Tenendo il bastone appoggiato alla spalla l'elfa applaudì la propria avversaria.
«La ferrocinesi e la metallomanzia sono arti di tutto rispetto, Lakya.» era sincera in quel complimento, del resto sapeva bene che gli abitanti del remoto sud non avevano la stessa affinità magica degli elfi o, tantomeno, degli eldar; tuttavia la naga si era battuta bene e non si era lasciata scoraggiare dalla possibile imparità del duello. In verità l'aveva un attimo contraria l'uso così feroce di attacchi diretti, anziché mirati allo scudo, ma era comprensibile e totalmente innocuo, quindi non vi dette molto peso.
«Non datevi per vinta: se volete un consiglio provate a contrastare l'armonizzazione dei miei incantesimi.» roteò di nuovo il bastone, creando un gigantesco cerchio magico sospeso a mezz'aria, sopra la sua testa. All'interno del cerchio apparve un pentagramma alle cui estremità lampeggiavano simboli arcani scritti in alfabeto elfico; nonostante il significato potesse sfuggire a qualcuno che non parlava correttamente la lingua di Gallean, l'uso di quel circolo era lampante per chiunque praticasse le arti magiche.
«Vedete quei simboli? Sono la frequenza armonica dell'incantesimo che ho usato contro di voi prima.» girò il bastone tra le mani ed il pentacolo prese a vorticare, allargandosi sino quasi alla metà della distanza che separava le contendenti. «Questa è una rappresentazione pratica dell'armonia magica, più potente è l'incantesimo più veloce è l'alternarsi dei sigilli e complessa l'armonia.»
A quel punto le parve di aver parlato a sufficienza e, non volendo dar l'idea di star lì a perdere tempo o a tenere una lezione di magia non richiesta, si limitò a fare un cenno deciso con la testa, come a invitare la naga a prepararsi per il turno successivo. Il cerchio magico si divise in due gigantesche mezze lune che mutarono, poi, in colossali falci di mana acuminate.
«In guardia!» allargò le braccia di scatto e le falci si abbassarono immediatamente mirando a colpire i due lati dello scudo della naga, dall'alto in basso, in modo da non ferirla nel caso di una vittoria eccessivamente netta; aveva visto fin troppi scontri finire male e non era il caso di fare inutile sfoggio di potenza quando non necessario.