Report turno 3

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[size=2.65em]Africa:

[/size]Anni tranquilli in tutta l'Africa. Non si segnala nessun movimento verso l'Impero romano e nessun grosso conflitto.
 

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[size=2em]Medio Oriente:
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[size=1.35em]Ghassanidi:[/size]

I Ghassanidi di Nu Man stabiliscono la loro capitale a Al Jabya e impongono una tassa straordinaria ai pagani (peraltro di scarso successo visto l'esiguità degli stessi). Il re compie un pellegrinaggio a Gerusalemme e, sentendosi sicuro della sua rettitudine, dichiara ufficialmente guerra ai persiani. Il valente generale Jabala lancia un raid che devasta l'economia della Mespotamia persiana mentre il re in persona si dirige nella capitale Lakhmide Al Hira, ottenendo udienza presso il vecchio re Lakhmide Nu Man I.
Dopo questo fatto il regno Ghassanide assiste a due fortissimi inconvenienti. Il primo è una violentissima mareggiata a Petra, che causa la morte di 55 popolani e la distruzione di alcune barche da pesca ed abitazioni, il secondo è la morte di Nu Man III nella sua tenda ad Al Hira. La cosa non destabilizza il regno che era già preparato da tempo alla successione. Il generale Jabala prende il trono e nomina come suo erede il giovane Stefano, figlio di Nu Man. Voci di corridoio parlano di rabbia per il secondogenito del defunto re, il valente Abu.

[size=1.35em]Lakhmidi:[/size]

Il vecchio re Nu Man I temporeggia con immensa saggezza, riceve i delegati persiani e ghassanidi senza muoversi fino a quando non cominciano i primi scontri. Vedendo i persiani subire in buona parte degli scontri il sovrano getta giù dal proprio balcone il simbolo di Zarathustra e vi innalza una croce cristiana, fomentando i propri uomini riuniti in piazza a vendicarsi dei soprusi subiti dai persiani.
I Lakhmidi dichiarano ufficialmente guerra ai loro antichi padroni ma non tutti paiono entusiasti della cosa. Molti nobili filopersiani annunciano che daranno battaglia e che non saranno mai disposti ad accettare un sovrano "pupazzo dei romani".
 

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[size=2em]Caucaso:
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[size=1.35em]Armenia:

[/size]Re Khosrov dichiara guerra alla Persia e ordina una serie di raid e un'attacco diretto alla fortezza di Van. Tuttavia i generali, opportunamente avvertiti in tempo, scoprono che l'esercito avversario è troppo grande e si ritirano, richiamando le bande da guerra che portano a casa poco ma almeno permettono di non far schiacciare Yeravan dal nemico. La morte dell'erede in un momento così delicato è di pessimo auspicio. L'esercito vorrebbe vedere Narses come nuovo erede, almeno fino a quando la situazione non si sarà stabilizzata ma voci parlano di altre casate nobiliari pronte a tutto pur di ottenere il loro posto di gloria. Un terremoto in Armenia Minor non causa danni rilevanti.

[size=1.35em]Iberia:[/size]

Salita al trono indolore di Mitridate IV Chosroid. Costui annuncia la sua neutralità alle faccende dei romani e dei persiani, rimarcando la necessità di una dura azione contro i barbari del nord. Sigla un patto di non aggressione quinquennale con l'Albània

[size=1.35em]Lazica:

[/size]La Lazica partecipa attivamente alla guerra persiana inviando il grosso del proprio esercito.
[size=1.35em]Albània:[/size]

Patto di non aggressione quinquennale con l'Iberia
 

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[size=2em]Germania (parte 1)[/size]

[size=1em]
Longobardi:

