GDR Intanto, nella metropoli oscura...

Enichaos

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La notizia le era arrivata in fretta, assieme ad una missiva della Matriarca in persona.
"Con la presente, Ilharess Haru Telenna, siete insignita del rango di Generale di Kalassia.
Con l'augurio di trovarvi in buona salute nonostante i nostri trascorsi, Driass Dauleghart"

Anni di studi di tattica, i duelli con i cadetti dell'esercito, la ferita al viso inflittale al primo tentativo di ottenere potere...
Quella missiva era letteralmente il minimo indispendabile, tanto valeva farglielo dire a voce da uno dei soldati, un maschio magari.
Non che non apprezzasse la nomina, dopo gli ultimi interventi in politica si aspettava decisamente un miglioramento, ma ci sono modi e modi.
Non poteva quindi esimersi dal mandare un messaggio a sua volta, certa che Lady Dauleghart avrebbe saputo decifrare tra le righe.
Rialzò leggermente il bordo delle eleganti maniche in seta di ragno, intingendo di nuovo il pennino nell'inchiostro indaco sulle parole da rimarcare, sotto lo sguardo ansioso di ripartire del messo matriarcale...
"Magnifica Lish'ilharess Driass Dauleghart, per me come per ogni Matrona della nostra capitale è sempre un piacere ed un privilegio ricevere notizie della nostra amata sovrana.
La vostra preoccupazione per la ferita malauguratamente subita nell'ultimo duello con Vostra altezza scalda il nostro cuore, ma non dovete preoccuparvi: il colorito del marchio d'onore s'accosta magnificamente con la tonalità dorata che sembra caratterizzerà il nostro occhio mancino sino al nostro tramonto.
Siamo onorate dalla nomina ricevuta, che siamo certe sia dovuta alla nostra preparazione tattica ed all'abilità con la scherma che più volte abbiamo dimostrato, seconda a nessuno se non a quella di Vostra altezza.
Comprensibilmente, accettiamo con fierezza ed onore gli obblighi nei confronti della nostra splendente nazione, anzitutto per la tragica dipartita del Campione Gurun se non semplicemente per il privilegio di poterVi obbedire.
Permetteteci di preoccuparci del Vostro benessere, in quanto la lettera siglata dalle Vostre abili mani risulta molto stringata e concisa: vi state riprendendo dal disagio che vi ha costretto al ritiro dalla vita pubblica?
Sentendo fortemente la Vostra mancanza, Haru Telenna"

Sì, poteva andar bene, avrebbe lasciato asciugare l'inchiostro prima di piegare elegantemente la lettera e sigillarla con ceralacca nera, il sigillo del casato Telenna ben evidente una volta asciutto.
L'affidò a questo punto alle mani del messaggero, e lo lasciò trottare via... Scritte in precipitato di aconito, sigillo colorato con estratto di belladonna; non ipotizzava minimamente che la matriarca sarebbe potuta morta per questi veleni, l'aveva vista sopravvivere a peggio.
Il messaggero tuttavia... beh, non avrebbe dovuto metterle fretta mentre scriveva la risposta, ma sarebbe stato al sicuro se non avesse giocato troppo con il sigillo...
Presentazione di Haru Telenna, Generalessa di Kalassia
@Silen penso che userò sempre questo post per le presentazioni dei personaggi così non ti intaso il forum...
 

Enichaos

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Una fila di soldati, pesti e malconci, si presentava nello spiazzo d'allenamento davanti alla donna in armatura dal volto coperto.
Un drow più anziano si avvicinò, la faccia seria e lo sguardo basso, ma attento ai movimenti del bastone tra le mani della donna.
"Mia signora... posso suggerire un approccio meno... violento... all'addestramento delle truppe? Non potranno combattere se gli spezzate le braccia..."
La donna lo guardò con occhi sottili, come si guarda un fastidioso insetto, poi quell'unica parte visibile del volto si rilassò con un sospiro
"Sono una moglie in lutto, capitano. Ognuno di loro poteva salvare il mio Gurun, ma erano chiaramente carenti in addestramento per riuscirci.
Li rimetterò tutti in forma ed in forze per poter eseguire il loro dovere, ma il mio risentimento deve trovare uno sfogo. L'assassino duergar..."

