GDR Ladies' Lament

Dyolance

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Fianna teneva la guardia nella notte e Marianne attese che il russare dei duergar si facesse ben più che sentire prima di far finta di svegliarsi e tirarsi su. Si stiracchiò un po' e poi si avvicinò al fuoco senza davvero alzarsi, semplicemente zompando rimanendo seduta; già che c'era buttò un occhio sui cristalli per la magia di mistifazione: tutto nella norma. Presto sarebbero arrivati nella suddetta tana del drago, ma lei non aveva alcuna voglia di dormire. Stare nel sottosuolo per chi è abituato alla luce si sa può essere snervante.

Fece giusto un cenno alla Principessa elfica, all'ultima ora prima del cambio, ma subito non le parlò. Guardò un po' il fuocherello -anch'esso magico- e si mise a pensare ai fattacci suoi, ovvero come approcciare la conversazione. Dopo un po' prese un bel respiro e se uscì con un

"So che siete recentemente diventata "madre", principessa. Ecco... Com'è? Cosa si prova ad esserlo?"

(@Last Century scusa il ritardone ma mi sono spaccato la testa per trovare qualcosa di azzeccato da fare magari carnil ma non trovavo nulla
mi butto così per sviscerare un'ideuzza)
 

Last Century

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Fianna si voltò a guardare Marianne, sorridendo appena. Sulle prime non disse nulla ma quando la britannica le rivolse quella domanda, tutt'altro che semplice da sviscerare, sospirò profondamente dondolando la testa a destra e sinistra. - Ariel è... in una condizione strana. - iniziò a dire, parlando a bassa voce e con fare meditabondo. - O per meglio dire, io la vedo strana. Le arpie, lo saprete meglio di me, crescono ad una velocità impressionante per i canoni degli esseri umani, figuratevi per i nostri. Nel giro di poco tempo è passata da essere una figlia a diventare quasi una sorella. Oramai ha quasi dieci anni ed è completamente indipendente. - sospirò di nuovo, guardando la donna con lo stesso sguardo di chi sta per chiedere qualcosa di strano ma decisamente importante.
- Forse vi parrà strano ma avete presente quando si parla dei figli che crescono?... ora immaginate la gradualità con cui lo facciamo noialtri e rapportatela per la sveltezza tipica con cui svezzano le arpie. La risultate è stata una specie di velocizzazione temporale che mi ha fatto attraversare gran parte delle fasi della crescita in poco più che una manciata di settimane. - ridacchiò, anche se somigliava più ad una piccola esternazione di nervosismo che non reale divertimento.

- Il prossimo anno dovrò anche portarla a Kyrne Lamiya. Le sue sorelle.vere la vogliono vedere... e questo non può che preoccuparmi, visto e considerato tutto. - si strinse poi nelle spalle. - Tuttavia, e per ironia della sorte mai paragone fu più azzeccato, devo spingerla fuori dal nido e permetterle di fare le proprie scelte. Posso solo sperare di averle trasmesso i giusti valori. - bofonchiò.

- Non credo sia ancora arrivato un comunicato ufficiale dall'ambasciata ma c'era una cosa di cui volevo parlarvi che riguardava, beh, il Duca Konrad. - titubante proseguì. - Oramai è da molto tempo che volevamo ridiscutere i termini degli accordi tra noi ed il Sylvania... Detto ufficiosamente, pensate che l'Imperatore possa mettere una buona parola col Duca riguardo ad una maggiore, per così dire, libertà di azione da parte nostra? La situazione inizia ad essere pericolosa al nord, probabilmente più che in altri momenti, e riottenere formalmente l'indipendenza potrebbe giovarci. - poi s'affrettò ad aggiungere. - Non è niente di ufficiale, ripeto, ma tanto che siamo qui e dobbiamo aspettare gli altri... -
 

Dyolance

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Alle parole dell'elfa Marianne rimase attenta eppure distante, come persa in un retropensiero. Si toccò istintivamente la pancia senza neanche pensarci ma poi ritirò la mano da sotto la coperta da campo, mettendola davanti al uoco per riscaldala. Alle parole sul duca Konrad fu Marianne a dondolare la testa a destra e a sinistra.

"Metterò una buona parola con mio fratello, su questo ne potete stare sicura, ma non prometto che tenterà, tanto meno un successo: vedete, sia mio fratello che il Duca Konrad penso siano in quella fase del potere in cui sono convinta a volte si credano onnipotenti, addirittura più grandi di Dio. Non mi sorprenderebbe se piantassero tutto nonotante trattative ben avviate per uno screzio di forma o perché si sono improvvisamente accorti che l'accordo non vada poi tanto a loro favore. Volubili, gli uomini..." - ridacchiò, prima di buttare un'occhiata complice all'altra principessa - "sempre a fare la gara a chi ha il regno più grosso"

Si godette la battuta con se stessa e con la Principessa se le avesse concesso la sua risata. Poi sarebbe tornata a guardare il fuoco, meditabonda.
"No, non vi prometto nulla, ho peso nell'Impero ma non così tanto da poter forzare un incontro diplomatico. Non più almeno. Ma lavorerò per voi, statene certa."
Era distinguibile una certa nota di tristezza inq uella sua ultima frase; ma Marianne non era sulla tristezza che voleva virare la loro conversazione e quindi cambiò completamente rotta.

