GDR Le cronache di Centaurestria

The Pony Killer

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Piccola rubrica GDR che aggiornerò ogni tanto. Qui verranno narrate storie dei personaggi, avvenimenti a caso e cose che potrebbero interferire nella trama della allegra fazione composta da aberrazioni.
I hope you'll enjoy :)
 

The Pony Killer

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La donna in nero

Anno 3924 A-Simaren, 10 anni fa...

Era un giorno tranquillo nel pacifico stato di Centaurestria, il sole splendeva forte e i lavori che erano stati fissati dai re procedevano piuttosto bene, anche se alcuni di questi non erano proprio progettati come si deve. Nonostante ciò si andava avanti e tutti erano felici. E' in questo clima che si ambienta la storia di oggi che, come protagonisti, ha Liliana Vess e Tillo Vess, due fratelli umani che abitano nel regno di Centaurestria da sempre e sono ormai parte del popolo. Liliana è una donna affascinante, capelli neri come la pece e gli occhi lo stesso, ma era piuttosto solare, un seno piccolo per gli standard dei centauri ma abbondante per quelli umani, da sempre interessata alla religione centauresca e brava nell'uso delle erbe mediche. Il fratello invece era un uomo piuttosto robusto, ma così agile da non temere di affrontare chiunque e grazie a queste sue doti è riuscito ad entrare nella guardia cittadina.

"Dai su Tillo, non bighellonare!"

"Ti pare che io stia bighellonando?"

"Beh, stai sul letto da mezz'ora! E siamo in pieno pomeriggio!"

"Eccerto sai, stasera ho il turno di notte, se non riposo ora quando dovrei..."

"Suvvia, abbiamo bisogno di queste erbe... Ci mettiamo poco, lo sai."

"E sia. Però prendiamo anche erbe per il pesto, ok?" Disse Tillo con aria rassegnata ma benevola

"Va benissimo! Poi te ne preparo un po'." Sorrise al fratello, quindi i due si avviarono verso le foreste Centauriche ricche di stramberie.

Tillo conosceva benissimo quella foresta e nessuna di quelle creature gli creava problemi. Con un fendente uccise un Serpippo, con un affondo invece una Bradigre, e così lui e la sorella si fecero strada fino ad un laghetto. Qui i due si sdraiarono per riposarsi dalla camminata per una decina di minuti per poi iniziare a raccogliere le erbe di cui avevano bisogno.

"Allora, abbiamo bisogno di sette foglie di salvia e quattro di cipolla stridente per le medicine, invece per il pesto... Uhm, penso che una decina di foglie di basilico tentacolare siano più che sufficienti" Disse Liliana con aria riflessiva al fratello. Questi dunque iniziarono a cercare nei dintorni del lago, fermandosi ogni tanto ad apprezzare gli ornitorinchi nuotare pacatamente e notare come il caos possa creare esseri così strani.

La tranquillità di quella giornata venne però interrotta da un urlo improvviso. Tillo si affrettò ad andare in direzione dell'urlo e vide la sorella accerchiata da cinque centauri incappucciati e vestiti di nero. Partì dunque alla carica sguainando la spada e ne pugnalò uno alle spalle, facendolo morire in un urlo. L'attenzione dei centauri si spostò dunque sull'umano e, sguainate le spade, tre dei centauri caricarono Tillo mentre l'altro preparava un incantesimo.

"Scappa Liliana!" Urlò Tillo mentre bloccava un colpo con la spada e si preparava a sferrare il contrattacco. Ma la sorella era paralizzata dalla paura, indietreggiava lentamente ma senza spostarsi più di tanto, mentre vedeva il fratello parare colpi e cercare di colpire i centauri. Liliana non si era mai accorta di come fosse forte ed agile il fratello. Atterrò un centauro tagliandogli le gambe e poi la testa, un altro con un affondo nel petto, ma venne ferito dal terzo al braccio sinistro. Vedere il fratello ferito ed indietreggiare mosse qualcosa in Liliana, questa si alzò e, prendendo il coltellino usato per raccogliere le erbe, si avvicinò al centauro che sembrava aver pronto l'incantesimo. Questo si ricordò della presenza di Liliana solo dopo che ella gli fu troppo vicino quindi, poco prima che Liliana gli tagliasse la gola, lanciò l'incantesimo in maniera poco precisa e prese il braccio ferito di Tillo che, nel frattempo, aveva finito l'ultimo centauro.

Dopo questo Tillo si accasciò al suolo, stremato e col braccio che gli bruciava troppo. I due riuscirono a raggiungere la loro casetta e Tillo si distese sul letto. Liliana come prima cosa provò a curargli al ferita con delle erbe, ma notando che c'erano dei segni neri pensò che era più adeguato chiamare il medico del villaggio. Questi arrivò dopo cinque minuti e rimase stupito a vedere quella ferita sul povero umano. Dopo un'attenta analisi decise che la cosa migliore era amputare il braccio all'ormai svenuto Tillo.

Quella notte Tillo morì nonostante le cure ricevute, tra le lacrime di Liliana e di pochi amici stretti.


Un mese dopo l'accaduto Liliana decide di entrare nel mondo della chiesa sperando che gli dei, Tiamat in particolare, potessero riportare in vita il fratello. Pregava ogni notte affinché questa cosa succedesse. Questi motivi la spinsero a pensare se non fosse magari il caso di diventare una cultista di Tiamat, però quegli ideali di distruzione che spesso li fomentano la disgustavano troppo, quindi decise di non averne niente a che fare.


In chiesa si dimostrò un'abile credente ed oratrice e ben presto scalò le gerarchie ecclesiastiche e dopo un anno poté tenere la sua prima messa. Un evento storico nella storia di Centaurestria, non solo il prete era donna, ma persino umano! Fatto sta che fu un caso isolato e ci vollero mesi prima che potesse tenere un'altra messa.

