Report turno 8

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[size=1.35em]Ghassanidi:[/size]

Guerriglia a Tabuk:

Il Melik Stefano dedica tutti gli sforzi di questi anni per stanare e schiacciare i ribelli pagani arabi, recentemente sottomessi. Dopo una campagna della durata di oltre 5 anni, composta da diverse devastazioni, avvelenamento dei pozzi d'acqua ed inseguimenti nel deserto senza fine, l'armata ghassanide del generale Sharail può definirsi vittoriosa.
I ribelli vegono impiccati a centinaia e nonostante gli forzi non riescono a mettere in piedi un esercito come si deve.
I pagani arabi tremano ora che i nuovi dominatori hanno il controllo completo della zona. Atti di violenza sono già esplosi ad opera delle truppe occupati nel nome di Cristo.
Per quanto riguarda la politica estera il Melik interviene molto tardivamente a supporto dell'Impero d'Oriente e mettendosi decisamente in posizione di difesa.
Una nota negativa è un piccolo focolaio di peste nella città di Al Ajiba.

Fatti dinastici:

Per la prima volta da decenni il popolo arabo stipula un matrimonio reale di grande importanza con il sovrano d'Armenia, Artaxes V. Stefano ne approfitta per instaurare una propria dinastia, tuttavia il fatto di non avere un erede valido rende abbastanza futile la cosa.
 

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[size=1.45em]Iberia:[/size]

Mosse che scottano:

Non appena scatta la guerra fra Impero e Persia re Archil I si schiera apertamente con il primo. Un forte esercito si raduna nella capitale Telavi e si prepara ad un'invasione. Le spie del re lo informano di una fortissima presenza di persiani in loco percui l'attacco viene rimandato ma non c'è dubbio che l'inizio della guerra volge a favore dell'Iberia, che si pone in posizione molto aggressiva.
Nel frattempo giungono anche rinforzi laz comadati dal generale Mitridhas.
La Persia a questo punto si gioca una carta inaspettata. Denuncia apertamente che l'Iberia ha trattato con lei per la sottomissione dell'Armenia, che gli deve dei pesanti tributi e che non ci si può fidare di un doppiogiochista come Archil che ignora le regole della buona condotta in guerra.
Teodosio II non si pronuncia, forse attendendo di sentire la versione del suo alleato.
Altro fatto che desterà un certo scalpore è l'uso di feci animali sulle armi in modo che queste rimangano ben aderenti ad esse. La cosa, assolutamente utile in battaglia, si rivela a doppio taglio durante i periodi di stazionamento e non sono pochi i soldati che si lamentano di condizioni igieniche non proprio ottimali. Fortunatamente per ora nessuna epidemia.
Altra cosa che causa uno scontento diffuso è l'imposizione di una tassa, perquanto lieve, al clero.

Amici degli Alani:

Due leggi particolarmente importanti sono varati da re Archil. La prima equipara di fatto gli alani agli iberi e la seconda concede ai loro nobili di presenziare al concilio nobiliare iberico. Gli Alani si dimostrano molto soddisfatti della cosa ma i nobili iberici protestano. Le frange più intransigenti non vedono di buon occhio una "barbarizzazione" del sistema di gestione di potere iberico.
Per fortuna la guerra concentra tutte le forze ad oriente e quindi la questione viene rimandata.
 

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Albània:

Preparativi per la guerra:

La guerra incombe e il popolo albàno non si fa certo trovare impreparato. Facendo leva sulle proprie finanze e non solo il regno arma un esercito assolutamente fuori dal comune per una potenza così piccola, tanto che il limite di mantenimento viene abbondantemente superato e che la cosa rischia di far degenerare il sistema di riforimento locale.
Sfruttando poi la fede religiosa e delle parole benevole dell'Imperatore Teodosio II re Vache I chiama la popolazione alla guerra, sia venendo a combattere che donando denari. La chiamata ha un discreto successo e molti montanari albàni si arruolano nell'esercito.
Per coronare il tutto l'albània si dota di un vessillo nazionale come baluardo di estrema fedeltà contro gli invasori pagani.