"Che mi dite di voi, Principessa? C'è un qualcuno nella vostra vita o...?"
 

Last Century

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Fianna ridacchiò appena, evitando di far troppo rumore per non turbare il resto della comitiva.
- Grazie per il tentativo. Io dovrei convincere comunque mio cugino ad intraprendere quel genere di percorso indipendentista. - si strinse nelle spalle. Poi, a vedere l'insistenza di Marianne sulle questioni personali decise di stare al gioco, venendole incontro il più possibile senza sbottonarsi esageratamente.

- Forse un tempo. Qualcuno mi avrebbe voluta in sposa a Lantalion Eruan Silverhorn, quel disgraziato separatista mezzo traditore che contribuì a far cadere Almarillan. - sbuffò. - L'idea era di legittimare la sua carcassa facendogli sposare qualcuno di sangue reale, ma sebbene io creda nel cambio di classe sociale per meriti, ecco, nel suo caso avrei preferito uno scambio tra lui ed il concime per i campi. - arricciò il naso infastidita. - Ma a parte lui non c'è nessuno, no. Alla fine quando si hanno centinaia di anni che fretta c'è per queste cose? Magari troverò qualcuno tra un paio di secoli... - sorrise divertita alla donna.
- Ma perché queste domande? Volete magari affibbiarmi qualcuno di Britannia come marito? - scherzò.

- Piuttosto, perché dite di non avere più tanta influenza sulla corte? Sono le nuove politiche dell'Imperatore ad avervi estromesso? A me è capitata una cosa simile, anche se non paragonabile, ma ammetto che la politica britannica è più difficile di quella elfica da capire.-
 

Dyolance

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Marianne rimase in silenzio ascoltando il gran sfogo della principessa elfica in cui si rivedeva estremamente. A quanti era stata accostata, negli anni! Famigli britanniche o principi e dignitari maggiori di altre nazioni per intessere rapporti diplomatici... Molte volte era spuntato il suo nome tra le possibili strategie, ma per solo una questione di gran fortuna si era salvata. Presto tuttavia anche quello sarebbe cambiato, e ciò lo sapeva bene.

"Be' diciamo che se non sono stata estromessa quanto meno degradata: qualche mese fa potevo fregiarmi del titolo di Rettrice della più grande società commerciale esistente, ora è già tanto se l'Imperatore mi lascia tenere il titolo di "sua sorella" ahah. È stata una bella ed estremamente rapida parabola discendente diciamo. E ora siamo qui, a cercare scheletri, tutto perché quel testone" - disse indicando con un cenno della testa il corpo molle e addormentato di Cristopher - "non ha mai voluto ascoltarmi."


Un fondo della sua voce lasciò trapelare quanto ormai non ce l'avesse davvero col fratello, parlando di lui sì male ma in quel modo fraterno e scherzoso che solo i consanguinei utilizzano tra di loro.
"Per quanto riguarda matrimoni, be', diciamo che so che il mio tempo sta per giungere: ormai è solo questione di chi, non di quando. Bisogna ampliare la famiglia ahah... Ah, che situazione!"
Scrollò la testa come a scrollarsi di dosso il discorso della politica. Il suo tono cambiò notevolmente da quel momento in poi.

"Se voglio affibiarmi qualcuno di Britannia? Be' " - si alzò in piedi e lentamente si avvicinò alla Principessa Fianna, sedendosi infine vicino a lei apparentemente solo per guardarla a lungo negli occhi, languida.
"Solo se riuscirete e a mantenere un segreto"

Non ci voleva un genio a capire dove volesse arrivare Marianne VI Britannia, e una persona intelligente allora avrebbe potuto comprendere il perché della sua resistenza al trovarsi marito, così come la sua affinità e vicinanza a Silene e alla società delle Sorelle, esclusivamente matriarcale. Tuttavia rispettò l'elfa, non sapendo se avesse anche lei la stessa... Particolare inclinazione.

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"E quindi ecco perché secondo mio cugino è da auspicare per un'unione tra Cristopher e Fianna. Sono entrambi principi, da parte nostra è il momento che il secondo figlio di Clovis faccia la sua parte per la famiglia. Non temete per la questione d'età: Cristopher è un un uomo temerario e vigoroso, non avrebbe alcun timore alla prospettiva di unirsi ad una donna che dal nostro punto di vista "non invecchierà mai"."

