GDR L'Eversione, un racconto di centosessantatré giorni

Dyolance

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Nell'approcciarsi ai Wyrm, ad una generale trattazione sulle loro usanze, sulle loro caratteristiche e sulla loro "cultura" (per quanto, per quest'ultima, sarebbe più giusto parlare di lasciti), è utile raccontare le cronache più recenti del Margraviato di Wallonia e della sua capitale, Laubacum.

Un angolo di mondo definibile pacifico, la Wallonia, per quanto non idilliaco, bucolico o paradisiaco: un onestissimo dominio governato saggiamente e oculatamente dal suo Margravio, ultimo di una lunga e degna stirpe di regnanti che raramente si sono interessati alla complicata e difficile Gran Politica interna all'Impero, preferendo amministrare il proprio seggio con tutte le proprie attenzioni. Da sempre i cittadini di Wallonia conoscono la dedizione con cui i loro signori gestiscono le loro vite e il fatto che raramente nelle tavole dei walloniani manchino di che vivere è sia testimonianza del buon lavoro svolto che simbolo della riconoscenza anche dei più umili verso chi sta alla vetta. La pace ha regnato su Wallonia per secoli e Lubacum, luogo dove si dice sia stato ucciso l'ultimo drago rimasto ad opporsi all'Impero, ha prosperato di conseguenza.

Il piccolo Timmy, terzo figlio e ultimogenito di Jo e Darlah, primo giorno
Pioveva e tuonava fuori dalle finestre e le strade non potevano che diventare fanghiglia. Nella stanza del piccolo bambino però non era il rombo profondo e cavernoso il protagonista bensì il cuore impazzito nel cuore dell'infante ed il suo veloce ansimare tra le lenzuola. I suoi occhi erano sgranati come se cercassero il buio: qualche ora prima si era addormentato a fatica per paura di essere abbandonato ad esso, ora invece lo cercava, lo anelava, lo abbracciava come se fosse la sua stessa madre. Il suo era un tremolio di puro terrore. Oltre il terrore. Dalla fronte febbricitante scendevano copiose le gocce di sudore.
"Caro, che succede?" - chiese la madre spaventata, accompagnata nello sgomento trattenuto sulla porta dal padre.
La luce che inondò lo stanzino buio non infastidì lo sguardo vacuo del piccolo Timmy. Egli continuò a tremare e a farfugliare.
"Il buco il buco i mostri dal buco e verranno e verranno e dal buco verranno e saliranno e mi mangeranno mi mangeranno lo so lui me l'ha detto lo so il buco il buco il buco!"
Dondolava e dondolava su se stesso come un matto, stingendosi serratamente il braccio sinistro. Complice l'oscurità della camera, fu solo allora che i genitori notarono due cose: Guccia, il gigantesco cane pastore tanto affezionato al piccolo Timmy con il musetto sporto di sangue per aver leccato e cercato d'alleviare il dolore al suo padroncino, e il fatto che il loro ultimogenito avesse un braccio mozzato di netto.

Colein, un vecchio cacciatore di poco conto, ottavo giorno
"Povera creatura" - disse Colein dondolando sulla sedia in bilico. Dalle piogge torrenziali si era passati in poco tempo ad un sole totale e ad un caldo torrido, umidiccio e appicicaticcio. Tutta la combrega dei buoni a nulla troppo vecchi per tirare di piccone o impegnarsi in una professione fissavano assieme a lui il piccolo Timmy, il quale se ne stava all'ombra del porticato di casa sua su di una sedia anonima, solo e con lo sguardo perso tra i fili d'erba. A volte si portava la mano a toccarsi il moncherino o addirittura a cercare il braccio perso come se fosse convinto che fosse ancora lì; quando succedeva era dolorante e ciò non faceva che acuire la profonda tristezza che colpiva tutti quei vecchi buoni a nulla fino a qualche giorno prima convinti di non poter essere più sorpresi dalla vita.
"Lo dicevo io, dovevano ammazzare quel cagnaccio già qualche anno fa, quando ha morso Marie Leiu. Sono bravi da giovani, ma in età avanzata s'inacidiscono e diventano cattivi. Basta pestargli la coda e questi t'abbaiano, ti ringhiano, ti mordono."
"Bisognerebbe ammazzare tutto ciò che è vecchio, quindi, prima che diventi acido e morda anche i propri cari più cari?"
"Maledetto diavolo. Colein lo sai che non mi piace quando guardi qualcuno così, specialmente quando quel qualcuno sono io. E comunque non intendevo questo."
Il vecchio Colein era appunto ora vecchio e svogliato, ma ai suoi tempi era stato un giovane virgulto e un cacciatore fenomenale. Conservava da quei tempi la tagliente ma nobile onestà del cervo e lo sguardo affamato del lupo. Non aveva molti amici, e anche Lawrence, con cui stava parlando ora, non si poteva definire tale.
"L'importante, dico io, è stroncare di netto la bestia quando il tempo è debito. Forse Jo non l'ha fatto a tempo debito, ma non ha peccato d'esitazione e ciò è buono."
Come contraddire un'ovvietà d'altronde: Jo, il padre di Timmy, aveva fatto sedere Guccia davanti al suo steccato e le aveva spaccato in due il cranio con un secco colpo d'ascia, davanti all'intera pubblica piazza. Nessuno osò contraddirlo, considerando che il cane poteva essere l'unico colpevole. A nulla servirono le negazioni del piccolo Timmy e la sua difesa per il caro animale, il tutto dismesso come i discorsi di un bambino ovviamente sotto shock.
"Se il Margravio usasse la stessa decisione per i banditi che stanno scorrazzando di questi tempi per le strade avremmo molti meno problemi. Invece no, si brucia qualche incenso e si pensa che tutto vada bene."

