Silen
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La Grande Guerra del Sud
Quella che sarà nota come la prima grande guerra del sud, la guerra che romperà un periodo di oltre vent'anni di pace (se non si considera il turnolento arrivo degli Ardenti, esuli dalla loro patria conquistata dagli Eldar) ha le sue origini, come molte altre guerre della parte di Ea nota come Mondo Conosciuto, nel cosiddetto Impero dell'Arpia, nella necessità di espandersi continuamente insita nella compagine statale creata da Silene. Paradossalmente, più aumenta la potenza e la forza dell'impero meridionale, più aumentano le sue difficoltà. Come può sopravvivere uno stato se ormai oltre un terzo della sua popolazione oltre a essere totalmente esente da tasse ingoia una quota proporzionale delle tasse generate dal resto della popolazione? La risposta è ovvia se si guarda la storia dell'impero del sud: commercio ma anche costanti minacce, richieste di tributi ed estorsioni. Un esempio abbastanza chiaro è l'invasione ai danni delle driadi, conclusasi con la nomina di una nuova Regina Eterna, ma anche col totale saccheggio del tesoro reale.
Eppure l'inizio non fa pensare a niente di diverso da una nuova guerra di espansione, una delle tante condotte dall'impero meridionale anche se forse qualcuno a Kyrne Lamiya intuisce che questa guerra potrebbe essere qualcosa di molto diverso, come testimoniano le dimensioni dell'esercito inviato a sud: ben 38,000 guerrieri fra i quali spiccano 12,000 arpie delle quali 2,500 armate e corazzate di mithril, le temibili truppe di elite dell'impero meridionale. Raccolto negli ultimi tre anni con ingenti spese il grande esercito varca i confini dell'Unione dell'antico Fuoco nella regione di Shatima: la piccola città di Tepoctlan non costituisce un grosso ostacolo e viene presa di assalto con perdite limitate, non più di qualche centinaio di soldati. Al tempo stesso la maestosa flotta imperiale si fa viva di fronte a Texcoco tranciando tutti i commerci dell'Unione con gli altri stati di Ea; inoltre tramite l'uso di frecce incendiarie e brulotti l'intera flotta e il porto stesso vengono dati alle fiamme, sacrificando non più di una decina di navi. Mentre l'esercito delle arpie, al comando di Nilin, si muove verso Apsutlan, che viene a sua volta invasa, anche i centauri scendono in guerra contro l'Unione invadendo la regione di Nahauatlan, regione che peraltro, è stata interamente evacuata dai lucertoloidi che evidentemente si aspettavano una invasione. I centauri occupano così una regione interamente vuota, persino la città di Nahaua è completamente deserta. Le forze di Centaurestria si uniscono poi alle forze delle Arpie nella regione di Apsutlan e i due eserciti congiunti passano a Texcoco dove trovano ad attenderle non solo le esigue forze degli Ardenti ma anche l'intero esercito della Confederazione Naga accorso in aiuto dei lucertoloidi nella guerra contro il loro imperiale vicino.
Lo scontro vede schierarsi 28,500 soldati naga e 14,500 lucertoloidi contro 38,000 soldati imperiali e poco meno di 22,000 di centaurestria ma quando già le prime file degli schieramenti stanno entrando in contatto ecco che accade l'incredibile! I guerrieri centauri, schierati sui lati dello schieramento imperiale, voltano gabbana scagliando frecce sui fianchi indifesi delle forze delle arpie e passando poi a caricare i presunti alleati: evidentemente tutti gli accordi stretti con le arpie per la guerra congiunta contro l'Unione non erano altro che un inganno per cogliere di sorpresa lo schieramento nemico. Prese di sorpresa dal voltafaccia dei centauri le truppe imperiali si trovano immediatamente in una situazione difficoltosa; a suo onore va detto che la nervosa e sovraccetitata Nilin non tradisce(almeno lei) la fiducia di Silene evitando di perdere la testa e gettando immediatamente nella mischia le sue riserve mentre ordina ai soldati di voltarsi in posizione di difesa: non è più il caso di pensare a una vittoria ma semplicemente di vedere se l'esercito delle arpie riuscirà ad evitare di venire travolto.
