Il mondo rifluì lentamente nella testa di Rakharro, ogni freccia nel paglione trafiggeva il costato dei suoi sogni - dei miei vaneggiamenti da vecchio rimbambito, altroché - e restituiva alla realtà i sensi del vecchio cacciatore, ora calmo e concentrato come l'alligatore sotto il pelo dell'acqua.
ZAC
Il boato della folla tornò a circondarlo
ZAC
La sabbia dell'arena, la brezza d'estate, il calore del sole
ZAC
Il bersaglio innocuo e fermo innanzi a lui, a colori limpidi come dopo un temporale.
Tre centri.
- Tre dannati centri. Alla faccia dei draghi e dell'acqua salata, pare che questo cacciatore non sia ancora vecchio abbastanza -
Senza un suono, con compostezza, Rakharro tolse la corda di tendini dalla tacca dell'arco d'osso, e si voltò verso l'avversaria.
L'aveva vista scoccare, salda come una roccia, la punta della freccia danzare nell'aria alla ricerca del bersaglio.
Di un bersaglio mobile.
Si avvicinò alla ragazza a passi lenti, scoprendo il volto incappucciato. Il muso da vecchio dinosauro tagliato da quello che solo un Sauriano delle steppe avrebbe potuto definire un sorriso.
Parlò con tono schietto, come sempre. Le parole distorte dal bizzarro accento dei Sauriani, come sempre. Ma stavolta, con una stilla in più di calore. Forse orgoglio. Forse sincero interesse.
"Hai talento, giovane Spennata. Talento da vendere. Questo vecchio cacciatore oggi è stato fortunato, ma non è ai covoni di paglia che si tirano frecce, per campare, io lo so e lo sai tu. Sei una cacciatrice, e si vede. Di cosa non lo voglio sapere.
Continua a tenere un'arco a quella maniera, e farai strada.
Puntalo al futuro, che quella è una preda che per questo vecchio corre troppo forte.
Tahn-num Zorakh, hon ta nur Tangereh tsaj.
Punta il tuo arco al cielo, e fallo sanguinare"
Rakharro aveva appena pronunciato più parole ora che nell'ultimo mese.
Senz'altro indugio, si avviò verso le porte dell'arena, il mantello di penne di Roc appena sollevato dalla sabbia.