GDR La tempra dei sopravvissuti

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Nei primi mesi del 3948 venne celebrata la nomina del primo generale nanico della Banda: si trattava di Gilbor Pelledura, l'ultimo dei comandanti delle forze armate della Giunta di Ferro e coincidentalmente anche colui che aveva gettato la prima testa di ponte per mettere in migliori rapporti la sua gente con i novelli conquistatori gnoll. La cerimonia venne declamata e pubblicizzata in ogni dove nel territorio come un ulteriore passo in avanti nell'integrazione e parificazione dei nani nello stato gnoll. Affluirono ad assistere nella capitale, quel giorno gremita più che mai, nani da ogni dove. I contrari e critici erano meno del previsto, insieme alle varie chiacchiere sul "venduto", "servo dei potenti" e così via: i governanti Gnoll se ne rincuorarono. Gilbor, in realtà, nemmeno ci aveva fatto caso all'entità in cui si parlava male o meno di lui: anche se ogni tanto notava quelle chiacchiere non se ne curava, nella serafica calma che lo contraddistingueva di fronte a illazioni, ingiurie e provocazioni di ogni tipo.
La sua indole pacata e compassata si distinse anche durante la nomina. Non si abbandonò a pomposi discorsi o a sfarzi eccessivi: la sua armatura da cerimonia fu l'armatura da battaglia che aveva sempre utilizzato nei giorni di resistenza alla conquista e di contrasto all'assedio. Era un messaggio per tutti mettere quella specifica armatura che molti dei nani avevano imparato a riconoscere, a placche pesanti grigio piombo e ornata da un mantello blu scuro con un corvo blasonato sopra: per gli gnoll e soprattutto per nani, che ne furono orgogliosi. Gilbor in quel momento impersonava tutta la serietà e la dignità incrollabili dell'antico popolo nanico.
« Tempi oscuri ci attendono, e certamente questo non è ciò che avrei voluto per voi, per noi, ora che ci siamo riusciti a rimettere in piedi. Non siamo soli in questa avversità, non siamo più soli come fummo un tempo: non abbiamo più motivo di temere. Cresceremo, sbaraglieremo i Morti. Non basterà neanche questo a farci crollare. » - Alzò al cielo la grande spada a due mani. - « COME LA MONTAGNA! »
COME LA MONTAGNA! - Gli gnoll che assistevano furono un po' spaesati, anche se colsero il significato generale del discorso e si unirono con un poco di timidezza al grido. Non sapevano tuttavia che quelle parole erano più per i nani che per loro, i quali risposero al grido come un solo individuo. Gilbor non si sprecò in altre parole: non servivano. Era fatto così, pragmatico e laconico, facendo brevi interventi incisivi. L'orazione la lasciava volentieri ad altri.

Poche settimane dopo, quando la primavera era ormai cominciata da un pezzo, la maggior parte dei regnanti Gnoll partì per il Torneo organizzato dall'Impero di Britannia, insieme a un piccolo corteo di governanti regionali di tutte le razze, creando un variegato gruppetto fra ex capitribù ed ex capiclan di sorta. Gilbor rimase invece a controllare le difese dello stato, preparando le truppe ed assicurandosi che i non-morti stessero dove dovevano - lontano dai loro territori.
« Come stanno andando i reclutamenti? »
« Abbastanza bene, anche se c'è una generale aria di ingiustizia: c'era tanto fervore di andare a fare lo scalpo ai pelleverde ed ora dovremo prendere a martellate una massa di abominazioni uscite dai nostri incubi. Non è il migliore degli scenari. » - Heinz, un nano dai capelli ocra-rossicci, scrollò le spalle, poi finendo di aggiustarsi i guanti d'arme.
« Sapevano che sarebbe potuto succedere prima o poi, siamo nel Nord dopotutto. Anche io sarei più contento a stare al sud e andare a sparare fucilate alle arpie. Sai che divertimento? » - Il nano dagli occhi azzurri rise fra sé, mentre l'aria era piena del rumore della cote sulla lama della sua grande spada. - « Siamo stati fin troppo al sicuro da quelli, era tempo. Abbiamo avuto sfortuna col tempismo, ma piagnucolare non ci serve a nulla. »
« Suppongo tu abbia ragione... » - Heinz sospirò. - « A parlar di fucili, mi mancano gli archibugieri. »
« Li rivedremo presto, chissà Zlatan che ha da raccontare. Che poi erano efficaci i colpi d'arma da fuoco sui nonmorti? »
« Non me lo ricordo, ma se quella roba è capace con un colpo di far scoppiare la pancia a un orco, penso sia in grado benissimo di sbriciolare mezzo zombie senza problemi. Eeee se non ho dimenticato qualche cinghietta, sono pronto. Cavolo, è un secolo che non infilo addosso questa roba. » - Concluse, dando un'occhiata all'armatura leggera che aveva messo assieme alle proprie vesti da arcanista combattente. Fra i nani, il mago puro che stava nelle retrovie protetto e indifeso a lanciare magie non era una figura molto apprezzata, preferendo molto più qualcosa di ibrido che sapesse mulinare un'ascia nella giusta maniera.
« Se hai ragione, saremo a cavallo. » - Gilbor sorrise fra sé, dando un ultimo colpo di affilatura alla sua spada: l'osservò rigirandola qualche secondo, soddisfatto, e poi la ripose nel fodero. - « Andiamo, abbiamo delle reclute da castigare. Se sopravvivono a noi sopravviveranno anche ai Caduti. »

