Report turno 15:

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Dani:

Difese e bonifiche:

é un periodo di grande fermento per i Dani, infatti vengono stanziati grossi quantitativi di monete per rendere maggiormente produttive le regioni storicamente in loro possesso.
Si segnala inoltre un incastellamento progressivo verso occidente, mentre le fortificazioni orientali vengono leggermente lasciate all'incuria.

Commercianti e guerrieri:

Viene raggiunto un accordo commerciale con i Venedi, stringendoci amicizia. Si tenta poi di integrare le minoranze, in particolare i Rugi, con un editto di tolleranza generico. L'esercito viene enormemente ampliato, forse in previsione di ottenere la tanto desiderata vendetta dalla sconfitta schiacciante di 5 anni prima.
Aakon Dentenero, l'erede, si sposa con una nobildonna di una fara rivale, cementandone i legami.

 

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Alemanni:

Politica interna:

Viene stabilita una nuova legge religiosa, stavolta sono gli ariani ad essere favoriti nonostante si dimostri forte tolleranza anche verso i norreni. Non si registrano scontro rilevanti per tutto il quinquiennio.
Si procede al miglioramento del sistema stradale con alcuni fondi e si assiste alla nascita di Ada, figlia del capotribù.

Politica estera:

La politica estera degli Alemanni è attivissima in questo periodo. Anziutto viene chiesto l'intervento di tecnici romani, dopodichè si procede ad un'alleanza con il popolo dei Chatti palesemente in fuzione antisveva e i massicci arruolamenti di truppe fanno presagire possibili interventi militari negli anni a venire.

 

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Burgundi:

Dietro front:

Chilperico viene inviato con diversi ambasciatori a Roma per giustificare i recenti atteggiamenti burgundi. In realtà il suo invio pare un modo perchè Gundobado I possa tenere il trono evitando uno scontro aperto con lo zio.
Vengono interrotti tutti i commerci con i Vandali e si ribadisce l'alleanza duratura e decisa con Roma.

Gebicedea:

Grandissima risonanza ha la fondazione della città di Gebicedea in Aquitania, dove si stabilisce la corte regia dotando i Burgundi di una vera e propria capitale.
Gundobado dimostra di tenere moltissimo alla sua città, infatti stabilisce che le merci vendute in loco debbano superare uno standard qualitativo e che ai mendicanti sia impedito l'accesso.
Inoltre viene stabilito che i bifolchi e ai popolani sia impedito l'accesso alla parte alta, di esclusa competenza della nobiltà burgunde.

 

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Franchi:

La scissione:

La politica cristianizzante trova il suo punto di rottura e i Franchi si dividono. La regioni più a nord e più a sud mantengono la propria fedeltà a Meroveo Clotingio e si cristianizzano rapidamente.
Menapi, dove la maggioranza della popolazione continua ad essere fieramente pagana, si ribella e offre la corona a Carlo il Ripuaro, comandante dell'omonima fara.
Entrambe le fare giurano la propria fedeltà a Roma e forse per ingraziarsela sono proprio i Ripuari ad occupare le terre dei chatti per "proteggerli" dagli Svevi

 

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Visgoti:

Gilde e pacificazione:

In vista della guerra contro i romani il Consiglio gotico decise di revocare a tutti gli effetti le leggi religiose che penalizzavano i non ariani, incaricando il nobile Atanasio di occuparsi della faccenda.
In un regno ormai ampliamente arianizzato la legge fu accolta come un toccasana dalla tartassata popolazione norrena.
Si assistette anche alla divisione delle Gilde in vari "rami" di competenze diverse come quella degli Armaioli e dei Costruttori. Infine le tasse furono riportate ai livelli precrisi, il tutto accompagnato da un discorso di incoraggiamento del Consiglio alla popolazione.

Ultimatum ai cimmeri e flotta gotica:

Visto che evidentemente la guerra coi romani non bastava i visigoti inviarono un ultimatum ai Cimmeri: o annessione o morte. I Cimmeri decisero ovviamente di resistere, mentre a Dorostrum veniva creata una forte flotta gotica a comando dell'ammiraglio Wulfrig.

