GDR Legami Splendenti II - Storie Vissute.

Last Century

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Aristos Mikelao aveva già svariate primavere sulle spalle quando la prima pietra di Palladia venne posta al suolo e, sin da allora, aveva dedicato anima e corpo alla sua gente. Quando i tempi per espandere l'influenza della Splendente furono maturi, quindi, si offrì spontaneamente per intrattenere rapporti con le popolazioni limitrofe, desideroso di far conoscere la sua storia, il percorso che lo aveva portato da uomo senza fede e speranza a devoto e appassionato filosofo. Non impiegò nemmeno troppo a convincere il Consiglio di Palladia a farsi inviare come emissario all'estero; lo conoscevano bene e sapevano benissimo di potersi fidare del vecchio Mikelao e della sua accorata retorica. Non si trattava di un chiacchierone o di un semplice individuo esperto nel raggiro e nell'uso di parole articolate e complesse, tutt'altro, da brava contadino aveva mantenuto i suoi modi di fare frugali e quieti, così come la parlata semplice e genuina. Questo gli aveva aperto molte porte - e molti cuori - nel corso del tempo, perché parlare schiettamente era un valore fondamentale per i più, così come parlare con gentilezza. Aristos era il connubio perfetto di pacatezza e genuinità, col volto racchiuso in una barba ingrigita dal tempo ma non ancora resa canuta dalla vecchiaia. Aveva visto molte cose, sentito molte storie, raccontato di molte vite... e se Atena lo avesse vegliato avrebbe continuato ancora per molto, molto tempo.

Arrivato alle colline che si aprivano verso il centro del continente rallentò il suo incedere e non cercò chi abitava quelle terre, sapendo che presto o tardi sarebbe stato trovato. E avrebbe raccontato una storia, donando loro un anello d'argento come pegno d'amicizia.

@giobia86 Questa è la giocata per le trattative con la regione numero 7, le colline confinanti col mio stato, a est.
 

giobia86

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Addentrandosi nelle colline si ritrovò a vagare per i prati, a un certo punto gli sembro di udire un distante rumore di zoccoli.
Pochi minuti dopo apparve la figura di un gigantesco centauro piuttosto avanti con l'età, con un arco a tracolla è una grossa Zappa appoggiata sulla spalla, non appena Il Centauro lo vide sì Diresse verso di lui con un sorriso amichevole.
"benvenuto straniero sono Zakros figlio di Armene...qual'è il vostro nome e cosa vi porta tra queste terre?"
 

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Aristos guardò il centauro avvicinarsi, sorridendo. Mosse il bastone da passeggio che aveva con sé in modo da poter fare un piccolo inchino elegante, nonostante l'età gli impedisse l'agilità di un tempo.
«Io sono Aristos Mikelao, filosofo errante di Palladia, la capitale degli Eury.» rispose. «Vengo in queste lande per conoscere i nostri vicini, ascoltare le loro storie e raccontar loro le nostre. Nonostante la mia venerabile età, che rasenta le cinquanta primavere...» ridacchiò, scuotendo debolmente la testa. «...non ho mai avuto il piacere di conoscere un Centauro. È un piacere conoscerti, quindi, Zakros figlio di Armene. Se le vostre leggi e il vostro credo ve lo permettono, mi porteresti ove risiede la tua gente, così ch'io possa conoscerla?» domandò.
Si sentiva tranquillo, forse per il paesaggio, forse per l'aria tersa che aleggiava sopra i grandi prati. Incontrare creature tanto sagge quanto forti quali erano i centauri era stato un vero colpo di fortuna, a suo modo di vedere le cose, perché avrebbe potuto ascoltare le loro storie e trasmetterle ai saggi di Palladia una volta tornato a casa.
«Se vorrai ti citerò anche nelle mie cronache! Ho intenzione di scrivere un bel resoconto dei miei viaggi e, non vorrei peccare d'arroganza, ma mi sembri una persona di buon cuore. Grande mole, grande cuore.»
Sorrise ancora una volta.

Ero convinto di averti risposto. Sono scemo. :cry2:
Vedi mi sto contenendo dal fare i papiri... ma soffro, te lo dico.
 
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giobia86

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Zakros scoppiò a ridere alla battuta
"Siete un vecchio saputo Astiso Mikalio, seguitemi, e state tranquillo, faccio a modo di cloppare calmo, vi porto a casa dal vecchio, è saputo anche lui, qando che era giovane ha trottato lontano sai?
E intanto parla, quanto hai trottato da Palla a quà?"

