Centro Sportivo Legio Victrix
Non era mai andato da un allenatore, nel suo studio, a parlare di tattiche. Non era pagato per farlo, era pagato per eseguire quelle tattiche, quindi si ritrovava in una posizione a lui nuova e la sensazione che provava non gli piaceva.
Si incamminò lungo i corridoi del centro sportivo, lungo le pareti era affisse foto di alcuni dei giocatori che erano entrati nella storia della squadra, alcune foto erano le classiche in posa pre-partita, osservandole riconosceva alcuni giocatori, altri non aveva la minima idea di chi fossero "In futuro sarò uno di questi?", ricacciò quel pensiero in fondo alla mente, se si iniziava a fare certi ragionamenti era più facile iniziare a perdere fiducia che acquistarla e non era certo quello il motivo che lo stava spingendo a fare quello che stava per fare.
Riprese a camminare superando diverse porte, sgabuzzini dove venivano tenute le attrezzature, la palestra e altre di cui non aveva la minima idea di cosa contenessero, alla fine arrivò alla sua destinazione, una porta con attaccata una targhetta con scritto -Lucius Castus- ora doveva solo bussare.
Dall'altra parte della stanza Lucius stava alla sua scrivania, su di essa erano sparpagliati diversi fogli, schemi tattici, lista dei probabili undici titolari, dati medici e così via, sullo schermo del pc vi era aperto il browser con diversi siti aperti, perlopiù sportivi per avere ulteriori dati a disposizione.
Lucius si tolse gli occhiali da lettura e prese un panno per pulirli, erano diverse ore che studiava le carte e cercava la formazione migliore per la prossima sfida di campionato, pulito gli occhiali se li rimise e prese uno dei fogli della scrivania e si mise a leggerlo, a metà lettura sentì bussare alla sua porta, alzò lo sguardo aggrottando le sopracciglia, se la memoria non lo ingannava non aveva nessun appuntamento a quell'ora, cosa confermata da una rapida occhiata all'agenda a suo fianco, si domandò chi poteva mai essere, risistemò le scartoffie alla bell'e meglio e disse "Avanti".
Domiziano si prese coraggio e aprì la porta "Scusi Mister, posso disturbarla?" "Flavio?" disse Lucius "E te che ce fai qua?", Flavio si stava facendo la stessa domanda, non gli piaceva metter bocca su decisioni prese da un suo superiore ma l'istinto gli aveva suggerito di andare comunque a parlare con il mister "Posso entrare?" il cenno di mano di Lucius successivo era un invito a entrare, di solito non lo era, era un "viè quà" seguito da un ceffone tra capo e collo appena si era a portata per rimarcare un errore fatto in allenamento.
Flavio entrò nello studio e si chiuse la porta alle spalle, non entrava mai negli uffici dello staff quindi osservò con curiosità quello che lo circondava, schedari, lavagne varie appoggiate qua e là con vari schemi di attacco e di difesa, un cestino pieno di carta appallottolata con sopra uno di quei mini canestri da basket e a giudicare dalla quantità esigua di palline fuori dal cestino Castus avrebbe potuto essere un discreto cestista "Ecco perché ci piglia sempre bene quando ci tira quei i" pensò Flavio.
Lucius lo stava osservando da dietro gli occhiali da lettura, con i gomiti appoggiati alla scrivania e le dita delle mani incrociate tra loro, in una posa di attesa.
Flavio si sedette sulla sedia di fronte alla scrivania del mister
"Mister, come ben sa qua dentro siamo tutti con lei, ma i risultati stanno scarseggiando e alcuni in squadra si stanno demoralizzando per la situazione, la prossima partita non aiuta di certo, lo Sporting dopo il pareggio contro Zamato e la sua squadra vorrà fare certamente risultato con noi, e se continuiamo così dopo le altre squadre toccherà a noi andare in crisi."