A migliaia di chilometri di distanza, altre persone fedeli agli stessi stati parlavano di argomenti simili. Quale ironia però, considerando che i soggetti in questione erano diversi!
Albrecht, partito da Cloveringe assieme al cugino e separato da lui per raggiungere la capitale elfica mentre l'IMperatore procedeva verso la Bastiglia, prese solo allora la tazzina di tè che si era preparato diversi minuti prima di cominciare in quel suo sproloquio interminatbile sulla bontà e necessità di quell'unione. Girò comuque il cucchiaino numerose volte facendolo tintillare sulla porcellana per assicurarsi che anche i più minuscoli raggruppamenti di zucchero sparissero. Bevette.
"Ah, squisito comunque, grazie mille. Invece voi, ditemi" - poggiò la tazza dopo quel minuscolo sorso, usando poi pollice e indice per pulirsi dei residui dai baffetti - "parlatemi di questa quetione con Sylvania. Immagino avrete una strategia per intavolare i colloqui: saprete meglio di me che il Duca Von Carstein, per quanto si sia leggermente rabbonito da quando è diventato anche Zietto Konrad grazie a sua sorella e a mio cugino Lelouch, non faccia mai nulla per nulla e se non volete alterare il suo particolare umore dovrete fargli un'offerta d'apertura notevole anche solo per essere preso sul serio. Andate avanti Principe, vi ascolto."

ccccccccolpo di scena
massì, mi hai messo la pulce nell'orecchio, vediamo che si dice ahah
per la cronaca, tutto il discorsone precedente di Albrecht l'ho saltato per questioni sceniche che mi piaceva così il gdr, ma praticamente ti ha fatto un soffocone potente su di una possibile unione Cristopher-Fianna.
 
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Last Century

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Fianna guardò Marianne per un lunghissimo istante, sulle prime senza capire troppo bene a cosa si riferisse. Poi, d'improvviso, cercando di dipanare quale fosse il fulcro del discorso, arrivò alla giusta conclusione arrossendo come un pomodoro sulle gote chiare. Tentennò e alternò gli occhi tra il fuocherello e la donna per un paio di volte, senza sapere bene come rispondere, visibilmente imbarazzata da tutta la situazione. Non che fosse bigotta o avesse problemi di qualche tipo in tal senso, dopotutto era sempre lei ad aver dimostrato interesse nemmeno troppo velato per i centauri, con le preoccupazioni che erano conseguite nella testa di Carnil, ma quella situazione era un poco diversa. Un poco tanto, ad onore del vero.
- Io credo di... capire. - biascicò. - Però ecco non... non credo di essere la persona più adatta a cui parlare di questo. Alla fine per noi le tempistiche sono diverse e quindi... quindi magari facciamo fatica a interfacciarci con questa cosa. - poi s'affrettò ad aggiungere. - Non che ci sia niente di male nel trovare marito ma... - si ritrasse appena, non propriamente a suo agio con quella vicinanza.
- Per noi elfi le cose funzionano diversamente, Dama Marianne. - continuò. - Forse i miei cugini figli di Llorath sono più... aperti a certe questioni. -
E, visibilmente turbata, distolse lo sguardo.

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Carnil ascoltò Albrecht molto attentamente, soprattutto per quanto riguarda la questione di Fianna, cosa per cui rimase abbastanza sorpreso invero. Per quanto nel mondo umano fosse una richiesta abbastanza comune, nel mondo elfico la situazione era lievemente differente. In quello eldar, ancora di più. Certo era che il Principe fosse molto più interessato alla questione del Duca che non a dare in sposa la cugina al fratello dell'Imperatore, cosa che lo allettava infinitamente meno, oltre che non essere in suo potere per più di un motivo.
- Invero, era un accordo che avevamo già stabilito... diciamo verbalmente col Duca. Dieci anni di servizio alla fine dei quali la nostra attuale situazione politica sarebbe evoluta in una alleanza vera e propria, che fosse per mutua difesa o meno non era stato pattuita. Ora, il Minnonar nell'ultimo periodo ha goduto di ottima ripresa sociale ed economica, quello che manca è iniziare a fare i primi passi nella direzione diplomatica... e la vostra presenza qui è una chiara indicazione del fatto che ci stiamo muovendo in tal senso. - sorrise.
- Ciò che posso chiedere a voi, direttamente, è solo di mettere una buona parola per conto nostro se e quando sarà necessario. O se vi sentite particolarmente prodigo di consigli ne accetterei volentieri. Ultimamente il Duca è poco responsivo e, per quanto la nostra fedeltà nei suoi confronti sia inscalfibile, iniziamo a soffrire per questa situazione di limbo in cui ci ritroviamo. - annuì. - Voi avete avuto scaltrezza e fortuna con l'Impero, io non vorrei dover attendere un momento propizio col Duca, bensì fare le cose più... dolcemente. -

