Adamantio
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"Eroe.. Un essere che si pone su un piano intermedio tra l'uomo e la divinità"
.. A ben vedere la nascita del nostro eroe non ha nulla di speciale o prodigioso..
Anzi.
Nacque oramai 21 anni prima in un piccolo villaggio, uno dei tanti che costellano la grande isola che prende il nome di Sicilia, precisamente da uno dei villaggi alle pendici dell'Etna.
Casa di Efesto si dice.
Come poterlo negare con tutti quei pinnacoli di fuoco e fiamme?.. Cresciuto nella fucina del padre ed instradato all'arte della metallurgia.
Di bell'aspetto di certo, dai tratti greci, spalle larghe e braccia forti. Uno sguardo serio dagli occhi marroni, capelli corti corvini sul capo, mani forti le sue, salde nell'afferrare ció che deve lavorare.
Fabbro instancabile a cui piace il suo onesto lavoro.
Perché preferito di Efesto?..
Non di certo perché ogni sua creazione la doni alla divinità..
Vi é qualcosa di più che non é mai riuscito a spiegare. Quando il vulcano erutto e si prese coloro che conosceva, la sua vita fatta di affetti e duro lavoro egli non lo maledisse.
Chino il capo, raccolse le sue povere cose, le statuine di Efesto, sua moglie e viaggió con il suo saper fare per la Grecia, una diaspora la sua. Di villaggio in villaggio, senza mai perdere la speranza, senza mai tradire la sua Divinità. Prese servizio in vari regni, e passando di fucina in fucina affinó la sua innata arte di forgiatore, richiedeva solo due cose, addestramento militare con vitto e un offerta per Efesto.
Un degno esempio di fedeltà, ma nulla di più..
Perché dunque favorito?..
Successe tutto in una notte.
Forgió l'arma più superba della sua vita e ne.. Provó profonda vergogna.
Vergogna di essersi avvicinato con la sua arte a quella di un Dio. L'arma era per il Signore della Poleis, un arcade. L'eroe sapeva di essersi spinto troppo oltre e nego.. L'arma sarebbe stata concessa solo a Vulcano, o distrutta fra le fiamme dell'Etna. Un dinego che fece infuriare il greco, gli venne sottratta l'arma e fu condannato a morte.
Il patibolo non era che una semplice rupe dalla quale all'età di 19 anni sarebbe volato il nostro Antioco.
Doveva essere messo in catene ed invece.. Con uno stratagemma irreti la guardia e quella notte commesse il primo di svariati omicidi. Addestrato oramai a prendere ció che era proprio, penetró nell'acropoli della polis.. E li.. Li invece di usare la forza bruta per rispetto al luogo sacro decise di essere un ladro. Con il favore dell'oscurita e una enorme dose di fortuna, guidato dall'istinto sottrasse l'arma..
Ebbe pietà dell'uomo che dormiva a pochi passi dall'arma e scappo..
Scappo lontano e continuó la sua peregrinazione irretito dal possesso di quell'arma tanto superba. Aveva giurato di concederla ad Efesto o distruggerla.
Quanto tormento per un siffatto artefatto.
Lotto con sé stesso e i suoi tormenti per tre lunghi giorni. Fu al sorgere della luna nuova, in una notte buia che decise di essere leale, leale a se ed alla sua promessa. Lealtà che lo guido, lontano dalle città, fin nuovamente nelle viscere dell'Etna.
Ai mortali non é concesso il permesso di entrare, eppure lui, chiedendo lo ottenne. Ottenne molto di più. I suoi occhi scorsero la Divinità e per castità, egli li chiuse.
Eroe o meno, un mortale non potrebbe vedere un Dio. Sopratutto a lavoro. Non poté vederlo, ma le sue orecchie non poterono smettere di ascoltare la forgia, il rombo del martello, il tintinnio delle pizze e il ribollire caldo dell'acqua, l'odore acre di zolfo e il calore sulla sua pelle, mille volte più forte di quanto avesse mai provato.. Eppure non si brució.
Chiese non di accettare in dono l'arma, bensì di essere punito per la sua intraprendenza blasfema. Senti una risata roca, cavernosa.. E poi udì quelle parole che si scolpirono come piombo fuso nella sua mente.
"Prediletto, lascia l'arma, affinché io possa mirare cosa creino mani mortali.. Io ti concederó non solo la facoltà si andare via di qui.. Ti concederó anche la facoltà di tornare, ogni qual volta ti servirà. Veglieró su di te per far sì che ció accadda."
L'eroe si senti pervaso da una misteriosa forza ed una ancor più forte costanza nell'eseguire ció che gli era stato comandato.
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