Diploannessione La Grande Casa a Nord

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La guerra non era affare per Gwenniel. Lo aveva deciso tempo addietro, quello era un piacere che spettava a Earwen e alla sua furia, non a lei. Così, anziché restare nelle sale del trono a perdersi in un lento e smanioso attendere, aveva deciso di prendere la sua scorta personale e andare a nord, fino ai confini delle montagne della Corona d'Ipeiros. Qui, addentrandosi nelle fredde foreste, cercò di trovare i segni della civiltà: secondo la leggenda Vii era proprio da quelle latitudini che, in tempi remoti, i primi della loro stirpe di erano manifestati, tanto che molti dei più anziani e credenti consideravano quelle foreste un vero e proprio luogo sacro, forse ancor più del Grande Albero di Ysil. In piena estate, quando i preparativi per la guerra erano già avviati ed in moto, lasciò la capitale pro tempore e raggiunse il nord, inoltrandovisi per scoprire se vi fosse davvero rimasto qualcosa per la sua gente.

 

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Il grosso carro era arredato all'interno come un salotto dai colori sgargianti, comodo per quanto fosse impossibile spostare i mobili; al centro stava una grossa stufa che teneva l'ambiente caldo quanto il pasto che era stato preparato da un'anziana mezzorca... forse non era un posto che sarebbe stato definito adatto ad una regina, ma era senz'altro il modo più comodo di viaggiare in quelle terre ghiacciate.
In realtà la stufa era solo il corpo centrale di un sistema molto più grosso, che stava parzialmente sotto il carro, muovendone le ruote posteriori tramite ingranaggi e pulegge mentre un cocchiere dalle braccia nerborute si occupava di sterzare le ruote anteriori per dirigere il percorso. La regina e la sua scorta sarebbero state quindi lasciate al limitare della foresta, dove il complesso ed ingombrante veicolo non sarebbe riuscito a passare.
E ci stava come precisazione vista l'altra giocata... ora proseguiamo da qui
I venti gelidi scendevano lungo le valli, ma i grandi alberi della regione sembravano spezzare le correnti d'aria: una volta entrati nel bosco, l'aria era quasi ferma... gelida senz'altro a priori della stagione, ma ferma, pacifica, estremamente silenziosa. Gli animali sbirciavano dai rami e dal sottobosco, ritraendosi alla vista appena notati, e si potevano facilmente notare diverse piccole grotte che facevano probabilmente da casa a bestie più grandi. Ma se da un lato le grandi piante proteggevano il posto dalle sferzate del vento, dall'altro occultavano completamente il cielo, rendendo impossibile cercare verso l'alto tracce di civilizzazione... il posto sarebbe stato da esplorare tenendo lo sguardo fisso a terra...
 

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Gwenniel si sentiva a casa in quei boschi così silenziosi e pacifici. Certo la scorta teneva le orecchie ben dritte e le armi pronte, ma la maestosità di un simile paesaggio le dava ben da sperare mentre avanzava all'interno della vegetazione.
«Questo posto è magnifico.» commentò, rivolgendosi ai suoi sodali. «Costruire qui la nostra nuova dimora sarà il coronamento della ricostruzione del Regno.»
Mentre incedeva, tra l'altro, teneva gli occhi ben aperti sulle creature che dimoravano in loco. I gladiatori nomadi della valle l'avevano avvertita che si recavano lì principalmente per cacciare, nella zona esterna del bosco, ma quello a cui lei puntava era il cuore della regione, l'interno, dove sarebbe riuscita a capire se il posto sarebbe potuta davvero divenire la nuova casa della corona di Ysil.
 

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Gli alberi parevano infittirsi man mano che si avanzava verso nord, quasi fossero un bastione a protezione della montagna alle loro spalle nonostante essa stessa fosse un'invalicabile muraglia ghiacciata. Eppure, nonostante si fossero spinti più a nord di quanto mai avessero fatto prima, il posto sembrava carico di vita: le conifere verdi erano in salute, e le tracce degli animali erano frequenti sia a terra che sulle piante. Talvolta, alla regina pareva quasi di vedere uno scintillio tornare da alcune delle grotte, come se la luce delle lanterne si rifrangesse su cristalli e minerali lucidi; il posto sembrava magnifico, ma più di ogni altra cosa risaltava alla mezzosangue una qualche forma di energia mistica che tentava di farli deviare dal percorso stabilito, e già più di una volta s'era ritrovata a dover fermare la marcia accorgendosi che, quasi inavvertitamente, la comitiva era finita a dirigersi, un'impercettibile svolta dietro l'altra, verso sud...
 