[/size]Anni molto importanti per re Leti ed il suo popolo. Come prima cosa viene siglato un patto di non aggressione con i vicini Lemovi, dopodichè viene inviato il giovanissimo Agilmondo, assistito dal proprio mentore Vacone, ad attuare un matrimonio importantissimo con i Dani nella terra dei Rugi. La popolazione pare entusiasta della cosa, vedendo un'avvicinamento con il principale potentato del nord come un'ottima mossa di Leti, pensata probabilmente in funzione del continuo inclazare degli Unni. Tuttavia, le cose non vanno come sperato.
i 500 berserker, che avrebbero dovuto costituire un dono di nozze, si rivelano essere dei sicari al comando del tremendo Sven. Vacone viene ucciso sul posto insieme alla sua scorta, con il beneplatico di oltre 2000 guerrieri Rugi che assistono alla scena. Agilmodo, forse perchè solamente dodicenne, forse perchè strettissimo parente di Leti, viene risparmiato e catturato. Si vocifera di un suo trasferimento a nord.
La notizia fa esplodere un'ondata di rabbia nelle terre longobarde. Sia i nobili che il popolo urlano di reclamare vendetta immediata contro i Dani e i loro servi Rugi.
Il voltafaccia dei Dani costa carissimo anche per quanto riguarda la politica estera dei Longobardi.
Un raid, a cui avrebbero dovuto partecipare i suddetti berserker, a danno dei Vandali Semoni si ritrova privato della sua principale forza offensiva e sostanzialmente causa danni irrilevanti.
Leti, forse comandato dalla rabbia, ordina quindi una migrazione del suo popolo verso sud, spostandosi dalla Lombardia Occidentale a quella Orientale e infine in Marcomannia. In questa zona il grosso dell'esercito applica una durissima repressione ai marcomanni ribelli che vengono di fatto epurati.
Successivamente un grosso esercito di Silingi e Longobardi si getta contro le terre degli Sciri, facendone terra bruciata. Leti rivendica l'azione come una vendetta per un insulto subito.
Ultimo ma non ultimo è l'attacco ad Aquileia. Un consistente esercito Longobardo, unito ad alcuni gruppi di Quadi, oltrepassa il Norico e giunge fino alla fortezza di Aquileia. La città è ben fortificata e difesa perciò l'esercito non si lancia in un lungo e logorante assedio ma devasta tutte le campagne circostanti e razzia diversi monasteri fuori dalle mura, tornando a casa con un consistente bottino.
L'eco dell'attacco è fortissimo nel mondo romano che in questi anni si trova con l'acqua alla gola. Onorio invia una lettera personale a Leti, chiamandolo "amico e fratello" e chiedendogli di non essere duro con il popolo romano che non ha causato alcun danno ai longobardi.
In Marcomannia l'eccesso di popolazione causa migrazione getta i germogli per un'epidemia di peste

Quadi:

I quadi si dedicano a restaurare il loro potere e alla politica interna. La morte per febbri del re attuale porta all'elezione del generale Framta. I Quadi partecipano ad un importante raid insieme ai Longobardi. La notizia del tradimento dei Dani li vede schierarsi dalla parte dei loro alleati, comunicando a Leti di essere pronti a lavare l'onta con il sangue.

Silingi:

I Silingi aiutano i longobardi a sedare i ribelli marcomanni, prendendosi un po' di bottino. La reazione per il matrimonio in Rugia li porta a rompere il patto di non aggressione con i Rugi stessi, ritenuti ormai privi di onore.

Sciri:

L'attacco alla Sciria viene sostanzialmente ignorato a livello militare causa debolezza del regio esercito. Gli Sciri si trovano in breve con un'economia devastata (e già prima non era per niente florida). Il loro re invia una lettera ai longobardi offrendo le sue scuse e chiedendo si lasciarli in pace.
 

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[size=2em]Britannia[/size]:

[size=1.35em]Caledoni[/size]:

Oreste dedica tutte le proprie energie all'interno. Per prima cosa vengono prese misure efficaci contro l'epidemia di colera in corso, anche grazie all'aiuto di alcuni esperti romani. Dopodichè viene nominato come erede il caledone Ruahirid, amico personale di Oreste stesso. Viene lanciato un raid in Caledonia che non avrà dei grandi risultati vista la forte presenza dei pitti in luoco. Vengono costruite delle fosse comuni da utilizzare per inumare i morti nel caso di epidemie di grave intensità.
L'epidemia di colera e la pressione dei pitti a nord paradossalmente avvicina caledoni e romani che si sono trovati gomito a gomito a condividere le proprie incertezze. Cominciano i primi matrimoni misti e le prime conversioni all'una o all'altra religione.
Un monaco apostolico di nome Cassiodeo, che prende in sposa una donna Caledone, elabora una teoria sincretica fra cristianesimo e religione celtica ponendo in Maria la figura centrale della propria religione, associando il suo culto a quello della Grande Madre celtica.
Nonostante Roma lanci un appello affinchè tale eresia si disperda questa ritrova un grande consenso negli strati più bassi della popolazione caledone.
Tutta questa mescolanza fra romani e caledoni schifa una parte di questi ultimi fino a giungere ad un punto di rottura. Ruahirid, capo della fazione antiromana cerca di tenere buoni gli animi e di far capire che, una volta divenuto capo supremo la situazione sarebbe cambiata ma pare che qualcuno non dia ascolto.
Oreste fu trovato morto nel suo letto, i suoi esperti romani, guardano il colore della lingua dissero che si trattava di avvelenamento.
In un clima di totale incertezza Ruahirid fu eletto capo supremo dei caledoni e, in concomitanza con la sua venuta, bande di razziatori si lanciarono contro le minoranze romane causando un centinaio di vittime fra cui Cassiodeo e sua moglie.
Furono subito in molti a rimpiangere la politica moderata di Oreste e a chiedere l'elezione a nuovo capo di suo figlio Reghed. Inoltre il ritorno del giovane Ghorlak fece sperare i membri della sua fazione.


