GDR Risvegli

Silen

Get a life
Quando una Aracne al termine della sua esistenza soccombeva al Sonno le sue compagne non la lasciavano nella propria casa ma la trasportavano in un luogo preposto, adagiata su un giaciglio di seta non dissimile da quelli che si potevano trovare in ogni abitazione della Tela; qui le cosiddette Guardiane si sarebbero prese cura di lei, per quel poco che ancora si poteva fare, tenendola pulita e controllando il suo stato un paio di volte al giorno. Solamente dopo che ogni traccia di vita fosse scomparsa oltre ogni dubbio possibile, il corpo sarebbe stato portato via per la sepoltura.
Queste erano le cosiddette Case del Silenzio, ultima dimora di una Aracne nel mondo di Yfilis; non stupiva il fatto che le Guardiane fossero solitamente cupe e silenziose quanto il luogo che abitavano. In rare occasioni una Casa del Silenzio diveniva un luogo di gioia, quando una Aracne emergeva dal Sonno divenendo così una Grande: in effetti, come tante altre cose nella cultura Aracne, anche le Case del Silenzio erano state istituite principalmente a questo scopo ma era ormai molto tempo che questo non avveniva a Shurrakan. Le deportazioni dei Theofonias prima e la pestilenza poi avevano assottigliato il numero delle Aracne e di conseguenza anche coloro che emergevano dal Sonno erano divenute un evento eccezionale; ormai era da diversi anni prima della pestilenza che non si assisteva a un evento del genere.
Fu così che quando una delle Guardiane nel suo solito giro esaminò la ennesima Aracne comatosa per poco non la scambiò per una delle defunte di quel giorno. Solo all'ultimo momento, e con crescente meraviglia, la Guardiana notò quelli che le Aracne chiamavano i "segni". La Aracne sembrava aver smesso di respirare, certo, ma la temperatura corporea era in aumento e l'esoscheletro di chitina sembrava che si stesse prosciugando, come se non vi fossero più contatti con il sistema emolinfatico della creatura che giaceva, immota, nella sua ragnatela-giaciglio accanto a molte altre.
Quello che seguì fu una serie di consultazioni fra le Guardiane, sempre più frenetiche ed eccitate. Stava davvero per succedere? Una Grande sarebbe sorta di lì a poche ore, la prima da quando la Tela si era liberata dal giogo imperiale? Non c'era modo di essere certi se non aspettando che le cose seguissero il loro corso e le Guardiane attesero un giorno intero prima di chiamare una Risvegliante, preferibilmente una sacerdotessa, perchè fosse testimone del risveglio ormai imminente.
Quando Shona arrivò nella Casa del Silenzio non ebbe bisogno di chiedere chi e dove: le Guardiane facevano capannello attorno alla Aracne con i Segni, come tante oche pensò acidamente. Il suo umore non migliorò quando dovette farsi largo quasi a spintoni per arrivare al giaciglio della Grande-in-Attesa nè quando ne esaminò le condizioni.
"Perchè mi avete chiamato soltanto ora? Il risveglio è imminente ormai" disse con voce aspra e dal suo punto di vista ne aveva tutte le ragioni: il Culto di Colei che Attende prevedeva per un evento così importante tutta una serie di ritualità, di preparativi, tutti impossibili da fare ora che il tempo era agli sgoccioli.
Una delle Guardiane chinò il capo prima di risponderle "Non volevamo suscitare false speranze" disse umilmente "l'ascesa di una nuova Grande, la prima Grande che si risveglia in una Tela libera, è un evento atteso con ansia da tutte le Aracne."
E da nessuno più ansiosamente che da voi Guardiane pensò la Risvegliante, ma si limitò a uno sbuffo. Non se lo sentiva in fondo di prendersela troppo con le Guardiane, non dopo quella lunga attesa. Ma se le avessero combinato uno scherzo simile una seconda volta sarebbe stata anche l'ultima.