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«Mia regina, credo che la foresta non voglia farci passare.» commentò, lievemente intimorito, uno dei corazzieri della guardia reale. Effettivamente sembrava quasi che la regione fosse incantata in modi e maniere tali da scoraggiare chiunque nel proseguire verso nord, spingendolo - incolume - lontano. Una protezione mistica che stuzzicava a più riprese i sensi di Gwenniel ma che, allo stesso tempo, le risultava a stento comprensibile.
«Non è che non vuole, credo abbia paura.» commentò la mezzosangue. «Non ci sta facendo del male, né ne sta facendo alle creature che ivi dimorano. Gli abitanti nomadi della valle vengono qui a cacciare e non è stato torto loro un capello... eppure il cuore della foresta non vuol essere trovato.» gli occhi della sacerdotessa dardeggiarono verso settentrione, curiosi e vispi.

«Proverò a chiederle di farci passare.» disse, infine, fermandosi. Scese da cavallo e fece qualche passo in avanti fronteggiando la muraglia verde che si stendeva in ogni dove. Raccolse le sue energie, chiuse gli occhi e recitò un incantesimo per cercare di entrare in sintonia con l'incanto che aveva percepito impregnar la foresta.

«An sí Morenna Oiolossëo
ve fanyar máryat Elentári ortanë
ar ilyë tier undulávë lumbulë
ar sindanóriello caita mornië
i falmalinnar imbë met,
ar hísië untúpa Iperiaon míri oialë.
Sí vanwa ná, Rómello vanwa, Iperiaon!
Namárië! Nai hiruvalyë Iperiaon!
Nai elyë hiruva! Namárië! *
»

* Perché ora Morenna, Regina delle Stelle
dai bianchi monti ha levato le sue mani come nuvole
e tutte le strade sono scomparse annegate dall'ombra;
e fuori da una grigia terra s'ergono
sulle rive spumeggianti che ci separano,
come nebbia che corona i gioielli di Ipeiros.
Ora perduti, coloro ad est di Ipeiros!
Arrivederci, e che possiate trovare la via per Ipeiros!
Forse anche voi potrete trovare la via di casa! Arrivederci!
 

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Per il resto della comitiva non sembrava fosse cambiato nulla, se non che negli occhi della regina ora brillava uno scintillio argentato; ma per Gwenniel, il cambiamento era ben evidente: non era un incantesimo particolarmente potente, ma incredibilmente esteso; aveva un solo scopo, ossia distrarre in modo da non far notare i passaggi tra alcuni alberi, e far balzare lo sguardo dalla destra del primo sino alla sinistra del secondo. Piccolissime variazioni di percorso che accumulate causavano un'involontaria inversione di marcia; avrebbe dovuto guidare la formazione stando avanti a tutti per poter rendere evidenti quei passaggi anche alla scorta... Era come se, dopo quella prima prova di accortezza e determinazione, ora la foresta ne esigesse una di coraggio
 

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«Seguitemi.» disse ai suoi compagni la regina. «Questo è un luogo antico ma non malvagio, fidatevi di me!» esortò tutti a seguirla e, messasi alla testa del gruppo, avanzò nell'ignoto imboccando quei sottili sentieri prima oscurati dall'incantesimo. Pur fidandosi delle sue sensazioni decise di tenersi pronta per ogni evenienza, non sapendo bene chi avesse materialmente lanciato quell'incanto: così facendo restò vigile, preparando una barriera magica da usare nel caso in cui la sciagura si fosse manifestata. Col cuore fiducioso avanzò.
 

