GDR La Nuova Corte del Reame Silvano di Ysil

Last Century

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In questa sezione saranno posti i GdR pubblici per l'arruolamento di nuovi Personaggi che entreranno a far parte della Corte successivamente alla ribellione del 1420.
 
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Fynila Fogliargenta [Elfa]; Dama Reggente della fortezza di Tor Ithil nell'Ithilien
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Fynila Fogliargenta nacque in un ramo cadetto discendente da Rhea Fogliargenta, Signora delle Valli. La famiglia Fogliargenta fu quasi annientata durante l'invasione dell'Impero, trovandosi praticamente per prima lungo i terreni di conquista, ma il ramo cadetto della famiglia, che si trovava invece nelle terre di Ithilien, sopravvisse e riuscì più facilmente a mescolarsi nel nuovo ordine sociale eretto dargli invasori. Parte della fortuna di Fynila su che il sangue vii nelle sue vene era solamente marginale in quanto soltanto il nonno di suo nonno era un vii, con la conseguenza logica che ben poche delle fattezze leporidi e delle qualità della stirpe dei boschi sono perseverate nelle generazioni successive. Fynila nacque proprio a Ithilien, quando ancora la città di Fogliargenta esisteva, circa duecento anni fa, ed ebbe la fortuna di essere mandata a studiare nelle accademie imperiali per erudirsi nelle arti magiche. Il suo talento, non indifferente, era infatti stato notato già in gioventù dai governatori locali che, desiderosi di ingrossare e rafforzare le legioni, l'avevano praticamente obbligata ad arruolarsi appena trent'enne. Nel corso del tempo viaggiò molto con le varie legioni e combatté a più riprese contro focolai di ribellione e altri nemici dell'impero, servendo con moderata fedeltà fino allo scoppio dell'epidemia. Il fatto di essere un'elfa aveva grandemente compromesso le sue possibilità di ascesa sociale, così come quelle di fare carriera all'interno dell'esercito, col risultato ovvio e palese di crearle una profonda frustrazione. Si era dimostrata abile sul campo, dando prova di non essere una incantatrice da scrivania ma una vera e propria combattente, eppure nulla di quanto aveva fatto riuscì ad aprirle la strada per il successo. Rimandata ad Ysil durante l'avvento del morbo, ruppe i suoi giuramenti e decise di fuggire nelle foreste ed unirsi alla resistenza di Earwen che, tra le altre cose, in passato aveva contribuito a combattere attivamente. Dopo uno scontro nemmeno troppo velato, dove quasi lei e la sorella della regina arrivarono a uccidersi, si rimise alla volontà dei ribelli che, pur di malavoglia, la perdonarono e la accettarono nei loro ranghi. Tutto quel furore e quell'esperienza maturata in più di cent'anni di servizio, fornirono ai ribelli e ad Earwen una solida base per addestrare nuovi incantatori da battaglia in previsione della riconquista di Ysil. Durante la cacciata degli Imperiali si distinse particolarmente per la ferocia con cui, senza mezzi termini, devastò la minuta legione rimasta a guardare il forte di Ithilien, riconquistandolo nel nome delle foreste.
Con l'indipendenza del Regno di Ysil, Gwenniel ha affidato a Fynila le terre di Ithilien, dimora ancestrale della sua casata, cosicché la stirpe di Rhea possa continuare a vivere, seppure non più di sangue vii.
 
