[Regno di Sicilia] Idrisi e Ruggero

Oghard "El Burro" Fireburp

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Fantacalciaro
Da poco l'alba illuminava la Conca d'Oro, e la città si riempiva della fragranza dei pani e degli aromi fruttati della Vucciria. Dalle strade provenivano le voci più disparate, che garantivano a squarciagola la qualità delle merci, in più e più lingue, il cui unico comun denominatore era costituito dalla voglia di far grana: genovese, veneziano, pisano, siciliano, arabo...ma, dall'alto del Palazzo Normanno, tutte si tramutavano nello stesso, incomprensibile brusio. Tutte, tranne l'arabo. Già! In quella stanza, lassù nel palazzo, qualcuno era già sveglio; era Al-Idrisi, ed aveva ricevuto la visita di nientepopodimenoché il re Ruggero, che lo aveva quasi tirato giù dal letto.
"Sua....Maestà...! Cosa la spinge qui, di così buon'ora?". Idrisi, in evidente desabillée, cercava di darsi un minimo di contegno davanti al re che, vestito impeccabilmente di tutto punto, doveva essersi svegliato quasi nel cuore della notte.
"Rilassati, Idris...Niente di così sconvolgente. Volevo semplicemente...che tu me lo rileggessi. Non ci ho dormito per tutta la notte!".
"Di...di nuovo? Dopo tutto che ha visto nella sua vita, mio Sovrano, non credevo che un semplice testo potesse entusiasmarla fino a questo punto!". Idrisi pensava che, nonostante il mezzo secolo trascorso sulle spalle di un uomo che aveva passato gli ultimi trent'anni della sua vita a conquistare terre e massacrare nemici, lo spirito gioviale ed infantile di Ruggero doveva essere ancora illogoro.
"Rileggimi la parte sulla Sicilia, Idris". La richiesta del sovrano fu categorica, ed Idris si precipitò sul manoscritto presente sulla sua scrivania, il cui inchiostro presentava ancora molte sbavature. Due o tre colpi di tosse non bastarono a nascondere il tono metallico di una voce fresca di sonno:

"بالتالى ان الجزيرة فى صقلية هى املاك القرن, فى وفرة الارصدة, والجمال; اول بلد الثالث فى مجال ملاءمة الطبيعة, تواتر الاعتبار المساكن, والاثار] )د كوت ديفواالمسافرين من جميع الاطراف: وا تجار فى المدن, فى المدن الكبرى, وهى جميعا على مبلغ ان تغرساهميتها الكبيرة, تتغاضى عن الرائعة التجميل, وهى تتكلم عن جهودها سعيدة الظروف, من مختلف جوانب القوة التى تحتكم الى لكم, سيدى, على ممتلكات اى بلد اخر ]الثالث[ ان صقلية يسمى نفسه"

"Diciam dunque che l’isola di Sicilia è la perla del secolo, per abbondanza e bellezza; il primo paese del mondo, per bontà di natura, frequenza di abitazioni e antichità d’incivilimento. Vengonvi i viaggiatori da tutte le parti: e i trafficanti delle città e delle metropoli, i quali tutti ad una voce la esaltano, attestano la sua grande importanza, lodano la sua splendida bellezza, parlano delle sue felici condizioni, degli svariati pregi che si accolgono in lei e dei beni d’ogni altro paese del mondo che la Sicilia attira a sé".

Il sovrano sembrava su di giri, ma non era ancora soddisfatto.
"Grandioso...arriva alla parte in cui parli di me!". Il vecchio re quasi saltellava dall'entusiasmo, lasciando sempre più sbigottito il pur smaliziato studioso moro.

"ر من الجزيرة, الملك يحوز روجيرو, سادسا, حسب البلدان بين باستثناء نقول ان, فى الوقت الذى كتابة, الامير او او المساكن الريفية . ."

"Diciamo dunque che, al tempo in cui scriviamo, il principe di cotesta isola, il re Ruggiero, vi possiede centrenta paesi tra cittadi e rocche; senza contar le massarie, né i casali, né le case rurali...".

