Jahga ascoltò - e osservò, notando il dispiacere dell'aracnide al tavolo: ma trovava difficile ordinare di portare fuori così d'improvviso tutto il tavolo, perciò lasciò correre per il momento - tenendo nota di tutto mentalmente. Era stata una buona scelta quella di trattare con i guanti di velluto la loro ospite, dopotutto le aracne non intrattenevano rapporti se non quando si trattava di dire ai vicini che era tempo di cavarsi di torno, perciò se volevano che le loro vicini non arrivassero con la loro ingiunzione di sfratto in una mano e un coltello nell'altra, dovevano andarci cauti.
Sui recenti sviluppi alzò un sopracciglio, ma non si mise a indagare: considerando l'accaduto negli ultimi anni e che le guerre personali dei nani le aveva già menzionate, suppose che per recenti sviluppi intendeva "molteplici potenze venute da oltremare che per ora stanno solo mostrando interesse a commerciare ma portano racconti di una distruzione così efferata che abbiamo un po' timore a fare passi falsi sia mai che ci diano fuoco anche a noi". Era comprensibile, dopotutto: anche i nani, per quanto avessero lasciato un po' di spazio vitale ai nuovi arrivati - anche grazie al fatto che ledere una nazione di eldar probabilmente avrebbe causato attriti con il Sarennor, ed avere immediatamente due potenziali nemici alleati naturali che ti minacciano è una mossa molto stupida - si trovavano in una situazione simile ed avevano cercato di mantenere cautela nelle interazioni con il Minnonar ed il Tempesta. La tendenza del Tempesta a essere più violento del Minnonar aveva certo messo sul chi vive le più modeste nazioni amanite, ed anche Jahga ne era a conoscenza, sebbene il popolo del Khaz Modan non avesse ancora fatto nulla a riguardo.
- Capisco le vostre preoccupazioni onorevole Shia, e sono felice vogliate chiarire la situazione dei confini col Khaz Modan prima di tentare soluzioni concrete. Posso spiegarvi il perché di quest'ultima guerra se lo desiderate, anche se credo che il popolo della Tela non abbia interesse per i motivi quanto più per il fatto che abbiamo mosso guerra e potremmo farlo nuovamente, magari nei vostri confronti. E' una preoccupazione comprensibile. - Jahga annuì, mani intrecciate e posate sul tavolo davanti a sé. - Qualora vi interessi, potrete sempre chiedere e vi sarà data risposta. Nel mentre... Vi andrebbe di seguirmi sul balcone? - Aggiunse la Thanerrinn, scendendo dalla sedia. L'appartamento di Shia era anche dotato di semplici finestre, ma una creatura della sua stazza probabilmente non ci avrebbe fatto molto con i mesi caldi dell'anno in arrivo e la tiepida calura della regione costiera, perciò i nani di Thelsamar avevano cercato di trovare una abitazione che fosse dotata di balconcino per lasciare la aracne godersi l'aria aperta qualora lo desiderasse senza per forza uscire fuori e doversi sorbire sguardi da cittadini spaventati.
Jahga era, ovviamente molto più piccola di Shia, ma non aveva alcuna paura. Aveva affrontato bestie enormi sulla superficie, a caccia nelle foreste e nelle montagne come da tradizione del clan Mantodibruma. Le Aracne erano soltanto, per lei, un altro potenziale tipo di bestia. Il fatto che questa invece di ammazzarla volesse parlare e giudicare poco significava oltre al fatto che poteva evitare di preoccuparsi a ogni secondo di venire trafitta da uno dei suoi artigli. Se fosse successo qualcosa, qualsiasi cosa, la Regina Sopra Le Montagne avrebbe saputo cosa fare.
La vista dal balcone non era affatto male. Oltre un bel pezzone di costa rocciosa e di porto di Thelsamar, si poteva vedere parte dello stuolo di case e casette bianche e un po' cubettose ammassate che componevano l'insediamenti dei nani del mare. Rune e statue erano sparse un po' ovunque e l'architettura era a dir poco labirintica, riportando sulla superficie parte della tendenza nanica di sfruttare tutte e tre le dimensioni quando realizzano le loro enormi città sotterranee, fitte come formicai o tane di lepre. Jahga sorrise a Shia.
- Thelsamar è una cittadina giovane, nata da poco. Non pretendo per voi sia bella, ma spero voi sentiate quel che sento io quando nascono le piccole città aracne nel vostro territorio, laddove prima c'erano solo poche tele sparse disordinatamente. C'è un'aria di crescita, di prosperità e speranza, ma soprattutto di sicurezza. - Jahga parlava accostata al bordo del balcone, scrutando la cittadina. - E' per questo che costruiamo le nostre città, le nostre fortezze. Per sentirci sicuri, protetti, per far sì che nessuno possa toccare la nostra casa. Sono sicura possiate comprendere questo sentimento. - Si voltò a quel punto verso la Aracne. - Così come la necessità di queste imprese. La nostra popolazione cresce, lo farà anche la vostra. Shur Akarra è nata da pochi anni, il commercio prospera, è naturale che come è nata quest'ultima anche per voi sorgeranno altre cittadine per ospitare il popolo aracne sempre più numeroso. Tuttavia non sono sciocca, Shia, e conosco le vostre abitudini e le Minacce che negli anni vi hanno bussato alla porta. - La regina si appoggiò al parapetto, incrociando una gamba dietro l'altra mentre parlava. - La Tela non ama le fortificazioni vicino i propri confini. Galbaraz, che è la regione più vicina a voi, è ancora scarsamente edificata proprio per questo. Avrei voluto prima o poi discutere con voi della faccenda, ma la presenza dei pelleverde alle porte del nostro territorio ha spinto la nostra attenzione altrove. Se vorrete parlare di tutto ciò, avete solo che da dirlo. L'importante è che sappiate che il Khaz Modan non ha interesse a farvi la guerra.
Jahga fa una breve pausa, un po' per riprendere fiato, un po' per marcare il punto che vuole arrivi ben chiaro alla Aracne. Sarebbe stato un suicidio per loro, dopotutto, cercare di combattere le Aracne: a che pro poi? Avevano ben altri territori a cui potevano interessarsi che non includevano poi dover avere a che fare con sudditi a otto zampe, ne il pensiero di dover fare nella peggiore delle ipotesi una pulizia etnica. Prendersela con le Aracne era solo una perdita di tempo, nonostante ciò che pensava a riguardo suo marito e Thane del regno. Ma erano in due a guida dello stato per un motivo, dopotutto.
- Non vi farò pressione per delle risposte. Il vostro compito è osservare e giudicare, perciò immagino vorrete stabilirvi qui per un po' per farvi un'impressione del Khaz Modan? - Jahga inclinò la testa cercando di guardare gli occhi rossastri della aracne: era difficile capire quale guardare, ce n'erano tre paia, ma immaginò che guardare quello di mezzo fosse accettabile per prendere tutti e tre.