Dopo la battaglia:

La battaglia è vinta, anche se a carissimo prezzo. Re Vache viene portato al nord per essere seppellito, mentre il generale Deiray assume i pieni poteri con il consenso dell'esercito. Non appena la situazione si normalizza Umyar, figlio di Vache, viene eletto re senza palesi opposizioni con il nome di Umyar II.
L'Albània ha ottenuto una vittoria ma la guerra è ancora lungi dall'essere vinta.
 

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Armenia:

La difficile convivenza con un sovrano poco amato:

Re Artaxes V si trova in una situazione molto critica. Odiato dal grosso della popolazione e con una nazione allo scatafascio per la sconfitta in guerra. Come prima cosa per calmare gli animi viene eretta una gigantesca statua di Narses Dij., lo storico avversario di Artaxes. I nobili non capiscono la mossa, rimanendo perlopiù scettici.
Artaxes poi si pone a capo dell'esercito e, complici alcuni delegati visigoti, attua una profonda riforma al già migliorato esercito armeno, rendendolo molto più efficiente della media.
Forse per cercare consensi anche all'estero il re d'Armenia si posa con una giovane principessa ghassanide. Il matrimonio è un successo ed in breve nasce il giovane Vasak che viene immediatamente associato al trono.
Il culmine della "popolarità" viene raggiunto quando Artaxes raduna un folto gruppo di popolani e nobili nella cattedrale di Yeravan ed espone il Mandillion, il manto dove fu avvolto il corpo di Gesù Cristo, dato perduto ai tempi della precedente guerra romano-persiana. La sindone viene poi esposta anche a Gerusalemme, con grande felicità dell'Imperatore


Nubi nere all'orizzonte:

Tutto il bene fatto precedentemente però viene praticamente vanificato da due fatti assolutamente drastici. La prima è la decisione di Artaxes di foederarsi con Costantinopoli. I nobili vedono la perdita della libertà come la più grave delle privazioni e nonostante le buone parole di Artaxes si infuriano terribilmente.
Le voci persiane sugli iberi poi screditano quel poco di fiducia che era rimasta in Artaxes. Che siano solo malelingue o la verità non importa, Artaxes ha combattuto sfruttando le minoranze persiane ed è stato imposto dagli iberi, questo al popolo armeno basta.
Nella regione di Van inizia una vera e propria "caccia al persiano", che vede la morte di almeno 3000 persiani o presunti tali, uccisi da bande di contadini infuriati.
Durante una parata di ordinanza un piccolo "commando" di armeni tenta di uccidere Artaxes con una lancia corta ma fortunatamente per il re l'assassino sbaglia il tiro.
In seguito, sempre durante una parata, una folla di contadini accoglie l'arrivo del re e delle sue guardie con lanci di pietre urlando << morte al cane iberico >>.
Nonostante l'offesa gravissima nessuno dei nobili presenti, ne Artaxes stesso, ordina di disperdere la folla.
Il sovrano si ritira nel suo palazzo e attende di pianificare le prossime mosse con maggiore sicurezza.
 

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Caledoni:

è la guerra:

Reghed decide di non farla passar liscia a chi ha condotto la guerra alle porte della propria casa. Organizza una grandiosa festa della Dea Madre dove viene ucciso il capo dei Pitti Gask, con immensa gioia della popolazione.
Dopodichè viene ufficialmente rotto ogni legame con i Sassoni e tentata una spedizione a sud. L'attacco è supportato sia dalla popolazione locale ma soprattutto dall'Arcidruido di Caledonia, trovato dallo stesso Reghed durante una spedizione o così pare.

Dopo Eburacum:


Purtroppo nonostante i buoni propositi l'attacco non va a buon fine. I Sassoni si dimostrano nemici estremamente ostici e riescono a sconfiggere i fieri Caledoni.
Da Roma non arrivano aiuti e nemmeno gli altri foederati pare abbiano mandato truppe al nord, inoltre con la calata dei Pitti sulla Caledonia pare proprio che la guerra sia giunta al termine. Schiacciati su due fronti ed isolati i Caledoni si trovano in una posizione assolutamente pessima.
Reghed decide di giocarsi la sua ultima carta. Dopo aver stanziato adeguati fondi chiama la popolazione a raccolta in massa. Per difendere la celticità e la propria terra migliaia di popolani accorrono alle caserme, armandosi e entrando nelle file dell'esercito regolare.
Nonostante tutto i Caledoni sono ancora lungi dall'essere sconfitti.
 