L'ufficiale scosse la testa il volto contrito "Morto nell'eseguire l'omicidio del Campione, mia signora. E l'intervento sulla popolazione è fuori discussione..."
"Ordini della Matriarca, lo so. La sua parola è legge, lunga sia la sua vita ed eterna la sua discendenza. Il Convivio è stato la mia casa, non errerò dal mio cammino.
Tuttavia, proprio per i miei trascorsi, so che qualcuno deve pagare per la morte del mio compagno. Ho già preso il suo posto rinunciando al titolo di Esecutrice.
I suoi uomini pagheranno col dolore, e nel mentre miglioreranno. Il sangue è già stato versato, l'onore restituito, il dovere ripreso."

Il maschio annuì, e prese a voltarsi, ma la voce della donna lo bloccò sul posto "E voi, capitano... dove eravate mentre il nostro Campione veniva assassinato?"
Prima di potersi voltare di nuovo e rispondere, il bastone della vedova ruotò rapidamente, colpendo su uno zigomo l'ufficiale e rovesciandolo a terra, svenuto.
"Riposa tranquillo, amore mio" disse tra se l'ex Esecutrice "la tua Jessch renderà i tuoi uomini di nuovo degni del nome di soldati di Kalassia..."
Presentazione di Jessch Yornesst, generalessa di Kalassia
 

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La sala presentava scarne decorazioni, un tavolo in marmo nero attorno a cui numerose donne stavano sedute, parlottando in piccoli gruppi. Ad un capo del tavolo, una sedia vuota con alcuni pugnali piantati nel legno; all'altro, una drow dai capelli candidi e la pelle delicatamente grigia, il pallore accentuato dal rossetto scarlatto.
Doveva fare qualcosa, dire qualcosa; doveva scuotere il consiglio della Regina Oscura dal torpore in cui erano cadute dopo aver assassinato la sua antecedente per il tentativo di trafugare il secondo Occhio della Dea.
"Parlate a voce più alta, Sorelle" disse infine, alzandosi dallo scranno "Non teniamo per noi stesse i nostri complotti, o finiremo per pensare che siano ai nostri stessi danni."
Si spostò nella stanza, seguita dagli occhi di tutte le sacerdotesse, il passo talmente leggero da non sembrare quasi ancorata a terra come chiunque altro, quasi fosse una creatura a metà tra il regno mortale e quello divino.
"Am'ma Cazna, la Dea è ancora adirata. Forse il sarificio di Am'ma Dilynrae non è bastato... forse..."
"Sorella, non chiamate sacrificio quella che è stata un'esecuzione. In diciassette siamo riuscite ad assestare più di settanta coltellate alla disonesta. Un sacrificio è diverso. E' crudelmente apatico.
E' veleno mescolato all'assenzio di un brindisi. E' una lama nel cuore attraverso la schiena. E' un tuffo coatto tra i Figli della Regina. Non dimenticatelo mai, perché è il destino che ci attende tutte."

Il silenzio era calato completamente nella sala, tutti gli occhi erano fissi sulla nuova Somma della Regina Oscura... proprio come voleva lei; catturare l'attenzione, e convincere il pubblico, i due passi che qualsiasi Madre doveva padroneggiare.
"E la Dea è adirata, sì. Una giusta ira, visto il deturpamento della sua Immagine. Ma lasceremo che siano le sciocche della Madre Cremisi ad occuparsene.
Il cambiamento è la loro missione, sapranno trovare una degna sostituzione alla gemma, ed in caso contrario pagheranno il loro fallimento direttamente alla Dea."

Mormorii di assenso pervasero la sala, e Cazna seppe che aveva ancora il dono nonostante i decenni passati come Seconda della precedente Madre.
Ad eseguire gli ordini che lei stessa aveva suggerito, a rimediare alle idee che l'età stava contrabbandando nella mente della sua ormai defunta istruttrice.
"Noi ci occuperemo di altre faccende che possono adirare la Dea. Come gli infedeli. Ma stavolta non ci saranno sacrifici. Gli ordini della Matriarca sono chiari; anche se sono" corrugò leggermente la fronte "diversi, dovranno essere circuiti e portati alla vera fede."
"Ma Am'ma Cazna, loro sono..." la frase non fu mai finita, troncata bruscamente da uno sguardo minaccioso ed una voce decisa nella sua delicatezza "Nan tatumàrinen, Sakòtari?"
La frase nella lingua oscura sembrò quasi fare presa direttamente sul cervello della sacerdotessa, che si limitò ad abbassare lo sguardo, scuotendo il capo.
"Eseguiremo, Am'ma. Guidateci, e la parola della Regina Oscura giungerà fino ai confini di Ea."
Cazna sorrise soddisfatta. Coartare gli infedeli al culto di Llorath; sembrava un compito fatto apposta per lei...
@Silen presentazione di Cazna Aleval, Sacerdotessa di Llorath
 