Il centauro si affiancò ad Aristos e lo accompagnò fino ad una strana costruzione, pareva una piramide di terra ma composta da varie piramidi più piccole, tutta traforata e con i buchi connessi da rampe.
"Tana...l'abbiamo fatta noi...beh noi con assieme la paglia, viene un buon mischiaggio per costruire sai?"
Quel noi capì Aristos, poteva avere diversi significati, ma sembrava solida
Zakros lo accompagnò fino ad una delle entrate, dove lo presentò alla sua famiglia, sebbene destasse qualche curiosità Aristos non si sentiva minacciato in alcun modo, i locali erano piuttosto gentili e accoglienti
"Stai qui!" disse Zakros "io torno a zappa la terra...ma quando è pronta mangeria torno che dopo la pappa che fa caldo per il sole e non si zappa bene ci si trova tutti nella assemblea...e i saputi parlano e se dicono che ci piace festa, se ci dicono che non ci piace gli si tira la zuppa vecchia, è divertente...ciao"
Detto questo si allontanò al galoppo, pareva essersi dimenticato di portarlo dal vecchio

A te

1: stai li con la famiglia
2: ti fai un giro fino a ora di pranzo
 

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Aristos era incuriosito dal modo di parlare semplice e allo stesso tempo gioviale del centauro. Gli ricordava quasi un infante curioso che voleva farsi raccontare del mondo da qualcuno più vecchio e saggio, potendo vedere e ascoltare cose che mai avrebbe avuto modo di vivere in prima persona. Si mise a camminare a fianco del quadrupede, raccontando a grandi linee il suo incedere oltre le montagne e poi nelle colline, soffermandosi solo sui dettagli salienti per non annoiare il compagno di viaggio.
«Le montagne sono molto belle, sai? Non sono ospitali come queste verdi praterie, e forse sono persino scomode per gli zoccoli, ma vedessi che paesaggi!» indicò la cima dei monti. «Da lì si vede tutto quanto, per miglia e miglia, e tutto pare così piccolo che anche uno grande e grosso come te riuscirebbe a veder qualcosa di più massiccio all'orizzonte! Ma non è una vista che spaventa o che perplime, tutt'altro! Spero un giorno avrai l'opportunità di vedere tu stesso oltre le montagne la città da cui provengo, Palladia. Immagina che alla luce del sole brilla come un piccolo gioiello, con le sue mura candide e coi mosaici a decorare tetti e pareti.» continuò per quasi tutto il tragitto a raccontare storielle come quella, spingendosi persino a narrare di quella volta che aveva compiuto la traversata del mare da Chio a Micene. Immaginava, forse non a torto, che il centauro non avesse mai sentito né visto il mare in vita sua e di sicuro doveva essere affascinante, per lui, sentirselo raccontare.
Quando arrivarono alla strana e bizzarra struttura Aristos ne rimase colpito, nella sua ingenuità si aspettava qualcosa di più simile ad una grande stalla che ad una piramide di terra e paglia. Dopotutto di stranezze ne aveva viste e quella era ben lungi dal sembrare la peggiore; salutò gli astanti, entrando, chiedendo anche permesso come era d'uopo fare tra gli uomini cortesi, attendendo di essere invitato nuovamente prima di procedere e avvicinarsi agli altri inquilini. Sembravano straordinariamente pacifici per essere un popolo di centauri così fisicamente possenti e fieri.
«Attenderò il tuo ritorno Zakros, nel frattempo farò la conoscenza della tua famiglia. Ti ringrazio per l'ospitalità.» detto questo lo salutò, presentandosi cortesemente a tutti coloro che mostravano interesse nei suoi confronti.

Scelta 1; Aristos rimane con la famiglia e si presenta.
 