estratto misto dai diari e dai report stilati dal Capitano Dominique Bàsame del Sedicesimo Imperiali, trentatresimo giorno
La situazione rimane inspiegabile e per di più grave: molti mercanti lamentano la sparizione di carri, cavalli e addirittura a volte braccianti. Alcuni casi sono più ecclatanti: uno tagliapietre che viaggiava da Silquill alla capiale ha trovato la propria moglie sventrata dalla vagina alla gola e con le interiora completamente assenti. La sparizione è durata solo qualche secondo: il tagliapietre ha parlato di un qualcosa che si è mosso a gran velocità e di una volatilizzazione della moglie, trovata poi subito dopo tra le felci lì vicino. Sono stato io stesso sul posto e lì attorno non c'era una traccia d'animale. In molti sono convinti sia stato lui stesso a compiere l'atto, ma l'uomo è troppo sconvolto per essere il vero responsabile: non è stato lui, gli credo.
Stanno cominciando a sparire intere carovane: da che abbiamo cominiciato a segnalare ogni entrata e uscita dalle città maggiori su ordine del Margravio ammontano già a tre i ritrovamenti di carri lasciati a se stessi in mezzo alla strada e appartenenti a mercanti palesemente spariti nel nulla. Lo scambio interno così come quello esterno rischia d'arrivare ad un completo arresto, dobbiamo risolvere questa situazione al più presto. È ormai opinione condivisa dai militari che non si tratti d'attacchi d'animali o di un singolo, quanto piuttosto vi sia un'impronta magica e di un'organizzazione su larga scala. Solo così è spiegabile la rete diffusa su tutto il territorio di questi sviluppi atroci.

???, in un giorno imprecisato
"Ho voglia di MarzaPANEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE portatemi del MARZAAAAAAAAAAAAAAAAApane"

Qualche giorno dopo dal piccolo villaggio di Dalìs, poco fuori Laubacum, sei infanti d'età compresa tra 0 e 3 anni sparirono dalle loro culle e dai loro letti, senza lasciare traccia. Quella volta non vi erano cani da incolpare nelle immediate vicinanze.

Miriam, seconda figlia di Jo e Darlah, cinquantesimo giorno
Da quando Timmy aveva sorriso, la prima volta tra l'altro da quando era stato mutilato da Guccia, Miriam aveva cominciato a stargli lontano come se avesse la peste. Solo lei l'aveva visto e perciò nessun altro sapeva che fosse tornato a sorridere. Forse era meglio così però: nessuno vuole vedere un bambino, il proprio figlio o il proprio fratello che sorride mentre sta chino ad addentare e ad assaporare con gusto la coscia di un gatto randagio mentre tiene la belva ancora viva a terra con l'unico braccio sano.
Miriam, che ancora era piccola, circa sette anni, nel buio della sua camera non aveva più paura di trovare i mostri o Guccia. Adesso aveva paura che ci fossero gli occhi iniettati di feroce passione omicida del suo dolce fratellino a fissarla nell'oscurità più assoluta. Qualche sera dopo, effettivamente, sarebbe stato così.