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Gnora Ka'Dhargo [Gnoll]; "Spezzacatena"
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Gnora Ka'Dhargo è l'ultima figlia di una famiglia di schiavi. Nata e cresciuta in catene discende, almeno sulla carta, dagli gnoll che millenni addietro attaccarono e conquistarono le terre di Gwathir, distruggendo la città bianca di Therenial. Tuttavia quei tempi sono remoti e seppur l'odio fosse stato tanto, nei secoli a venire, la pietà scaturita nei vii nel vedere quale crudeltà l'impero riservasse ad una razza tanto bestiale ha superato di gran lunga i vecchi dissapori. Gnora nacque sedici anni fa, schiava per eredità, e del suo primissimo periodo si sa poco o niente se non che quando venne al mondo era tanto cagionevole che nessuno avrebbe scommesso sulla sua sopravvivenza. Entrambi i suoi genitori perirono per il lavoro quando era ancora molto piccola e, quando fu capace di lavorare - verso i dieci anni - la spedirono in miniera ad aiutare i coboldi nell'estrazione dei minerali. Qui si fece scaltra e furba, iniziò a capire che per sopravvivere avrebbe dovuto pianificare bene le sue mosse e capire quando agire e quando non agire. Molti coboldi e skaven, più piccoli e minuti, oltre che pavidi, si rifacevano a lei per capire come affrontare quegli uomini malvagi che li maltrattavano tanto ingiustamente. Nel corso di un lustro, anche approfittando della devastante pandemia, Gnora affinò i suoi piani nel tentativo, presto o tardi, di cogliere impreparati i suoi aguzzini e fuggire nelle foreste assieme ai suoi piccoli compagni si ventura. Una notte, quando oramai le guardi si erano fatte rade a causa della moria di personale, riuscì a mettere in moto i suoi progetti e a liberare gran parte dei prigionieri delle fosse. Deboli e malati, tuttavia, furono in pochi a riuscire a guadagnare la salvezza trovando rifugio nelle impervie e scoscese foreste attorno a Ysil. Tra questi c'era la stessa Gnora che, decisa a vendicarsi per quello che era stato fatto a lei e a tutti quelli ritenuti "Indegni" dall'Impero, si unì ad Earwen nella riconquista e nella cacciata di quel che restava delle forze Imperiali. Alcuni ribelli raccontano che pur essendo giovane Gnora riesca a spaventare chiunque in battaglia. Una piccola storiella racconta che durante uno degli ultimi scontri sia stata vista esser disarmata da un legionario e, di conseguenza, aver reagito alla cosa saltando addosso al disgraziato e strappandogli la faccia - elmo incluso - con un possente e rabbioso morso. Sebbene molti di questi racconti siano solo tali, la ferocia e la scaltrezza di Gnora ne hanno fatto il candidato perfetto per divenire la prima appartenente ad una razza mostruosa a far parte della corte silvana. A sceglierla è stata la stessa Earwen che, dopo averla insignita del titolo di generale, le ha anche affibbiato un nome da battaglia piuttosto calzante: spezzacatene.
 
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Gilrain ar-Feiniel [Eteride]
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Delle infinite volte in cui Gilrain si era messa a pensare al suo breve passato, quella era sicuramente la più importante. Era "nata" all'inizio del morbo, quando ancora il mondo aveva un colore diverso, quando la morte e la paura venivano solamente dai mostri e dai soprusi dell'Impero, ed in quel tempo aveva seguito i dettami che animavano il cuore di molti giovani vii, dando uno scopo alla sua vita come Dama Errante, viaggiando perl e foreste e aiutando chiunque avesse bisogno di una mano. E in quel lustro di tormento che flagellò e ridusse in ginocchio l'Impero, ella vide e sperimentò il significato primo della morte, il fatto che nessuna delle sue gesta potesse cambiare l'inevitabile fato. Non si arrese, non si arrese mai all'evidenza, e continuò a vagare di villaggio in villaggio, di rovina in rovina, in groppa al suo bianco destriero sforzandosi di preservare quel poco di buono che c'era rimasto, rischiando di dar via la propria vita incurante del flagello che come una cancrena si mangiava il mondo. Era venuta al mondo nel 1415 e in quel breve lasso di tempo aveva visto e sentito più male di quanto un cuore avrebbe mai dovuto, senza mai spezzarsi. Chi aveva la fortuna d'incontrarla, mentre viaggiava di rudere in rudere portando viveri ai sopravvissuti e prendendosi cura di seppellire i morti quando arrivava troppo tardi, non aveva che belle parole per lei, sempre chiusa nella sua armatura scintillante, silenziosa nel muoversi eppure rincuorante nelle poche parole che pronunciava. E dacché in cielo le stelle erano scomparse, la gente prese a chiamare colei che errava per i boschi oscuri Gilrain, la Stella Errante, che al suo passaggio lasciava dietro di sé una tenue luce anche nella notte più nera. A quello pensava, Gilrain, quando fu convocata al Trono Arboreo in quella sera di primavera del 1421, al suo passato, a quanto aveva fatto sino a quel momento. Sentiva di aver fatto il possibile ma allo stesso tempo di non aver ancora adempiuto appieno al suo dovere. Continuava a chiedersi se il poco tempo che aveva a disposizione le avrebbe permesso di arrivare a comprendersi, a capire il perché della sua permanenza su Ysfilos. E una volta che fu giunta nella sala del trono, trovò Gwenniel ad attenderla da sola, senza corte né cortigiani.