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Pitti:

Attacco a sud:

Trovando le frontiere nemiche sguarnite i Pitti lanciano un massiccio attacco verso sud, conquistanto la Caledonia senza incontrare troppa resistenza. In seguito sorpassano il Vallo debolmente difeso e sfondano a Luguvallium. La zona è messa a ferro e fuoco, la popolazione locale massacrata in massima parte. I pochi superstiti fuggono a sud oppoure verso Corstopitum.
 

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[size=1.45em]Sassoni:[/size]

La tempesta sassone:

Aelle del Dente Nero fa sul serio in Britannia e lo da a vedere. Dopo aver sbarcato un esercito molto grande, supportato da alcuni raid costieri degli Angli, sconfigge nettamente i Caledoni a Eburacum ed assiste alla vittoriosa calata dei Pitti alleati, da nord.
Durolipons diventa di fatto il nuovo quartier generale sassone, vengono inviati in zona migliaia e migliaia di coloni che rapidamente "germanizzano la zona", la popolazione locale fugge ad est, quando può. I nuovi dominatori si rivelano particolarmente duri e i saccheggi sono all'ordine del giorno.
La regione di Cantiaci, lasciata sguarnita, viene immediatamente riconquistata dalla popolazione insorta che rinnova la sua fede per Roma, sperando in un aiuto.
Intanto, mentre si combatte a terra, la flotta Sassone pattuglia tutto il mare britannico in cerca di naviglia romani o dei loro alleati. Questi forse decidono di non dare battaglia e nessuna nave romana si vede per tutto il quinquiennio.


Anglosassoni:

All morte di Rodd del Drago, gli Angli ed i Sassoni decidono di creare un concilio dei nobili comune. Di fatto ai quattro ducati sassoni si aggiunge il ducato di Anglia e in men che non si dica i due popoli si ritrovano ad essere un popolo solo. Le ricchezze di britannia e le varie guerre cementano ulteriormente la fede e la lealtà fra le due stirpi.
Purtroppo però in questi anni non succedono solo cose positive. Il Anglosaxenwalda Aelle del Dente Nero, deve vedersela con una massiccia invasione francoburgunda da sud, peraltro in un'Angria indifesa e praticamente disabitata.
Il fatto lascia sconcertati molti nobili sassoni "puristi" che non hanno mai voluto imbarcarsi nella spedizione britannica e non hanno mai desiderato abbandonare la propria terra.
Mentre l'Anglia accetta il governo comune, la Sassonia settentrionale si stacca, pacificamente e senza alcuna violenza, dagli Anglosassoni.
Resta da vedere cosa faranno i foederati in proposito.
 

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Burgundi:

Cambiamenti in famiglia:

Il re burgunde allarga la sua famiglia ancora una volta grazie alla nascita del secondogenito, Chiplerico. Forse per celebrare una tale letizia vengono costruite fosse comuni nella Burgundia. A questo punto la popolazione burgunde può dirsi assolutamente numerosa. In soli 40 anni un popolo decisamente minore è diventato uno dei più prolifici dell'intera Germania.
Godemaro si spegne all'età di 53 anni nel suo letto, dopo una violentissima ed improvvisa febbre. Il Gran Consiglio di Burgundia vota all'unanimità per mantenere intatte le sue volontà ed approva l'ascesa del figlio Gundioco, noto ai più per essere un uomo di profonda fede.

La vendetta di Gundicaro:

Il nuovo re si dimostra immediatamente estremamente energico. Partecipa ad una spedizione insieme ai Franchi per soggiogare l'Angria con un certo successo. Dopodichè prepara la via per la sua vendetta.
Un possente esercito burgunde prima infligge un raid pesantissimo all'Alta Svevia, seguito da una vera e propria invasione.
Gli Svevi resistono accanitamente ma sono demoralizzati e in nettissima inferiorità numerica, pertanto preferiscono ripiegare a sud in modo ordinato, confidando nell'aiuto dei propri alleati.
Forse per dare maggior spazio al suo popolo Gundioco invia un grosso numero di coloni burgundi in terra sveva. La zona, già fortemente popolata, si rivela immediatamente insufficiente per supportare tutti. I soldati burgundi allora incentivano gli svevi ad andarsene con rapine, saccheggi e stupri di massa, forse usando la popolazione locale come sfogo per la lunga serie di guerre condotte durante il quinquiennio.
Roma però non gradisce affatto l'insubordinazione del suo sottoposto. Accusandolo di aver tradito gli ordini domanda immediatamente che Gundicaro sia condotto a Roma e processato.
Intanto il Khanato Unno invia un pessimo messaggio ai burgundi: una testa mozzata.
 