giobia86

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L'anziano Aristos rimase in casa e conobbe meglio la centauressa Anca, moglie di Zakros e altrettanto acculturata, mentre la assisteva nella cura del piccolo Filippo, un centaurino a malapena in grado di stare in piedi sulle sue gambe e che ogni tanto cercava di trottare via o lasciava quel tipico residuo dei bambini ma di tipo equino, e nella cottura di un rozzo ma probabilmente molto saporito tortino di capretto, fatto mettendo un capretto spelato dentro l'impasto e poi il tutto in una pignatta vicina al fuoco, poco prima di pranzo giunse Stolas, il giovane primogenito di Zakros e per ultimo Zakros stesso.
Dopo un abbondante e sostanzioso pranzo a base di capretto in crosta e latte di cavalla fermentato Zakros accompagnò Aristos all'assemblea.
"Sai Astos...è bella la cosa che facciamo in assemblea, alla fine tutti decidono e ci si diverte pure, i saputi parlano e noi facciamo casino sotto, spero che oggi c'è rissa che poi domani noi lamentiamo per rissa e c'è rissa di nuovo"
Giunti all'assemblea Aristos vide una moltitudine di centauri che sbraitavano contro altri centauri che salivano sul palco, sebbene un po rozzi e poco acculturati alcuni degli oratori, dovette ammettere Aristos, sapevano il fatto loro, e ogni tanto venivano applauditi, altri meno bravi venivano cacciati a urlacci e frutta marcia o ltre schifezze, Zakros aveva con se una sacca piena di una zuppa semisolida che emanava un odore rancido.
Non sembrava esserci un vero ordine per la presa di parola in questa stramba democrazia e Aristos immaginò che non ci fossero problemi a prendere la parola e fare la sua proposta al popolo di queste terre

A te
1: sali sul palco e fai il discorso
2: cerchi un "politico" locale e cerchi un accordo con lui
 

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L'uomo rimase sorpreso dal modo di vivere dei centauri che, nonostante una certa rozzezza, sembravano aver trovato un delicatissimo equilibrio sia a livello sociale che a livello politico. Dopo il pranzo comune con la famiglia di Zakros, che tutto sommato aveva un che di abbastanza tranquillo e pacifico, forse per merito del piccolo Filippo che somigliava, almeno nella testa dell'oratore, ad un piccolo pony. La cosa lo turbò un poco, ma le somiglianze c'erano e - probabilmente - avrebbe continuato ad avere delle similitudini mentali per le ore a venire. Dopotutto era la prima volta che si interfacciava con i centauri, lo trovava quantomai normale avere delle remore sul loro comportamento o delle inquietudini legate all'ignoranza.
La loro assemblea somigliava in tutto e per tutto ad uno spettacolo teatrale, dove tutti salivano sul palco dicendo la propria, chi con più e chi con meno successo. La rissa, sospettava, fosse cagionata dal fare irascibile degli equini, anche se più che di ira avrebbe parlato volentieri di "indole selvaggia". Guardando Zakros era innegabile che fosse una persona buona e gentile, quindi doveva essere semplicemente il retaggio selvatico a farli scatenare a quella maniera.

Per quanto la voglia di parlare in prima persona lo pervadesse, Aristos non voleva ritrovarsi invischiato in qualcosa che non poteva controllare. Non ancora, perlomeno. Decise quindi di rivolgersi ad uno degli altri oratori, cercando di individuare quello che - ai suoi occhi - pareva più scaltro degli altri nell'attirarsi la simpatia del pubblico. Si rivolse anche al suo "cicerone" per avere una dritta.
«Zankor, avrei un ultimo favore da chiederti, anche se devo ancora ringraziarti per l'ospitalità della tua splendida famiglia, sapresti indicarmi un "saputo" particolarmente apprezzato da voialtri? Vorrei far lui una proposta, ma sicuramente tu ne sai qualcosa in più.»

[2) Aristos sceglie di farsi consigliare/di cercare un Politico locale]
 

giobia86

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Zakros sembrò di colpo ricordarsi del vecchio che doveva far conoscere ad Aristos, per cui lo portò da questo anziano centauro che si presento come Artas l'anziano.
Artas portava una tunica bianca che si trasfformava in una gualdrappa una volta giunta alla parte equina del suo corpo e che copriva il suo pelo grigio, grigia era anche la barba e si dimostrò estremamente cortese con Aristos chiedendogli cosa ci facesse un inviato di Palladia (miracolo riusciva a pronunciarla in maniera giusta) in mezzo a loro.

A te, stai parlando con un politico locale
 

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Aristos salutò Artas con un cenno del capo. «Salve a te, nobile Artas.» esordì. «Vengo da Palladia portando la buona novella della mia gente e cercando di instaurare legami con le popolazioni che vivono oltre i nostri confini. Siamo certi che l'isolamento sia dannoso e deleterio per la nostra cultura e società, per questo cerchiamo sempre di espanderci discutendo e integrando coloro che si sentano spinti a entrare in una grande fratellanza. Non conosco le vostre usanze e, anziché parlare io stesso - col rischio di compiere sbagli irreparabili - ho preferito affidarmi a qualcuno che conoscesse bene il proprio popolo e che potesse, in caso, parlare con schietta efficacia.» spiegò.
«La nostra gente è pacifica, non guerreggia se non per difendersi e raramente manca di rispetto nei domini e nei rituali altrui.» alluse alla discussione dei centauri. «Per tal motivo mi sono rivolto a te, prima che alla vostra gente tutta, e mi rimetto alla tua saggezza per sapere il da farsi e per capire se la tua gente possa mai vagliare la possibilità di entrare in una... famiglia più grande.»

