Silen
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La Guerra dei Draghi
La primavera del 3960 vede lo scoppio della guerra fra i Figli del Drago e il Regno delle Felidi. Entrambi gli schieramenti rafforzano i propri effettivi con l'assunzione di contingenti mercenari e le Felidi, prevedibilmente, lasciano l'iniziativa ai Figli del Drago attendendoli sul proprio territorio. Le forze dragonidi attraversano il Principato di Arakon con cui è stato stipulato un accordo per il diritto di transito ed invadono la regione di Povasca dove vengono però molestati dalle truppe delle felidi che intraprendono una tattica di guerriglia e da una serie di piogge torrenziali, probabilmente evocate tramtie la magia, che rendono il terreno un pantano fangoso assolutamente inadatto a truppe epsantemente armate e corazzate oltre che naturalmente a qualsiasi untià di cavalleria doppiamente penalizzata dal terreno collinare e dal fango. Ed è proprio mentre arrancano nel fango che i Figli del Drago vengono affrontati dall'intero esercito felide che tende un'imboscata alle truppe nemiche. Lo scontro è subito molto accanito: le unità felidi sono armate alla leggera e non risentono molto delle condizioni del terreno ma la loro agilità è compensata dalla maggiore possanza fisica dei dragonidi. Contrariamente alle previsioni felidi inoltre anche i dragonidi hanno un forte contingente di fanteria leggera che mette in serie difficoltà le truppe felidi che appaiono prossime al disastro quando le Lame Dorate tentano di aggirare il fianco destro felide e gli Scorridori della Rocca si staccano dal contingente voltando apparentemente gabbana.
Proprio quando la vittoria sembra in mano ai Figli del Drago la situazione cambia però radicalmente: i fianchi dell'esercito dragonide vengono ingaggiati rispettivamente dalle truppe della Repubblica di Tlastlan e dall'esercito di Nifelheim. Improvvisamente i dragonidi si trovano numericamente inferiori per tre contro uno. Eppure i Figli hanno ancora qualche carta da giocare: il mago agrgegato all'esercito dragonide lancia una magia che restituisce, temporaneamente, la forma primigenia ai propri guerrieri: i dragonidi sit rasformano inv eri e propri draghi in minatura e i mercenari della Lame Dorate in vere e proprie macchine da combattimento. L'effetto della magia è ovviamente solo temporaneo, ma le perdite che subiscono i coalizzati mentre la magia è attiva sono spaventose.
Non solo, ma i dragonidi sembrano aver sviluppato una magia che imita il terribile soffio di fuoco degli Antichi Draghi, con effetti devastanti sul nemico. L'esercito felide, già provato dalla battaglia, non regge l'urto e cede terreno e aanche le forze di Tlastlan subiscono gravi perdite ma la semplice superiorità numerica del nemico è tale che anche i dragonidi vengono infine ricacciati indietro. Come se non bastasse sul più bello della battaglia gli Scorridori della Rocca fanno un vero e proprio "triplo gioco" e nel momento più difficile dei Figli attaccano i dragonidi sul fianco costringendoli ad arretrare precipitosamente.
Di fronte al rischio di una disfatta il generale Murozond ordina la ritirata generale: i dragonidi si ritirano verso nord, ancora abbastanza compatti da resistere ai tentativi degli alleati vittoriosi di metetre in rotta il nemico agevolati in questo dalle piogge incessanti che ostacolano l'inseguimento; inoltre le forze lucertoloidi non sembrano affatto volersi impegnare troppo nel tentativo e sono anzi ben contente di fermarsi una volta chiaro che i Figli stanno fuggendo.
Le Forze dragonidi subiscono una secca sconfitta e lasciano sul campo 6300 guerrieri oltre a 2700 mercenari. Le Felidi hanno perduto 4080 guerriere e i mercenari altri 3000 circa. Gli uomini lucertola hanno lasciato sul terreno circa 3400 soldati e i worgen 2850. La battaglia di Povasca è certamente la più sanguinosa della storia recente di Aman.
Non finiscono qui i problemi per i Figli del Drago: approfittando del fatto che il grosso delle truppe dragonidi è impegnato altrove un piccoloe sercito worgen invade e conquista le regioni di Monteferreo e Picco Profondo aprendo così un secondo fronte.