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Svevi:

Nuovo amici e vecchi nemici:

In una situazione veramente disperata gli Svevi non riescono più a trovare la spinta propulsiva che avevano perso oltre trent'anni addietro. Re Rechila viene ucciso in un agguato e il suo cadavere fatto a pezzi e gettato nel Danubio. I nobili eleggono a loro nuovo sovrano suo fratello Rechiaro che, forse per timore o per astuzia, decide di riavvicinarsi al clero cristiano, rassicurandolo che non si ripeteranno anni come quelli appena passati. La componente norrena resta in silenzio, forse aspetta di vedere come si sviluppino gli eventi.
Consapevoli dell'impossibilità di proseguire oltre gli Svevi accettano "l'amicizia e la protezione" del Khanato Unno, liberandosi del nemico peggiore. Questo però avviene troppo tardi, un esercito burgunde invade l'Alta Svevia e la occupa.
Rechiaro fugge a sud insieme ai resti del suo piccolo esercito e subito va a chiedere assistenza agli amici Vandali e al proprio Khan.
 

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Eruli:

Il braccio destro di Attila:

Re Odoacre degli Eruli completa un processo già iniziato anni addietro. Il popolo degli Eruli giura fedeltà ad Attila e ai suoi Unni, di fatto diventando una delle componenti fondamentali del braccio armato del Khan.
La popolazione silingia non subisce particolari torti anche se la situazione rimane molto precaria sul fronte interno. Un grande successo si ha in un duello verbale con il popolo degli Anti, che viene di fatto costretto a riunciare ai suoi presunti contatti con i Longobardi e ad accettare la "protezione" di un contingente erulico sul suo territorio.
Con la guerra in arrivo Odoacre può finalmente sperare di dimostrare la forza dei suoi.
 

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Sassoni:

La terra dei Padri:

Dopo i fatti degli Anglosassoni un gruppo si Sassoni tradizionalisti decide di non migrare in britannia ma di restare nella terra dei propri padri. La separazione dagli Anglosassoni avviene senza colpo ferire e vengono nominati nuovi Earl (duchi) fra uomini di fiducia. Di fatto però l'unico dotato di un effettivo potere è l'Earl di Sassonia Vitikind visto che gli altri ducati sono occupati da strianieri.
Vitikind invia immediatamente una delegazione ai romani per chiedergli di ridargli l'Angria, promettendo di non infastidirli mai più.
Si segnalano anche contatti amichevoli con gli Unni, i quali acconsentono a lasciare sussistere la popolazione sassone a patto che non si schieri con i romani o con i suoi alleati.
 

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[size=1.45em]Visigoti:[/size]

Grandi costruttori:

In questi anni Teodorico si dimostra un eccellente costruttore. Riesce ad ampliare le città di Naisso e Ratiara a livelli mai visti, tanto che alcuni vagheggiano già alcune possibili rivalità con Costantinopoli. L'ampiamento produce un effetto molto positivo e migliaia di braccianti senza terra vi si recano in cerca di fortuna.

Il voltafaccia:

Teodorico rimane tranquillo per un po', apparentemente dedicandosi ai preparativi per la guerra. In realtà organizza una geniale cospirazione sottobanco, alleandosi con gli Amardi. Sigismondo, il loro leader, viene associato al trono alla pari del sovrano visigoto e viene concessa una diffusa libertà di culto, che vede ampia soddisfazione anche da parte degli ellenisti, che attendevano tale riforma da una trentina d'anni.
Il tentativo ostrogoto di riprendersi la Gotia fallisce miseramente e Valamiro chiede l'aiuto di Costantinopoli.
Se già le relazioni fra i due Stati si erano incrinate, si arriva alla rottura totale quando i Visigoti organizzano una pace separata con gli Unni. Costantinopoli chiede immediate spiegazioni e domanda la testa di Teodorico su un piatto d'argento.
Le truppe romane a presidio delle terre visigote non lanciano un attacco, anche se si abbandonano ad alcuni saccheggi.
La risposta dei Visigoti e la decisione dell'Imperatore sarà di vitale importanza.
 

