Quando Amithis fece il suo ingresso nell'arena, in groppa al suo Urutops, fu accolta da incredulità e stupore. In molti, tra il pubblico, vedevano per la prima volta le cavalcature dei Sauriani, bestie da soma originarie delle steppe dell'Est e così singolari per gli occidentali.
L'Urutops era coperto da una gualdrappa blu, decorata d'argento e rosso, colori che richiamavano le pitture di guerra sul collare dell'animale.
Amithis per contrasto vestiva un'armatura di un grigio opaco e grezzo, non di ferro ma di un cuoio così scaglioso e spesso da sostituirlo egregiamente, un pennacchio blu sull'elmo la sola concessione al colore.
Nella mano la Sauriana reggeva una lancia da torneo non dissimile da quelle dei concorrenti umani, invece di una delle alabarde da sella normalmente in dotazione alla cavalleria Rahonavide.
Al bordo del campo di gara, le sue commilitone più giovani commentavano l'entrata in scena:
"L'armatura che ha indosso sembra fatta di granito. Che sia per simboleggiare il fatto che è una vecchia fossile?"
"Dicono che sia un souvenir della Guerra dei Troll, fatta con la pelle di uno degli avversari. Qualcuno pensa sia invulnerabile, altri che porti una sfortuna tremenda."
"E quella lancia? Le nostre non gli andavano bene?"
"E' da anni che è appassionata di strategia umana, probabilmente da quando i Sylvaniani hanno salvato la coda a lei e alle sue truppe, nel Trollmere. Ha fatto pratica con le armi degli Ustuzou da allora"
"In effetti non è che abbia avuto grandi occasioni di far pratica al fronte..."
Giunta alla posizione di partenza Amithis levò l'elmo per osservare meglio l'avversario, gli occhi di un giallo penetrante contro le penne quasi nere, e levò l'arma in segno di saluto, prima al palco delle autorità e poi all'indirizzo dell'avversario. L'Urutops levò un profondo bramito, seguito da uno schiocco del becco affilato come una scure.
Il cavallo e l'uomo all'altra estremità del campo sembravano piccoli, fragili al confronto.