Elpenore, dopo aver soddisfatto il suo palato al banchetto dei felafel, si mosse per prepararsi all'imminente incontro. Come da tradizione si cosparse di olio d'oliva che solitamente serviva a prevenire le scottature date dal sole estivo di mezzogiorno sotto il quale si combatteva e per cautelarsi dalle abrasioni che il combattimento poteva provocare. Elpenore lo utilizzava soprattuto per il secondo motivo, dato che il sole cocente sulla testa gli dava solo un'altra motivazione per combattere e vincere. Infatti lo stesso Apollo avrebbe fatto da spettatore in una posizione privileggiata allo scontro.
Arrivò il momento della gara e Elpenore uscì dagli spogliatoi di gran carriera. La pressione si faceva sentire, il pubblico si faceva sentire, così come la presenza di Apollo sulla sua testa. Arrivato vicino al terreno di gara si inginocchiò e alzando la testa recitò una breve preghiera ad Apollo.
Adesso era di fronte all'avversario. Lo guardò intensamente negli occhi cercando capire le sue intenzioni.
"Io sono Elpenore, prescelto di Apollo"
Disse indicando il sole
"Spero di poter offrire al mio dio e ad Olimpia tutta uno spettacolo degno di questo nome e sono sicuro che potrai aiutarmi nell'impresa, cugino!"
Il combattimento cominciò. Elpenore iniziò ad utilizzare la sua grande agilità per girare attorno all'avversario cercando di disorientarlo. Aspettava il momento giusto in cui Antioco avrebbe attaccato per sbilanciarlo, farlo cadere e bloccarlo.