Non essendoci tempo per niente altro Shona si limitò a guidare le sue compagne in una breve invocazione verso la Dea della Tenebra e del Vuoto perchè guidasse la sua figlia nel viaggio attraverso l'oscurità del Sonno per farla sorgere alla sua nuova esistenza. Quasi non aveva terminato la sua preghiera che il corpo sul giaciglio venne scosso da un lieve sussulto. Iniziava la fase più delicata, quella della Muta, e tutte le Aracne si accalcarono attorno al corpo della Grande-in-attesa dimenticando nuovamente i rispettivi ruoli tanto da strappare a Shona una imprecazione a mezza bocca, assai poco adatta al momento solenne, ma che del resto nessuna notò nella eccitazione del momento.
La figura prona sussultò ancora mentre la schiena sembrava deformarsi, come se qualcosa stesse premendo dall'interno. Gli arti si mossero ma in maniera scoordinata, casuale. Non una Aracne fiatava. L'esoscheletro di chitina crepitò, squamandosi e frantumandosi quà e là ma i sussulti sembrarono affievolirsi e farsi più erratici. Le Guardiane si scambiarono sguardi preoccupati: la Muta non stava andando bene, era più difficile del previsto. Minuti passarono come anni interi e ad un tratto una delle Guardiane più giovani cominciò a gemere piano "Non può andare avanti così" disse con voce angosciata "la Grande stà soffrendo, la Grande morirà!"
"TACI! Hai così poca fede nella nostra dea!?" la azzittì Shona con più violenza di quella che avrebbe voluto usare perchè dentro di sè cominciava a sentire una stretta gelida. Possibile che dopo una così lunga attesa la Dea le avesse destinate ad assistere a un simile dramma? Avevano forse offeso Colei che Attende in qualche modo e questa era la maniera in cui si manifestava la sua ira?
Quando un rumoroso CRACK risuonò nella sala e la schiena della figura prona si spaccò in due, il sollievo di Shona fu tale da darle le vertigini. Pochi istanti dopo il torso umanoide, viscido dei liquidi della muta e con addosso ancora schegge di corazza si sollevò, lasciandosi dietro il guscio della sua esistenza precedente. Un paio di violenti strattoni e anche le braccia furono libere, dopodiche il respiro affannoso della Aracne appena destatasi risuonò nella sala. Quando i sei occhi si schiusero, indirizzando uno sguardo confuso tutto attorno, le Aracne presero spontaneamente ad acclamare e lanciare grida di gioia. Il Risveglio era ormai compiuto con successo. Appena sorta al nuovo capitolo della sua esistenza la Aracne sul giaciglio si guardava attorno smarrita, come se non si capacitasse di dove era e di cosa le era appena successo, probabilmente ancora non molto lucida a causa dello sforzo e di un risveglio che era stato parecchio più complicato dell'usuale tanto che sebbene fosse una altra violazione del rituale, Shona si fece avanti per aiutarla.
Fatto segno alle altre di tacere Shona si avvicinò e chiese
"Ricordi il tuo nome?" con una gentilezza che raramente si udiva nella sua voce.
La Aracne sbattè le palpebre
"Io...si, certo. Naturalmente. Io sono Shedim" disse con un tono che lasciava pensare che le sue corde vocali uscissero da un lungo disuso...o forse si erano appena formate.
"Sia lode a Colei che Attende per averti restituita a noi, Grande Shedim" disse Shona con un sorriso e negli occhi di Shedim...no, della Grande Shedim, si accese un barlume di comprensione e di meraviglia. La Grande si agitò e con una serie di strattoni intervellati da momenti di riposo estrasse le zampe da ragno e il voluminoso addome da un involucro che era divenuto troppo piccolo per le sue dimensioni. Finalmente la Grande fu libera e potè calarsi a terra, facendo un paio di passi incerti.