Poi, carezzandosi la barba, guardò il brittanico.
- Per quanto riguarda Fianna... non vorrei sembrarvi scortese ma vi siete mai chiesto perché nonostante i decenni di amicizia con il Regno della Tempesta nessuno di noi si sia mai sposato con qualcuno di loro? - fece un sorriso amaro. - Non certo per bigottismo, ma perché far sposare una principessa elfica, eldar ancor peggio, con un principe umano è sconveniente. Immaginate che accada qualcosa, malauguratamente, alla vostra dinastia. Qualsiasi cosa, che sia un malanno, un disastro o anche solo la fatale natura. Fianna rimarrebbe in eterno una principessa dell'Impero di Britannia con la concreta possibilità che alla vostra scomparsa ella si ritrovi persino a capo del vostro paese. - alzò le sopracciglia. - Non voglio nemmeno pensare alle vicissitudini di qualcosa del genere. Né impelagarmi nelle questioni burocratiche e cavillose per evitare il dramma. Senza contare che, sebbene io capisca gli usi ed i costumi degli uomini, non ho il potere di decretare un matrimonio del genere senza il consenso di mia cugina. - si strinse nelle spalle.
- Il Principe Cristopher diverrebbe polvere prima che Fianna raggiunga un millessimo della sua vita. Siate comprensivo da questo punto di vista, non è una cosa che possiamo fare. Ci sono casi di matrimoni fra umani ed eldar nel Minnonar, è vero, ma niente che coinvolga le famiglie reali. E ora sapete il motivo. -

- E vi sconsiglio di andare a chiedere direttamente a mia cugina... la sua risposta potrebbe non essere politicamente accettabile. Immagino ve la ricordiate al Torneo. - scosse la testa divertito.
 
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Dyolance

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"Oh, dai racconti che mi sono giunti non vi facevo così timorata"
Marianne era una donna cresciuta in una società di uomini estremamente orgogliosi e avvinghiati con vigore ai ruoli tradizionali legati ai sessi; per quanto aperta e culturarlmente vivace, Britannia non si poteva di certo definire un baluardo di riformismo. Era quindi comprensibile che una Principessa abituata a lottare ogni giorno per un pezzo di pane (dove per pane s'intende Potere, ma anche ritagliarsi uno spazio proprio che fosse più dell'essere una moneta con cui tessere alleanze, un bel uccellino in gabbia o una sforna-eredi) sviluppasse certi atteggiamenti assertivi. Credendo quindi la reazione della principessa elfica dettata soltanto da "ciò che si confà" e non da un reale rifiuto si spostò agilmente verso la stessa, incalzandola, avvicinandosi sensualmente a carponi. I loro visi, per quanto ancora separati, erano ora estremamente più vicini.

"Voi avete mille vite davanti, ma per noi umani il momento è estremamente importante. Perdonatemi quindi se quando vedo qualcosa che mi piace tento di farlo mio... Odiatemi perfino, se lo desiderate.
Ma per fermarmi dovrete essere molto più categorica di quanto non siate stata fin'ora."
- disse per poi puntare le labbra dell'elfa.

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Albrecht rimase ad ascoltare senza perdersi una virgola di quanto detto bello composto sulla poltrona su cui era accomodato; i suoi occhi erano totalmente sgranati, come quelli di un bambino che vuole mettere bene a fuoco qualcosa che trova straordinario per impremerlo eternamente nella retina della sua memoria. In Albrecht quel gesto sopravviveva proprio per le contrattazione e gli incontri diplomatici, quando la sua testa era talmente impiegata nell'apprendere e dipanarsi di nuove informazioni da dimenticarsi di mantere una presentabilità d'aspetto e alle volte -come in quel caso- addirittura il suo nome. Una spugna che assorbe acqua e quando è il tempo ne rilascia molta più di quanta ne aveva assunta: questo era ALbrecht con la politica, che da un'oncia creava un mare.

"Certamente, ricordo bene l'ardore di vostra cugina e lo ha notato anche mio cugino Lelouch: mi permetterete, ma se dovessi descrivere cosa è successo nella sua testa credo che abbia pensato che un'unione tra due teste calde non poteva che essere appropriato, come se fosse scritto nelle stelle ahahah" - la sua risata era appassita, come se fosse artificiale e non sentita.
"Comunque, non entrando nelle faccende di ereditarietà del nostro trono per cui, vi posso assicurare, neanche tra diecimila anni vostra cugina potrebbe sedervi, non posso che concordare con voi: se mi concedete di essere sincero anche io guardo con dubbio a quest'unione, ma sapete com'è, l'Imperatore comanda e noi soldati si esegue! Certo è che se mai doveste decidere altrimenti, un vostro ripensamento o non so che cosa, la nostra porta è sempre aperta. Anzi, in realtà..."

In quel momento l'aria si fece più tesa e il concerto di microbugie e bravura di scena che era Albrecht VI Britannia arrivò al punto che si era prefissato subito dopo aver sentito parlare il Princpie Carnil. Il suo sguardo, sempre così specchio della sua anima, era diverso: adesso era quello di un grande predatore pronto a zompare in tutta la sua ferocia sulla preda.