 

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Alani d'Oriente:

Assalti e assedi:

Approfittando della debolezza degli Unni gli Alani tentano prima una serie di raid in tutte le regioni loro confinanti, portando a casa un discreto bottino che viene investito in parte nella creazione di un sontuoso palazzo per il re.
Di maggior possanza è l'attacco alla Gepidia, volta alla sua annessione.
In questo frangente si vede però tutta la debolezza dell'esercito alano che viene inviato totalmente allo sbaraglio e senza una precisa tattica, soffrendo perdite pesantissime senza nemmeno incontrare le armate unne, che si tirirano a nord.
La regione viene occupata per la goia, momentanea, della popolazione locale.

 

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Caledoni:

Il massacro delle Ebridi:

Dopo essere già avenuti alle armi con gli scoti la popolazione caledone, in nettissimo vantaggio, utilizza il proprio esercito per schiavizzare e deportare i propri nemici per usarli come manodopera a basso costo, per la goia di Roma.
L'intera britannia per la prima volta, ad eccezione del dominio Anglosassone, è unita sotto allo stendardo imperiale.

La provincia romana:

Su indicazione di Roma i governatori caledoni iniziano l'opera di evangelizzazione dell'arcipelago, costruendo una serie di piccole chiese e inventivando con parole e incoraggiamenti vari a convertirsi alla religione di Cristo.
Etaine, sorella del Magister, viene inviata a Gerusalemme con un ricco seguito per mostrare lo zelo religioso del popolo caledone.
La peste comincia ad essere circoscritta solamente ad alcune aree e forse la popolazione locale può finalmente tirare un sospiro di sollievo.

 

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Anglosassoni:

Edifici e medicine:

Molto calmi questi anni per il popolo anglosassone che si dedica principalmente a contenere la peste con delle fosse comuni e la creazione di un irminsul a Lundein (ora Lundemberg?). Si segnala anche il matrimonio dell'Anglesaxenwalda Whuffa con Frigga Graipr, della fara Sveone.
Un'azione congiunta di erboristi romani, celtici e norreni viene tentata dagli anglossassoni, non senza un certo imbarazzo da parte di tutti.

Le pietre:

Per la prima volta nella storia il popolo anglosassone tenta di scrivere le sue leggi e le sue usanze sulla solida pietra, proclamando la nascita delle "pietre della legge" in alfabeto runico germanico.
La cosa è di portata sociale molto ampia e, secondo alcuni, è uno dei primi segni dei contatti con la civiltà romana.

 

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Eruli:

Una nuova potenza sorge:

Approfittando del crollo repentino dell'impero unno, gli Eruli si lanciano in una forte campagna di conquista che vede la rapida annessione della terra dei quadi e della Longobardia orientale, strappandole a dei nemici troppo poco numerosi per resistere.
Dal punto di vista diplomatico si tenta un'alleanza coi Sassoni, che risulta però vana.

Leggi ed eredi:

In questi anni il popolo erulo tenta di creare una sorta di sistema tribunalizio e un miglior codice delle leggi, cose che però vengono capite assai poco da una popolazione totalmente analfabeta e incentrata su una vita molto semplice.
Odoacre convoca un concilio dei nobili e alla fine spunta un erede, il generale Teodemiro.

 

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Onogurs:

Filopersiani:

Nella contesa fra Persia e Roma, nonostante un grosso intercedere della seconda, alla fine gli onoguri decidono di schierarsi con la prima, stabilendosi in seno all'Impero e minacciando direttamente i confini più delicati dello stesso.
Il sovrano Onog nomina suo erede il primogenito Steph e consolida i propri dominii, sedando anche una rivolta filoromana a Trebisonda con diversi reparti di cavalleria.

Dopo il conflitto:

A Guerra finita gli Onoguri si configurano come una nuova potenza in assetto aggressivo nella zona pontica ma resta da vedere se avranno la forza di reggere il peso delle loro conquiste.

 

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Armenia:

La pace di Teodosiopoli:

Con sommo disappunto della Persia gli armeni convengono una pace separata con l'Impero, riuscendo a rosicchiargli il contado e la fortezza di Teodosiopoli. La cosa fa infuriare i persiani e lascia l'amaro in bocca una volta terminata la guerra anche per le superpotenze.
Gli armeni però non sembrano volere fare passi indietro, infatti un grosso numero di terreni viene dato ai veterani di guerra perchè si insedino nei loro nuovi dominii.