Una Guardiana, la stessa giovane che si era quasi fatta sopraffare dalla paura poco prima si fece avanti e piegò le zampe fin quasi a strofinare il corpo a terra
"Imploro il tuo favore, Grande Shedim" disse con un filo di voce e cominciò a strofinare delicatamente il braccio destro della Grande appena destatasi con un panno imbevuto di unguento lenitivo. Il tocco delicato sulla pelle appena formata e la corazza ancora morbida strapparono un sospiro a Shedim: come se fosse un segnale altre Guardiane si avvicinarono per fare lo stesso prendendosi cura chi della schiena umanoide, chi delle zampe, chi dell'addome.
I pensieri della Grande appena sorta si dissolsero in una diffusa sensazione di piacere e di gratitudine; forse per la prima volta realizzò che da quel momento per tutto il resto della sua esistenza sarebbe stata accudita, venerata, protetta, amata, ogni singolo giorno, per sempre.
È questo che significa essere una Grande? pensò, ancora un pò confusa da quell'incredibile, inaspettato mutamento. Ripensò alla propria esistenza...Shedim non era stata una maga, una studiosa, una figura di spicco di qualunque tipo. Shedim era stata una schiava dell'Impero, per tutta la sua vita. Una schiava per di più tenuta in considerazione solo perchè aveva forti braccia e una schiena robusta; un animale da soma e poco altro. Quando la ribellione era scoppiata Shedim aveva già 52 anni e poteva sentire le sue membra irrigidirsi mentre ogni mattina faceva più fatica ad alzarsi ed ogni sera si sentiva più stanca. Aveva benedetto Colei che Attende per averle consentito di vivere abbastanza per vedere quel giorno, aveva impugnato la prima arma che aveva trovato e aveva combattuto, con tutta la furia di chi sapeva di essere stata derubata di tutta una vita e con lo sprezzo del pericolo di chi sa di essere condannato in ogni caso. In verità aveva combattuto cosi bene che Sharra in persona le aveva voluto proporre di divenire una delle sue assistenti, con la prospettiva di divenire un generale della Tela; ma Shedim aveva rifiutato. I suoi giorni erano ormai terminati, aveva risposto, al massimo poteva continuare a fare il mestiere del soldato visto che non sapeva fare niente altro. A 55 anni Shedim si era avviata verso il Sonno serenamente e senza rimpianti, sapendo che nessun altra avrebbe mai sofferto una vita dura come la sua.
A quanto sembrava, però, Colei che Attende aveva altri piani per lei. Shedim si ammirò...ripulita dalle ultime schegge della vecchia corazza e dai fluidi della muta, aveva un aspetto magnifico. Era letteralmente appena nata, in un certo senso, e già ora svettava di tutto il capo sulla più imponente delle Guardiane presenti nella stanza. Più ancora, si sentiva forte, possente. Oh certo, non poteva fare nuovamente la soldatessa, questo era scontato. Non potevi essere un soldato come gli altri quando tutti i tuoi commilitoni sarebbero morti per te e la tua morte avrebbe significato la disfatta di tutta una nazione. Ma forse avrebbe potuto mettere a frutto in altro modo quella sua abilità, unendola a tutto il sapere della Tela che era stato tramandato per lei e sarebbe stato tramandato attraverso di lei. Ma ci sarebbe stato tempo per questo. Ora...sorrise alla giovane Aracne che per prima la aveva servita e cercò con lo sguardo la Risvegliante che le aveva parlato per prima.

"Mi sento molto meglio, mie amate. Ora però sono affamata"
Shona fu rapida ad inchinarsi "Sarà come desideri naturalmente, Grande Shedim. Seguimi, ti prego, e ti mostrerò la sala che è stata costruita per te; le Guardiane si occuperanno del cibo"
La Grande Shedim annuì e sorrise avviandosi al fianco di Shona seguita passo passo da un gruppo di Aracne riverenti. Mie amate. Quelle parole le erano salite alle labbra con naturalezza. Loro la avrebbero servita per tutta la vita, ora lo sapeva, ma anche lei avrebbe servito loro. Questo era il significato del dono che la dea aveva voluto darle. Questo significava essere una Grande.
 
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