[Repubblica di Venezia] Concordato di San Rebbo

Toga!

Chosen one
*recante il Leone di San Marco impennato e la croce latina del Patriarcato di Grado*
*recante le due chiavi Petrine incrociate e la tiara dello Stato Pontificio*
*recante l'aquila bifrone del trono di Esfahan*
*recante il sigillo del basileus e le insegne regali dell'Impero Romano d'Oriente*

Per volontà delle loro grazie qui riunite, su richiesta del Santo Padre Vittore IV, io Enrico Dandolo, Patriarca di Grado in qualità di Titolare del ministero di quella sopracitata metropoli, ho convocato a concilio in San Rebbo di Tiro, le soavi maestà persiane, latine e laterane di cui alla mediazione si è giunti a quanto segue riguardo l'assetto della contesa città santa di Gerusalemme.

Il seguente documento, apposto il sigillo (XP) papale, ha valore di bolla del Sommo Pontefice romano:

-Il titolo reale viene riconsegnato a Jacopo Cerretani, che sul campo di battaglia guadagnò la gloria di questo titolo, esso è invece dimesso da Almarico, reo di comportamento intrigante, egli è obbligato dal pontefice ad abdicare e ritirare la proclamazione del titolo di Imperator Latinorum a Manuele Comneno. Sia il Comneno invece acclamato come Basileus, e Protector Nativitatis Ecclesia, guardiano della chiesa della Natività e sia concesso ad egli per mezzo di un suo sottoposto il titolo di Esarca di Gerusalemme o del corrispettivo titolo dell'Impero Romano d'Oriente, ciò è determinato da Roma per quanto riguarda la parte cristiana fedele all'ecumene orientale.

-E' stabilita la quantità di milizia cristiana a protezione della città: 7500 uomini da parte del Tempio e del suo Ordine e 7500 uomini da parte dell'Impero Romano d'Oriente. Truppe eventuali presenti in città o nelle immediate vicinanze, potranno unirsi ai cavalieri templari sotto il loro comando o in qualità di integrati autonomi, purchè non vi sia infrazione al limite di 7500 imposto da questo concordato. La totalità degli armati di Gerusalemme è fissata a 15 000, in nessun modo stati terzi potranno apportare un numero maggiore di truppa all'interno delle mura che questo specifico.

-Gerusalemme concede libertà di accesso ad ogni luogo di culto, per qualsiasi individuo universalmente appartenente alle confessioni religiose di coloro che separatamente abitano e che separatamente vigilano sulla città.

-il Rex detiene la potestas e l'auctoritas sulla città e sul regno. All'Alta Corte del regno sia però data la possibilità di vetare, su richiesta formale e legittimamente riconosciuta, ogni atto del Re, che in caso di veto è tenuto a riformulare i suoi comandi in regime di conciliazione con l'Alta Corte.
Per nessuna ragione l'Alta Corte ha potere legislativo attivo, se non per mozione unanime.
Per nessuna ragione l'Alta Corte può rimuovere il sovrano, se non per mozione unanime.

-L'Alta Corte è composta da: numero due (2) Cavalieri Templari (scelti dal Tempio), numero uno (1) Cavalieri Ospitalieri (scelti dal Re e dai Templari), numero tre (3) notabili della municipalità (scelti dal Re), dall'Esarca Ortodosso (1), dal Patriarca Romano (1). Ad essi è riconosciuto il suffragio in termine di maggioranza della metà più uno degli aventi diritto. Qualora vi sia parità anche il Re è chiamato ad esprimere il suo voto in seduta plenaria assieme all'Alta Corte, a ottenimento del veto o dell'approvazione.

- Jacopo I, re di Gerusalemme, avrà l'obbligo e il dovere di difendere il Regno dei Cieli (Gerusalemme) da ogni attacco di infedeli anche a costo della propria stessa vita. A questo scopo egli giura di tenere sempre al suo fianco il nobile Ordine del Tempio, al quale il re rinnova le prerogative di difensori dei pellegrini e dei credenti in Terra Santa in genere.


Per definitiva approvazione, per diritto di sangue e diritto divino, i sovrani apposero la loro firma.
Addì 16 Marzo, 1155.


**A chiusura del testo, il mediatore per conto del Santo Uffizio e i suoi collaboratori:
Enrico Dandolo, Patriarca di Grado
e
Antenore Baseggio, Sebastiano Ziani, Pietro e Naimero Polani, Gherardo della Suburra, Edelmundo de Valera-Sanchis, Amin Darbandi, Beniamino Leone
 
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