[size=1.35em]Pitti:[/size]

Fonti romane parlano di un massiccio spostamento di armati verso la Caledonia a partire dal 410. Pare alla fine chiaro l'intento dei bellicosi Pitti. Drest nomina come suo erede il giovane Gask, figlio di Gask, esortando nuovamente il popolo caledone a rivoltarsi contro Oreste.
Vengono lanciati diversi attacchi al Vallo, con l'unico scopo di logorarne i difensori e farne cedere le fortificazioni. In cinque anni la difesa del Vallo viene duramente compromessa. Da segnalare anche un raid navale a Ponsa Aelii.

[size=1.35em]Hiberni:[/size]

L'esercito di Niall muove verso la fortezza di Chruachan dove ingaggia diversi scontri minori con le forze del giovane Gaile. Quando pare il momento decisivo per una battaglia campale scoppia un violento terremoto nella regione che causerà gravissimi danni. Gaile stesso viene schiacciato da una trave e perde la vita.
I suoi sostenitori si disperdono rapidamente e Niall può entrare vittorioso a Chruachan senza colpo ferire.
Sedata la rivolta rimarca il suo potere e può finalmente definirsi come Niall I dei Nove Ostaggi, Re Supremo d'Hibernia.


[size=1.35em]Ribelli di Costantino:

[/size]L'ennesimo violento attacco alla Britannia spinge ancora una volta ad un tentativo di separazione da Roma, vista come lontana e non più in grado di proteggere. Questa volta è Costantino, un capitano dell'Armorica a prendere il potere in Dumnonia, cercando di creare una naziona romano-britanna che possa contrastare l'arrivo dei Dani. Costantino si fa proclamare dai suoi soldati Imperatore d'Occidente con il nome di Costantino III (riconoscendo come predecessore l'usurpatore Costantino II). Da Onorio non arrivano ancora risposte ufficiali ma si pensa che siano in corso svariate trattative
 

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[size=2em]Germania (parte 2)[/size]

[size=1em]
Sassoni:

Anni di guerra totale per Offa il sassone. Dopo aver radunato una sgangherata alleanza fra i suoi principali vicini inizia una serie di raid a danno dei Franchi e dei Romani, sia di tipo esplorativo che di danneggiamento vero e proprio. Vengono inoltre bloccati i porti principali della Frisia. L'invasione vera e propria, dopo il raduno di un esercito immenso, stimato in oltre 40mila uomini, subisce una brutta piega quando un gruppo di cavalieri burgundi, al grido di "a morte i pagani" appiccano il fuoco all'accampamento sassone. Re Gebicca afferma che nessuno dei suoi uomini possa aver compiuto un'azione simile e pretende chiarimenti sulla faccenda.
Forse anche a causa di questo i burgundi non ingaggiano battaglia in Frisia. A complicare le cose ci si mettono gli Angli, che inviano pochissimi uomini per la guerra.
Per di più la morte di Clodino lascia un tremendo vuoto in Frisia. La regione viene di fatto occupata dai sassoni anche se questi chiedono un'unione o un'alleanza con la popolazione locale a loro discrezione. Naturalmente i cristiani franchi non vengono considerati e naturalmente sono questi i primi ad invocare il ritorno dei loro compatrioti, accogliendo i Sassoni con lanci di pietre e varie.
Un inverno particolarmene rigido affligge la Sassonia settentrionale nel 411


Chatti:

[/size]Con una certa lentezza i Chatti superano il Reno e raggiungono le rovine della cittadella di Treviri. Qui si stabiliscono, scacciando i romani ancora presenti e insediandosi. Roma condanna tale azione e giura vendetta anche se di fatto non compie nessuna azione durante questi anni. La dichiarazione di guerra dei romani raggiunge i Chatti.

