La nostra vita

Visto ora il nuovo film di Elio Germano, diretto da Luchetti (accoppiata già vista in Mio fratello è figlio unico).
E' un film viscerale, che probabilmente se non ti coinvolge dall'inizio perde gran parte della sua forza: il dramma che è alla base della storia, anzi, i drammi, sono presentati in modo molto "reale", senza cercare artifici che magari si notano invece nelle soluzioni (per farvi capire il deus ex machina del protagonista è la parola Frosinone ::\: , piovuta letteralmente dal nulla).
Germano come al solito sugli scudi, profondamente coinvolgente nelle sue debolezze e nel suo tormento che traspare durante tutto il film, ma tutto il cast di attori mostra una abilità e una profondità (anche nei personaggi più marginali) veramente unica: segnalo in particolare un Bova stellare nel suo essere profondamente umano e fragile.

Consigliato da cinque pallini su sei.

Nota finale: gigafappata sulla Ragonese incita :fap:
 

Mersault l'Apostata

Chosen one
Fantacalciaro
ah dai, non sapevo che c'era isabella ragonese... motivo in più per vedere il film, è da "tutta la vita davanti" che ogni tanto mi riviene in mente il suo essere figa.
vedrò di vederlo, in ogni caso luchetti è un amico.
 

Mersault l'Apostata

Chosen one
Fantacalciaro
Poi l'ho visto, ieri sera.
Bel film, con un Elio Germano effettivamente speciale.
La cosa più interessante è la facilità espressiva nel rappresentare una microstoria inserita nella Storia contemporanea d'Italia, per cui i drammi e le difficoltà vissute dal protagonista sono pienamente riconoscibili nei tempi di oggi, nel Belpaese di oggi.
Tipico del cinema italiano di derivazione "classica" è anche l'ambiguità dello sguardo del regista sull'eroe del film, il quale si comporta in modo spesso moralmente inaccettabile, ma giustificato, velatamente, dalla durezza della "nostra vita". Per il protagonista non si danno chances di riuscita all'americana, in stile mucciniano d'america, ma invece le sue vicissitudini sono vissute e sofferte in un ambito molto realistico, opprimente. Per questo motivo, l'ambiguità che viene mantenuta nei confronti del personaggio di Claudietto (Germano) risulta accettabile nell'ottica di un dramma più grande, in cui il protagonista, per primo, è vittima di un sistema (in questo caso, quello dell'edilizia) che non permette, per restare in ambito del cinema, riuscite all'americana.
L'eroe, quindi, non può essere 'eroe' davvero: piuttosto, è una vita tagliata, che cerca di risalire con ogni mezzo necessario. E il film non vuole tanto l'immedesimazione in lui, quanto uno sguardo critico, e compassionevole allo stesso tempo. Uno sguardo molto italiano, insomma.

Infine, vi segnalo, come già fatto da Hosgood, la grande interpretazione del cast tuttto, e in specie quella di Giorgio Colangeli (Porcari) già Salvo Lima ne Il Divo di Sorrentino.
 
Alto