Per tutti era una donna solare, ma nessuno immaginava che era ancora ferita dalla morte del fratello, morte causata da lei stessa! Questi rimpianti durarono, insieme alle preghiere, fino ad una notte quando in sogno le comparve la Prima Madre. Non si sa cosa le disse, non si sa nemmeno se era frutto della sua immaginazione e ossessione, però da quel giorno il suo comportamento cambiò. Non faceva più le cose per aiutare gli altri, le faceva per il gusto personale o se ci sarebbe stato un tornaconto per lei. Non pregava nemmeno più per il fratello. Nonostante ciò continuò la carriera ecclesiastica che stava iniziando a fruttare buone quantità di soldi e scalò la piramide molto più velocemente fino a riuscire, nell'anno 3934 A-Simaren, a raggiungere la vetta diventando vescovo insieme a Despin.



Anno 3934 A-Simaren, oggi...

"Hey Liliana! Ti ho trovata finalmente!"

"Che c'è, Jace?"

"Hai sentito le novità sui dragonidi?"

"Che sono tornati attivi e hanno affrontato gli elfi al fianco delle arpie?"

"No, non mi riferisco a quello. Oltre agli stendardi dragonici... Pare ci siano anche stendardi con la spirale di Tiamat."

Un attimo di interdizione si dipinse sulla faccia di Liliana, per poi passare ad un'espressione mista di interesse con un pizzico di disgusto.
"Capisco. Forse è il caso di visitarli, non si sa mai cosa possiamo capire e che contatti possono avere con la Grande Madre."

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La guerra degli emù

Era una giornata piuttosto ventosa, ma tutto sommato non si stava male soprattutto considerando l'afa di quelle zone. Si stava tenendo a Lizardinia un allenamento speciale atto a migliorare le prestazioni psico-fisiche della "cavalleria" leggera, composta in larga parte da goblintauri. Gli allenamenti erano vari, ma resi molto faticosi a causa del clima. In compenso ci stavano pause niente male, con pranzi sostanziosi e abbastanza acqua per tutti. È in questo clima che successe l'imprevedibile. Una schiera di pennuti alti all'incirca due metri si avvicinò all'accampamento con aria non affatto amichevole. Questi da prima vennero totalmente ignorati, poi quando si avvicinarono per rubare del cibo vennero scacciati e, vista la loro insistenza, un goblintauro tagliò la testa ad uno degli uccelli.

"He, così si imparano sti pennuti a toccare il nostro cibo" Disse il soldato.

"Si, ma m par c s stann avvicinann chiù assaj" Rispose un goblintauro dalle grandi capacità osservative.

"Eeeeh, capirai, sono solo uccelli"
Appena dette queste parole, iniziò la carica di quegli enormi pennuti chiamati solitamente emù. Si misero a beccare i soldati, ferendone alcuni, ma si accorsero di essere peggio equipaggiati e dunque batterono subito in ritirata, per evitare ingenti perdite.

I soldati rimasero scossi dall'accaduto, ma la maggior parte si riprese senza aver subito grandi ferite. In compenso a serata si sarebbe mangiata ottima carne emù, o almeno questo è quello che credevano.

Infatti, prima dell'imbrunir del sole, gli emù tornarono alla carica. Questa volta, però, erano minimo il triplo, se non il quadruplo. Ad aggravare la situazione, i pennuti erano divisi in due schieramenti, ognuno con un comandante.

Il primo di questi era un Ornitorinco che cavalcava un emù particolarmente robusto.
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Il secondo, un altro essere nato dal caos, ma questo piuttosto raro e pieno di odio, come ogni esemplare della sua razza. Un Dodo. Questo cavalcava un emù veloce.
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La divisione comandata dall'ornitorinco fu la prima a caricare e andò per un attacco frontale. Una volta raggiunti i goblintauri la battaglia fu senza esclusione di colpi, entrambi gli schieramenti si muovevano molto, le lame vorticavano, i becchi beccavano e non pochi soldati di entrambi gli schieramenti caddero.
Improvvisamente, la divisione comandata dal Dodo caricò alle spalle dei goblintauri i quali, trovatisi accerchiati, fecero di tutto per respingere l'attacco. Fortunatamente le lame sono piuttosto potenti contro i becchi; nonostante il vantaggio numerico gli emù furono, dopo una lunga e sanguinosa battaglia, costretti alla ritirata ed il capo ornitorinco catturato.

Quella nottata ci fu un enorme trambusto, alcuni credevano che fosse una mossa per allenare i soldati, quindi venne mandata d'urgenza una lettera al centro urbano di Lizardinia. Inutile il lungo interrogatorio all'ornitorinco, sembrava quasi che "Qrrrrr" fosse tutto quello che sapesse proferire da quel largo becco.


Il giorno dopo gli emù tornarono all'attacco, questa volta guidati solo dal malefico Dodo, ma in numero persino superiore rispetto al giorno precedente, mentre i goblintauri in grado di combattere erano diminuiti di almeno un quarto. La battaglia fu all'ultimo colpo e i goblintauri, dopo estenuanti battaglie e susseguirsi di ondate di emù, subirono una umiliante sconfitta.
Mentre gli emù, forti della vittoria, razziavano il campo centaureo, arrivò una guarnigione di cavalleria pesante, che si trovava a Lizardinia e che fu allarmata dalla lettera. Lo spettacolo che si trovarono davanti fu a dir poco raccapricciante: emù che correvano liberi per il campo, divorando avidamente il cibo dei centauri e distruggendo le loro tende, oltre che a beccare i goblintauri che cercavano di opporre resistenza.
La cavalleria pesante dunque caricò gli emù per scacciarli e, grazie alla loro armatura in ferro che li proteggeva completamente dalla beccate, riuscì a respingerli ed allontanarli. Un'altra volta, però, il vile Dodo riuscì a fuggire.

Ad accompagnare la guarnigione di cavalleria pesante si trovava Jace il mago, in viaggio di apprendimento nelle terre aride di Lizardinia, che iniziò immediatamente ad indagare per cercare di comprendere il comportamento degli emù. Quasi rise al vedere i goblintauri interrogare, ancora una volta, l'ornitorinco. Però si accorse di una strana energia proveniente da quell'essere informe.