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Ostrogoti:

Il collasso:

Il tentativo di riconquistare la Gotia fallisce grazie ad un incredibile ed inaudito voltafaccia dei Visigoti. Valamiro si lamenta con i romani ed ottiene il loro appoggio morale ma prima che possa succedere qualcosa è già troppo tardi.
Un esercito di circa 100mila unni invade Sirmio e la devasta, sconfiggendo il presidio locale. Mentre gli ostrogoti fuggono in massa verso sud gli unni devastano l'illiria ed i balcani.
 

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Franchi:

Preparativi di difesa:

Clodo si concentra sulla difesa della propria terra da una possibile invasione sassone. Viengono erette delle ottime mura di pietra a difesa di Menapi, il cuore del dominio franco. Il piccolo Meroveo viene cresciuto dal mentore romano Priscilliano e le cose paiono andare per il verso giusto anche con i Varni. Sfortunatamente la peste portata dai mercanti del sud si diffonde ulteriormente a Menapi, causando circa 300 vittime il primo anno e il doppio ogni anno successivo. Alla fine del quinquiennio non si può certo parlare di epidemia ma il fastidio per le morti di molti contadini diventa presente nelle menti dei nobili.

Assalto in Angria:


Dopo aver rassicurato i romani che le truppe sarebbero state mandate in britannia, i franchi cambiano idea ed invadono l'Angria, incontrando scarsissima resistenza. Clodo si scusa con l'Imperatore e da la colpa a dei problemi logistici ma di fatto il mancato intervento dei foederati a nord è uno dei problemi peggiori degli ultimi anni.
Flavio Ezio comanda di resitituire l'Angria ai Sassoni, di tornare a sud e portare immediato soccorso ai coraggiosi caledoni.
 

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Turingi:

Dalla Scandinavia alla Germania:

Il periodo delle migrazioni germaniche dimostra di non essere finito con gli Eruli. Provenienti dalle terre di Uppsala, il popolo dei Turingi attraversa il mare con una certa fortuna ed approda in massa in Rugia, incontrando le debole resistenze di una potenza longobarda ormai al tracollo.
I Turingi, con il loro capo Teodeberto, si dimostrano subito una popolazione numerosa e guerriera. I primi contatti, oltre ai longobardi, sono stabiliti proprio con il Khanato degli Unni, chissà quale rapporti si verranno a creare in futuro.
 

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Vandali:

La grande svolta:

Il re dei Vandali e dei Frisi Unerico, vedendo come si è drasticamente modificata la situazione germanica decide di venire a patti con gli Unni. Per ora non c'è nulla di confermato ma Attila pare sia stia già vantando di aver allungato la sua ala protettrice su di un nuovo popolo.
Nonostante tutto i Vandali paiono proprio aver cambiato la propria politica estera, visto che annunciano l'abbandono della Coalizione Antiunna e per di più invadono alle spalle di Longobardi, mentre questi, assolutamente ignari, cercavano di difendere la Lombardia Orientale dagli Unni.
La mossa provoca un diffuso risentimento da parte della nobiltà guerriera per aver tradito un vicino con cui si era in ottimi rapporti e per essersi nuovamente spinti ad oriente anzichè ad occidente.


Vendetta:


Con la mediazione degli Unni i Vandali ottengono la possibilità di avere una faida con i Lemovi per vendicarsi del raid subito alcuni anni prima. Il guerriero longobardo Ragimperto Barbaforcuta si scontra con Sven Grossopiede del Lemovi. Sfortunatamente per i Lemovi il loro campione viene colpito da una serie di fortissime coliche proprio durante lo scontro, tanto che il guerriero longobardo non ha nemmeno bisogno di indossare l'armatura per uccidere il suo avversario.
I Lemovi rimangono increduli e denunciano ad Attila che il loro campione deve essere stato avvelenato ma il Khan unno non vuole sentire ragioni e convoca in privato il sovrano lemove.
Unerico ne approfitta per mostrare al suo popolo si essere benedetto dagli dei. Viene indetta una grandiosa festività in onore di Wotan, mentre è creato un nuovo Irminsul e consacrata una radura a Tyz per lodare le divinità della loro benevolenza. La mossa piace alla popolazione, che se non altro riacquista un po' di fiducia.
 