"Sulla questione sylvaniana normalmente penso che nessuno a corte avrebbe nulla da ridire: qui non si parla di aprire trattive per stabilire nuovi patti ma semplicemente di far rispettare quelli concordati in precedenza. Il determinismo dei popoli scritto su carta è qualcosa a cui noi britannici teniamo molto per quanto a livello internazionale veniamo dipinti come i traditori per eccellenza. Non nego quindi che l'Imperatore, che mio cugino Cristopher, sua sorella Marianne o chiunque altro illustre rappresentante della nostra nazione avrebbe certamente accolto la vostra richiesta... Ma per vostra sfortuna e per mia fortuna state parlando con me."
Allungò la mano per reclamare il controllo della teiera e versarsi quindi un'altra generosa tazza. Prese poi la stessa e a differenza di tutto il rituale dello zucchero che aveva mostrato prima portò la bevanda alla bocca così com'era, bollente e amara. Niente di quell'uomo era nel più profondo vero.

"Sapete Principe, io la stimo molto perché, come me, vi considero un Patriota. Non un patriota badate bene, con la p minuscola, ma un Patriota maiuscolo, perché avete dimostrato con le vostre azioni di tenere talmente tanto alla stabilità e al benessere della vostra gente da coprirvi d'ingiuria e umiliazione, da rifiutare i pieni e assoluti poteri legati alla corona vostra di diritto e ad appellarvi a coloro che fino al giorno prima erano i vostri nemici per ricostruire. Se dipendesse da me, il vostro nome dovrebbe essere inciso sui libri di storia del Minnonar e di Ea come se si dovesse segnare sul marmo; ma purtroppo non dipende da me e molti anche nella nostra illustre e progredita nazione guardano a voi come ad un re azzoppato, un giullare se comparato agli altri monarchi del mondo. Questa visione di voi mi dà il voltastomaco, specialmente considerando quanto ciechi sono coloro che così vi dipingono. Io vi vedo Principe e vedo anche la grandezza che sta riacquisendo il vostro stato dopo questo decennio di transizione; e questo grazie alla vostra opera, ad un Patriota che ha tirato fuori un paese dal collasso per farlo tornare oggi a spledere.
Ma con estrema umiltà mi considero anche io un Patriota, e io non vi sottovaluto: non sottovaluto l'incognita che rappresenta uno stato militarmente, economicamente e tecnologicamente avanzata che ottiene nuovamente la libertà di muovere politica da sé. Specialmente di questi tempi in cui tutte le grandi nazioni si stanno sempre più mostrando nei loro colori di affamati predatori quali sono. Il tempo degli "Aiya Túrë, Aiya Túrë!" è finito da un pezzo, lo sappiamo, ma quello di stipulare accordi pare sia imminente stia per ricominciare per voi.
Capirete allora se questo Patriota è spaventato dall'idea che un MInnonar prospero e nuovamente indipendente scelga di allinearsi con certi stati; magari quelli con cui si è tornato solo recentemente ad avere contatti per questioni di colonialismo, o magari quelli che vedono una propria figlia cresciuta con così tanto amore e affetto da vostra cugina Fianna."


I suoi occhi si focalizzarono sull'interlocutore, chiudendosi in due fessure concentrate.

"Chiedete il nostro appoggio con il Duca? Ve lo daremo. Ma voi che assicurazioni ci date riguardo alle nostre preoccupazioni?"
 

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Fianna si tirò indietro, quasi cascando per terra. - Marianne! - la chiamò, quasi sgridandola. - Io apprezzo l'interessamento, dico davvero, ma non è così che vorrei passare la notte. Forse vi è sfuggito ma in proporzione rispetto a voi non ho fatto tutta questa esperienza e non... non mi sembra il caso. Per noi queste cose sono molto importanti, non ci lasciamo irretire tanto facilmente. -
Scosse vigorosamente la testa. - Ho già dato troppi pensieri a mio cugino facendo colpi di testa non consoni al mio rango e questo, Marianne, questo sarebbe stupido anche per i miei canoni. - si tirò in piedi, Aveva alzato anche un poco la voce, infischiandosene della possibilità di destare qualcuno.

- Siete una brava persona, e mi dispiace che nel Sacro Impero siate costretta a questo genere di cose o che, comunque, abbiate dovuto imparare. Ma questo è davvero oltre ciò che riesco ad accettare. - un conto era scherzare, fantasticare, avere persino qualche piccola strizzata d'occhio a pensieri non propriamente degni d'una principessa, un conto era trovarsi faccia a faccia con qualcosa del genere. Tralasciando il fatto che Marianne era una bella donna, anche per i canoni elfici, Fianna non aveva alcuna intenzione di concedersi a quel modo, tanto che le sembrava più una cosa da drow che non da eldar. E di fatti lo era.
- Possiamo fare finta che tutto questo non sia mai avvenuto? Apprezzo, ripeto, l'interesse ma se è un "no" che volete da me allora mi trovo costretta a dirvelo: No. -