Sfortunatamente per gli alleati, non tutto volge a loro vantaggio. Le forze naga al comando di Hitala infatti si battono valorosamente contro le forze imperiali, ma le forze lucertoloidi, male armate e peggio addestrate, fanno al più da carne da cannone venendo macinate senza pietà dalla fanteria corazzata imperiale e anche i centauri, sebbene grazie all'effetto sorpresa in rpatica abbiano annientato la cavalleria delle arpie, si trovano in seria difficoltà contro i lancieri e la fanteria pesante. I primi in particolare si mostrano mortiferi contro i propri avversari quadrupedi. Come se non bastasse i tentativi, sia naga che centauri, di contrastare la magia dell'aria delle arpie si rivelano impotenti contro la forza bruta del mago imperiale, l'arpia Driass, che irride i tentativi dei maghi nemici di dissolvere o contenere il suo controllo dei venti. Cosicchè dopo quella prima micidiale bordata a tradimento buona parte delle frecce naga e centaure vengono deviate o smorzate mentre le frecce delle cinquemila arpie arciere piovono sui soldati alleati con effetto devastante.
Nonostante il valore dei soldati dell'impero però, una battaglia del genere può finrie in un modo soltanto. Attaccati su tre fronti e in svantaggio numerico di due contro uno i guerrieri del sud aprono grandi vuoti negli schieramenti nemici ma cdono terreno, specialmente sulle ali che rischiano entrambe di disgregarsi segnando così la rotta dell'esercito. In questo momento critico Nilin getta nella mischia tutto quello che le rimane: le 2,500 arpie corazzate si lanciano dall'alto contro le truppe nemiche nello sforzo di alleggerire la pressione prima che sia tardi; il fato vuole che proprio una di queste impavide combattenti, aprendosi a forza la starda attraverso la cavalleria leggera come se fosse burro, riesca a ferire il generale Gobby causando un attimo si sbandamento nelle forze dei centauri, quel tanto che basta a Nilin per risucire a portare fuori dalla trappola il suo esercito evitandone così la distruzione. L'esito della battaglia è comunque terribile: l'esercito magnifico messo in piedi dall'impero con grande sforzo ne esce decimato con la perdita di 16,800 guerrieri fra cui l'intera cavalleria (oltre 6000 fra leggeri e pesanti) a parte un paio di sparuti reggimenti.
Il prezzo della vittoria degli alleati è però a sua volta pesante. Diecimila valorosi giacciono morti, in gran parte lucertoloidi o centauri armati alla leggera, malamente colpiti questi ultimi dalle lance e dalle arpie; meno gravi le perdite dei naga che si limitano a duemila soldati in tutto (GdR off compresi nei diecimila intendo).
Dopo la sconfitta Nilin non esita a fare quanto possibile per salvare il salvabile abbandonando al loro destino le conquiste iniziali e ritirandosi precipitosamente fino ad Ardinul-Ghazir per colmare i vuoti e ottenere rinforzi.
Paallelamente alla battaglia terrestre i mari davanti a Texcoco vedono combattere una aspra battaglia navale quando la Flotta Reale della Tempesta, forte di 110 navi da guerra, si avvicina alla città lucertoloide con tutta l'intenzione di rompere il blococ dell'Impero meridionale. L'ammiraglio Kahir ed-din, non consocendo le intenzioni della flotta della Tempesta inizialmente si limita a mantenere uno schieramento difensivo ma diviene presto evidente che la flotta nemica intende dare battaglia. Sebbene le forze in campo siano in favore delle truppe meridionali (la flotta imperiale consta di 70 navi da guerra e 120 galee) i primi scontri rivelano al sagace ammiraglio schiavarazza che la flotta della Tempesta, oltre ad essere interamente composta di navi da guerra, dispone di scafi migliori dei suoi come armamento e tenuta del mare. Avendo ordini ben precisi di non rischiare la flotta in una battaglia rischiosa l'ammiraglio preferisce ritirarsi, tanto più che le notizie dalla terraferma non sono affatto buone. A facilitare le cose contribuisce anche in questo caso la magia dei venti delle arpie: venti marini contrari si levano contro la Flotta Reale che si trova presa in una tempesta mentre le navi dell'ammiraglio nemico volano verso patria spinte da lievi brezze. La scaramuccia comunque è sufficientemente aspra e vede l'affondamento di 15 navi da guerra della Tempesta contro 8 navi da guerra e 20 galee delle arpie. Tecnicamente in questo caso è il Regno della Tempesta l'aggressore per quanto Stannis giustifichi pubblicamente le sue azioni in base all'editto reale sul commercio, non riconosciuto però dalle arpie e dai loro alleati. E' fin troppo facile prevedere che questa battaglia, per quanto breve, avrà a sua volta conseguenze sulla guerra in corso.
