PELLEGRINAGGIO NELLE TERRE SACRE
Di Al-Mustanjid
Diario di viaggio dell’erede al Califfato Abbaside, in pellegrinaggio verso la Città Santa di Makkah per il compimento dello Hajj.
1 – La partenza
Era l’alba, oggi, mentre le dita di Samira passavano tra i miei capelli e lei mi sussurrava
“Svegliati, mio principe. Questo è il giorno in cui inizia il tuo viaggio.”
Ho aperto gli occhi più lentamente possibile, come per tenere stretti gli ultimi istanti di accidia della mia vita. Ho visto gli occhi verdi di mia moglie, i suoi capelli che si confondevano coi miei. L’ho guardata, svegliandomi al fresco della mattina. L’ho posseduta, nonostante il suo formale divieto, perché ho pensato che sarebbero passati mesi prima di poter giacere ancora con lei, e perché non mi sarà assolutamente possibile prendere una donna durante questo viaggio; ne va del mio destino, come ripete sempre il vecchio. [il venerabile Califfo Al-Muqtafi, ndr.]
Ho dato un’occhiata alla città, dalla finestra, e ho pensato: “Baghdad. Diamine! Spero di rivederti presto, o Splendente, e spero che un giorno la tua Luce possa essere io stesso, se così sarà gradito ad Allah Al-Mâlik!” Poi, quasi sorpreso da questo pensiero, ho avuto un innato desiderio di scriverlo, di appuntarlo per non dimenticarlo mai. Questo è stato il primo impulso a scrivere i miei pensieri intorno a questo viaggio, che tutti dicono influenzerà tanto il mio destino. Io ne sono persuaso, ma non ancora sicuro.
“Al-Mustanjid, ragazzo mio! Hai quasi 30 anni, necessiti ancora che qualcuno ti mostri come vestirti?”
La voce di mia madre, la nobilissima Hanifa, mi ha scosso da quei pensieri gloriosi, mostrandomi quelli che, da oggi a parecchi mesi, saranno i miei abiti: l’izar e il rida, i due tranci di stoffa grezza, bianca e pura, che come è scritto non potranno essere sostituiti, mai, da più comode vesti, di seta, magari fatte ad Hahmar, o in Media. Niente di tutto questo. Solo rigore spirituale, e ricerca di purificazione e catarsi totale di fronte a Dio. A dire il vero, mentre la giovane serva mi cingeva i fianchi con l’izar, un ultimo tumulto ha scosso i miei lombi, così desiderosi, sempre, di una lauta soddisfazione. Così la piccola ha baciato a lungo il mio venerabile usignolo, mentre mia moglie, la fedele Samira, scuoteva il capo attraverso lo specchio della sala da bagno. Una scena poco edificante, in effetti, che riporto su questa pagina solo per un bonario sentimento di nostalgia, adesso che sono alla penombra del mio alloggio, nel silenzio della contemplazione, mentre i soldati della mia scorta, qua fuori, latrano a bassa voce, ignari di recarmi comunque disturbo, inconsapevoli del mio udito eccezionale. Ma non è questa una sorpresa, per me: nessuno, forse, è a conoscenza della mia speciale facoltà. E’ che tutti mi sottovalutano, generalmente, nessuno ha ancora scorto in me le reali qualità del mio sangue. Ma io so che esse devono solo essere svegliate, e sono sicuro che questo viaggio mi sarà di aiuto.
Ciò che effettivamente temo di più, per la salvezza della mia anima destinata a un sì arduo compito, è la nefasta, peccaminosa, tremenda piaga della zinā [lussuria] che stasera, come stamattina mentre indossavo le sacre vesti del pellegrino, mi ha avvampato ancora una volta, fino a farmi manipolare, nel pensiero di Halima, il mio usignolo imperatore, appena prima di mettermi a scrivere il resoconto di questa prima giornata.