Cinquantesimo giorno e successivi
In una sessione di caccia durante il cinquantacinquesimo giorno sparisce anche il Margravio di Wallonia. Il corpo è volatilizzato nel nulla, le ricerche continueranno nelle settimane successive ma non avranno alcun riscontro o risultato. Il fardello passa al suo primogenito di tredici anni: viene stabilita una reggenza in attesa della maggiore età del nuovo Margravio. Spiccano nel consiglio reale così stabilito la seconda moglie del precedente Margravio, solo madre adottiva del ragazzo, nonché lo zio dell'attuale regnante, fratello del suo defunto padre.
Questo regno dura poco: all'alba del cinquantottesimo giorno viene trovato soffocato nel suo letto con uno sguardo vacuo e di assoluto terrore. Viene montata un'indagine sbrigativa e un processo sommario e viene incolpata la madre adottiva del ragazzo, colpevole di favoreggiare l'ascesa al trono di uno dei suoi tre figli, successivi ovviamente in linea di successione. Lo scettro passa quindi al secondogenito del Margravio, di anni nove. Il Consiglio di reggenza viene mantenuto con lo zio dei ragazzi saldo al suo comando.

Un cacciatore walloniano da sempre non particolarmente praticante, il quale non sa né leggere né scrivere e il cui nome non è importante, ottantunesimo giorno
"VIDI IN QUEL LUOGO TRA DIFFICILI CORRENTI SCIMMIE DI TERRA MESCHINE E ASSASSINI, E CHI SEDUCE DI UN ALTRO LA MOGLIE. Lì IL PADRE SUCCHIA I CORPI DEI MORTI, I SUOI FIGLI STRAZIANO I SENZA SCAGLIE.
E VIENE DI TENEBRA COLUI CHE STRISCIA, SERPE SCINTILLANTE, VIN EKKER DASH KUR. TRA LE SUE MOLTE ALI SULLA PIANURA VOLA, PORTANDO I MORTI. IL BUCO! IL BUCO! IL BUCO NELLA TERRA! MA ORA LEI SI INABISSA."


Quella notte, la tomba di Miriam venne scoperchiata e trafugata. Era sparita di notte e ritrovata la mattina: la sua testa venti metri nella foresta, tutte e venti le dita a trenta, le braccia a quaranta, il corpo a cinquanta e le gambe a sessanta. Abbandonata alla terra in un sacco e non in una bara perché il becchino non sapeva proprio come mettere in ordine i vari pezzi nel legno (e se anche lo avesse saputo non ne avrebbe avuto il fegato), restava di lei soltanto un buco vuoto e una lapide.
Timmy sorrideva senza farsi vedere da nessuno.

La notte immediatamente successiva, il cacciatore walloniano che improvvisamente pareva aver trovato dio, che improvvisamente sapeva leggere, scrivere e parlare con acuta eloquenza anche se fanatica e febbricitante, ma il cui nome comunque continuava a non essere importante mangiò il suo primo infante. Non sarebbe stato più lo stesso da quel giorno perché una volta che si provava quell'ebbrezza, sublimata sublimemente nel rumore delle ossa del cranio che si rompono ancora di più che nel gusto della carne in sé, ne avrebbe chiesta ancora e ancora e ancora. Forse erano state anche le urla di terrore del piccolo Margravio di nove anni e il puzzo di piscio proveniente dai suoi pantaloncini a rendere l'esperienza ancora più orgasmica.
Come sempre, amava godersi pienamenti i frutti, o meglio le ricompense per un suon buon lavoro. Dopo quell'importante sera avrebbe affermato fermamente quanto fosse necessario ammazzarli da giovani.

Per quanto riguarda la sparizione del Margravio di nove anni, dopo diversi giorni di ricerche inutili le autorità richiamarono i ranger. Il mantello passò al terzo fratello, di anni cinque, ma il suo consiglio di reggenza fu manchevole oltre che di una madre anche di uno zio. Quello zio infatti che aveva precedentemente preso il controllo del Consiglio e si era messo a difesa del reame in questi tempi difficili venne incolpato della sparizione del secondo giovane Margravio che moriva nel giro di qualche settimana. La chiusuera totale dei confini interni ed esterni nonché la continuazione imperterrita delle sparizioni e delle atrocità domandavano un nuovo capro espiatorio per placare l'ordine pubblica, un sacrificio umano da incolpare con cui guadagnare tempo. Wallonia era già ad un passo dalla guerra civile ai tempi.