"Levatevi. Questo ornitorinco... emana una strana energia, sembra qualcuno gli abbia lanciato un incantesimo. Lo prendo io, devo esaminarlo attentamente e portarlo in capitale. Ottimo lavoro soldati!"
Queste parole che solitamente avrebbero riscaldato e fatto esultare i goblintauri non ebbero l'effetto desiderato. Essi erano feriti, non solo fisicamente, ma anche moralmente. L'umiliazione era troppa pure per loro e quasi non riuscivano a reggere il colpo. Alcuni persino volevano licenziarsi. O almeno così fu per metà serata, ma poi iniziò un banchetto molto ricco a base di emù arrostiti, emù fritti, emù speziati e alcolici, tanti alcolici. Questo fece scordare ai soldati lo spiacevole evento e addirittura, anche se un po' ammaccati, erano più felici di prima.

Per rimediare dunque alla piaga degli emù, vennero messi dei reggimenti di cavalleria pesante a difendere i confini. Questi erano più adatti, visto che le loro armature non venivano nemmeno scalfite dagli uccelli che, poche settimane dopo, smisero di tornare.


La notizia della sconfitta contro gli emù, però, si sparse molto rapidamente e tutti, sia centauri che non, ci risero in maniera piuttosto divertita. In molti addirittura credevano fosse solo una storia inventata, per deridere il bizzarro Regno di Centaurestria.
 
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[Rifacendosi a http://forum.sohead.org/index.php?threads/linizio-della-fine.36113/]

Lo squilibrio cosmico

"Aspetta, quindi QUESTO cosetto guidava un'armata di pennuti e ha sconfitto i nostri soldati goblintauri?" Disse la sacerdotessa Liliana trattenendo a stento le risate e indicando l'ornitorinco rinchiuso in una gabbia.
"Già. La cosa che mi preoccupa è che ha una certa aura magica, forse è il caso di indagare..."
"Beh, non credo ci sia molto che io possa fare." Disse la donna con aria pensosa
"Non preoccuparti, se te l'ho detto è..." Jace si interruppe improvvisamente. In realtà, sembrava tutto si fosse interrotto improvvisamente. Liliana guardava confusa però anche lei avvertiva qualcosa di strano. Improvvisamente l'ornitorinco iniziò ad agitarsi ed emettere versi, ed urla strazianti provenienti dai Dracontauri riecheggiarono nell'aria assordando tutti quelli che si trovavano nelle vicinanze.
"No. Non è possibile. Eppure deve essere così. Ma non DEVE essere così."

"Jace, amico, calma... cosa è appena successo?"
"C'è appena stato un grosso squilibrio nei flussi di mana, nel mondo. Lo posso percepire in maniera piuttosto forte. E la cosa che più mi preoccupa è la portata... Temo che Apsu si sia risvegliato e la barriera sia distrutta" Disse con fare ansioso mentre cercava tra i tomi

Un lungo silenzio si creò nella sala finché Zecor non entrò impanicato
"Jace, finalmente ti ho trovato. Anche tu lo squilibrio hai rilevato?" Disse l'altro mago
"Forte e chiaro"
"Questo vuol dire che le dicerie riguardanti i Naga e gli Ardenti che avevano intenzione di risvegliare Apsu... sono vere."
Un altro imbarazzante silenzio.

"Però non ha senso. Se Apsu si fosse risvegliato ci avrebbe potuti distruggere immediatamente e se la barriera fosse caduta ci avrebbe pensato La Madre..."

"I pensieri degli dei sono al di là della nostra comprensione. Fatto sta che è un qualcosa di grave e bisogna indagare... Magari voi maghi dovreste incontrarvi con quelli di altri stati per parlare. Primi tra tutti direi quelli dell'Antico Fuoco e dei Naga... io invece già avevo in programma di partire per i domini dragonici. Magari loro sanno qualcos'altro che ci può interessare".
Detto questo i tre continuarono per un breve discorso, prima di iniziare ad andare ognuno per le proprie vie e preparare la propria roba per eventuali viaggi. Non erano sicuri di ciò che era successo, ma erano sicuri fosse qualcosa di molto grande.
 

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Guardie e Ladri


Anno 3938

"Mh, Concordia, l'hanno chiamata" commentò Odric, un uomo sulla quarantina. Baffi neri, barba bianca e capelli altrettanto bianchi, eccezion fatta per una striscia di capelli scuri che lo rendeva piuttosto affascinante.
"Speriamo che i centauri riescano a mantenere questa concordia che tanto vogliono mostrare a tutta Ea" continuò l'umano. Volto severo e scavato da alcune rughe, che però nascondevano un cuore grande.
L'uomo continuò a camminare nell’appena costruita Concordia, perdendosi nei suoi pensieri e nei suoi ricordi. "Tutto sembra così normale, eppure tutto è così diverso da quando ci siamo uniti a questo stato: molti centauri sono venuti qui, occupando le nostre terre e lavorando i campi che i nostri padri hanno coltivato per generazioni. Ma almeno ci forniscono aiuti economici: questa città ne è la prova. Poi? Beh, ho perso il mio lavoretto da generale per diventare una semplice guardia cittadina, ma va bene anche così: lo stipendio mi basta e, comunque, di vere emergenze ce ne sono state poche durante la mia carriera." Era giunto in una stradina che dava verso le campagne e il sole stava ormai tramontando quando, da un vicolo lì vicino, si sentì un urlo. Odric si affrettò a guardarsi attorno, ponendo la mano sull'elsa della sua spada.

"E io che pensavo di poter godermi le ferie" pensò.

"Dammi la forza per far tornare l'ordine, oh Apsu - giusto, anche la religione: le chiese panteiste continuano a diminuire a favore di quelle dedicate a Tiamat. Che ci sia forse una perdita di valori? - " Nel mentre, corse nel luogo da cui proveniva l'urlo.