[size=1em]Semoni:

[/size]Il nuovo re dei Vandali Semoni è Autachi, figlio di un potente nobile. Sotto la sua guida i Semoni seguono i Sassoni in Frisia, vincono l'omonima battaglia e razziano la regione, portando comunque a casa un bottino modesto.
A complicare le cose ci si mette Freya, figlia di Clodione di Frisia e ora sposa di Autachi. Il re semone ne approfitta per autoplocramarsi re di Frisia e chiede ai Sassoni che gli venga ceduta la sua terra. Si dichiara disposto a siglare patti che regolino il buon vicinato fra i due popoli.
Un raid subito da parte di Burgundi e Longobardi mette il sovrano alle strette; chiede ufficialmente che sia interrotta ogni ostilità nei suoi confronti e scarica ogni colpa al precedente sovrano.

Rugi:

Il popolo rugio si schiera a favore dei Dani nella trappola ai longobardi. Invia poi un ultimatum ai Lemovi riguardo la cessione della regione omonima. Il successo di tale operazione rafforza il potere della fara dominante.


Lemovi:

Patto di non aggressione a tempo indeterminato con i Longobardi. Cedono la Lemovia ai Rugi in cambio di un patto di non aggressione decennale.

Eruli:

Consolidamento del proprio dominio e conquista delle Steppe Germaniche senza colpo ferire
 

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[size=2em]Germania (parte finale):[/size]

Burgundi:

Anni molti attivi per Gebicca che si mostra uno dei sovrani più lungimiranti della regione. Come prima cosa concede libertà di culto a tutti i pagani, ancora numerosi, presenti nelle sue terre, scatenendo un'ondata di consenso come non se ne era mai vista dai tempi della conversione.
Viene concessa una deroga fino a 27 anni per la legge dei matrimoni approvata gli anni precedenti. Tale modifica però lascia insoddisfatti ancora i piccoli nobili che rimarcano di "non potersi permettere troppe doti, né a 15 anni né a 30 né a 100". Timidamente iniziano i primi casi di infanticidio femminile.
Nel 413 viene dichiarata guerra alla Franchia e i soldati burgundi si muovono in Frisia, dove assistono allo "scandalo dell'incendio". Gebicca nega ogni coinvolgimento e, sentendosi offeso, stacca il suo esercito da quello Sassone marciando direttamente su Menapi.
Con una certa difficoltà causata dalla mancanza di provviste e dall'ordine di Gebicca di non torcere un capello ai Frisi l'esercito burgunde occupa Menapi indisturbato. Solamente due giorni dopo arrivano i rimasugli delle armate franche che gettano le armi e implorano pietà.
Gebicca comunica loro che non gli sarà fatto alcun male e che i burgundi saranno rispettosi dei Franchi e del loro re.
Dopo aver occupato le terre franche Gebicca ordina un raid verso Euboni. Qui i soldati della banda da guerra tornano con notizie preoccupanti. Parlano di decine di migliaia di romani ammassati al confine in assetto da guerra e confermano di non essere riusciti ad ottenere nulla se non di salvarsi la vita.
Un'altro raid, in concomitanza con i Longobardi è ordito ai danni dei Semoni in Chattia. Le truppe burgunde fanno diversi danni e portano a casa un po' di bottino. Gebicca approfitta della cosa per comunicare ai nobili di aver lavato l'onta dell'invasione semona di 5 anni prima. I nobili paiono entusiasti di avere un sovrano che, sprezzante del pericolo, non teme di far valere le sue ragioni senza piegarsi.
Nel 412 il figlio ed erede di Gebicca, Godemaro annuncia la nascita della piccola Crimilde.


Franchi:


Clodione, come rinsavito da un fortissimo malanno, comprende di aver attuato molti errori e tenta in ogni modo di rimediare. Scaricando tutte le colpe possibili al padre giunge ad un accordo con il fratello ribelle: vengono abolite le odiatissime leggi sul fieno e sulla conversione, pur permettendo a chi ha già beneficiato di tali leggi di non modificare il suo status. Il fratello di Clodione, Clodo è associato al trono e ai cristiani vengono poste una serie di limitazioni, come il divieto di portare le armi.
Consci di essere in una posizione difficile i due fratelli si dedicano a fortificare la Frisia erigendo una serie di poderose palizzate chiamate "il Vallo Friso" e per guadagnare ulteriormente consensi vengono create fosse comuni da utilizzarsi nei periodi di epidemia. Un tentativo di uccidere il friso Clodino con un gruppo di sicari armati di arco fallisce. Gli uomini sono presi e sgozzati nell'accampamento dei Sassoni.
La sconfitta e l'occupazione delle terre rendono quantomeno difficile il compito del neo eletto unico re Clodo. I suoi dominii sono spartiti fra Sassoni e Burgundi. Un concilio dei nobili, indetto in fretta e furia, cerca di stabilire come sia meglio comportarsi.