Capitano Dominique Bàsame del Sedicesimo Imperiali, centesimo giorno
Poco prima il Capitano Dominique Bàsame sbraitava per l'insistenza dei suoi sottoposti nel venire con loro per fargli vedere una cosa, un ritrovamento. Come biasimarlo d'altronde: il ruolo di leader del Consiglio di Reggenza era caduto nelle mani del Generale Gorluska, e come suo secondo in comando le sue mansioni erano praticamente quintuplicate. Aveva sfortunatamente dovuto mettere da parte le sue sacrosante investigazioni per interessarsi all'ordine pubblico, o meglio a mantenerlo: fuochi di malcontempo e ribellione cominciavano ad esplodere un po' ovunque in Wallonia, tra tutte le sparizioni, gli omicidi, le atrocità e la difficoltà a spostarsi tra un comune all'altro.
Quando però vide cosa i suoi uomini avevano appena abbattuto, ovvero cosa giaceva sul tavolo dell'infermeria dell'accampamento del Sedicesimi, si zittì paralizzato. Nell'incredulità generale e nell'orrore diffuso non riuscì a bisbigliare nemmeno una parola.
Per la prima volta sentì un senso di totale smarrimento, l'essere immerso in un pasticcio talmente grande da non essere superabile dagli uomini nella loro mortalità; eppure una parte di sé gli suggeriva che nemmeno ogni Dio esistente, per quanto potente e glorificato, avrebbe potutto salvarlo da quello che stava su quel tavolo.
Era la paura che ce ne fossero altri. Era una paura fondata.

Lawrence, centoduesimo giorno
"Ah, ero convinto di essere troppo vecchio per la guerra, sai? Non mi aspettavo mi avrebbe preso così avanti. Era inevitabile però: ho ingannato la leva due volte, non poteva esserci una terza. Ahah, da donna, Colein: mi sono travestito come una cazzo di donna per di nascondermi. Che pena... Che pena."
Lawrence parlava con il busto mozzato a metà e ormai più di là che di qua. Sopra di lui molte figure che lo studiavano con interesse o con disgusto. Attorno a loro il piccolo villaggio che fu di Guccia, di Miriam e di molti altre persone quella notte diventati cadaveri bruciava come incenso ad un banchetto. Non sarebbe rimasto nulla dei presenti, tanto meno di Lawrence.
Una tra le figure più imponenti si avvicinò a lui e l'annusò. Puzzava, ma di un puzzo di una dolcezza estrema, di troppo profumo; le fiamme che ardevano un po' ovunque nelle vicinanze si rifletterono sulla vastità di gioielli che indossava.
Mormorò qualcosa al vecchio morente, il quali s'illuminò.
"Servire? Dopo così tanto tempo?"
Alcune tra le figure se ne andarono scioccate, mentre l'ombra nera e ingioiellata rimase lì a parlare all'uomo.
"La terza... Forse la terza è quella buona. Sì, liberami."
Un ghigno compiaciuto illuminò l'ombra nera.
"Most Wise Ape."

Un contingente in avanscoperta del Sedicesimo Imperiali arrivò troppo tardi. Non trovarono niente nelle vicinanze se non budella, sangue, morti e fuoco. Solo un bambino monco e traumatizzato che da solo stava al centro della pubblica piazza. Sorrideva, piccino. Il Capitano Bàsame lo adottò come se fosse figlio suo.

Per sessanta giorni non successe nulla. Un lungo periodo di vuoto in cui le autorità non cessarono d'investigare ma che non vennero mai a capo dei molti interrogativi lasciati per strada. Con cautela le stradeve venenro riaperte assieme alla circolazione tra villaggi, anche se per muoversi bisognava essere in possesso di pass speciali rilasicati solo dai militari. Si diceva che l'Impero finalmente si fosse accorto della drammatica situazione a Wallonia e che stesse mandando rinforzi per rimpolpare e aiutare il Sedicesimi.

Durante i sessanta giorni, il Margravio e Timmy divennero buoni amici e giocarono amenamente assieme. Poi il sessantunesimo giorno sparì anche il piccolo Margravio di cinque anni: nel suo letto trovarono i resti decomposti e marcescenti di una bambina. I ranger non lo sapevano mentre lo cercavano ma quel loro piccolo Margravio ora giaceva in una tomba anonima nel villaggio sterminato poco fuori da Laubacum. Venne ucciso il generale Gorluska, colpevole d'incompetenza. Fu allora che il Capitano Dominique Bàsame disertò e scappò via assieme al piccolo Timmy poiché sapeva di essere il prossimo nome in lista per appiopparsi quel fardello, quella carcassa che era diventata Wallonia e l'amministrarla. Corse e corse via in groppa ad un cavallo, ma non avrebbe fatto molta strada perché con lui non v'era buona compagnia.