[ ... ]

Carnil ascoltò attentamente il discorso del britannico, massaggiandosi una tempia per la valanga di informazioni che gli stavano giungendo dall'altro. C'era molto a cui pensare e molto, soprattutto, da decidere. Non aveva nulla da eccepire, a parte per la citazione in elfico usata come urlo di guerra tra le forze armate, ma non se la prese, riuscendo bene a comprendere il senso in toto della frase. Aveva ragione, Albrecht, a dire che il tempo delle guerre espansioniste eldar era finito, così come aveva ragione a sostenere che l'onda era cambiata già da molto tempo.
Il Principe fece per parlare, poi si zittì e prese un altro sorso di tè, umettandosi appena le labbra.
- Siete molto confidente con le parole, è una qualità rara qui nel nord, dove tutti sono più capaci a far la guerra che a discutere. - sorrise. - Si vede che siete stato a contatto anche con la corte, oltre che coi i soldati. Vorrei dire lo stesso per i miei predecessori ma penso di essere il primo degli Elensil, ramo cadetto tra le altre cose, ad aver acquisito la capacità di parlamentare. - rise appena.
- Scherzi a parte, però, quello che dite è allo stesso tempo affascinante e preoccupante. Come sapete noi siamo vassalli e l'unica garanzia pratica che potrei darvi, ad oggi, è la nostra parola. I nostri paesi hanno languito per molto tempo in rapporti distaccati, c'è bisogno di un poco di tempo perché ci arrischiamo in questo senso. Possiamo dirvi già da subito che col Tempesta gli accordi sono di natura squisitamente coloniale, se vi rincuora, perché il nostro vassallaggio ci obbliga a non aver altri rapporti con Re Stannis e con chi gli succederà. - scosse la testa. - Ma le avventure coloniali e i rapporti più laschi non hanno mai fatto male a nessuno, a patto di non indebitarsi. - annuì.

- Quello che mi sorprende è che siate così convinto di non volerci vedere vicino all'Impero. Abbiamo fatto molti proficui accordi negli ultimi anni, le nostre popolazioni stanno imparando a convivere, e il confine a Sud non è mai stato così sicuro da quasi mezzo secolo a questa parte. Certo, il Tempesta ha fatto un colpo gobbo, ma niente che non fosse previsto in qualche modo. Perché dovrei rischiare di rovinare i lavori fatti in dieci anni di fatiche non legandomi ancor di più all'Impero? - chiese. - Credete sul serio di riuscire, in qualche modo che mi sfugge, a tenere testa alle Arpie e a Re Stannis, al punto tale da chiedermi di tenere a freno i miei diplomatici? - lo chiese con genuina curiosità. - Perché per come la vedo io Tempesta e Arpie muovono i più grandi e potenti eserciti dell'intero vecchio mondo, addirittura la flotta più imponente del mondo conosciuto, anche di Aman, nel caso dello stesso Tempesta. Capirete che i miei dubbi sono abbastanza seri in tal senso, specialmente con Sua Grazia Konrad intento a occuparsi di quel che resta del Formicaio... e sono anche certo che i Caduti piomberanno di nuovo su di lui a breve, visto come l'Unione li sta stuzzicando. - poi s'affrettò ad aggiungere.
- Con questo non voglio disconoscere la potenza del Sacro Impero, sia chiaro, negli ultimi anni ha fatto passi da gigante e son ben consapevole di essere secondo a voi in quanto a potenziale, le mie sono solo rimostranze da parte di un sovrano che è letteralmente stretto tra due fuochi. Tre, se contiamo che l'Unione, per quanto nostri cugini e fratelli nella fede, sono più legati alla Bastiglia che ad Almarillan. -
 

Dyolance

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"Umpf, your loss, principessa." - disse civettuola all'elfa traendosi lei stessa indietro e rimettondosi composta.
"Manterrò la bocca chiusa, certo. Se doveste mai avere ripensamenti, tra un'ora, domani o chissà quando, saprete sempre dove trovarmi"
Si ritirò infine nella sua cuccetta, lasciando a Fianna il piacere della solitudine da guardia.

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Per la durata del discorso Albrecht era rimasto solennemente in silenzio e impassibile. Non subì le verità di cui parlava l'eldar, poiché erano appunto tali, verità, anche se questo voleva dire ammettere l'inferiorità in certi campi di Cloveringe rispetto ad altre nazioni. Ma quando la voce dell'elfo si fermò e tornò una calma nella stanza, tutto ciò che il diplomatico britannico riuscì a dire dopo aver preso un profondissimo respiro fu...

"Invidio il vostro candore, Principe Carnil."

L'aria si fece di una densità profonda nella stanza. Una frase sconfitta, che lasciava intendere una punta di delusione: era possibile che vedesse solo lui ciò che stava accadendo?