Vandali Asdingi:

Anni dedicati praticamente solo alla preparazione per la guerra in terra sveva, a parte la piccola parentesi del Concilio. Re Godsigel forse si fa troppo prendere dai suoi amici romani e dai fatti svevi tanto che, suo malgrado, si dimentica del piccolo colpo di stato a suo danno. Il fatto di ordinare a Gudemondo di comandare nuovamente un esercito in una guerra data per infruttuosa, per di più senza poter portare la spada, fa scatenare un'ondata di fortissimo odio nei confronti del re.
Una mattina d'estate del 414 un gruppo di nobili fa irruzione nel "palazzo" reale, senza incontrare resistenza. Prendono in custodia Godsigel e lo depongono, confermando l'elezione del figlio Gudemondo. Come se non bastasse anche in bassa svevia accadono fatti che sfuggono al controllo del Re. La popolazione, lasciata in balia della peste e senza controllo si rivolta apertamente contro i "cani vandalici", di fatto occupando la regione visto che la trova totalmente sguarnita.
Voci non accreditate parlano di Rechila, re degli Svevi, giunto di recente a dare manforte alla rivolta.

Svevi:

Ancora una volta gli Svevi dedicano tutte le proprie energie alla sopravvivenza. Nonostante subiscano una sconfitta ad opera dei Vandali riescono a riorganizzarsi verso sud. La battaglia per la Svevia non è ancora finita e il popolo svevo pare non intenzionato a cedere.


Alemanni:


Consueto raid ai danni dei romani.


Alani d'Occidente:

Pressati dagli Anti da una parte e dai romani dall'altra accettano la "protezione" del grande impero degli Unni diventando una provincia autonoma.

Anti:

Raid a danno degli Alani d'Occidente
 

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[size=2em]Balcani:

[/size][size=1.35em]Ostrogoti:

[/size][size=1em]Matrimonio di famiglia con i Visigoti, tentativo di stabilizzare il Paese dopo la conversione.[/size][size=1.35em]

Visigoti:[/size][size=1em]I Visigoti di Alarico consegnano tardivamente la dichiarazione di guerra alla Persia. Successivamente inviano Teofilo, un giovane ammiraglio, come rappresentate supremo dei Goti al Concilio, cosa che lascia perplessi i più. Viene segnalata una grandissima festa per la vittoria in Gepidia durante la quale il principe Wallia afferma che presto convolerà a nozze con la figlia diletta del re degli Ostrogoti, forse è un primo passo per riunire le antiche dinastie.
Prima della battaglia di Dorostrum re Alarico si prodiga per ottenere maggiori finanziamenti da Roma e indice un piccolo consiglio nobiliare per motivi ignoti.
Dopo la battaglia di Dorostrum il feretro di Alarico viene riportato a Ratiaria e Wallia è eletto re senza discussioni. Un fatto particolarmente eclatante genererà un certo scontento all'interno dell'esercito: l'ordine di Ataulfo, commissionato da Alarico di requisire tutti i beni degli Alani caduti, di fatto impedendo ai soldati di fare bottino. Il grosso dell'esercito protesta vivamente e chiede a re Wallia di non essere privato di una così fondamentale fonte di sostentamento. La rabbia pare molto forte ma a parte qualche evento sporadico non si verificano violenze contro i rappresentanti della casata reale.
La popolazione romana di Dorostrum e Silistra, le principali città della zona, accoglie il ritorno dei Goti con applausi e lanci di fiori

[/size][size=1.35em]
Iazigi:[/size]

[size=1em]
Periodo molto tranquillo.


[/size][size=1.35em]Gepidi:[/size]

Il tentativo di creare una Gepidia indipendente sotto la protezione visigota fallisce con l'arrivo dell'esercito unno. Dopo la sconfitta il Khan Donato elegge suo fratello minore Ellac come re dei Gepidi, di fatto privando questi di moltissima autonomia ma non ancora annettendoli del tutto.
 