Sono, per questo motivo, piuttosto preoccupato: non posso avvicinarmi alla sacra città di Makkah al-Mukarrama, e intonare il niyya, se non ho prima annullato queste mie oziose pulsioni da adolescente. Ho chiesto aiuto a mio padre: dall’alto della sua saggezza, Al-Muqtafi mi ha consegnato un libro, che mi sarà utile conforto e insegnamento durante questi tribolati mesi di pellegrinaggio. Accanto a me, sul mio scrittoio, sta l’opera al-Qawl fī shawkat al-farj (Esposizione sul desiderio dell'atto sessuale) del saggio Al-Ghazālī. Consegnandomelo, il Califfo mi ha detto:
“Questo libro contiene molti utili ragionamenti e insegnamenti, seppure l’uomo che l’ha scritto non ha sempre dimostrato la sua Fede nel modo corretto. Così tu dovrai leggerlo, imparare da lui, e poi dovrai tuttavia essere capace di discernere i suoi errori, i suoi passaggi a vuoto. Nello stesso modo, un giorno, sarai chiamato a completare, migliorare e personalizzare la mia opera, rendendola tua, per poter essere il Giusto Khalifa di Baghdad la Splendente.”
Così adesso è notte. La mia città è già lontana, e io mi trovo in un villaggio ai confini della Mesopotamia. Nella notte, davanti a me, già sento gli aromi delle spezie, e i profumi delle strade della Selucia, mia prossima terra di passaggio. Sarò pellegrino nel mio grande Paese, visiterò in meditazione i villaggi e le moschee, mi purificherò giornalmente ai lavacri. Non giacerò con nessuna donna, e neppure con alcuno schiavo o schiava, e rinnegherò la masturbazione come atto indegno di un futuro Califfo. E studierò, pregherò e mi purificherò. Attraverso la concentrazione, la sottomissione ad Allah ar-Rahman e la totale abnegazione alla sua Volontà.
Adesso mi do alla lettura di Al-Ghazālī, nella speranza che mi consegni ad un dolce sonno, da cui possibilmente far nascere un sogno di gloria. Domani il sole mi mostrerà la Selucia, e poi ancora più a sud, fino alle radici della Fede islamica.
Fino a incontrare il mio destino.
Di Al-Mustanjid
Diario di viaggio dell’erede al Califfato Abbaside, in pellegrinaggio verso la Città Santa di Makkah per il compimento dello Hajj.
1 – La partenza
Era l’alba, oggi, mentre le dita di Samira passavano tra i miei capelli e lei mi sussurrava
“Svegliati, mio principe. Questo è il giorno in cui inizia il tuo viaggio.”
Ho aperto gli occhi più lentamente possibile, come per tenere stretti gli ultimi istanti di accidia della mia vita. Ho visto gli occhi verdi di mia moglie, i suoi capelli che si confondevano coi miei. L’ho guardata, svegliandomi al fresco della mattina. L’ho posseduta, nonostante il suo formale divieto, perché ho pensato che sarebbero passati mesi prima di poter giacere ancora con lei, e perché non mi sarà assolutamente possibile prendere una donna durante questo viaggio; ne va del mio destino, come ripete sempre il vecchio. [il venerabile Califfo Al-Muqtafi, ndr.]
Ho dato un’occhiata alla città, dalla finestra, e ho pensato: “Baghdad. Diamine! Spero di rivederti presto, o Splendente, e spero che un giorno la tua Luce possa essere io stesso, se così sarà gradito ad Allah Al-Mâlik!” Poi, quasi sorpreso da questo pensiero, ho avuto un innato desiderio di scriverlo, di appuntarlo per non dimenticarlo mai. Questo è stato il primo impulso a scrivere i miei pensieri intorno a questo viaggio, che tutti dicono influenzerà tanto il mio destino. Io ne sono persuaso, ma non ancora sicuro.
“Al-Mustanjid, ragazzo mio! Hai quasi 30 anni, necessiti ancora che qualcuno ti mostri come vestirti?”