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La regina stava ora procedendo esattamente al contrario di prima: ogni passaggio che l'incantesimo cercava di occultare veniva percorso, con iniziale confusione dei suoi seguaci; parevano faticare a seguirla, non tanto per il terreno quanto perché rischiavano continuamente di perderla di vista nonostante fosse a pochi passi.
Ciononostante, riuscirono ad arrivare in pochi giorni ad una zona differente del bosco: ancora più silenziosa se possibile, e con animali che parevano ancora più elusivi; eppure, se possibile, l'aria quasi immobile pareva più calda di prima nonostante la distanza verso nord avrebbe dovuto pretendere il contrario.
Un sentiero si dipanava, ora ben visibile a tutti, fino a raggiungere un'ampia radura circondata da alberi secolari che presentavano, non dissimilmente da territori già noti alla delegazione, delle strutture tra le fronde, su cui si stavano muovendo molte figure in bianco, affaccendate nelle loro attività quotidiane e che non parevano aver notato le persone sbucate dagli alberi... probabilmente per disabitudine a vederne arrivare.
 

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Quando finalmente la delegazione uscì dagli alberi e guardò verso l'alto notò subito le strutture arboree abitate da quegli esseri ammantati di bianco. Sulle prime il cuore di Gwenniel si riempì di sorpresa, dacché dopo tanto vagare aveva iniziato a temere che non vi fosse più nessuno al cuore della foresta ad attenderla, e poi un'onda di gioia la travolse. Nonostante non potesse vederli, da basso e lontano, s'immaginò che dovessero essere elfi, o almeno lontani cugini rimasti isolati dopo la piaga. Per attirare la loro attenzione spronò il cavallo a farsi più vicino, con gran spavento della truppa che la seguì per difenderla, chiamando ad alta voce.
«Lacho calad! Drego morn! Alae! Ered en Iperiaon, ered e·mbar nín!*» disse, recitando l'antico grido di guerra del nord. «Tolen cared, mellon!*»

* La fiamma brilla e l'oscurità rifugge! Ecco che giungo alle montagne di Ipeiros, mia antica dimora!
* Vengo in pace, amici!
 

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Le figure sembravano aver notato i visitatori, ed una di esse sembrò dire qualcosa alle altre, che si allontanarono; un attimo dopo, l'unica figura rimasta si mosse di qualche metro, per poi scavalcare il parapetto e lasciarsi cadere verso il suolo, accompagnato da una lunghissima fronda flessibile in modo innaturale che lo depositò a terra senza danno. Nonostante gli abiti fossero di tipica fattura elfica, delicati e solenni, il fisico era robusto, la carnagione ed i capelli candidi come la neve, con lunghe orecchie dall'aspetto decisamente leporino. Tutto l'abito era bordato da pelliccia anch'essa bianchissima, tanto che, probabilmente, dalla distanza sarebbe stato impossibile vedere la donna sullo sfondo della neve che occultava il suolo.
"Hin na-i cai taur, hen. I vedui near tira-bui Kernunnos nath cin." Sorrise dolcemente, per poi parlare in lingua comune "Avete fatto un lungo viaggio, e superato le prove della foresta... per cosa vi siete spinti così a Nord, dove nemmeno i più intrepidi comandanti Imperiali hanno osato spingersi senza un colosso ad accompagnarli?"
Se ho tradotto bene... "Questo è il bosco della barriera, bambina. L'ultimo luogo visitato da Kernunnos vi da il benvenuto", ma il mio qwenya è orribbbbile
 

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Sia la regina che la delegazione rimasero a bocca aperta nel vedere quella figura, quasi eterea, discendere al suolo e rivolgersi - nella lingua degli elfi - a loro. Sulle prime Gwenniel tentennò, non sapendo bene cosa dire, poi ritrovò la compostezza e, smontata da cavallo, fece una riverenza allo sconosciuto.

«Il mio nome è Gwenniel Ostirion, e questa è la mia gente.» si presentò, indicando poi la scorta di armati che, seguendo le gesta della principessa, era smontata dai cavalli. «Veniamo dal rinato Regno Silvano, da Ysil, in cerca di una nuova terra in cui edificare la nostra casa.» spiegò. «Abbiamo sentito e ricordato delle leggende che riguardavano queste foreste, io stessa da bambina le ascoltavo e sognavo, ma mai avrei immaginato che esistesse ancora il luogo che per ultimo fu visitato da Kernunnos.» nonostante la compostezza del suo ruolo l'emozione e la gioia per quella rivelazione erano palpabili.
«Credevamo che l'Impero avesse distrutto ogni cosa, è una gioia sapere che siete sopravvissuti!» continuò. «Vi prego raccontatemi di questa vostra terra, abbiamo viaggiato a lungo per scoprire se questa fosse davvero la nostra dimora ancestrale!»
 