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[size=2em]Scandinavia[/size]:

[size=1.35em]Angli[/size]:

Partecipano con un piccolo contingente alle operazioni in Frisia. Da segnalare inoltre la costruzione di una serie di palizzate difensive nella loro terra natale.

[size=1.35em]Dani:[/size]

Il capotribù Sven lo Scrittore abbandona temporaneamente la penna a favore della spada e del veleno. Una delle prime cose di questi anni è il "matrimonio nibelungo" e la conseguente cattura del giovane nipote di re Leti. Viene poi nominato un erede nella persona di Danr, nobile di una potente fara.
Inoltre viene concessa libertà agli Juti al pari di Geati e Sveoni, di fatto integrando il grosso di questa popolazione nel sistema dei Dani.
Cio che resterà nella storia, oltre al tradimento verso i Longobardi, di cui molti nobili dani chiedono spiegazione è un devastante attacco alla britannia meridionale e centrale. Un grosso esercito dei dani viene sbarcato senza troppi problemi nell'East Anglia che viene ridotta ad un cumulo di macerie. Dopodichè l'armata, che si fa chiamare "orda dei Dani" prosegue verso ovest razziando la regione dei Cantiaci e infine torna a nord profanando la foresta sacra dei Druidi di Durolipons e sterminando almeno una trentina di druidi radunati per i sacrifici rituali. Lundein, con le sue mura possenti e il suo esercito a difenderla viene risparmiata ma la stessa fortuna non capita alle chiese cristiane fuori le mura e alle Villae dei patrizi britanno romani, che vengono date alle fiamme. L'orda si dirige verso nord razziando la Northumbria e giungendo fino a Corstopitum dove la numerosa presenza di guerrieri caledoni induce l'esercito dei dani a fare dietro front.
L'esercito dei Dani torna alle proprie navi con un ricco bottino, lasciandosi dietro una scia di morte e distruzione senza precedenti nell'intera Britannia.
L'Imperatore Onorio, già sobbarcato dai problemi con i Sassoni, i Burgundi, i Longobardi ed i Chatti, dichiara guerra formalmente al popolo dei Dani, nonostante pare evidente che nessuna flotta romana sarà mai in grado di andarli a prendere.
Voci di corridoio parlano di movimenti della guarnigione di Lundein e di incontri segreti con il nuovo capo dei Caledoni.
Si annuncia infine la nascita di un'alleanza Dano-rugia con le nozze fra Sven Olafson e Ragimperta di Rugia

L'eco della rovina lascia profonde cicatrici in tutta la Britannia. I Pitti paiono ancora più ansiosi di sfondare il Vallo mentre i popolani britanno-romani si gettano in massa verso le regioni occidentali, ritenute più sicuro. Le fortificazioni costiere del Limes Saxonis si sono dimostrate inefficaci se non presidiate e una congregazione di una ventina di nobili britanno-romani chiede un invio immediato di rinforzi lungo la costa.
 

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[size=2em]Terre barbariche (nordorientale)[/size]:


[size=1.45em]Goti Cimmeri:
[/size][size=1em]
Anni tranquilli dove non accade nulla di rilevante.
[/size][size=1.45em]

Alani orientali:

[/size][size=1em]Dopo la sconfitta Saulo ordina di lasciare le terre dei romani e di tornare a nord per rimpinguire le forze.
[/size]
 

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[size=1.45em]Altro:

[/size]Come era facile prevedere l'arrivo degli Unni in Gepidia si conclude con una formale dichiarazione di guerra ai Visigoti e ai Romani d'Oriente, questi ultimi colpevoli di non aver pagato 300 monete di tributo.

Ad Alessandria, con la scusa del Concilio, Cirillo fa approvare una sere di estreme misure di sicurezza e da il permesso ad un fiume di zeloti cristiani (conosciuti anche come Parabolani) di andare a caccia di pagani, eretici ed ebrei per tutta la sua Diocesi.
La filosofa Ipazia, ultima neoplatonica, viene uccisa insieme a tanti altri.
L'unico vero successo dei pagani è a File, nel cuore dell'Egitto, dove i sacerdoti di Iside, uniti alla popolazione locale, riescono a scongiurare la minaccia dei fanatici.
Teodosio II, una volta finiti i massacri, ordina che sia ripristina la tranquillità nelle province imperiali.
 
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