"Dovrete farvi più furbo se desiderate sopravvivere al gioco a cui state chiedendo di partecipare."

Si alzò pesante e con un rantolo di sforzo, non con la sua solita grazia: improvvisamente sentiva la voglia di fare due passi per la stanza, per scaricarsi. La casualità lo portò verso una finestra, a scorgere nell'orizzonte il panorama di quelle terre ora ricostruite ma su cui già vedeva piombare un lungo artiglio.

"Io le ho combattute per trentacinque anni, Vostra Grazia. Trentacinque, e posso assicurarle che se fate bene a guardarvi dal Regno della Tempesta dovrete avere doppia cura nel guardarvi dalle Arpie." - disse prima di girarsi verso il principe eldar nero in volto.

"Voi parlate della prosperità che porta il Sud ma non avete idea del prezzo che dovrete pagare per ottenere questa prosperità. È un conto che cresce, e cresce, e cresce... Finché quella prosperità in fin dei conti è poca cosa se comparata a tutto ciò a cui si ha rinunciato."
È utile specificare che come tutti i Cloveringi anche Albrecht era piuttosto alto rispetto alla norma umana, circa un metro e novanta. Prese ad avvicinarsi alla poltroncina del principe eldar, oscurando sempre di più con il suo profilo la grande finestr che ora aveva alle proprie spalle.

"E se avete ragione che non dovreste più preoccuparvi di uno dei più grandi eserciti e flotte di Ea, è sicuramente anche vero che vi troverete a combattere quotidianamente una guerra che si gioca sulla paura, sul non visto, sul nascosto. Ogni giorno loro vi ricorderanno che sono lì, così vicine a voi, tanto che dopo un po' di tempo potrete sentire il loro fiato sul collo ad ogni vostra decisione; vi giudicheranno sempre, dimostrando apprezzamento quando sarete delle buone prede e disappunto quando oserete fare vostre scelte. S'addentreranno talmente tanto in voi che non potrete fare più a meno della loro amicizia, e cercheranno di strapparvi concessioni sempre più larghe per loro forzando proprio su quella prosperità che tanto candidamente vi hanno prima elargito."

Albrecht ora era sempre più vicino al Principe, la sua altezza oscurava completamente la finestra. Il suo profilo era nero e brillante ai lati: uno spettro degli Inferi.

"Non importa quanto siate grandi, nè quanto cercherete di essere e di porvi al loro livello: voi sarete sempre inferiore a loro e lì dovrete rimanere."
Infine si era avvicinato al Principe anche col busto, costringendo il principe a incassarsi nella poltrona per evitarlo. In effetti, con le sue vesti e il profilo illuminato, la sua figura ricordava molto un uccello intento a piombare sulla sua preda. Persino le guardie presenti nella stanza cominciarono ad essere tese tanto era minacciante il Principe britannico su quello elfico. Ovviamente però Albrecht non intendeva infliggere alcun male a Carnil, e si allontanò, puntando nuovamente la finestra.

"Essere pari non è un'espressione contemplata nel vocabolario dell'Impero Meridionale. Vi consiglio di rammentarlo se desiderate davvero procedere in questo percorso."


Una lunga pausa interruppe il flusso di Albrecht, che in tutto e per tutto aveva l'aspetto terrible di un uomo che una volta ogni tanto non mentiva e lasciava trasparire i suoi veri colori e pensieri. Il fatto più macabro probabilmente er ache tutta quella coscienza era stata battuta e forgiata nella verità delle azioni: gli avvenimenti plasmano il pensiero, d'altronde. Britannia aveva conosciuto a fondo la generosità dell'Impero Meridionale e tutt'ora quei pochi frutti le venivano sbattuti in faccia come se fossero un debito di sangue che imponeva l'assoluta fedeltà a Kyrne Lamiya. Nessuno in tutta Ea era abbastanza degno ai loro occhi per poter alzare la testa: nè Minnonar, né Britannia, né Sylvania, né la Tempesta, né niente di niente. Questo, l'empatico Principe Carnil, poteva riuscire a capirlo.

NUovamente davanti alla finestra, riprese a parlare senza guardare il Principe e con lo sguardo sul mare: chissà se come stava il cugino in quella Bastiglia che rappresentava l'unico mistero nella situazione che stava prevedendo.

"Non esiste spazio per noi altri in questo loro mondo, Principe Carnil, e dopo questa fase di preparazione e corsa agli armamenti temo che saremo costretti ad assistere ad una guerra ancor più grande della Prima o della Seconda Grande Guerra del Sud. È solo una questione di tempo e di capire come saranno costituite le parti., così come quali saranno i campi di battaglia."


