra a ucciderne altri, non vi e' altra scelta ne possibilità"
E il vecchio guerriero gli rispose "Questo e' ciò che noi di Storozohev abbiamo sempre fatto, e Voi ora in quanto nostro Regio Zar avete il dovere ma era giusto che Voi sapeste che per tenere tutti uniti dovrete spezzare.
E il mio cuore piange non tanto per i miei legami di sangue, ma per il mio credo e so che Voi dovrete annientare e cancellare una delle più sacre tradizioni per il bene di Storozohev" sospirò " abbiate solo rispetto del Sacro Guerriero e della sua salma"
Lo Zar.
"Vladimir e' riuscito ad alzare i cavalieri oltre il loro dovere in una mossa avventata ma se non si sono arresi l'hanno fatto per onore, marceranno contro la loro morte per aver creduto in uomo con cui sono cresciuti un uomo che non gli ha ingannati ma ha agito in maniera sconsiderata e per lui, per il loro sogno essi rimarranno fedeli"
Un lungo silenzio.
Lo zar riprese.
"Io sono un uomo, un uomo ambizioso, giusto, e sopratutto risoluto, io ho preso la mia decisione.
Dove la tradizione e' riuscita ha creare un simile corpo di soldati ben addestrati e leali al proprio paese noi riprenderemo, io non permetterò che i Cavalieri Protettori di San Jurj diventino un gruppo di mercenari senza credo, non lascerò che tutto ciò che e' stata tramandato venga smerdato, ma questa deve essere anche una vostra scelta. Io manterrò aperto l'ordine, i suoi principi e i suoi simboli e ideali se voi siete disposti ad addestrare di nuovo cavallo e Cavaliere.
Solo una condizione vi pongo..."






Oggi
Il piazzale era gremito di soldati fratelli tra loro, di uomini d'arme uniti dallo stemma del Cavaliere con la Lanciarchibugio e uno dopo l'altro venivano investiti assieme al proprio cavallo di gradi e numeri.
Nessuno dei non membri dell'ordine era li, nessuno che non si fosse sottoposto al rigido addestramento e al culto di San Jurji.
Un tempo era un lusso per nobili e valorosi oggi le fila dell'ordine si erano riempite di orfani, nobili caduti e figli di ricchi mercanti ma ognuno di loro aveva dovuto dare prova della propria tempra tra mille giostre e giornate estenuanti.
E un uomo particolare aveva condiviso, sudore e sangue con questa gente cuccette e cavalcate un uomo che per brevi periodi s'allontanava dal monastero per reggere il peso di un regno, un uomo che molti rispettavano chiamandolo Zar e che poche migliaia di persone lo rispettavano in quanto loro fratello.
Era lo Zar, ma era anche un Cavaliere Protettore del Ordine Equestre Di San Jurji. E adesso marciava alla guerra.
 
Alto