Una donna balbettava ad una guardia "È stato un attimo: è entrata ed è uscita portando con sé tutti i miei beni..." Odric aveva già capito di chi si trattava: la ladra Valeera. Da anni ormai commetteva furti, senza mai farsi prendere. Odric le aveva dato la caccia per molto tempo ed era stato più volte sul punto di catturarla.
"Voi tre!" gridò, rivolto a tre guardie appena giunte, due centauri ed un umano: "Prendete quella direzione. È senza dubbio opera di Valeera." I tre soldati presero la direzione indicata da Odric, mentre quest'ultimo saliva sui tetti delle case. "Questa volta non puoi sfuggirmi, ho imparato tutti i tuoi trucchetti, bimbetta." Iniziò quindi a saltare da un tetto all'altro, dando spesso indicazioni alle tre guardie che lo stavano aiutando. "E' solo questione di tempo. Se ti conosco bene, allora ..." si fermò su un tetto: tre isolati più avanti stava uno dei due centauri, due vie più a destra l'altro centauro e poco più dietro l'umano. Odric fece un altro salto e guardò alla sua sinistra. Muovendo gli altri soldati si era assicurato di muovere anche Valeera secondo le sue preferenze e infatti era lì, nel luogo in cui la voleva, ovvero uno dei nascondigli ormai in disuso dalla ladra.






"Diamine, quel vecchio è furbo. Pensa Valeera, pensa ... lì. Ormai non lo uso da quando lo hanno scoperto, ma ora è la mia unica chance. Fortunatamente non è riuscito a coprire questa zona coi suoi seguaci." Valeera era una giovane ragazza dai capelli rossi, molto agile ma, emarginata da tutti, aveva deciso di darsi al crimine per sopravvivere. Ormai erano anni che entrava ed usciva da Humanurb, commettendo ovunque andasse vari crimini.

Passo dopo passo, si era avvicinata senza farsi scoprire (o almeno credeva) al suo vecchio nascondiglio. "Bene, il mio biglietto di uscita da qui dovrebbe essere ... perché non si smuove? Dannato vecchio, ha ispezionato tutto per bene, pare ..." nel frattempo cercava di smuovere una botola nascosta sul terreno. Dopo alcuni tentativi, estrasse uno dei suoi pugnali e cercò di aprirla facendo leva. Ci mise un po', ma alla fine ci riuscì e ... era stata riempita. Valeera si sentì sprofondare: si sentì molto stupida per non averci pensato e aver perso tutto quel tempo. "E ora?" sentì dei passi "No, non è possibile: come faceva a sapere che sarei venuta qui? Non è lui, non può essere lui ..." Presa dalla disperazione, seguì l'istinto. Si arrampicò fino a raggiungere il soffitto dell'edificio in cui si trovava e attese. I passi erano calmi, ma pesanti, e ognuno di questi pesava enormemente sul cuore di Valeera. I passi si fermarono e nel palazzo entrò lui, Odric. L'unica persona che era mai stata capace di mettere in difficoltà Valeera era lì. L'uomo vide la botola ed un sorrisetto compiaciuto comparve sul suo volto. La ladra capì, quindi, quale era la sua unica chance.






La botola era lì, aperta. I suoi occhi non lo avevano ingannato e come sempre la sua mente era in grado di elaborare ottime ed efficienti tattiche. Ma dov’era lei? Nella stanza si sentiva solo il suo respiro e non c'erano altre uscite: in passato l'aveva controllata da cima a fondo. Poi capì. Si affrettò ad estrarre la spada e la puntò verso l'alto con una velocità impressionante, parando giusto in tempo i due pugnali di Valeera che stavano per trafiggerlo dall'alto ma, per respingere la ladra, dovette mettere l'altra mano sulla lama e spingere con tutta la sua forza. Per sua fortuna Valeera era molto leggera e respingerla non fu difficile. "Ebbene ci rivediamo, Valeera." I due si fissarono "Si, vecchio: mi hai messo alle strette. Sei felice?"
"Finché non ti troverai dietro le sbarre, no" e subito Odric mosse la sua spada verso Liliana. Prevedibilmente si difese coi pugnali, i quali furono spazzati via dal colpo della guardia e quindi la ladra si ritrovò con la lama puntata alla gola. In un ultimo gesto disperato, essa fece un balzo indietro, evitando la lama, ma cadendo nella vera trappola di Odric: un fosso scavato nella stanza e nascosto da un telo.
"Questo gioco di Guardie e Ladri è finito, ragazza. Sei stata un'ottima rivale, ma è arrivato il momento di concludere." Odric puntò quindi la lama verso Valeera, la quale iniziò a ridere istericamente: "Come? Come hai fatto? Come sapevi che mi sarei rifugiata qui?"
"Beh, mia cara, tieni sempre una certa distanza dalle guardie e ho fatto in modo che si muovessero per farti avere questa come unica opzione. Sapevo che prima o poi si sarebbe presentata un’occasione simile, quindi ho posizionato trappole come questa in tutti i tuoi vecchi nascondigli." In quel momento arrivarono gli altri soldati, pronti a catturare la ladra. Odric tagliò corto con un commento finale "Hai commesso due errori: il primo è stato il non accertarti che io non fossi in zona, il secondo è stato l'essere così brava da mettere pure me in difficoltà, facendomi prendere la faccenda sul personale. Ma alla fine il cervello umano segue, comunque, degli schemi: ci ho messo un po' a comprendere i tuoi, ma alla fine ce l'ho fatta. Addio, Valeera" Le guardie ammanettarono la ladra e la portarono in prigione, la quale venne poi trasferita in seguito nella prigione della capitale.



Anno 3939

Grazie alla testimonianza delle guardie di quel giorno, Odric ricevette favori dallo stato di Centaurestria e la possibilità di diventare un Generale dello stato, possibilità che fu sfruttata a pieno visto che Odric ottenne i punteggi massimi in quasi tutte le prove.
Nella cerimonia di presentazione venne fatto un discorso riguardante anche la concordia tra le varie razze. Una volta finito il discorso, Odric si voltò verso i suoi colleghi generali, passando poi ai sacerdoti ed infine i sicari. Qui una figura lo fissava scioccata e dopo pochi attimi quello sguardo venne ricambiato da un'altra espressione scioccata: tra i sicari era presente Valeera. Odric mantenne una compostezza solenne fino alla fine del discorso, quindi si fece spiegare privatamente che ci facesse lì la sua vecchia rivale. La risposta lo sorprese, ma effettivamente Valeera è un sicario dalle enormi potenzialità, anche se giovane...
 

