*inviati dogali partono al gran galoppo per raggiungere il Doge e inviargli il plico, egli infatti è tuttora accampato assieme ad altri messi papali e veneti alla Partaccia, poco più che una taverna della bassa versilia*
All'illustre patriarca di Altavilla, Re di Sicilia per divina volontà e al suo messo Tomaso del Bruno
Illustrissimo e benevolente Altavilla.
Il nostro cordoglio riguardo la situazione pisana è il medesimo, ma impossibile era sottrarsi al momento decisivo, che la manifesta volontà divina, ha indicato sul sentiero tortuoso della Storia.
Mi raggela e rattrista il vostro rincrescimento riguardo la spartizione del dominio pisano, ma in qualità di tutori della flotta pisana, come da impugnata bolla papale, abbiamo dovuto agire velocemente, affinchè fosse garantita all'urbe toscana la legittimità di un governo di Dio e non la disolutezza di un governo di impostori e ribaldi.
Purtroppo le reiterate lungaggini del console Caffaro, i suoi risoluti e temo ben premeditati rifiuti ad una soluzione più compromissoria e rispettosa dello status quo sul bacino tirrenico al quale il Regno di Sicilia si affaccia, la quale prevedeva la realizzazione di stati indipendenti fedeli alla dignità pontificia, pienamente indipendenti e soggetti a tributo, posti sotto la protezione neutrale di una corona autorevole come poteva essere quella di Altavilla, le reiterate ostilità del Caffaro dicevo, hanno reso impossibile l'attuazione di questo piano diplomatico pur trovando comunque l'avvallo e l'intercessione di Papa Eugenio, che ha tuttavia dispensato, nella sua misericordia, un piano più gradito ai genovesi. Vista l'impossibilità di rendere ciò realtà, e visti tutti gli interessi delle parti in campo, soprattutto dello stato pontificio e dei giudicati sardi che necessitano di urgentissima protezione dai mori abbiamo deciso di agire bruciando le tappe.
Ovviamente parlo di ciò per parte veneziana e non genovese, ignoro le disposizioni date dalla mia controparte se non gli editti che vedono assegnate parte delle baleari a principi infedeli in cambio di denari, nonchè la corsica, ridotta a una sorta di deposito commerciale genovese, il tutto in mano a nobili locali fidelizzati a suon di scranni.
L'impegno militare nella crociata inoltre ci grava di ulteriori costi, pertanto la responsabilità di questa mancata comunicazione è stata attentamente ponderata e soppesata da parte dello stato maggiore della Serenissima. Mi aspettavo tuttavia una maggior comprensione da parte del Re Altavilla, visto il momento delicato e decisivo, ma tant'è che oramai è inutile sottrarsi all'inevitabile, ragion per cui che mi vedo costretto ad accettare, in virtù della legittimità reale delle vostre rivendicazioni, il signoraggio propostomi nella vostra ultima missiva.
Pertanto posso garantire in base alla potestà che il Minor Consilio, sovrano di Venezia, mi riconosce in materia di politica estera:
-la rappresentanza di un Tribuno al Direttorio del neo governo Pisano (già preventivamente accordata nel nostro editto, a testimonianza che Venezia non dimentica la corona di Sicilia.)
-la fondazione a Pisa della vostra ambasceria fortificata, con tanto di contingente militare simbolico a protezione del vostro ruolo di ago della bilancia in chiave, perdonatemi la franchezza, di protezione a Genova, visto che Genova non ha alcuna giurisdizione sull'urbe toscano, essendo pienamente garantita la sovranità da parte veneta e papale della città pisana, che resta di fatto con il proprio stendardo. Per quanto la cosa ci ferisca nell'orgoglio, per buona pace tra le nostre autorità, siamo disposti ad accettarla. Toccherà poi a voi giudicare se tali concessioni saranno fatte anche su territori il cui mandato di risoluzione sia destinato ai genovesi.
-L' approntamento e cessione di una flottiglia, completa di ogni salmeria, per la precisione la galee denominate della Santa Maria, che degnamente si sono comportate durante l'ultima battaglia crociata speronando e affondando l'avversa unità navale moresca. L'ammiraglia della flottiglia è conosciuta dalla truppa con il nome di "Maria Speronatrice" era sotto il comando di un giovane capitano veneziano, tale Arcibaldo Polo, uno dei giovani poco più che vent'enni della stessa nidiata del Baseggio. La nave ha ancora i segni dei rostri moreschi sulla cariglia, che abbiamo provveduto a stuccare affinchè il tempo non cancelli dalla memoria le gesta di codesto splendido scafo. Speriamo di cuore vi porti fortuna e vi sia di augurio.
-Per quanto riguarda Corsica, Gallura e Arborea, non possiamo garantirvi nulla, in quanto la spartizione li include nella sfera di influenza genovese. Per quanto riguarda la Corsica, ci duole non potervi quindi confermare detta rotta commerciale. Tuttavia la partecipazione al Tribunato manterrebbe teoricamente una rivendicazione sull'isola. Ma in qualità della mia veste di portatore di pace sarebbe meglio opportuno glissare sull'argomento.
Valuterete poi in sede privata e con le vostre maestranze di corte, l'atteggiamento da tenersi con coloro i quali sono i vostri attuali e fedeli partner commerciali preferenziali, i quali sono convinto avranno assolutamente agito alla luce del sole nel più totale interesse degli interessi siciliani in tutto il bacino del Tirreno.
Venezia non si prende carico che della sua missione papale, garantendovi il diritto di prelazione che vi spetta.
Porgendo i miei più amichevoli saluti.
Il Doge di Venezia, Enrico Dandolo