I due nani, generale e mago, uscirono dalla sala adibita alla vestizione delle armature. Nonostante tutto nel novello stato gnoll c'erano certi ambienti che trasmettevano sempre un nostalgico sentore di casa - le fucine in primis. Quasi tutte gestite da nani, con i loro metodi e la loro maestria, le familiari immense macchine: passandoci accanto per dirigersi verso le caserme, ai due nani poteva sembrare di essere ancora in un'altra epoca, passata ormai neanche da dieci anni, in cui le bandiere con il vessillo del Corvo svettavano fiere in quei territori. Heinz indugiò un poco, rallentando ogni tanto il passo per guardare: Gilbor invece sferragliava avanti senza fermarsi, vestito della sua consueta armatura e con il mantello bluastro che svolazzava alle sue spalle. - « Ah, aspettami! » - Heinz si riprese affrettandosi a raggiungerlo.
« Cos'è, hai visto una signorina sudata davanti la forgia? » - Ammiccò furbesco.
Heinz rise. - « No, no, ero solo pensieroso, ma niente di che. »
« Ottimo, perché avremo un bel po' da fare adesso. Nervoso all'idea di parlare alle reclute? »
« Dovrei chiederlo io a te, sei tu il generale. »
« Perché pensi mi sprecherò in chiacchiere, certo. »
« Anche tu hai ragione. » - Heinz lo precedette aprendo la grande porta della caserma guardionata da un paio di Gnoll, i quali si scostarono con una piccola riverenza al passaggio del nuovo Generale. Un gesto che fece fermare qualche istante Heinz, di nuovo, poco avvezzo a quel tipo di trattamento dai grossi uomini-jena, ma che ancora una volta Gilbor non degnò di uno sguardo.

Le reclute che dovevano addestrare erano grandi reggimenti di fanteria nanica: Gilbor aveva voluto espressamente essere lui a curare ogni parte del loro addestramento e della loro preparazione, dal supervisionare la realizzazione degli armamenti all'impartire loro tecniche di guerra adatte al terrore che di lì a poco avrebbero dovuto affrontare. Heinz era lì come supporto per creare dei golem che somigliassero nel comportamento ai nonmorti: si era addestrato molto per renderli più spaventosi possibile, ma la cosa più importante era che continuavano a combattere a sprombattuto e non potevano essere spaventati e non avevano punti deboli evidenti. In quel modo le reclute avrebbero potuto sperimentare in prima persona che tipo di tattiche erano più congeniali contro un nemico con simili proprietà e non farsi atterrire troppo dall'idea di caricare qualcosa che non poteva morire solo decapitandolo con un colpo d'ascia. Il fatto che i golem fossero fatti di terra e pietra, aggiungendo resistenza e durabilità, aiutava le reclute a imparare a colpire con tutta la forza possibile per sconfiggere gli abomini in virtù dei danni strutturali.
Dall'altra parte, Heinz avrebbe ripreso la mano e avrebbe fatto un po' di allenamento dopo molto tempo che i suoi servigi non erano più stati richiesti. Il nano aveva una ingente riserva di energia magica: più andava avanti e più riusciva di nuovo ad attingervi senza fatica. A fine giornata tutti erano esausti, ma l'allenamento stava cominciando a dare i suoi frutti, con qualche recluta un po' meno acciaccata e qualche golem più intaccato degli altri.