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Guardie e Ladri 2 - La vendetta.

La recente intrusione nei territori di Centaurestria causò molto timore al governo centrale, mostrando come questi abbia forse lasciato troppo indietro certi aspetti di sicurezza nel regno, ottimizzati per fermare ladri centauri ma lasciando forse troppo margine di manovra per razze più piccole, come appunto gli umani.

Per capire dunque come muoversi per sventare ulteriori azioni a danni di Centaurestria, vennero svolte molte indagini ed ispezionate le varie torri di magia, così come la tesoriera centrale.
I sistemi di sicurezza effettivamente avevano delle falle, ma si cercò di risolverle al meglio modificando i turni ed i giri delle guardie, oltre a fare determinate modifiche all'interno degli edifici.
Non restava far altro che testare se le modifiche effettuate fossero effettivamente efficienti e, a tal fine, venne convocata la sicaria umana Valeera in modo che potesse inscenare un tentativo di intrusione all'interno delle varie strutture d'importanza.

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La prima struttura dove Valeera tentò di intrufolarsi fu la torre di magia di [DATA EXPUNGED], nella regione [REDACTED]. Di seguito il rapporto su uno dei tentativi di Valeera in quella struttura:
[[Experiment Log 005]]
La sicaria questa volta è riuscita a superare i livelli 3 e 4, riuscendo di fatto ad avvicinarsi al deposito di cristalli di mana e dimostrando di saper imparare dai propri errori, raffinando volta per volta le proprie abilità. Stando alla simulazione sarebbe riuscita ad eliminare ben sette guardie evitando totalmente le altre, prima di incappare in █ ███ ██ e venir dunque catturata. Per il momento abbiamo raccolto dati a sufficienza, prenderemo gli accorgimenti necessari affinché alcun sicario possa nuocere al personale di classe B e riprenderemo quando possibile gli esperimenti. Nel frattempo la Sicaria verrà mandata in altre strutture per svolgere il medesimo compito.

-Doctor Morrigan
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Col passare del tempo, Valeera continuava a far notare punti di debolezza su punti di debolezza all'interno dei sistemi di sicurezza Centaurei, ma nel fare ciò notò anche un accrescimento nelle sue capacità: sin da giovane era abituata all'entrare nei palazzi o negli edifici in generale per derubarli, era scappata svariate volte dalle guardie ed aveva messo fuori combattimento molteplici individui, ma solo grazie queste simulazioni si era accorta che, seppur ad Humanurb fosse stata la miglior ladra di sempre, nel mondo c'erano ladri e sicari ben migliori di lei. E non riusciva ad accettarlo, già l'umiliazione che le inflisse Odric fu molto pesante [Guardate su] e non voleva che la storia si potesse ripetere. Dunque ogni volta che testava i sistemi di sicurezza di una qualche struttura stava sempre ben attenta a dove mettesse i piedi e a correggersi ogni volta che faceva un errore.

Il tempo passava, con esso le abilità di Valeera aumentavano, ma ancora non riusciva ad arrivare ai depositi di mana con sicurezza, sebbene fosse una cosa sempre più comune.
Arrivò poi il momento di testare i sistemi di sicurezza applicati alla tesoriera Reale.
Riuscì ad arrivare alla porta del tesoro reale al terzo tentativo, seppur con discrete difficoltà.
Il tentativo successivo però fu organizzato in maniera diversa: Valeera non aveva più guardie statiche che seguivano un proprio percorso a ripetizione, ma guardie che si muovevano in maniera più mirata. I piani alti si erano infatti accorti che i sistemi di sicurezza si stavano evolvendo tenendo in mente lo stile di Valeera che stava adattando il suo stile a quello dei Centauri: cambiando stile si sarebbe forse potuto notare un comportamento diverso da parte di Valeera e dunque si sarebbero potuti perfezionare i sistemi di difesa.
E, a coordinare l'operazione, si trovava nientepopodimeno che Odric! Il generale infatti, conosciuto per le sue manovre d'aggiramento durante le battaglie ma soprattutto per aver catturato Valeera quando era solo una ladra, era su tutti gli aspetti l'uomo giusto per stimolare la creatività della sicaria.
Odric vagava per la struttura, dando direttive sempre diverse alle guardie in modo da rendere la vita quanto più difficile a Valeera la quale non demordeva affatto e si muoveva molto cautamente.

"Qui ci sono due- no, tre guardie. Il vecchio sta facendo fare movimenti strani" borbottò pensierosa tra se e se mentre osservava coi suoi occhi verdognoli le guardie "Beh, qui dovrebbero trovarsi solo tre guardie quin-" "HEY TU, TROVATA, CORRETE" furono le parole di una guardia li dietro, totalmente inaspettata. Presto Valeera si ritrovò circondata e confusa, e la simulazione si concluse.
Odric si avvicinò a lei, con l'aria beffarda di chi è riuscito a sconfiggere per la seconda volta il proprio rivale per poi farsi serio in volto "Senti, ragazza. So bene a cosa hai pensato, ritenevi che dovessero esserci solo tre guardie qui e quindi hai abbassato la guardia. Errore. Ti avessimo mandata in un qualsiasi stato straniero ti avrebbero mangiata viva." Fece un attimo di pausa, Valeera non gli piaceva ma era suo compito farla migliorare "Ascoltami, come ladra sei riuscita a sfuggirmi molte volte ma ormai ti conosco. E' la tua occasione per superarmi e superarti, per poterti migliorare e diventare una sicaria sempre migliore. Ora va', riposati, per oggi hai fatto abbastanza. Rifletti bene sulle mie parole e su cosa significa fare il tuo lavoro. Una volta che lo capirai sarai in grado di eludere le mie difese e potremo studiare le tecniche che via via escogiterai per poterci difendere al meglio dai sicari stranieri." Concluse il generale, per poi voltarsi freddamente ed uscire dall'edificio, lasciando le guardie a fare il proprio lavoro.