"Perfecto...Hai poi scritto la parte su Palermo?".
L'arabo non deluse il suo mecenate: "Sì, o mio Sovrano...la descrizione di Balarm non vi deluderà!". Il timbro vocale, ormai disposto alla conversazione, acquistava sicurezza man mano che la descrizione proseguiva:

"بالتالى ان الجزيرة فى صقلية هى املاك القرن, فى وفرة الارصدة, والجمال; اول بلد الثالث فى مجال ملاءمة الطبيعة, تواتر الاعتبار المساكن, والاثار] )د كوت ديفواالمسافرين من جميع الاطراف: وا تجار فى المدن, فى المدن الكبرى, وهى جميعا على مبلغ ان تغرساهميتها الكبيرة, تتغاضى عن الرائعة التجميل, وهى تتكلم عن جهودها سعيدة الظروف, من مختلف جوانب القوة التى تحتكم الى لكم, سيدى, على ممتلكات اى بلد اخر ]الثالث[ ان صقلية يسمى نفسهبالتالى ان الجزيرة فى صقلية هى املاك القرن, فى وفرة الارصدة, والجمال; اول بلد الثالث فى مجال ملاءمة الطبيعة, تواتر الاعتبار المساكن, والاثار] )د كوت ديفواالمسافرين من جميع الاطراف: وا تجار فى المدن, فى المدن الكبرى, وهى جميعا على مبلغ ان تغرساهميتها الكبيرة, تتغاضى عن الرائعة التجميل, وهى تتكلم عن جهودها سعيدة الظروف, من مختلف جوانب القوة التى تحتكم الى لكم, سيدى, على ممتلكات اى بلد اخر ]الثالث[ ان صقلية يسمى نفسه"

"Prima nel novero Balarm, la bella e immensa città, il massimo e splendido soggiorno; la più vasta ed eccelsa metropoli del mondo; quella che a narrarne i vanti non si finirebbe quasi mai; la città ornata di tante eleganze; la sede dei re ne’ moderni e negli antichi tempi. Da lei moveano già alle imprese le armate e gli eserciti, a lei ritornavano, nella stessa guisa che oggidì. Giace in riva al mare nella parte occidentale dell’isola: circondanla grandi e alte montagne; contuttociò la sua spiaggia è lieta, aprica, ridente. Ha Palermo edifizii di tanta bellezza che i viaggiatori si mettono in cammino attirati dalla fama delle maraviglie che quivi offre l’architettura, lo squisito lavorìo, l’ornamento di tanti peregrini trovati dell’arte".

Il Re poggiò un braccio sulle spalle dell'arabo assonnato, congratulandosi:
"Idris, la tua penna è ineguagliabile in tutta la Trinacria, e la tua padronanza del luogo in cui vivi da pochi anni supera di gran lunga quella dei più vetusti abitanti di Palermo".
Al-Idrisi non è di certo uno stupido, e una visita così mattiniera di un sovrano oberato dal lavoro non poteva certo dipendere da un puerile capriccio o da un'improvvisa voglia di autostima. Dopo qualche secondo di ponderazione, il geografo trovò il coraggio di esporre i suoi dubbi:
"Maestà...non sarete venuto qui così presto per ascoltare i versi di un liber dedicato a Voi?".
Ruggero, prima di replicare, si guardò bene attorno, assicurandosi di essere solo.
"Sì, hai ragione, mio buon amico...Voglio che la tua penna resti al mio servizio, ancora a lungo...Voglio..."Ruggero, che finora aveva nascosto un braccio dietro la sua schiena, rivelò il suo segreto.
Poggiò con irruenza un sacchetto di iuta ricolmo di monete d'oro zecchino; qualcuna tintinnò fuori dal sacco, rotolando sullo scrittoio.
"...Voglio che tu mi narri di un'altra città. Di un'altra grande città".
Lo sguardo severo di Ruggero non avrebbe accettato facilmente dei rifiuti.
 
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