Grazie a questi gdr e alla paura di essere prolisso sto sviluppando il dono della sintesi.
 

giobia86

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Grazie a questi gdr e alla paura di essere prolisso sto sviluppando il dono della sintesi.
e io ti lovvo per questo

Artas ci pensò un po su
"Beh se ciò che stai suggerendo è di fare in modo che i centauri si uniscano al vostro popolo si può fare, so che è solo questione di tempo prima che altri volgano i loro occhi su queste fertili terre...e tu ti sei mostrato rispettoso...potrei aiutarti, al giusto prezzo si intende (bella la democrazia eh...w la corruzione), diciamo che per 25 talleri potrei fare una buona introduzione al consiglio e invitarti a parlare...e ovviamente avresti il voto dei miei"

A te:
1: corrompi il politico
2: rifiuti e mantieni l'integrità e vai a parlare alla folla
 

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Aristos rimase interdetto da quella richiesta. Se da una parte un poco d'argento avrebbe risolto tutti i suoi problemi, dall'altra gli occhi di Atena lo avrebbero giudicato severamente anche solo per aver pensato di ricorrere ad una simile bassezza. Rimase in silenzio per un lunghissimo istante, guardando alternativamente Zakros e Artas, poi scosse debolmente la testa.
«La tua è un'offerta giusta, probabilmente, ma in cuor mio non posso accettare. Euryphaessa è nata dal desiderio di rifuggire alla corruzione e all'approfittarsi degli individui rispetto alla gente; se accettassi tradirei tutto ciò in cui credo, spero saprai perdonarmi se rifiuto, senza serbarmi rancore.»

Detto questo salutò con un cenno del capo, aspettando poi il suo turno per salire sul palchetto e parlare ai centauri.
Quando arrivò il suo turno si espresse nel modo più semplice permesso dalla sua proprietà di linguaggio.
«Grazie per avermi permesso di parlare a voi tutti. Vengo dalla Splendente, oltre le montagne, e vi porto un messaggio di amicizia. Sono certo che molti di voi non sono mai usciti da queste verdi terre, ma fuori da queste il mondo è un pericolo costante, che presto o tardi arriverà a bussare alle vostre case. Siete un popolo fiero, coraggioso e forte, ma solitudine e isolamento non sono figli della prosperità... immaginate cosa sareste in grado di fare con la nostra tecnologia, con la possibilità di esplorare il mondo, di costruire città, armature e armi di fogge mai viste prima. Il tutto pagando il solo prezzo del vivere in armonia e comunione con il mio popolo.» fece una breve pausa. «Noi siamo venuti in amicizia, ma i prossimi che verranno potrebbero portare le armi. Vi prego di riflettere attentamente su queste mie parole, resterò vostro ospite qualche giorno, se lo permettete, in modo da rispondere a tutti i vostri dubbi.»
E nella paura che qualcuno gli lanciasse addosso frutti o verdure macilente cercò di defilarsi rapidamente.

Palladia no like Corruption. :tru:
 

giobia86

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Nella folla qualcuno più sveglio sembra capire che si sta parlando di annessione, Aristos viene fatto restare vicino al palco mentre diversi centauri salgono e prendono la parola
Uno dice: "non vogliamo gente non centaura che viene qui a comandare, tutti sono inferiori ai centauri, prima i centauri e se qualcuno viene qui...Carro da guerra!"
Uno dice: " è vero non possiamo restare da soli, uniamoci, pari diritti e moneta unica"
Uno dice: "obbligheranno i nostri figli ad andare dai loro medici invece che dai nostri sciamani, una volta il figlio di un'amica di mia cugina è stato dal medico ed è tornato sostituito da una fata, sono servi pagati da Magna Esculapio"
Uno dice: "io sono daccordo ad unirci ma con due stati separati che prendono le decisioni indipendentemente, un'Euryphaessa delle nazioni"
Uno dice: "potremmo costruire un tunnel che unisca le nostre terre alla città e al mare oltre la montagna, faciliterebbe gli scambi"
Uno dice: "no tunnel"
Uno dice: "Siete solo e resterete sempre dei poveri populares"
Il vecchio centauro a cui è stata rifiutata la cagnotta sale sul palco e parla male di Aristos
Uno dice...Uno dice...Uno dice...
Aristos viene fatto risalire sul palco per dare spiegazioni