Il de Nationalitatae:

Una legge molto importante viene varata, dove si specifica che vengono stanziati dei fondi per favorire le attività produttive, seguita da una ancora più importante che in sostanza svende la cittadinanza armena agli stranieri cristiani in cambio del pagamento di una fortissima tassa.
La tensione, già fortissima negli anni precedenti, sfocia in rivolta aperta a Vardensi, dove un esercito di 3000 uomini viene raccolto dal nobile Arash Naqvalishvili, che però viene rapidamente disperso dalle truppe regolari del regno.

 

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Impero romano d'Oriente:

Guerra:

L'intervento degli onoguri fu l'ultimo colpo al traballante Impero, che doveva così reggere un numero impressionante di fronti e tentare di riconquistare le piazzeforte perse a favore della Persia.
Con un grande dispendio di uomini e mezzi l'Imperatore Zenone guidò un fortissimo attacco in terra persiana che sarebbe dovuto giungere nel cuore dell'Impero nemico ma, dopo alcuni successi iniziali, le truppe dovettero ripiegare nei territori alleati, lasciando perdere le fortezze della Midgonia.
Fortunatamente l'esercito riuscì ad isolare Edessa, che grazie al tradimento di una guardia aprì i cancelli e tornò nelle mani dei romani.
A sud truppe romane tentavano di fermare l'avanzata nemica con il supporto dei ghassanidi e fortunatamente riuscivano a mantenere Mhundir, fallendo però nel tentativo di invadere Opis.

Pace amara:

Alla fine entrambi gli imperi concordarono per una pace. Questa volta era la Persia ad uscirne come netta vincitrice, recuperando tutte le sue provincie mesopotamiche e ottenendo il protettorato sull'Albània. L'alleanza degli onoguri con la Persia faceva intravvedere l'impossibilità del recupero di Trebisonda e Sinope, ma Zenone inviò immediatamente dei messi perchè si trattasse la restituzione del maltolto o, in alternativa, che la Persia sganciasse lo scomodo alleato.
L'Impero era sconfitto, ma ora aveva maggiori energie da spendere per la guerra contro i Visigoti.

 

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Languatan:

Regno Languatano:

Approfittando della lontananza delle truppe romane le popolazioni berbere di cirenaica si ribellano e creano un regno proprio. Le cause sono da imputare all'uccisione di alcuni mercanti languatani a Cirene, ad opera di alcune guardie cittadine.

 

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Longobardi:

Claffo e Tatone:

Il nuovo capotribù longbardo Claffo riesce a riunire il grosso della propria popolazione ancora libera e arma un esercito di tutto rispetto. Per dare continuità al suo dominio nomina suo figlio Tatone come erede e si impegna in un pellegrinaggio ad Uppsala, dove presenzia ai sacrifici rituali.

Chiusura della partita rugia:

Dopo quasi 70 anni di odio tremendo finalmente la questione longobardi-rugi si risolve con un'invasione dei primi nella terra dei secondi. Benchè la popolazione non subisca i massacri cui era andata incontro una sessantina di anni prima, l'occupazione non si rivela certo indolore.
Nel frattempo, per risollevare l'economia, vengono lanciati parecchi raid contro le terre ancora nelle mani degli unni, dei Lemovi e delle popolazioni del Baltico.

 

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Sassoni:

Riscossa sassone:

Con gli unni che cadono a pezzi i Sassoni ne approfittano per lanciare un fortissimo attacco verso sud, riconquistando il loro antico ducato di Westfalia. Seguì un'invasione della Vandalia, presidiata da un piccolo esercito unno che non potè certo resistere all'invasione delle truppe sassoni.
Peggio invece un tentativo di recuperare pacificamente l'estfalia, visto che la Lemovia, che teoricamente doveva tornare ai Lemovi, fu occupata dai Longobardi invalidando l'accordo.

