[Regno di Georgia] Successione

Mabelrode

Get a life
Nonostante fosse passato più di un anno dalla sua ultima visita alla tomba del fratello Davide deceduto in schiavitù nelle segrete di Tbilisi, il ricordo della propria ascesa al trono tormentava Re Giorgio III come un fantasma.
Ciò che allora gli sembrava così profondamente giusto da essere inevitabile, oggi si macchiava di vergogna e presunzione. Davide sarebbe davvero stato un cattivo sovrano per il Regno di Georgia se lui non lo avesse privato di questo titolo? Sarebbe davvero stato impossibile per suo fratello accettare la più alta delle responsabilità e guidare il popolo con saggezza come la sua primogenitura aveva sancito?
Gli anni passavano impietosi e il Re sapeva che presto Dio avrebbe giudicato quello che lui stesso definiva in cuor suo fratricidio ma non era questo pensiero a tormentarlo bensì la paura che Bagrat potesse seguirne le orme.
Bagrat assomigliava molto a proprio padre e non solo fisicamente, le qualità del ragazzo erano riconosciute in tutto il Regno e i suoi occhi brillavano della stessa intelligenza che illuminava quelli del Re quando era ancora un cadetto talentuoso ed esuberante, ben prima che le responsabilità li velassero di saggezza e stanchezza.
Re Giorgio III si rispecchiava nel suo giovane figlio ma in egli vedeva qualcosa che alla sua età non aveva ancora conosciuto, una forza che gli conferiva volontà e risolutezza, una fiamma alimentata dal passato recente della propria casata e che lo spingeva al contrasto con il fratello.
Bragat conosceva l'ambizione.


- Dio vuole che solo il primogenito dei Bagrationi sieda sul trono di Georgia, è un sacrilegio cambiare la volontà di Dio. -


Parole che gli furono rivolte da Davide il giorno in cui lo sconfisse e relegò in prigione, parole che avrebbe voluto ripetere al figlio ma che sarebbero state macchiate a tal punto dall'ipocrisia da divenire impronunciabili.
Si scoprì ad accarezzare la tomba del fratello e la sorpresa ne pietrificò la mano.


- E' stato davvero un sacrilegio? - si chiese - E' così che si sentiva nostro padre di fronte al conflitto tra i propri figli? -


Una voce ne interruppe i pensieri


- Padre, mi avete fatto chiamare? -


Un inusuale nervosismo accompagnava le parole di Bagrat, era stato convocato nel cimitero e ritrovare il Re di fronte a quella tomba rendeva chiaro quale sarebbe stato l'argomento della discussione. Sapeva che questo giorno sarebbe arrivato ed aspettò in silenzio il giudizio del padre.


- Bagrat, figlio mio, cosa ne pensi di tuo fratello Giorgio? Un giorno sarà il tuo Re. -


Bagrat aveva sempre considerato la concretezza di proprio padre come un dono, una preziosa qualità che lo elevava dall'ipocrisia dei giri di parole e che gli permetteva di ricevere e dare informazioni in maniera precisa ed efficacie. Per la prima volta sperimentò quanto potesse esser crudele il modo con cui il Re raggiungeva il cuore della conversazione.


- Il Principe Giorgio è un brav'uomo, le sue virtù morali sono indiscusse così come la sua volontà di fare il bene del nostro Regno. Ha fin da giovane dimostrato una invidiabile capacità amministrativa ma... -


Un lungo respiro sancì la fine di una premessa che suonava come una richiesta di perdono anticipata per quello che sarebbe seguito.


- .. ma non sarà mai un buon Re. Un buon Re è capace di infervorare gli animi dei soldati e la sua parola è considerata legge superiore a qualsiasi giudizio, un buon Re è in grado di rendere invincibile il proprio esercito guidandolo in battaglia, un buon Re è figlio e padre del popolo che alla luce di questo gli riconosce il diritto divino di guidarlo in tempi quantomai tenebrosi. -


Lo sguardo di Bagrat, fisso sulla tomba dello zio che non aveva mai conosciuto, si sollevò verso il viso del padre scorgendone il dolore.


- Il Principe Giorgio non è come voi Padre. Voi sapete che ho ragione. -




- Lo so... -
Le parole del Re fulminarono il giovane Bagrationi stravolgendone il viso in una sorpresa che mai aveva provato prima.


- ... Ma tuo fratello ha ciò che il mio non aveva, la volontà di diventare ciò di cui il nostro Regno ha bisogno e l'umiltà per capire che solo con il tuo aiuto potrà diventarlo.
Bagrat, il Regno di Giorgia ha bisogno del tuo talento quanto della stabilità che tuo fratello può portare nelle nostre terre ed è per questo che ti chiedo di accettare la richiesta di un vecchio:
Quando Dio mi accoglierà nel Regno dei Cieli, prendi il mio posto di Primo Generale alla guida dell'esercito di Tbilisi e lascia il trono a tuo fratello Giorgio. Lava il nome della tua casata dall'onta di cui io stesso l'ho macchiata, utilizza le tue doti per proteggere il Regno dagli oppressori che reclamano il possesso delle nostre terre e mostra al mondo il tuo valore militare e la tua saggezza.
Presto arriverà la guerra e il Regno non può permettersi una lotta di successione, questo in cuor tuo lo sai, ne sono certo.
Figlio mio, la tua ambizione può essere il più grande dei doni o il più terribile dei flagelli per il popolo di Georgia, affianca ad essa la lealtà nei confronti di tuo fratello e porterai prosperità al Regno che tanto ami. -


Bagrat sapeva che suo fratello avrebbe accettato senza remore la richiesta del padre, il Principe Giorgio amava il suo regno tanto da ammettere di non esser abile quanto Bagrat nell'arte militare e sarebbe stato felice di smorzare ogni risentimento concedendo al secondogenito la guida dell'esercito di Giorgia, orgoglio del Regno.


- Come desiderate Sire. -


La speranza illuminò il viso del Re.
 
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