Quella che sarà nota come la prima grande guerra del sud, la guerra che romperà un periodo di oltre vent'anni di pace (se non si considera il turnolento arrivo degli Ardenti, esuli dalla loro patria conquistata dagli Eldar) ha le sue origini, come molte altre guerre della parte di Ea nota come Mondo Conosciuto, nel cosiddetto Impero dell'Arpia, nella necessità di espandersi continuamente insita nella compagine statale creata da Silene. Paradossalmente, più aumenta la potenza e la forza dell'impero meridionale, più aumentano le sue difficoltà. Come può sopravvivere uno stato se ormai oltre un terzo della sua popolazione oltre a essere totalmente esente da tasse ingoia una quota proporzionale delle tasse generate dal resto della popolazione? La risposta è ovvia se si guarda la storia dell'impero del sud: commercio ma anche costanti minacce, richieste di tributi ed estorsioni. Un esempio abbastanza chiaro è l'invasione ai danni delle driadi, conclusasi con la nomina di una nuova Regina Eterna, ma anche col totale saccheggio del tesoro reale.
Eppure l'inizio non fa pensare a niente di diverso da una nuova guerra di espansione, una delle tante condotte dall'impero meridionale anche se forse qualcuno a Kyrne Lamiya intuisce che questa guerra potrebbe essere qualcosa di molto diverso, come testimoniano le dimensioni dell'esercito inviato a sud: ben 38,000 guerrieri fra i quali spiccano 12,000 arpie delle quali 2,500 armate e corazzate di mithril, le temibili truppe di elite dell'impero meridionale. Raccolto negli ultimi tre anni con ingenti spese il grande esercito varca i confini dell'Unione dell'antico Fuoco nella regione di Shatima: la piccola città di Tepoctlan non costituisce un grosso ostacolo e viene presa di assalto con perdite limitate, non più di qualche centinaio di soldati. Al tempo stesso la maestosa flotta imperiale si fa viva di fronte a Texcoco tranciando tutti i commerci dell'Unione con gli altri stati di Ea; inoltre tramite l'uso di frecce incendiarie e brulotti l'intera flotta e il porto stesso vengono dati alle fiamme, sacrificando non più di una decina di navi. Mentre l'esercito delle arpie, al comando di Nilin, si muove verso Apsutlan, che viene a sua volta invasa, anche i centauri scendono in guerra contro l'Unione invadendo la regione di Nahauatlan, regione che peraltro, è stata interamente evacuata dai lucertoloidi che evidentemente si aspettavano una invasione. I centauri occupano così una regione interamente vuota, persino la città di Nahaua è completamente deserta. Le forze di Centaurestria si uniscono poi alle forze delle Arpie nella regione di Apsutlan e i due eserciti congiunti passano a Texcoco dove trovano ad attenderle non solo le esigue forze degli Ardenti ma anche l'intero esercito della Confederazione Naga accorso in aiuto dei lucertoloidi nella guerra contro il loro imperiale vicino.
Lo scontro vede schierarsi 28,500 soldati naga e 14,500 lucertoloidi contro 38,000 soldati imperiali e poco meno di 22,000 di centaurestria ma quando già le prime file degli schieramenti stanno entrando in contatto ecco che accade l'incredibile! I guerrieri centauri, schierati sui lati dello schieramento imperiale, voltano gabbana scagliando frecce sui fianchi indifesi delle forze delle arpie e passando poi a caricare i presunti alleati: evidentemente tutti gli accordi stretti con le arpie per la guerra congiunta contro l'Unione non erano altro che un inganno per cogliere di sorpresa lo schieramento nemico. Prese di sorpresa dal voltafaccia dei centauri le truppe imperiali si trovano immediatamente in una situazione difficoltosa; a suo onore va detto che la nervosa e sovraccetitata Nilin non tradisce(almeno lei) la fiducia di Silene evitando di perdere la testa e gettando immediatamente nella mischia le sue riserve mentre ordina ai soldati di voltarsi in posizione di difesa: non è più il caso di pensare a una vittoria ma semplicemente di vedere se l'esercito delle arpie riuscirà ad evitare di venire travolto.