«Mae govannen tarì nin.» disse. La voce, femminile e leggerà, riverberò appena nell'aria, eterea.
«Mae govannen, feiniel.» la regina si girò verso la eteride, sorridendole e appellandosi a lei col titolo di bianca dama. «Vi ringrazio per essere giunta qui così celermente e senza preavviso alcuno.»
Gilrain fece una riverenza con la testa e poi restò immobile, attendendo che la regina continuasse a parlare.
«I tempi stanno cambiando, e non parlo solamente della nostra indipendenza. Il dolore che ci siamo lasciati alle spalle è... grande, ma rischiamo di infilarci dentro un rovo ancor più difficile da dirimere. La nostra gente ha bisogno di vedere che la speranza continua a brillare anche nella penombra della foresta.» Gwenniel parlava lentamente, riflessiva, come se volesse dare tempo all'altra di capire un sottinteso, un non detto importante che nel bene o nel male presto sarebbe arrivato.
«Avete fatto molto per la nostra gente, per la vostra gente, molto più di quello che si potrebbe chiedere a qualcuno della vostra età.» continuò. «Sono in molti a conoscere la vostra gentilezza, la vostra compassione, io stessa vi ho veduta dal mio esilio andare e fare, aiutare e rimediare anche l'impossibile.»
«Voi mi lusingate, mia signora.» un velo d'imbarazzo la fece smuovere dalla postura rigida. La voce le vibrò con un timbro più alto di quanto avrebbe voluto. «Non ho fatto più di quanto hanno fatto altri Cavalieri Erranti.»
«Questo non è del tutto vero, feiniel. Il vostro vero nome è ignoto a tutti, eppure le vostre gesta vi hanno permesso di averne uno. Perché aiutavate? Perché errate in lungo ed in largo per tutto il reame senza requie?»
L'eteride titubò un attimo, poi si portò le mani all'elmo e lo sfilò con grazia dal capo rivelando il volto bianco e privo di lineamenti, con solo due occhi luminosi di un ceruleo terso ad abbellirle il viso.
«Perché poco era il mio tempo e nessuno il mio scopo, mia signora.» rispose. «E ho creduto che se la mia apparizione in questo mondo fosse stata un difetto. Un'anima senza scopo, un'esistenza effimera in una terra di creature ancestrali. Ho voluto dare un senso alla mia esistenza.»
Gwenniel ascoltò e annuì, sorridendole infine.
«E credete che questo non sia abbastanza?» le chiese.
«Credo che la mia sia una vita troppo effimera per essere ricordata in queste terre.» rispose lei, affranta.
«Oh, feiniel, che si viva un giorno o mille anni non è il tempo a definire chi siamo. Sono le nostre gesta, il nostro retaggio. Perché se siete qui oggi lo dovete alle vostre azioni, non alla mera fortuna, al caso e nemmeno agli Spiriti.» le spiegò. «Siete qui perché la vostra parola di conforto ha allietato cuori affranti, il vostro coraggio salvato vite innocenti e lo sprezzo della morte impedito al male di imperare indisturbato in queste terre.»
Gilrain chiuse gli occhi e per un attimo il suo volto divenne una maschera di bianco.
«Voglio fare di voi una Bianca Sentinella, feiniel. Voglio che le vostre gesta ispirino le genti non solo della foresta ma di ogni dove. Voglio che mostriate al mondo cosa può fare l'animo di un vero cavaliere.» la regina le si avvicinò, mettendosi dinanzi a lei. L'avrebbe resa una delle figlie del tempio di Ruinelion.
«Quandanche la mia storia sia destinata ad estinguersi in un soffio delle vostre vite?» azzardò.
«Se sarà così sarete comunque il soffio, il sospiro, migliore che ci possa essere.» Gwenniel le poggiò le mani sulle spalle fissando gli occhi in quelli luminosi di lei. L'eteride ebbe l'impulso di tirarsi indietro ma alla fine desistette.
«Credete davvero che la mia parola possa fare la differenza?» chiese.
«Lo ha già fatto. Lo farà ancora. Per tutto il tempo che sarà.»
«È questo il mio scopo?» chiese ancora.
«È questo lo scopo che volete avere?» le rispose Gwenniel.

Gilrain si fermò. Ricordò i briganti uccisi per salvare innocenti, le bestie ammazzate per ripulire le strade, i litigi sedati e le buone parole che avevano dissuaso ora questo ora quest'altro dall'inutilità della violenza. Forse era quello il suo scopo, forse era quello il motivo per cui La Fiamma Imperitura, Ruinelion, l'aveva fatta nascere di quello strano candore. E se anche da secoli la voce del Dio non si udiva più nei suoi templi, forse la volontà del creatore dei vii aveva superato anche la morte. Decise di convincersi di quello, di credere che le parole della sua regina fossero più veritiere di qualsiasi tipo di dubbio e, alzato il viso a fissar la sovrana, annuì più fiera di quanto non avesse mai fatto.

«E allora che tu sia Gilrain ar-Feiniel, la Dama Bianca che erra tra le stelle. Possa il tuo splendore rimediate a quello che manca nei cieli notturni.»
Mai, come in quel momento, Gilrain sentì di avere uno scopò.
 
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