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L'uomo sorrise, invitando con un gesto a seguirlo mentre parlava "Ostirion è un nome che non sentivo da molto tempo, principessa... o è regina? Come immaginerete abbiamo informazioni quantomeno datate su cosa sia successo dopo la perdita delle stelle; il mio nome è Heltif, figlio di Fafn e nipote di Noldians, colui che nascose i passaggi."
Toccò con una mano il tronco dell'albero, che ebbe una sorta di tremore, mentre dalla struttura costruita tra le sue fronde scendeva una grossa piattaforma, trattenuta da rami deformati dalla magia del viis artico in modo molto simile al modo in cui era disceso. Una volta che la delegazione fu salita, la piattaforma iniziò la sua ascesa verso la città arborea mentre l'incantatore riprese a parlare
"L'antico albero è ancora forte, così come l'incantesimo che mio nonno lanciò su questo bosco prima che si compisse lo scontro, nelle terre ancora più a nord, tra il colosso imperiale e Kernunnos nella sua forma primordiale. L'Impero non può distruggere ciò che non può trovare, ma per contro per non essere trovati non possiamo prosperare: se costruissimo qualcosa oltre il villaggio arboreo spezzeremmo lo schema dei passaggi, e tutto l'incanto si spezzerebbe... e a quel punto nulla potrebbe più proteggerci dalle legioni imperiali e dalle loro immense macchine di morte..."
La piattaforma si muoveva lentamente, ma raggiunse l'altezza del villaggio in poco tempo: era chiaro che era stato costruito da elfi e viis assieme, eppure non sembravano esserci altri abitanti se non quelli dalle fattezze ferine, senza alcuna traccia dei figli delle stelle...
 

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«Regina, nobile Heltif. Mio padre ci ha lasciato poco più di due lustri or sono.» spiegò, sorridendo. «Non credevo ci fosse ancora qualcuno al di fuori d'Ysil a ricordare così bene la mia dinastia.»
Gwenniel sembrava tornata ragazzina a sentire Heltif parlare. Le parve che tutte le leggende, i racconti e le speranze del suo popolo si fossero di punto in bianco materializzate dopo più d'un millennio di silenzio. Lo avrebbe definito come il risveglio dopo un lungo incubo, se non avesse saputo con certosina precisione che era bella che desta. Salì lentamente sulla piattaforma e anche tutti gli altri, lasciati i cavalli al suolo, seguirono Heltif ascendendo alle fronde, pregni di meraviglia.
«Siete isolati qui da... un millennio?» domandò la regina, perplessa. «Ho percepito l'incantesimo quando sono arrivata, ma non avrei mai creduto fosse stato fatto per nascondervi agli occhi dell'Impero.» continuò. «Ma ora che vi abbiamo ritrovati, se lo desiderate, non avrete più nulla da temere e non dovrete più nascondervi. Ysil ha ricomposto il suo esercito e ogni giorno nuove reclute si uniscono alle nostre schiere. Proprio in questo momento mia sorella comanda le nostre legioni contro l'ultimo baluardo imperiale rimasto nel nord, in capo ad un paio di primavere i Theofonias ed il loro dominio saranno solo un lontano ricordo per il settentrione.» nonostante non amasse la guerra, e lo spargimento di sangue, negli occhi le brillava una luce di risoluta fermezza. Trovare quella gente, la sua gente, le aveva dato nuova linfa vitale facendola uscire dal torpore triste e meditabondo del tradimento ricevuto dagli uomini che lei stessa aveva perdonato.

Un elfo della delegazione, a quel punto, si fece vicino alla sovrana e le bisbigliò qualcosa all'orecchio. Poche parole ma, almeno dall'espressione della maga, piuttosto eloquenti. A quel punto infatti volse di nuovo la testa ad Heltif. «Vi chiedo scusa ma... come mai non ci sono figli delle stelle tra di voi? Hanno deciso di andare altrove o non si sono stanziati qui dopo la fine del conflitto?»
 

