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Da "nuovedizioni"
Nannetti Oreste Fernando nato a Roma nel 1927, morì a Volterra nel 1994. Gran parte della sua esistenza, dopo una difficile infanzia, la passò in vari Ospedali Psichiatrici, ma la sua delirante fantasia si fece opera quando iniziò nel padiglione Ferri (sezione criminale) del manicomio di Volterra a graffiare i muri giorno dopo giorno per nove anni con la fibbietta del gilet della divisa dei matti reclusi. In questi graffiti racconta la sua storia, intrecciando ricordi scritti e disegni, allucinazioni tecnologiche e deliranti contatti con alieni. Per tutto il perimetro del padiglione (180 metri) e per un'altezza di circa due metri N.O.F.4, come lui stesso si nominava (ma anche NANOF o semplicemente NOF), eseguì un graffito articolato in spazi delimitati a mo' di pagine di libro. Lui stesso, che disegnava e scriveva anche su carta, ma di tutto questo materiale non esiste più nulla se non qualche fotocopia, si definiva un ingegnere astronautico minerario e anche colonnello astrale, in possesso di facoltà mentali per noi impensabili. Narrava di essere in contatto telepatico con popoli alieni e raccontava le conquiste di stati immaginari, parlava di voli spaziali, di armi tecnologicamente avanzate, di personaggi fantastici che descriveva usando termini come spinacei, alti e col naso a Y. Narrava di misteriose combinazioni alchemiche, delle magiche proprietà dei metalli, disegnava tralicci ed antenne, dischi volanti, ma anche case, palazzi, fiori, carabinieri in alta uniforme, aerei, elicotteri, robot, ecc... Incise anche una balaustra in cemento di un centinaio di metri, spessa 20 cm., ma di quest'opera restano solo alcune fotografie. Il tempo sta consumando quel che resta dei graffiti di NOF4 e li corrode, come tutta la costruzione in completo abbandono. I matti senza parenti venivano sepolti nel cimitero nascosto, senza nome sulla tomba, e tutti i miseri averi bruciati, come tutti i documenti a loro intestati. Come a volerli eliminare anche dalla memoria, crudeltà di un sistema oscuro ed antiquato. Ma Nannetti Oreste Fernando da Roma ha trovato il modo di rimanere nella memoria anche dei posteri, con quella monumentale opera incisa a fatica sui muri del Padiglione Ferri del Manicomio Criminale di Volterra.
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Nannetti Oreste Fernando nato a Roma nel 1927, morì a Volterra nel 1994. Gran parte della sua esistenza, dopo una difficile infanzia, la passò in vari Ospedali Psichiatrici, ma la sua delirante fantasia si fece opera quando iniziò nel padiglione Ferri (sezione criminale) del manicomio di Volterra a graffiare i muri giorno dopo giorno per nove anni con la fibbietta del gilet della divisa dei matti reclusi. In questi graffiti racconta la sua storia, intrecciando ricordi scritti e disegni, allucinazioni tecnologiche e deliranti contatti con alieni. Per tutto il perimetro del padiglione (180 metri) e per un'altezza di circa due metri N.O.F.4, come lui stesso si nominava (ma anche NANOF o semplicemente NOF), eseguì un graffito articolato in spazi delimitati a mo' di pagine di libro. Lui stesso, che disegnava e scriveva anche su carta, ma di tutto questo materiale non esiste più nulla se non qualche fotocopia, si definiva un ingegnere astronautico minerario e anche colonnello astrale, in possesso di facoltà mentali per noi impensabili. Narrava di essere in contatto telepatico con popoli alieni e raccontava le conquiste di stati immaginari, parlava di voli spaziali, di armi tecnologicamente avanzate, di personaggi fantastici che descriveva usando termini come spinacei, alti e col naso a Y. Narrava di misteriose combinazioni alchemiche, delle magiche proprietà dei metalli, disegnava tralicci ed antenne, dischi volanti, ma anche case, palazzi, fiori, carabinieri in alta uniforme, aerei, elicotteri, robot, ecc... Incise anche una balaustra in cemento di un centinaio di metri, spessa 20 cm., ma di quest'opera restano solo alcune fotografie. Il tempo sta consumando quel che resta dei graffiti di NOF4 e li corrode, come tutta la costruzione in completo abbandono. I matti senza parenti venivano sepolti nel cimitero nascosto, senza nome sulla tomba, e tutti i miseri averi bruciati, come tutti i documenti a loro intestati. Come a volerli eliminare anche dalla memoria, crudeltà di un sistema oscuro ed antiquato. Ma Nannetti Oreste Fernando da Roma ha trovato il modo di rimanere nella memoria anche dei posteri, con quella monumentale opera incisa a fatica sui muri del Padiglione Ferri del Manicomio Criminale di Volterra.
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