Dopo una settimana di attesa e riflessioni, fu finalmente il momento di tornare in azione per Valeera ed Odric. Questa volta venne fornita loro una struttura apposita all'addestramento in modo che le guardie in servizio potessero effettivamente fare il proprio lavoro. L'edificio era più o meno complesso come quello in cui si trova la tesoriera reale, dunque sarebbe stata una simulazione altrettanto buona, soprattutto perché Valeera non aveva alcuna conoscenza di quell'edificio.
La sicaria si infiltrò quindi passando inosservata per una finestra del piano terra senza alcuna sbarra o vetrata, cosa abbastanza semplice per lei e si mise a cercare. Le erano stati forniti il piano in cui si trovava il bersaglio ed il numero complessivo di guardie, quindi si sarebbe dovuta basare su ciò al fine di battere Odric.
Passo dopo passo, continuava ad avanzare senza farsi scoprire, immobilizzando alcune guardie con il pugnale da addestramento (le guardie si accasciavano a terra una volta colpite, per simulare anche eventuali omicidi) e continuando. Odric però non le rendeva affatto la vita facile e fu lui stesso a catturarla prendendola alle spalle e puntandole la sua spada d'allenamento alla gola.
"Mi arrendo, mi arrendo. Ricominciamo." Furono le parole che uscirono, con tono stizzito, dalla bocca di Valeera.
"Volentieri, tra l'altro ti sei mossa molto meglio rispetto ad una settimana fa"
"Beh, non sono stata a girarmi i pollici." Disse la sicaria, prima di spostare Odric per tornare fuori all'edificio.
Dopo dieci minuti, lo spettacolo ripartì, questa volta Valeera tentò un giro molto più lungo e molto più furtivo, che le permise di superare tutte le guardie.. o almeno, il numero di guardie che le era stato detto. In realtà facendo un giro così lungo aveva dato tempo ad alcune guardie di andare al piano superiore e quindi vennero contate più volte. Ma si avvicinava sempre di più.

Tentativo dopo tentativo, la giornata passava e tutti erano stanchi, quindi si decise di fare un'ultima prova.
Valeera riuscì a sgattaiolare mettendo fuori combattimento quante meno guardie possibile, utilizzando alle volte diversivi e, ormai avendo imparato ogni piano dell'edificio, iniziò a muoversi molto agevolmente, sebbene Odric continuava a renderle la vita difficile.
Finalmente riuscì a raggiungere inosservata l'ultimo piano. Se i conti non la tradivano, dovevano essere rimaste tre guardie oltre Odric. Doveva stare molto attenta, anche perché poteva essercene un numero differente- subito però sentì dei passi.
Valeera riuscì a nascondersi appena in tempo in una stanza fortunatamente vuota, attese qualche istante e si avvicinò ad una finestra (le finestre del palazzo erano dotate di sbarre, ma potevano essere aperte dall'interno a mo' di porta), la aprì e, tirando una corda fuori dalla sua borsetta, scese fino al piano inferiore dall'esterno dell'edificio, aprì la finestra (solo dall'interno e sbloccata in precedenza) ed estrasse una pietra dalla borsa per lanciarla verso un vaso di ceramica all'interno del penultimo piano. Fatto ciò risalì velocemente la corda tirandosela dietro, si accertò che nessuno potesse vederla e rientrò. Nel frattempo sentì due centauri scendere al piano inferiore, l'esca aveva funzionato.
Continuò ad avanzare e vide, dietro l'angolo, Odric annoiato assieme al centauro rimasto, entrambi a tendere l'orecchio in caso succedesse qualcosa.
Dal piano inferiore, però, si sentivano zoccoli muoversi verso le scale: doveva sbrigarsi.
Agilmente cercò di estrarre un secondo pugnale dalla sua borsa, dunque entrò in una stanzetta, uscì dalla porta posteriore e si ritrovò dietro Odric ed il Centauro.
Il centauro guardava nella direzione dove si trovava adesso Valeera, mentre Odric dall'altra parte.
Agilmente quindi Valeera lanciò un pugnale verso il centauro, che parve un po' disorientato mentre fluidamente si mosse per puntare il secondo pugnale verso il collo di Odric. Per quanto le sarebbe piaciuto avere un pugnale vero per minacciarlo a dovere, si limitò a toccargli il petto dopo attimi di intensi sguardi. Negli occhi della sicaria si intravedeva un certo sollievo, mentre in quelli del generale orgoglio verso Valeera.
Valeera procedette dunque ad entrare nella sala che il centauro ed Odric stavano proteggendo e.. non c'era nulla! Nel frattempo erano arrivate altre guardie pronte a catturare la sicaria.

"Come mai non c'era nulla?" Domandò stizzita Valeera.
"Qualcosa ci stava, una bella cassaforte a dire il vero. Sei tu che non l'hai trovata, ti sei concentrata troppo sulla camera più sorvegliata" Rispose con fare ironico
"Ascoltami, voglio continuare questi allenamenti. Per quanto mi secchi ammetterlo sei bravo, forse troppo, ma se non voglio ulteriori umiliazioni devo affidarmi a te" Sbottò la giovane sicaria
"Ti aiuterò volentieri. In fondo, ciò è anche negli interessi di Centaurestria: ci aiuterai a sistemare la sicurezza interna e diverrai una sicaria degna di tale nome" Concluse il generale


Stesso la settimana dopo Valeera riuscì a trovare la cassaforte e a scassinarla, ma gli allenamenti tra Odric e Valeera continuarono: la rivalità tra i due li sforzava a dare sempre di più.