La voce di mia madre, la nobilissima Hanifa, mi ha scosso da quei pensieri gloriosi, mostrandomi quelli che, da oggi a parecchi mesi, saranno i miei abiti: l’izar e il rida, i due tranci di stoffa grezza, bianca e pura, che come è scritto non potranno essere sostituiti, mai, da più comode vesti, di seta, magari fatte ad Hahmar, o in Media. Niente di tutto questo. Solo rigore spirituale, e ricerca di purificazione e catarsi totale di fronte a Dio. A dire il vero, mentre la giovane serva mi cingeva i fianchi con l’izar, un ultimo tumulto ha scosso i miei lombi, così desiderosi, sempre, di una lauta soddisfazione. Così la piccola ha baciato a lungo il mio venerabile usignolo, mentre mia moglie, la fedele Samira, scuoteva il capo attraverso lo specchio della sala da bagno. Una scena poco edificante, in effetti, che riporto su questa pagina solo per un bonario sentimento di nostalgia, adesso che sono alla penombra del mio alloggio, nel silenzio della contemplazione, mentre i soldati della mia scorta, qua fuori, latrano a bassa voce, ignari di recarmi comunque disturbo, inconsapevoli del mio udito eccezionale. Ma non è questa una sorpresa, per me: nessuno, forse, è a conoscenza della mia speciale facoltà. E’ che tutti mi sottovalutano, generalmente, nessuno ha ancora scorto in me le reali qualità del mio sangue. Ma io so che esse devono solo essere svegliate, e sono sicuro che questo viaggio mi sarà di aiuto.
Ciò che effettivamente temo di più, per la salvezza della mia anima destinata a un sì arduo compito, è la nefasta, peccaminosa, tremenda piaga della zinā [lussuria] che stasera, come stamattina mentre indossavo le sacre vesti del pellegrino, mi ha avvampato ancora una volta, fino a farmi manipolare, nel pensiero di Halima, il mio usignolo imperatore, appena prima di mettermi a scrivere il resoconto di questa prima giornata.
Sono, per questo motivo, piuttosto preoccupato: non posso avvicinarmi alla sacra città di Makkah al-Mukarrama, e intonare il niyya, se non ho prima annullato queste mie oziose pulsioni da adolescente. Ho chiesto aiuto a mio padre: dall’alto della sua saggezza, Al-Muqtafi mi ha consegnato un libro, che mi sarà utile conforto e insegnamento durante questi tribolati mesi di pellegrinaggio. Accanto a me, sul mio scrittoio, sta l’opera al-Qawl fī shawkat al-farj (Esposizione sul desiderio dell'atto sessuale) del saggio Al-Ghazālī. Consegnandomelo, il Califfo mi ha detto:
“Questo libro contiene molti utili ragionamenti e insegnamenti, seppure l’uomo che l’ha scritto non ha sempre dimostrato la sua Fede nel modo corretto. Così tu dovrai leggerlo, imparare da lui, e poi dovrai tuttavia essere capace di discernere i suoi errori, i suoi passaggi a vuoto. Nello stesso modo, un giorno, sarai chiamato a completare, migliorare e personalizzare la mia opera, rendendola tua, per poter essere il Giusto Khalifa di Baghdad la Splendente.”
Così adesso è notte. La mia città è già lontana, e io mi trovo in un villaggio ai confini della Mesopotamia. Nella notte, davanti a me, già sento gli aromi delle spezie, e i profumi delle strade della Selucia, mia prossima terra di passaggio. Sarò pellegrino nel mio grande Paese, visiterò in meditazione i villaggi e le moschee, mi purificherò giornalmente ai lavacri. Non giacerò con nessuna donna, e neppure con alcuno schiavo o schiava, e rinnegherò la masturbazione come atto indegno di un futuro Califfo. E studierò, pregherò e mi purificherò. Attraverso la concentrazione, la sottomissione ad Allah ar-Rahman e la totale abnegazione alla sua Volontà.
Adesso mi do alla lettura di Al-Ghazālī, nella speranza che mi consegni ad un dolce sonno, da cui possibilmente far nascere un sogno di gloria. Domani il sole mi mostrerà la Selucia, e poi ancora più a sud, fino alle radici della Fede islamica.
Fino a incontrare il mio destino.