[Regno dell'Asia] Discorso del nobile Megasthenes

Silen

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"Miei buoni signori, in realtà Macedoni e Persiani sono molto più simili di quanto non possiate immaginare".
A parlare è il nobile Megasthenes già ambasciatore presso Sandrokottos ed ora impegnato a coordinare l'attività di un gruppo di ricercatori e filosofi greco-macedoni. L'affermazione del nobile viene accolta con un certo scetticismo da parte della nobiltà macedone mentre i persiani , come spesso accade in simili circostanze, preferiscono mantenere un dignitoso riserbo.
La freddezza degli ascoltatori peraltro non sembra scoraggiare Megasthenes "Capisco la vostra incredulità ma...pensiamo anche solamente alle nostre credenze. Apparentemente l'Ahua Mazda dei Persiani e il dio Apollo dal quale Il Basileus Seleukos discende sembrano non avere nulla in comune, ma chi sia disposto a grattare oltre alle apparenze superficiali scoprirà che le analogie sono profonde mentre le differenze sono soltanto superficiali."
Megastene fa una pausa per lasciare agli interlocutori il tempo di riflettere sulle sue parole poi riprende a parlare con tono di profonda convinzione "La religione fondata dal filosofo Zarathushtra, seguita da molti dei nobili qui presenti, pone fra i suoi massimi valori la purezza. Purezza che è simboleggiata spiritualmente dalla luce. Vi sono alcuni che, stupidamente, credono che la religione persiana sia un barbaro rito di adorazione del fuoco. Niente di più lontano alla realtà, niente di più sciocco! Il grande fuoco che arde nei templi è in effetti un simbolo, miei signori, poichè cos'è il fuoco se non un apportatore di luce? Esprimendo la propria devozione davanti al fuoco dei templli il fedele non fa altro che invocare su di sè e sui propri intenti la purezza del suo dio esattamente come la luce del fuoco illumina la sua figura terrena."
Un mormorio eccitato percorre l'uditorio di Megasthenes..i persiani appaiono soncertati almeno quanto i macedoni dalla piega che il discorso del giovane Megasthenes ha preso. Ma egli ancora non ha terminato il suo discorso
"Riflettete mie buoni signori...siamo forse noi Macedoni adoratori del Sole? No! Il Sole è semplicemente l'emanazione terrena del Dio Apollo. E cos'è il Sole se non il più grande apportatore di luce? E non pensiamo noi che le azioni malvage, quelle che ripugnano l'animo umano, non nascano dalla tenebra? Non poniamo forse il Tartaro nelle oscure profondità del regno sotterraneo? Miei signori, io qui di fronte a voi affermo che l'unica vera differenza fra il nostro credo e quello dei nobili di Persia stà nei simboli: ma il principio motore, i valori nei quali entrambi crediamo, sono sostanzialmente gli stessi."
 

Rebaf

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Fantacalciaro
Le parole di Megasthenes muovono molto le acque tra gli ambienti culturali del Regno d'Asia. Se le parole tra la componente greco-macedone sortisce poco effetto, d'altronde sono già stati abituati da Alessandro Magno a sincretismi religiosi di varia natura, è invece tra i persiani, e in particolare tra i magi zoroastriani, a provocare una vera e propria "rivoluzione".

Bardiya, uno dei magi più influenti, appoggia totalmente la linea di Megasthenes e si presenta alla corte di Seleuco chiedendo che sia investito di una carica religiosa ufficiale in cambio della fedeltà del clero zoroastriano. Di contro, pero', Fraorte, un nobile persiano di Ecbatana critica fortemente la sua mossa e riesce a raccogliere attorno a sè un buon numero di persiani e magi che rifiutano totalmente l'analogia di Megasthenes considerandola al pari di una bestemmia. La lotta tra Bardiya e Fraorte ha ripercussioni anche sull'aristocrazia persiana nel resto dell'impero seleucide e una delegazione guidata da Fraorte stesso giunge da Seleuco chiedendo che Bardiya venga esiliato e che le tesi di Megastene vengano ritrattate.

Bardiya e Frarote appaiono come personaggi.
 

Silen

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Dopo aver ascoltato le richieste di entrambe le delegazioni ed aver preso il giusto tempo per valutare tutte le ragioni dell'una e dell'altra posizione il Basileus dell'Asia, Seleukos I Nikator concede al mago Bardiya la carica di Theocrates del Regno d'Asia ritenendo che egli rappresenti compiutamente le idee e la volontà della maggioranza dei soggetti del regno.

Il Basileus comunque si cura di rassicurare Fraorte e i suoi seguaci del fatto che il Regno non pretende di limitare la libertà di pensiero e di fede proprie dell'animo umano. La minoranza dei magi dissidenti avrà comunque pieno diritto di professare le proprie idee secondo le leggi del regno.
 
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