Heinz si andò a sedere da un lato del grande campo di allenamento: era sudato da capo a piedi e rosso sulle gote, ma c'era un sorriso ad animargli il volto. - « Per Wotan datemi un po' d'acqua. »
« In nome di Wotan non si chiede acqua, eretico! » - Fece con tono canzonatorio un ragazzetto che stava mettendo a posto alcune mazze ferrate - avevano usato armi vere e non da allenamento per far abituare prima possibile i novelli fanti al peso e l'equilibrio delle armi che avrebbero poi usato.
« OK, DATEMI DELLA BIRRA! VA BENE?! »
Altri risero, e qualcuno gli portò finalmente una borraccia d'acqua fresca. Gilbor, dopo aver parlato un po' con una delle reclute più promettenti - una nana tutta muscoli e capelli rossi che probabilmente aveva la stoffa dell'ufficiale - gli si fece dappresso, ammiccando divertito mentre il nano mago beveva generose sorsate.
« Ti sei sfiancato vedo. »
« Ooooooohhhhhhhhh. Ho ancora forza per tirarti addosso una frana se voglio, bada a come parli! » - Heinz gli rispose a muso duro, ma poi si sciolse in un sorriso ridacchiando sotto i baffi. - « Hai avuto un'ottima idea a chiamarmi, mi sento rinato. »
« Non c'era nessun altro a cui avrebbe fatto altrettanto bene... e che avrebbe fatto il lavoro altrettanto bene. Mille volte meglio questo che fargli picchiare dei manichini di paglia e fieno. »
« Organizzato come sempre vedo. »
« Sono solo attento. Chiunque al posto mio potrebbe vedere le stesse cose. »
« TZE! Fosse vero... » - Heinz abbassò la voce, con tono di pettegolezzo. - « Neanche uno dei bestioni in questa caserma potrebbe fare lo stesso. »
Gilbor rise fra sé. - « Diciamo che non apprezzano queste finezze quanto più lo... spacca-spacca? »
« Ohhh, lo so lo so. » - Heinz arricciò il naso, poggiando le braccia alla panca, spalle piegate un po' in avanti. - « Vanno dove si picchia ma poi non gestiscono niente. Capisco perché ti abbiano lasciato qui a sgobbare con i novellini. »
Un attimo di silenzio.
« Che intendi? »
« Gli piace fare la lotta ma poi non gli piace gestire le cose! Non ti hanno lasciato qui per questo? Per delegare l'addestramento all'ultimo arrivato? »
« No, Heinz. Muldrun mi aveva chiesto di venire con loro per partecipare, ma ho declinato. »
Heinz, a quel punto, lo guardò con aria confusa, facendo calare un breve silenzio. Gilbor si sedette a sua volta sulla panca, vicino all'amico.
« Sono rimasto perché ho voluto fare quel che ritenevo fosse giusto. Non sapevo cosa volessero fare gli gnoll, e neanche mi interessava. Avevo già deciso: perché questo è quel che avrei fatto anche quando eravamo la Giunta di Ferro, quando eravamo il Clan del Corvo. Sarei rimasto qui a preparare le truppe: sai cosa ci aspetta là fuori? Quasi tutti i nostri ne hanno solo una vaga parvenza, sono decenni che non li affrontiamo. Se ci getteremo senza prepararci contro l'ignoto, saremo già morti. E noi non siamo come gli gnoll a cui gli dei hanno donato una pellaccia dura per compensare il buonsenso che gli manca: noi dobbiamo essere preparati, dobbiamo essere attenti e pianificare. Se ci buttiamo nella mischia a testa bassa, non c'è "Montagna" che tenga. »
Gilbor parlava con voce calma e pacata, nonostante la gravità delle considerazioni che andava facendo. I nani erano in svantaggio fisico contro gli gnoll, questo era vero ed innegabile e motivo di sdegno per diversi nani, ma ciò non sembrava intaccare Gilbor e la sua visione del mondo. Prendeva atto della cosa e ne teneva conto come un dato qualsiasi.
« Probabilmente non sei l'unico che avrà pensato la mia fosse una protesta... Ma che senso avrebbe dopo che sono diventato Generale di questa nazione che ci ha inglobato? Adesso come allora, chi tiene il broncio e si impunta crolla, il cambiamento lo impone. Noi nani sappiamo e possiamo essere di più. Guarda: c'è Nagrond che è l'ultimo baluardo di nani liberi ma ancora resiste. Sotto le arpie, i nostri compatrioti si sono saputi reinventare. Nel Sylvania il Pugno di Ferro continua a vivere e prosperare, in qualche modo. E noi siamo qui. » - Sorrise. - « Non c'è razza che sia più abile nel sopravvivere a tutto di noi, ed è perché siamo capaci di organizzarci contro le disgrazie e il cambiamento. Siamo come le nostre armi e le nostre corazze: puoi prenderle a martellate, romperle, spezzarle, ma basta un po' di riforgiatura per riadattarsi e tornano alla carica. E io credo in questa preparazione, questa "riforgiatura". Ecco perché sono rimasto, ed ecco perché sarò sempre il primo ad affrontare questo duro lavoro. »
Heinz rimase in silenzio ad ascoltare tutto il tempo, quieto e pensoso. Dopo che Gilbor ebbe terminato, non rispose per un po': alla fine spezzò la tensione con un commento ironico.
« Meno male che non ti sprechi in chiacchiere, eh? »
Gilbor rise. Poi Heinz sospirò.
« Ho capito quel che dici. A pensarci mi riempie d'orgoglio, pure se ho sempre guardato con occhio abbastanza critico gli Gnoll... E' vero, noi siamo più forti di questo, siamo come la Montagna: incrollabile e nata dalla distruzione, come ci dice la leggenda di Wotan. » - Rise fra sé, un riso un po' amaro. - « Mi rattrista solo pensare che siamo esperti a sopravvivere, ormai, più che a minare... »
« Già... » - Gilbor guardò a est, là dove, lontano leghe e leghe, il Nagrond lottava con tutte le sue forze per continuare ad esistere. - « Già, lo siamo. »

ECCELAFALOSTESSO WAHOOOOOOOO
GDR per il reclutamento del generale Gilbor Pelledura, alla fine dell'acquisizione di tratti. Spero piaccia!
 
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