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L'uomo guidò il drappello attraverso la città, fino a condurli in una sala che aveva l'aspetto di un grande studio magico, probabilmente pensato per far lavorare assieme decine di incantatori "E' un evento triste, ma del resto da quando l'impero è calato su di noi sembra che la nostra longevità sia andata scemando... Comunque sì, siamo isolati da quasi un millennio... ogni tanto qualche esule riesce a superare la barriera e si stabilisce da noi, ma come potete ben immaginare è un evento raro; un gruppetto ogni dieci anni o più, all'incirca. Ma le notizie erano sempre state di dominio imperiale, le nuove che ci portate sono decisamente più rassicuranti..."
Ascoltò quindi la domanda, sospirando "Gli elfi sono sempre stati, senza offesa, terribilmente testardi per certe questioni. Hanno deciso che vegliare sul luogo della caduta di Kernunnos da qui non era abbastanza, e si sono diretti a nord... nessuno ha più notizie da allora, ed i ghiacci eterni rendono impossibile ogni tentativo di arrivare in quel territorio. E, per ragioni sconosciute, il sangue viis risponde con più facilità al richiamo della barriera"
 

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Gwenniel ebbe un lungo sospiro ascoltando il cicerone che l'accompagnava. Oltre a bearsi della vista cittadina, infatti, il pensiero che alcuni suoi simili fossero fuggiti nelle profondità glaciali la intristiva profondamente.
«La testardaggine è... un tratto tipico degli abitanti del nord.» sorrise appena, abbozzando una battuta. «Ma sì, le voci che vi sono giunte sono vere. Un paio di lustri fa il continente è stato sconquassato da una epidemia mortale a cui i nostri guaritori non hanno saputo porre rimedio. Migliaia, milioni, di vite sono state stroncate, ma questo ci ha permesso di scacciare gli imperiali assottigliati nel numero dal malanno. Ora che il morbo è scomparso regni e paesi stanno rifiorendo, tornando ad una indipendenza graduale ma costante, mentre il declino imperiale è oramai agli ultimi lamenti.» raccontò in breve quanto era accaduto ad Ipeiros, conscia che nel suo isolamento Heltif potesse non aver saputo del malaccio.

«Non è tutto rose e fiori, però. Al confine ovest delle montagne, sulla baia d'Ysil, stiamo combattendo contro una propaggine cancerosa dell'Impero che ci ha aggredito. Ciononostante Ysil prospera e s'ingrandisce di giorno in giorno. Per questo ero venuta fin qui nella speranza di crearvi la nuova capitale del nostro regno.» si guardò attorno. «Al sicuro, protetta dalle montagne a nord e dalle immense valli a sud, potrebbe divenire presto il fiore all'occhiello di tutto quanto sta al di sopra del cuore dell'Impero.»

«Anche se adesso tutte le nostre risorse devono essere destinate al conflitto questo posto è semplicemente magnifico, immacolato. E quando verrà il momento riprenderà il suo posto nel mondo.»
 

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L'uomo annuì "Magari hanno trovato una loggetta termale tra i ghiacci, ma non è una cosa in cui riporrei molte speranze... se anche avessero trovato un luogo del genere, resterebbe sempre il problema del cibo; tra quei ghiacci crescono solo le conifere... e nemmeno tanto bene, devo dire" scosse poi la testa, sospirando "L'Impero non capirà mai... si crederanno sempre più forti, più furbi e più nobili di chiunque altro: la convivenza con gente che crede nel Mikanikotrio è quasi meno probabile della sopravvivenza tra i ghiacci" sorrise infine alle ultime parole di Gwenniel "Non penso qualcuno abbia qualcosa da ridire riguardo al ritorno dei legittimi regnanti in questo bosco... mia Regina." concluse semplicemente, lasciando ben intendere le intenzioni a riguardo
 

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«Temo che abbiate ragione, nobile Heltif.» disse, abbassando un poco la testa pur mantenendo il sorriso. «Ma chissà che col tempo, vedendo le nostre terre, alcuni di loro riescano a vedere più in la di qualche sciocca convinzione. Vi prego, mostratemi ancora di questa vostra magnifica città, c'è molto che voglio sapere prima di mandare parola a Ysil. Una nuova casa ci attende.»

Penso che abbiamo finito!
Nome regione: Arthorien
 
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