@Silen questo è il GDR per rimuovere il tratto negativo a Valeera, inoltre contiamolo anche come premessa per il progetto di cui abbiamo parlato pvt :asd:
 
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The Pony Killer

Spam Master
La Centaura venuta dal nulla
...detto ciò, tutti i comandanti si diressero verso la porta per uscire, ma vennero interrotti nuovamente da Gid Lucione "Tranne tu, Centorea. Tu rimani, ho qualcos'altro da chiederti, ma scollegato dal discorso appena fatto". Concluse Gid Lucione, mentre gli altri presenti nella stanza uscivano.
Il cuore di Centorea sussultò. Aveva mancato di rispetto al re? Aveva per caso commesso degli errori senza accorgersene? La paura continuava a crescere mentre pensava a cosa potesse aver fatto.. quasi le passò la vita davanti.

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Anno 3927
Era una giornata estremamente arida, come molte del resto nella regione di Lizardinia.
Tutto andava come sempre insomma.. se non fosse stato per un ritrovamento avvenuto verso il mezzo giorno, a sud della regione, di una centaura svenuta che indossava una semplice mantella per coprirsi.
Fu quasi un miracolo questo ritrovamento e ancor più miracoloso fu salvare la vita della giovane centaura, pare che fosse estremamente disidratata e sul suo corpo c'erano strani graffi e segni di violenza. Ci vollero ben tre giorni di completo riposo prima che la centaura potesse tornare a parlare, sollevando il morale della famiglia che la stava ospitando, ma non tutto fu regolare: la centaura aveva perso qualsiasi ricordo, a parte il fatto che il suo nome fosse Centorea.
La voce del ritrovamento della ragazza si sparse velocemente nella regione, sicuramente aveva una famiglia e, ora che avevano il nome, sarebbe stato facile poter ritrovare il suo ponte con il passato.. ma a quanto pare così non fu. Se la sua famiglia si trovava in Lizardinia, o non avevano sentito le voci e gli appelli, o non volevano riavere con se la centaura.

Passarono così le settimane, poi i mesi, nel frattempo Centorea continuava a farsi una nuova vita, ripartendo da zero con una nuova famiglia in una delle comunità di Lizardinia. Si era guadagnata un nuovo nomignolo: Cerea, diminutivo di Centorea, datole affettuosamente dalla sua famiglia adottiva.
Presto imparò di avere una forza non indifferente per la sua età e si accorse di imparare molto velocemente non solo i mestieri, ma anche le cose più teoriche.
Però, più passava il tempo più Cerea si accorgeva che le cose non andavano bene. La sua era una famiglia semplice, ma in una regione desertica mantenere una persona in più non era di certo facile ed il lavoro era quello che era.. decise che era il momento di iniziare a fare qualcosa di grosso, qualcosa che potesse darle una rendita fissa da poter spedire alla sua famiglia e così decise di arruolarsi.

Ma ovviamente non disporre di un passato fu un enorme ostacolo, venir rifiutata per questo la mortificò non poco.. prese in considerazione di lavorare in un bordello, oramai aveva la maggiore età e tutti dicevano che fosse piuttosto attraente, ma più ci pensava più ripugnava l'idea.. per qualche ragione, non riusciva proprio a sbloccarsi sull'argomento, nemmeno con il centauro con cui aveva avuto una relazione per qualche mese. Ma comunque si fece forza e.. non si presentò nemmeno al colloquio di lavoro.

Iniziò un periodo buio per Cerea, un periodo contornato da molteplici delusioni, ma almeno aveva una famiglia che le voleva bene e la spronava a mettersi in gioco e dare il meglio di se. La sua famiglia era ciò che più di tutto riusciva a donarle un sorriso.



L'occasione per Centorea arrivò dopo poco più di un anno dal suo fallito arruolamento: nel 3931 il Regno di Centaurestria si aprì all'Impero dell'Arpia e cercava nuove reclute da poter vendere alle arpie come segno di reciproca fiducia.. Centorea fu la prima ad offrirsi, e questa volta non le venne fatto alcun problema. "Che fortuna!" Pensò, gioiosa di aver finalmente trovato l'occasione adatta.
E così fu: non solo iniziò l'addestramento come cavaliera leggera, ma le sue doti vennero notate da Tirek e le fecero presto scavalcare le varie posizioni all'interno delle reclute, facendola diventare con una velocità pazzesca Tenente Colonnello di uno dei reggimenti di cavalleggeri che sarebbero partiti a far la guardia a Kyrne Lamiya. Ricevette addirittura un elogio da parte di Gid Lucione stesso, prima di venir mandata nella capitale dell'Impero.

Viaggiare non le dispiaceva, da quando aveva perso la memoria ogni cosa la meravigliava e la capitale dell'Impero non era da meno. Quelle torri così alte ed imponenti erano una novità assoluta per i suoi occhi, d'altronde strutture simili sono impensabili e scomodissime per i Centauri. Inoltre vedere il cielo perennemente costellato da arpie era una visione molto particolare, ma ci si abituò in pochissimo tempo.
I compiti che le venivano assegnati erano invece molto più tranquilli di quanto si aspettasse, consistendo principalmente in compiti di guardia cittadina o di scorta.

Dunque il tempo passava.. le arpie pagavano molto bene e Centorea poteva spedire molti soldi alla sua famiglia, che non esitava mai ad andare a trovare appena poteva prendersi dei giorni di ferie o di permesso: in fondo il lavoro era così tranquillo in certi periodi dell'anno che non era richiesta una presenza continua.
Le piaceva molto tornare a Centaurestria però, l'ambiente era sempre più tranquillo, semplice e familiare.. spesso si fermava a parlare con Tirek riguardo i compiti che le arpie assegnavano ai reggimenti di centauri, mantenendo quindi uno stretto rapporto con Centaurestria.

Ma, come sempre, non tutto può andar bene. Nel 3941, dopo ben 10 anni di servizio, le arpie decisero di imprigionare i soldati centauri, tra cui Centorea, a causa del tradimento effettuato da Centaurestria nei confronti dell'Impero.
E i soldati rimasero per ben 5 anni in galera, per tutta la durata della guerra, potendo tornare a casa solo a finire del 3946.. unica richiesta di pace di Centaurestria tra l'altro, il rimpatrio di quei soldati.
Vennero formulate scuse a questi soldati e stanziati fondi come riparazione dei cinque lunghissimi anni passati in galera, nonostante ciò alcuni soldati decisero giustamente di dimettersi.. ma molti altri rimasero fedeli a Centaurestria.