A te, gestisci questa bella democrazia
 

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Già preparato alla tempesta che sarebbe arrivata, per quanto non si aspettasse di queste proporzioni, Aristos risale sul palco. È rimasto particolarmente deluso dal modo di fare di Artas, ma era chiaro che rifiutandosi di corromperlo lo avrebbe avuto come nemico, tuttavia rimane stoico sulla propria decisione e anziché rispondere a casaccio alle domande folli, fa un altro discorso per aiutare la gene a capire il suo punto di vista.

«Signori e Signore, vi prego un attimo di calma.» esordisce, invitando i centauri a calmarsi prima di parlare. «Tutte le vostre idee sono giuste, a loro modo, ma quello che vi offriamo noi è tanto semplice quanto chiaro. A Euryphaessa tutti sono trattati allo stesso modo, non v'è distinguo alcuno, persino i nostri schiavi godono di una legislazione che ne tutela i diritti, il benessere e la salute. Siamo una civiltà dedita alla crescita culturale e sociale, e facciamo dell'essere integerrimi il nostro stile di vita, anche quando questo ci causa dei problemi.» nel dire quelle parole guardò il vecchio centauro di sbieco. «Se pensate ch'io sia il solito oratore che viene promettendovi mari e monti, opere di inaudita complessità urbanista o quant'altro, temo di dovervi deludere. Preferisco essere onesto con voi, che mentirvi e ritrattare in seguito abusando del termine "promessa politica". Si può fare e si può ottenere tutto nella vita, ma nemmeno Olimpo piacendo le cose possono avvenire senza uno sforzo comune, una collaborazione.»
Indicò uno dei centauri. «Vuoi avere voce in capitolo? Potrai averla.»
Indicò un altro centauro. «Sei preoccupato per i tuoi figli? Le tue paure saranno ascoltate.»
E un altro ancora. «Temi per la tua indipendenza? Non dovresti, perché ci sarà sempre qualcuno che ascolterà ciò che avete da dire.»
«Ma per quanto riguarda l'inventarsi strani e artificiosi sistemi politici o fare promesse irrealizzabili come gallerie sotto intere catene montuose, no. Questa non è la Palladia che conosco. Però... chissà, magari unendoci, tutti assieme, un giorno anche i progetti più ambiziosi e le necessità più drammatiche potrebbero avere finalmente risoluzione. E questa è l'unica, vera, promessa che un Palladiano potrebbe mai fare a cuore leggero: la certezza che sarete trattati con il rispetto e l'equità che si deve a tutte le creature degli Dei.»

Non avrò Ethos alta, ma gli Eury sono dei piccoli fautori dell'utopia e dell'integrità sociale!
 

giobia86

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:clap2:
Alcuni applaudirono, altri lo insultarono...scattò la rissa, botte volavano da tutte le parti, mentre Aristos cercava rifugio fece in tempo a vedere un felice Zakros che si lanciava nella mischia.

La rissa andò avanti per giorni...non ininterrotta...solo nelle ore calde della giornata quando il sole batteva troppo per andare a lavorare, da quelle parti funzionava così, ci si radunava in assemblea educatamente e poi giù di legnate per un paio d'ore, poi ci si salutava e di nuovo tutti al lavoro nei campi o alla struttura (che Aristos scoprì essere fatta con la paglia e il loro stesso sterco...sterco di cavallo...ottimo materiale da costruzione).
In quei giorni Aristos rimase ospite di un felice e soddisfatto (anche se un po pesto) Zakros...riuscì persino a far pronunciare il suo nome correttamente un paio di volte.
Dopo quasi una settimana di botte Aristos venne convocato in assemblea.
Se Palladia avesse costruito una città con mura e una bella piazza dove potersi trovare a legnarsi (leggersi agorà), i centauri si sarebbero uniti.
 

giobia86

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In questo caso se completi tutte e tre le strutture non faccio il tiro, il successo è considerato automatico.
il tiro lo faccio solo se non esaudisci tutte e tre le richieste
 
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