Nel frattempo, il titolo di Margravio di Wallonia fu ereditato un'ennesima volta: adesso era un infante di un anno a potersi vantare tale. Nato poco tempo dopo la morte del padre, non ricordava né il suo volto né il calore della madre; non sapeva nemmeno parlare ancora.

Centosessantatré giorni dopo la perdita del braccio del piccolo Timmy, Laubacum venne rasa al suolo, anzi ingoiata dalla terra, e tutti i suoi cittadini andarono incontro al medesimo tragico destino. Gli storici imperiali avrebbero successivamente descritto questa serie di eventi nonché il loro finale spannung come l'Eversione.
 
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Dyolance

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Ogni genitore racconta ai propri figli dei grandi eroi del passato. Lo si fa per insegnargli l'esistenza di bene e di male, per dargli degli esempi di massima virtù a cui puntare e per lasciarli sognare a tempo debito. Il piccolo Timmy non era stato esente dalla pratica: Jo e Darlah gli avevano insegnato bene e mentre ora svolazzava nei corridoi del palazzo con il suo bel mantello si sentiva proprio come quel Gilgamesh che secoli prima aveva abbatuto l'ultimo drago rimasto nell'Impero. Aveva sognato di stroncare lui stesso la belva, di conficcare la sua lancia pungendole il cuore; aveva sognato questo un tempo, invece ora sognava altro. Anzi, non sognava affatto, però sorrideva.

Scivolò con velocità felina dietro all'ennesimo corridoio, mettendo nuovi metri tra lui e le guardie che lo inseguivano: il suo bel mantellino svolazzava leggero nel vento simulato dal suo gran correre. Esso era la pelle scarnificata ma ancora gocciolante del Capitano Dominique Bàsame, disertore del Sedicesimo Imperiali. La foga dell'inseguimento cominciò a preoccupare e ad agitare il piccolo tra le sue braccia: l'ultimo Margravio di Wallonia sarebbe presto stato portato lì dove meritava di stare.
"Coraggio, coraggio, piccolino. Presto incontrerai papà."
L'azione perdurò senza che gli inseguitori riuscissero a raggiungere il bambino: riuscì a raggiungere la cima più alta dell'intero castello di Laubacum e da lì s'arrampicò per essere ad un passo dal vuoto più assoluto.
Si girò sorridendo ai soldati dell'Impero, gente comune che si ritrovava a combattere cose ben più grandi di loro: i suoi denti erano aguzzi e tra di essi sgusciava una lingua biforcuta. L'espressione era sadica ma felice. Teneva stretto a sé il Magravio di Wallonia con il braccio sinistro, inumano, azzurro e interamente coperto di scaglie.

"Ora... Ora lei si inabissa"

Chi stava così in alto non avrebbe potuto notarlo ma a terra, proprio sotto quell'alto torrione, la terra cominciava a sgretolarsi uniformemente ma in maniera curiosa e scomposta. D'altronde però, avrebbero fatto fatica persino a notarlo da tanto erano sconvolti: i diavoli sul torrione infatti non era uno, bensì due.
Il piccolo Margravio di un anno guardò quelli che in teoria erano i suoi sudditi, i suoi soldati, le sue guardie, e con gli stessi denti aguzzi, la stessa lingua biforcuta e la stessa espressione sadica ma felice riservò loro la sua prima, dolce parolina.
"Abraxas"

Su quel suono che sarebbe cresciuto terribile negli anni a venire per l'Impero, Timmy si lasciò scivolare con la totale compiacenza del Margravio di Wallonia, il quale, come gli aveva detto il suo simile, presto avrebbe incontrato suo padre.
Volarono giù come sacchi di patate ma il loro volare fu molto più lungo di quanto ci si sarebbe aspettato. Durante l'intera caduta le loro acute e squillanti risate infantili fecero d'accompagnamento musicale

Da dove la terra aveva cominciato a sgretolarsi uniformemente in maniera curiosa ma scomposta infatti il terriccio s'affosso in un modo quasi naturale, come se fosse venuta a mancare una bolla d'aria sotto terra. Il buco nato prese ad allargarsi e ad approfondirsi sempre di più nello sgomento e nell'orrore dei cittadini di Laubacum: fu in quei brevi attimi che cominciò il terremoto e ogni edificio prese a crollare. Non per l'intensità della magnitudo quanto perché il piccolo buco originale continuò e continuò ad allargarsi e ad approfondirsi, inglobando ogni pietra e ogni uomo, ogni animale e ogni legno.

