Tiro si stava preparando per la sua declarazione poetica, decisamente fuori dai canoni classici. Certo, in quanto sacerdote di parole ne conosceva, ed anche di rime, ma l'obiettivo era affossare l'altro... Tiro andò a chiedere aiuto alla persona più intelligente che conosceva, Oratio Sophos.
"Oratio, come..."
"Allora ascolta. So che sembra dura, ma se dici 'puttane adirate' per 24 volte di fila sembra quasi melodioso, ti inizia ad entrare nella testa e puoi farci ben poco. Resta lì, non si schioda, capi- Oh, Tiro? Dove sei?" Si domandò Oratio, non vedendo più in giro il suo collega.
Tiro si presentò timoroso sul palco, con una lunga tunica bianca che arrivava fino a terra e la schiena curva, appoggiato al suo bastone.
Ascoltò le parole del sovrano, annuendo a ritmo mentre lo sentiva recitare quei versi: ci sapeva indubbiamente fare!
Ma Tiro non si diede per vinto, doveva dimostrare il suo valore.
Appena Demophilos finì, lui si tolse la veste che gli copriva il corpo, mostrando a tutti un corpo tenuto relativamente bene per l'età, con tanto di mutandoni ed una collana dorata recante il simbolo di una tartaruga, collegato ad Hermes.
"Crono non mi spaventa,
Il sommo Hermes mi accontenta:
Volando oltre il destino,
Segneremo il tuo declino.
Ma comunque hai una grande dote,
Sei un sovrano che ammiro,
Ma pur da umile sacerdote
Almeno io non me la Tiro."