Tolleranza:

Dopo aver nominato suo erede il figlio Offa, il capotribù sassone diede una bozza di legge di tollerenza verso i Wotanisti o "nuovi norreni", comunque poco numerosi nei suoi dominii, esclusa la Vandalia.
Nelle terre occupate la caccia all'unno fu ben presto incentivata dal sovrano e l'esercito regolare sassone massacrò alcune centinaia di unni li residenti, oltre che 200 prigionieri di guerra.
Tutto sommato la resistenza unna era stata totalmente irrisoria.

 

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Vandali:

Pezze e toppe:

Accortisi di non potere nulla contro i romani, i Vandali decisero di tentare una pace in extremis, comunque non svantaggiosa. Furono infatti riposizionati ai confini nord dell'Impero, sotto al Danubio, dove con grande clamore conquistarono Sordisci in nome di Roma. Di fatto divennero nuovamente foederati e i fatti antecedenti furono perdonati.
Ci furono anche scambi di prigionieri e l'inizio di un rapporto commerciale tutto sommato stabile.

Morte di Ilderico il Piccolo e crisi dinastica:

Forse troppo occupato nelle sue innumerevoli guerre, Ilderico si dimenticò di nominare un erede e alla sua morte, all'età di 61 anni, la tribù sprofondò nel Chaos.
La regina Rodigarda prese la reggenza in nome del figlio Gutemondo (giovanissimo) ma ad alcuni la cosa non andò a genio.
Infatti Ilderico, fratellastro dell'omonimo sovrano, reclamò il trono per sè radunando un'armata.
Stessa cosa fece un nobile della fara degli Asdingi di nome Ractis.
La guerra civile era alle porte.

 

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Impero romano d'Occidente:

Tolleranza pagana e Sallustio:

Come si poteva immaginare il pagano Marcellino I stabilì una legge che consentiva gli antichi culti nell'Impero, lasciando però il cristianesimo come religione ufficiale e condannando ogni sua forma di eresia.
La cosa diede un'immenso impulso alle popolazioni pagane che vivevano per lo più nascoste e in pochi anni vennero riaperti diversi altari e templi nelle principali città dell'Impero. La corte di Roma si riempì di filosofi pagani amici dell'Imperatore, fra cui spiccava il neoplatonista Sallustio.
La cosa ovviamente fece adirare la Chiesa che tentò di far soppiantare Marcellino dal comes Paolo, che tuttavia fu scovato in Gallia mentre stava preparando un esercito e ucciso.

Seconda Pax romana di Marcellino:

Per la prima volta in quasi 80 anni non si verificarono invasioni da parte dei barbari nell'Impero. Molti interpretarono il segnale come la fine della profonda crisi dell'Occidente. Mentre infatti l'Oriente cominciava a sprofondare sotto i colpi dei nemici, l'Occidente integrava i barbari o li teneva fuori dai confine.
Volendo assicurare il continuo della pace, Marcellino nominò Co-Imperatore suo nipote Giulio, che venne immediatamente etichettato dalla plebe come Giulio "Nepote", appunto il nipote di Marcellino.
Fu proprio lui a prendere le redini dell'Impero quando la salute dell'ormai sessantacinquenne Marcellino cominciò a venire meno.

 

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Iberia:

Difesa ad oltranza:

Ben poche sono le cose fatte dal re iberico in questo quinquiennio. Ci si prepara ad una difesa massiccia contro un'invasione pesante che tuttavia non giunge, con somma gioia della terrorizzata popolazione.
Il sovrano tenta di migliorare il sistema di tassazione compiendo un censimento sul modello romano ma risulta comunque difficile schedare tutti gli abitanti delle comunità montane della Svanezia e delle steppe alane.
Giunge poi un'ambasceria onogura che domanda l'intervento dell'Iberia nel conflitto a loro favore. Se lo stato caucasico accettasse l'Impero perderebbe l'ultimo appoggio nella regione.

 

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Unni:

Consolidamento post crisi:

Dopo aver perso il grosso del proprio impero, le popolazioni unne si ritirano nei territori di loro più antica influenza, vale a dire la Roxolania e la Dacia, dove restano ancora forti e con un potere riconosciuto dalle popolazioni sottomesse.
Il Khan offre la pace a tutti i suoi nemici, accettando il fatto compiuto e non rivendicando ulteriormente i territori perduti.