Nel girarsi, il cinquentenne Albrecht aveva improvvisamente un'espressione paterna.
"Vi chiedo cinque anni, Principe Carnil: cinque anni dalla fine del vostro vassallaggio con il Ducato in cui sarete libero di aprire tutte le rotte commerciali che desiderate con il Meridione ma dovrete evitare ogni tipo di altro contatto, soprattutto alleanze di sorta. Cercheranno di premere su di voi, di forzarvi: temporeggerete con messaggi di pace e di amicizia, semplicemente dicendo che avrete altre priorità prima di parlare di un così intimo legame. Promettetelo e avrete il nostro appoggio con il Duca nonché l'approvazione per la vostra libertà a livello internazionale, nonché il nostro supporto economico: fintantoché i contatti che stabiliremo porteranno beneficio ad entrambi saremo felici e non vi chiederemo ulteriori condizioni."

Abbassò gli occhi per poi passeggiare molleggiando verso il Principe.
"Voi ancora non lo sapete e se Dio vuole non lo saprete mai, ma quest'oggi vi sto facendo un favore, Vostra Grazia. Allora, accettate?"
 

Last Century

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Carnil rimase fermo ad osservare il britannico. Quei concetti, piuttosto familiari a molti nel Minnonar, non avevano mai del tutto lasciato il cuore dei più vecchi veterani, né quello degli idealisti. Lui non era certo tra quelli conservatori, tra gli eldar, eppure non riuscì a criticare Albrecht né a ribattere. Cosa avrebbe potuto dirgli, dopotutto? Quale scusa avrebbe potuto accampare? Di certo la storiella del tradimento nella Prima Grande Guerra era diventata stantia, insignificante dinnanzi allo scorrere del tempo, mentre la forza del Sacro Impero era andata spandendo e ingrandendosi. Forse, alla fine, quel tradimento era stata la cosa più giusta da fare, arrivando a quel punto della storia.

Nonostante non avesse paura dell'altro quel modo di fare lo mise lievemente a disagio. Ora capiva un poco meglio la politica umana in tutte le sue sfaccettature.
- Non posso darvi torto. - esordì, rilassando infine. - La nostra è sempre stata una politica di neutralità negli ultimi anni, anche col Tempesta, e tale rimarrà. - confermò. - Posso solo dirvi che la questione coloniale è già stata decisa e che, in questi giorni, sono in atto alcune discussioni diplomatiche con l'Impero Meridionale per la compravendita di alcune regioni di confine: interrompere bruscamente questo dialogo sarebbe diplomaticamente poco conveniente e darebbe adito a spiacevoli malintesi che non vogliamo serpeggino. Qui, come immaginerete, non c'è molto spazio vitale per una nazione in crescita... ma faremo in modo di non legarci, se ritenete che i tempi siano maturi. I vostri modi potranno non essere a me comprensibili ma... hanno dimostrato efficacia. Una efficacia che solo uno sciocco non noterebbe e apprezzerebbe. - si alzò a sua volta, lentamente.

- Se per voi va bene che completiamo le trattative in essere, evitando certi... legami attenderemo che vi facciate di nuovo vivi. Nel frattempo continueremo a dimostrarci cordiali coi nostri vicini e dedicarci alle esplorazioni del nuovo mondo. - sorrise. - Ovviamente mi aspetto che niente di quanto abbiamo detto esca da questa sala fin quando non sarà necessario. Si avvicinano tempi bui e questo lustro ci darà modo di aiutare il Carandor a risolvere il problemino con Antarion. Magari anche le driadi così si sentiranno più bendisposte. - annuì brevemente, dando una chiara indicazione di quante potenze entrassero in gioco in quel sistema.
 

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"Sta bene, interrompere contatti che avete già preso causerebbe troppe domande." - annuì il Principe, prima di allungare e stringere la mano del Principe.

"Abbiamo un accordo, Principe. Il silenzio sarà tutto quel che rimarrà di oggi."
Detto questo radunò le sue cose, perché quanto era stato inviato a trattare e che si era improvvisato a discutere erano tutti punti già trattati e chiusi. Si congedò con un leggero inchino, rimettendosi un cappellone piumato estremamente appariscente.

"Col vostro permesso mi congedo, Vostra Grazia. Non ho che da ricordarvi che sei prossimi anni desideriate ricontattarci per qualsiasi dei punti discussi oggi o per approfondire i nostri contatti commerciali saremo ben felici d'accettare voi o vostri plenipotenziari. Per il resto, posso solo dire che spero di sbagliarmi in merito a quanto vi ho detto oggi.
Vi auguro un radioso futuro fino al prossimo nostro incontro.
E porgete i miei omaggi a Lady Fianna."
 
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- Saluterò mia cugina da parte vostra. - annuì. - E sappiate che sgombereremo parzialmente i nostri uffici burocratici nella Banda di Kor'Voth, nel caso sia... necessario stipulare qualcosa al momento del bisogno. Fino ad allora, arrivederci, portate i miei omaggi alla corte tutta. - detto quello lo accompagnò all'uscita della sala e poi, da lì, si separarono. Carnil si era imbarcato in acque pericolose, ed il suo regno era di nuovo sull'orlo di una guerra su due fronti.
 
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