Castus lo osservava, ancora nella stessa posa di quando si era seduto "Quindi cosa proponi di fare? Cambiare de novo assetto tattico? Rischiamo non solo di doverci riadattà a lì vecchi schemi, ma al minimo erore rischiamo grosso co quelli lì"
"Lo so" disse Flavio "Non sono qua per suggerirle schemi tattici o altro, non è mio compito ne voglio farlo, ma dobbiamo sicuramente cambiare approccio per questa partita e magari potrebbe fare un discorso al resto della squadra, la tengono molto in considerazione e un discorso d'incoraggiamento non può certo far del male".
Castus lo guardava mentre ragionava dentro di se, alla fine disse "Te ringrazio della tua sincerità e pe avemme messo al corrente dello stato degli altri tu compagni de squadra, vedrò cosa posso fà a riguardo ma nun te prometto nulla, se nun c'hai altro da dimme puoi andare".
"Grazie Mister" disse Flavio, poi si alzò e uscì dall'ufficio.
All'interno Lucius si mise a dondolare sulla poltrona, osservando la porta da cui era uscito Domiziano, stava ancora rimuginando sul breve colloquio avuto con il giocatore "Beh, 'n tentativo de risollevà la squadra posso pure fallo, non costa nulla provacce", prese un foglio bianco e una penna dalla scrivania e si mise a scrivere.
Il giorno dopo - Campo d'allenamento
Castus si era messo a fare il suo solito giro di controllo del campo, in attesa dell'arrivo dei giocatori, ripassò mentalmente il discorso che si era messo a scrivere il giorno prima dopo il colloquio con Domiziano, c'era però una cosa che lo infastidiva ed era la sua incapacità a non riconoscere i segnali che inconsciamente i suoi giocatori gli mandavano, aveva preso la loro demoralizzazione per semplice stanchezza fisica, molti di loro avevano fatto parecchie partite ed era assolutamente normale essere stanchi ma in realtà erano le prime avvisaglie di un problema più grave di un semplice mal di gambe.
I suoi ragionamenti vennero interrotti dal rumore del cancello d'ingresso al campo che si apriva, i suoi giocatori si stavano avvicinando al centrocampo dove era lui e da dove di solito faceva iniziare l'allenamento, attese che tutti si disponessero come al solito, poi, si schiarì la voce e iniziò a parlare
"Come ben sapete, c'avemo nà partita per niente semplice dà affrontà, io stesso me sò trovato in difficoltà a cercà de fa quadrà er cerchio ma ce la sto mettendo con tutto me stesso pe portà 'sta squadra alla tanto agognata sarvezza...
Ero così concentrato sul raggiungimento dell'obiettivo che ero diventato cieco su quello che veramente conta, voi.
Si, voi siete la cosa che conta de più qua dentro, più de la sarvezza, più de 'na vittoria, voi siete gli ingranaggi de 'sta machina da guera chiamata Legio Victrix, siete la coorte de sta Legione e senza di essa la Legione non esiste e senza coorte anche 'n generale non po' fà nulla..
Ho trascurato molti di voi per un obiettivo lontano, ma me so reso conto che se ve trascuro quell'obiettivo non lo vedrò mai, ho preso per stanchezza o per noncuranza un vostro malessere interiore, in quanto anche voi tenete ad arrivà a quell'obiettivo, è stato un mio errore e ve assicuro che nun capiterà più.
La partita contro lo Sporting nun dovrà esse giocata pe' cerca lì tre punti ma pe' ritrovà lo spirito comune de la squadra, de uscì dar campo da gioco a testa alta e dì a tutte le squadre der campionato che questo toro non è ancora stato matato, che ha ancora energie pe' pijà a cornate chi je se presenta davanti supponendo una superiorità tutta da dimostrare ne lì nostri confronti.
Dobbiamo tornare ad essere quella gioiosa piccola macchina da guera che s'è guadagnata er diritto de 'sta in 'sto campionato durante la serie cadetta e che ha rotto er culo al Verticale al debutto dopo innumerevoli anni di sofferenze nelle serie inferiori.
Sò che in voi c'è lo stesso sentimento che provo io, ce metterei la mano sur foco, ma io sò solo er generale che dà lì ordini, senza de voi lì darei all'aria, siete voi a decide er vostro e er mi destino, quindi ve domanno:
Li volemo sfonnà 'sti Principi de 'stocazzo?"