Sfortunatamente per gli alleati, non tutto volge a loro vantaggio. Le forze naga al comando di Hitala infatti si battono valorosamente contro le forze imperiali, ma le forze lucertoloidi, male armate e peggio addestrate, fanno al più da carne da cannone venendo macinate senza pietà dalla fanteria corazzata imperiale e anche i centauri, sebbene grazie all'effetto sorpresa in rpatica abbiano annientato la cavalleria delle arpie, si trovano in seria difficoltà contro i lancieri e la fanteria pesante. I primi in particolare si mostrano mortiferi contro i propri avversari quadrupedi. Come se non bastasse i tentativi, sia naga che centauri, di contrastare la magia dell'aria delle arpie si rivelano impotenti contro la forza bruta del mago imperiale, l'arpia Driass, che irride i tentativi dei maghi nemici di dissolvere o contenere il suo controllo dei venti. Cosicchè dopo quella prima micidiale bordata a tradimento buona parte delle frecce naga e centaure vengono deviate o smorzate mentre le frecce delle cinquemila arpie arciere piovono sui soldati alleati con effetto devastante.
Nonostante il valore dei soldati dell'impero però, una battaglia del genere può finrie in un modo soltanto. Attaccati su tre fronti e in svantaggio numerico di due contro uno i guerrieri del sud aprono grandi vuoti negli schieramenti nemici ma cdono terreno, specialmente sulle ali che rischiano entrambe di disgregarsi segnando così la rotta dell'esercito. In questo momento critico Nilin getta nella mischia tutto quello che le rimane: le 2,500 arpie corazzate si lanciano dall'alto contro le truppe nemiche nello sforzo di alleggerire la pressione prima che sia tardi; il fato vuole che proprio una di queste impavide combattenti, aprendosi a forza la starda attraverso la cavalleria leggera come se fosse burro, riesca a ferire il generale Gobby causando un attimo si sbandamento nelle forze dei centauri, quel tanto che basta a Nilin per risucire a portare fuori dalla trappola il suo esercito evitandone così la distruzione. L'esito della battaglia è comunque terribile: l'esercito magnifico messo in piedi dall'impero con grande sforzo ne esce decimato con la perdita di 16,800 guerrieri fra cui l'intera cavalleria (oltre 6000 fra leggeri e pesanti) a parte un paio di sparuti reggimenti.
Il prezzo della vittoria degli alleati è però a sua volta pesante. Diecimila valorosi giacciono morti, in gran parte lucertoloidi o centauri armati alla leggera, malamente colpiti questi ultimi dalle lance e dalle arpie; meno gravi le perdite dei naga che si limitano a duemila soldati in tutto (GdR off compresi nei diecimila intendo).
Dopo la sconfitta Nilin non esita a fare quanto possibile per salvare il salvabile abbandonando al loro destino le conquiste iniziali e ritirandosi precipitosamente fino ad Ardinul-Ghazir per colmare i vuoti e ottenere rinforzi.
Paallelamente alla battaglia terrestre i mari davanti a Texcoco vedono combattere una aspra battaglia navale quando la Flotta Reale della Tempesta, forte di 110 navi da guerra, si avvicina alla città lucertoloide con tutta l'intenzione di rompere il blococ dell'Impero meridionale. L'ammiraglio Kahir ed-din, non consocendo le intenzioni della flotta della Tempesta inizialmente si limita a mantenere uno schieramento difensivo ma diviene presto evidente che la flotta nemica intende dare battaglia. Sebbene le forze in campo siano in favore delle truppe meridionali (la flotta imperiale consta di 70 navi da guerra e 120 galee) i primi scontri rivelano al sagace ammiraglio schiavarazza che la flotta della Tempesta, oltre ad essere interamente composta di navi da guerra, dispone di scafi migliori dei suoi come armamento e tenuta del mare. Avendo ordini ben precisi di non rischiare la flotta in una battaglia rischiosa l'ammiraglio preferisce ritirarsi, tanto più che le notizie dalla terraferma non sono affatto buone. A facilitare le cose contribuisce anche in questo caso la magia dei venti delle arpie: venti marini contrari si levano contro la Flotta Reale che si trova presa in una tempesta mentre le navi dell'ammiraglio nemico volano verso patria spinte da lievi brezze. La scaramuccia comunque è sufficientemente aspra e vede l'affondamento di 15 navi da guerra della Tempesta contro 8 navi da guerra e 20 galee delle arpie. Tecnicamente in questo caso è il Regno della Tempesta l'aggressore per quanto Stannis giustifichi pubblicamente le sue azioni in base all'editto reale sul commercio, non riconosciuto però dalle arpie e dai loro alleati. E' fin troppo facile prevedere che questa battaglia, per quanto breve, avrà a sua volta conseguenze sulla guerra in corso.
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