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Longobardi:

Le fine dei sogni:

Il tentativo dei Longobardi di creare una fortissima coalizione germanica contro le forze degli invasori alla fine non va a buon fine. Gli anni precedenti, forse complice l'immobilismo del vecchio re, vedono l'abbandono della Coalizione di un membro dopo l'altro.
Alla fine rimangono solamente i Longobardi, i fedeli Quadi e i valenti Visigoti che tuttavia siglano una tregua proprio nel momento di massimo bisogno, mentre le altre popolazioni o si sottomettono agli Unni o cercano vie traverse di sopravvivenza.
Il Khan Attila mostra tutta la sua forza con un attacco coingiunto unno-erule in Lombardia Orientale, con almeno 50mila uomini. Il piccolo esercito longobardo non ha speranze, se contiamo poi l'attacco alle spalle dei Vandali e la calata da nord dei feroci Turingi.
Molti longobardi scappano a sud, nella terra dei Quadi, ancora formalmente libera dagli invasori, altri preferiscono darsi alla macchia nei boschi e continuare una viva resistenza.
Del re e dei suoi famigliari si sa poco, alcuni pensano siano scappati a sud per raggiungere i Visigoti alleati, altri che siano fuggiti a Roma.
 

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Hibernia:

L'isola d'Hibernia:

Il dominio celtico più defilato dell'intero globo continua ad essere avvolto nel suo caratteristico alone di mistero. Dopo una decina d'anni di relativa apertura gli hiberni tornano ad isolarsi e ad occuparsi principalmente degli affari interni.
Da notare un'impennata molto rapida del cristianesimo celtico, e del Culto della Grande Madre, mentre i culti tradizionali ed il cristianesimo paiono arrancare.
Un sgruppo di pirati Scoti cristiani approda nelle isole Ebridi e le razzia, portando a casa un discreto bottino.
 

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Impero d'Oriente:


Sono anni di durissima crisi per quella che sembrava la parte più potente dell'Impero. Grazie al giochetto dei Visigoti gli Unni possono sfondare oltre il Limes a Sirmio, devastando tutta l'area della bassa Illiria, spingendosi fino a Durazzo e all'Epiro.
Ad Oriente, l'Impero Persiano riesce ad ottenere una vittoria decisiva ad Edessa, il cui presidio si arrende dopo 18 mesi d'assedio.
Il tentativo di riconquistare la città da parte del generale Marciano fallisce ed ora più che ma i dominii imperiali sono esposti al nemico. Teodosio II si incontra con Attila a Durazzo e li concorda la pace. Alcune voci parlano del pagamento di 500 pezzi d'oro, tributi in natura come cavalli anatolici, stoffe d'oriente ed avorio. Fatto sta che l'Imperatore annuncia la sospensione di tutti i tributi per i foederati fino alla fine della guerra persiana, causa esaurimento delle casse statali.
Il generale Anatolio viene nominato comandante in capo della regione balcanica, starà a lui trattare con i Visigoti e decidere della loro punizione.
 

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Impero d'Occidente:

La difficile situazione diplomatica fra le forze dei foederati e quelle dell'Impero Unno pare giungere ad una svolta. Ezio si reca personalmente a Sarmizegetuza, dove incontra Attila. I dettagli del dialogo fra i due non sono stati rilevati ma si sa che entrambi hanno deciso di porre fine alle diatribe fra i propri sottoposti. Probabilmente Ezio ha dovuto pagare un qualche genere di "riscatto" per avere gli Unni lontani dal territorio imperiale.
L'attacco alla Britannia pare non essere stato preso totalmente sul serio. Ad una seduta del Senato Romano, Ezio annuncia che la tempesta sassone sia in realtà molto passeggera e che ben presto il problema sarà risolto. C'è ottimismo anche per l'insubordinamento dei vari foederati.
Durante una parata nella capitale Ezio e Valentiniano III rassicurano nuovamente la popolazione sul fatto che " i confini dell'Impero sono molto più saldi ora che 20 anni fa >>.
 
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