Laubacum s'accartocciò dentro una gigantesca voragine nella terra che nella sua evoluzione prese una forma conica rovesciata e una struttura a gironi che ne percorrevano la superficie. Dalla superficie si sarebbe potuto arrivare fino alla sua più intima e scura profondità.
Se l'Inferno avesse avuto una forma sarebbe stata proprio quella.

L'antico castello di Wallonia s'inabissò quindi all'interno dell'affamato buco assieme a tutti i palazzi vicini e ai suoi abitanti: mano a mano che esso si apriva da lì sotto sbucavano mostri rettiloidi assetati e affamati, i quali presero a sventrare, mangiare e violentare i morenti e persino coloro che stavano ancora precipitando. Li avvinghiavano a mezz'aria e li lasciavano andare solo dopo aver soddisfatto ogni appetito che desideravano soddisfare, ovvero dopo averli fatti a pezzi in un modo o nell'altro. Poi passavano ad un altro corpo, magari ad un cadavere, o ad un fortunato sfuggiasco, o a qualcuno bloccato sotto le macerie.
Il concerto di urla salì al cielo come un osanna, un alleluja, perché a lungo era stato rimandato quello scempio. Ora i figli del Divino Patriarca potevano finalmente gustare la terra, assaporarne il sangue e violarla come se fosse una vergine vestale appena consacrata. I loro ruggenti e ululanti sibili s'incrociarono e si annodarono l'uno sull'altro in una baraonda caotica ma bellissima. Furente, colma d'odio e di rabbia, ma anche una vena di commozione. Quei suoni accompagnavano il piccolo Timmy e il Margravio di Wallonia nella loro caduta, la quale continuò completamente indisturbata. Era stato proprio la creazione del buco infatti ad allungarla, ed anzi sembrava che i contorni della voragine seguissero il loro scendere, come se fossero un metro per i tempi e la profondità della bocca nella terra.
Inevitabilmente però anche loro trovarono una fine, lì dove l'oscurità era tanto fitta da non esservi sole ma solo una vasta distesa di ghiaccio su cui la pioggia di resti che cadeva da sopra andava inerosabilmente adagiandosi, immediatamente coperta tra l'altro dalla patina cristallina e fredda. Il destino dei due bimbi non è importante ai fini della storia.

Come uno degli appunti finali, si parla di tempi: l'intero avvenimento prese non più di venticinque secondi dal passo nel vuoto di Timmy alla cessazione dell'ulteriore sviluppo in altezza del buco.
Neanche trenta secondi. Neanche il tempo di sbattere le ciglia sei volte e Laubacum non c'era più.

Al posto di Wallonia sorse quindi il Flagello Wyrm, nome affidato dal Trono Imperiale per descrivere questo nuova nuova minaccia nei suoi domini. Darsi un nome infatti era fuori dalla natura dei Wyrm, esclusivamente votata al distruggere e non al creare.
Al posto di Laubacum vi fu Golkur, un gigantesco buco nel terreno sviluppato a gironi e a forma conica che terminava in una distesa di ghiaccio e i cui edifici che i Wyrm avrebbero usato come case erano le semplici macerie della città degli uomini. Sgusciavano tra le pietre strette con le loro forme oblunghe, mentre i più imponenti usavano grandi mucchi e ammassi di esse come semplici coperte. Golkur era la caricatura horror di una città, grottesca nel suo caos ma perfetta nella coerenza con lo spirito dei suoi abitanti. Il nome in sé invece non aveva senso, poiché Gol e Kur erano entrambi due modi per dire terra nella lingua con cui sibillavano i Wyrm. Non v'era poesia nel loro esistere, nemmeno quando si parlava del luogo che chiamassero casa: la "Terra di Terra" era solo il posto da cui erano riaffiorati, la loro fornace, ma in quanto fornace d'esseri capaci di provare solo odio non poteva che essere trattata come l'ultima delle puttane.

ps: Per i più curiosi, Timmy e l'ultimo Margravio di Wallonia diventarono entrambi delle mascotte per il Divino Patriarca e i suoi più fidati collaboratori. Ottimi animali da compagnia.
 
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