Tra questi, ovviamente, Centorea.


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"Mio signore, ditemi pure" Rispose timidamente la centura
"Avrei una proposta da farti, mia cara" Il cuore di Centorea sussultò: cosa voleva il re? "Abbiamo motivo di credere che la fiducia in te sia fiducia ben posta e, dal tuo profilo, direi che hai delle doti non indifferenti nel combattimento e nella gestione delle truppe, inoltre il rapporto che mi hai appena fatto mi ha convinto definitivamente." La centaura si rallegrò, non era nulla di brutto, magari.. magari era una promozione? Na.. al massimo una medagli- "Ti andrebbe di comandare eserciti? Vorrei che tu diventassi un nuovo generale di Centaurestria, mi sembri portata e, detto tra noi, un generale che conosce i territori della nostra più grande minaccia potrebbe risultarci comodo.. che ne dici?"
La risposta tardò ad arrivare, tutto si aspettava fuorché raggiungere il grado massimo di Generale. Ma dovette riprendersi in fretta, doveva prendere una decisione.
"Mio signore, la vostra offerta è molto generosa.. e sarò felice di accettarla. Siete certo che non Vi deluderò" Rispose piena di gioia ed orgoglio, contenta di quella promozione.
Lei, partita dal nulla, era appena diventata una delle persone più importanti di Centaurestria.
 
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The Pony Killer

Spam Master
La fuga di Gid Lucione

Non appena la delegazione centaurea partì per assistere al Matrimonio Imperiale di Britannia, Gid Lucione sparì lasciando dietro di sé un semplice biglietto.
Invero, il re sgattaiolò per fini diplomatici, dovendo aprire necessariamente un dialogo con le Arpie del Picco Rosso, ma la cosa lasciò comunque il Consiglio di Centaurestria nel caos. Con Gid Lucione ad Est e Stefy e Basilius nel Britannia, l'unico rappresentante del Regno sarebbe stato Abyen, il meno propositivo tra i due discendenti che seguivano Gid Lucione per imparare, magari un giorno, ad essere degni sovrani. Ma ciò non sarebbe stato di certo un problema, almeno sarebbe riuscito a mantenere lo status quo fino al ritorno di uno dei re.
Però la fuga di Gid Lucione restò un grosso problema: per giorni vennero cercati ulteriori indizi, si riteneva che magari il re fosse stato rapito, ma alla fine non si trovò nulla.

Venne quindi mandato un messaggero nel Britannia col fine di spiegare quanto accaduto alla delegazione.
"Gid Lvcione che?"
"Vostra Maestà, avete capito bene.."
"NON MI PIACE QVELLO CHE HAI DETTO, come pvò Gid andarsi a divertire con le pollastrelle senza di me!? BAAAAAAAAAAAAH, poi mi sente, poi mi sente."
"... E' davvero andato nel Picco Rosso dopotutto..." Disse una Valeera preoccupata. Lì vicino si trovava Centorea quasi in lacrime, mentre Jace meditava con gli occhi chiusi. Ma quello più frustrato era, probabilmente, Sombra.
"E così il Re se n'è davvero andato lì, in barba all'opposizione di tutti." Il sicario sbatté un pugno sul tavolo "Ha approfittato della nostra assenza per fuggire, aveva programmato tutto! Per questo mi ha mandato qui.. mentre mi divertivo, lui è andato in una missione FOLLE!".
"Più che folle direi coraggioso il nostro sovrano, possano gli dei dargli una mano... Forse ci saranno ripercussioni per questo gesto matto, ma sono sicuro che per il bene superiore l'ha fatto. Abbiamo fiducia per il nostro re, perché vittorioso tornerà, altroché!"
"Pf, se lo dici tu.." Sombra era davvero stizzito, voleva trovarsi a fianco del suo re, voleva poterlo proteggere.
"Zecor ha ragione. Gid Lucione è sempre stato un centauro assennato e probabilmente ha in mente qualcosa. Andrà tutto per il meglio" Rispose finalmente Basilius.
Lui in particolare, però, non era sicuro in che cosa sperare: Gid Lucione stava simpatico a molti ma una sua scomparsa sarebbe potuta equivalere ad un biglietto per il trono di Centaurestria, per Basilius. Considerando soprattutto i successi che aveva recentemente ottenuto.. ma il discendente scacciò quei pensieri, non doveva farsi accecare dalla bramosia di potere. Non poteva.

Il tempo passò, il torneo stava per volgere alla fine ma ancora nessuna notizia da Gid Lucione.
Abyen in patria si stava preoccupando, ormai era passato abbastanza tempo per poter fare avanti ed indietro dal Picco e la situazione interna stava peggiorando sempre di più. Ma un giorno la sacerdotessa Thalia si presentò accompagnando il Re a castello. Tornò stanco, sporco, ma vittorioso: era riuscito a convincere le Arpie del Picco Rosso a firmare un accordo! Era molto meno rispetto a ciò che desiderava, ma era sufficiente, ed era un gran bel passo in avanti. Fu raggiunto in fretta da Abyen, che abbracciò il re e, senza aspettare che il re potesse dire qualcosa, gli spiegò tutto ciò che accadde in sua assenza.
Stanco, il re ascoltò con orrore le parole di Abyen. Qualche tradizionalista, evidentemente, aveva creato caos e scombussolato l'ordine religioso, sfruttando l'assenza del re-sacerdote per attaccare più ferocemente.

Conscio di questo nuovo problema che aveva deciso di attanagliare il Regno, Gid Lucione decise di farsi un bagno e meditarci su. Prima che la cosa diventi un problema ancor più grave, avrebbe dovuto organizzare un incontro con i vertici dei tradizionalisti.



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