La primavera del 3960 vede lo scoppio della guerra fra i Figli del Drago e il Regno delle Felidi. Entrambi gli schieramenti rafforzano i propri effettivi con l'assunzione di contingenti mercenari e le Felidi, prevedibilmente, lasciano l'iniziativa ai Figli del Drago attendendoli sul proprio territorio. Le forze dragonidi attraversano il Principato di Arakon con cui è stato stipulato un accordo per il diritto di transito ed invadono la regione di Povasca dove vengono però molestati dalle truppe delle felidi che intraprendono una tattica di guerriglia e da una serie di piogge torrenziali, probabilmente evocate tramtie la magia, che rendono il terreno un pantano fangoso assolutamente inadatto a truppe epsantemente armate e corazzate oltre che naturalmente a qualsiasi untià di cavalleria doppiamente penalizzata dal terreno collinare e dal fango. Ed è proprio mentre arrancano nel fango che i Figli del Drago vengono affrontati dall'intero esercito felide che tende un'imboscata alle truppe nemiche. Lo scontro è subito molto accanito: le unità felidi sono armate alla leggera e non risentono molto delle condizioni del terreno ma la loro agilità è compensata dalla maggiore possanza fisica dei dragonidi. Contrariamente alle previsioni felidi inoltre anche i dragonidi hanno un forte contingente di fanteria leggera che mette in serie difficoltà le truppe felidi che appaiono prossime al disastro quando le Lame Dorate tentano di aggirare il fianco destro felide e gli Scorridori della Rocca si staccano dal contingente voltando apparentemente gabbana.
Proprio quando la vittoria sembra in mano ai Figli del Drago la situazione cambia però radicalmente: i fianchi dell'esercito dragonide vengono ingaggiati rispettivamente dalle truppe della Repubblica di Tlastlan e dall'esercito di Nifelheim. Improvvisamente i dragonidi si trovano numericamente inferiori per tre contro uno. Eppure i Figli hanno ancora qualche carta da giocare: il mago agrgegato all'esercito dragonide lancia una magia che restituisce, temporaneamente, la forma primigenia ai propri guerrieri: i dragonidi sit rasformano inv eri e propri draghi in minatura e i mercenari della Lame Dorate in vere e proprie macchine da combattimento. L'effetto della magia è ovviamente solo temporaneo, ma le perdite che subiscono i coalizzati mentre la magia è attiva sono spaventose.
Non solo, ma i dragonidi sembrano aver sviluppato una magia che imita il terribile soffio di fuoco degli Antichi Draghi, con effetti devastanti sul nemico. L'esercito felide, già provato dalla battaglia, non regge l'urto e cede terreno e aanche le forze di Tlastlan subiscono gravi perdite ma la semplice superiorità numerica del nemico è tale che anche i dragonidi vengono infine ricacciati indietro. Come se non bastasse sul più bello della battaglia gli Scorridori della Rocca fanno un vero e proprio "triplo gioco" e nel momento più difficile dei Figli attaccano i dragonidi sul fianco costringendoli ad arretrare precipitosamente.
Di fronte al rischio di una disfatta il generale Murozond ordina la ritirata generale: i dragonidi si ritirano verso nord, ancora abbastanza compatti da resistere ai tentativi degli alleati vittoriosi di metetre in rotta il nemico agevolati in questo dalle piogge incessanti che ostacolano l'inseguimento; inoltre le forze lucertoloidi non sembrano affatto volersi impegnare troppo nel tentativo e sono anzi ben contente di fermarsi una volta chiaro che i Figli stanno fuggendo.
Le Forze dragonidi subiscono una secca sconfitta e lasciano sul campo 6300 guerrieri oltre a 2700 mercenari. Le Felidi hanno perduto 4080 guerriere e i mercenari altri 3000 circa. Gli uomini lucertola hanno lasciato sul terreno circa 3400 soldati e i worgen 2850. La battaglia di Povasca è certamente la più sanguinosa della storia recente di Aman.
Non finiscono qui i problemi per i Figli del Drago: approfittando del fatto che il grosso delle truppe dragonidi è impegnato altrove un piccoloe sercito worgen invade e conquista le regioni di Monteferreo e Picco Profondo aprendo così un secondo fronte.