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Una dozzina di persone erano nella sala del trono di Kalassia: nobili mercanti, mastri artigiani, persino un ricco latifondista di Lyoran.
All'esterno, le porte aperte, stava una moltitudine di altre persone, meno rilevanti, meno ricche, meno degne di essere al cospetto della Matriarca, ma nondimeno meritevoli di conoscere la sua decisione.
Tutti i presenti, dentro e fuori dalla sala, erano stati insigniti del titolo di Pohatta, ma quello era il giorno della nomina del Console del Consorzio, ed il giorno in cui quella persona avrebbe ricevuto il rango di Atipar, una parola che fino a quel momento era riservata solo a persone di nobile nascita.
La Matriarca attese il silenzio, poi finalmente parlò, gli unici suoni oltre la sua voce i ticchettii di zampe chitinose nell'oscurità delle volte setose.
"Maestri da tutto il regno... sono lieta di avervi qui... per l'investitura del Console del Consorzio Speziale. L'attesa è stata lunga, c'è voluto... quasi un anno per parlare con ognuno di voi e dei... gentiluomini in attesa fuori."
Mormorii si sentirono, appena sussurrati, ma si acquietarono subito, al proseguire della nobildonna.
"Ognuno di voi spera... di essere il mio eletto. Certo, il console avrà grande ricchezza, ma anche... gravose responsabilità. Verso Kalassia. Verso di voi. E verso di Me. Ora, gentilmente, fate spazio per l'uomo... che più di tutti mi è risultato adatto per l'incarico. Entrate, Atipar Xyltin."
Un silenzio glaciale calò nella stanza, le facce dei piccoli nobili un misto tra sgomento, stupore e rabbia latente; dalle porte, emerso dalla folla relegata all'esterno, si fece spazio una figura, vestita in cotone e cuoio, i lunghi capelli biondo platino legati in una coda dietro la schiena,
gli occhi azzurri fissi sulla figura velata della Matriarca, il viso pallido fisso in un'espressione severa, con un sorriso appena accennato, inchinandosi innanzi alle sete separatorie.
"Mia Signora, accetto con onore la nomina. Ricambierò la Vostra..."
"E' oltraggioso, mia Signora! Inaudito! Non potete concedere a questo sangue chiaro, figlio di impuri, un ruolo così delicato e prestigioso! Ne va della nostra..."
La figura velata si limitò ad annuire, e l'elfo pallido si alzò, voltandosi a fronteggiare il suo delatore. Senza dire nulla, prima lo colpì al viso con un manrovescio guantato,
e mentre quello stava ancora comprendendo la situazione gli assestò una ginocchiata dritta al plesso solare, mandandolo piegato a terra nei suoi lussuosi e colorati abiti in seta di ragno.
"Regola 31. Non insultare mai la madre di un Drow. L'avete dimenticata, Nalfein?"
Gli tese quindi la mano, per aiutarlo a rialzarsi... l'altro lo guardò, con un'espressione che convinse il novello Atipar a parlare nuovamente
"Regola 19. Non ingannare troppo presto dopo una promozione. Alzati, e fa silenzio innanzi alla Matriarca."
"Una presentazione... senz'altro d'effetto. Confido che tu sappia, oltre all'acume mercantile... per quale ragione sei stato scelto... spiegalo ai tuoi sottoposti... così che io possa riposare... la voce."
Il giovane drow fece un leggero inchino, voltandosi poi nuovamente verso i mercanti presenti, quelli fuori dalle porte accalcati per vedere dentro, meravigliati quanto chiunque altro della scelta della Nobile Signora di Kalassia.
"La questione è semplice. I miei genitori non erano diversi da qualsiasi altro di voi: pelle scura come la notte, capelli dal chiarore della luna, e gli occhi azzurri dei cugini di superficie. Ed hanno avuto me, Ildan Xyltin... un sangue chiaro, come vi piace chiamarci. Impuro.
Drow a metà. Ne fate una debolezza, ma sarà la mia forza. Qui, sono diverso. Là fuori, nelle corti che verranno visitate dal Consorzio per stringere accordi, sarò uno dei tanti. Comune. Rassicurante. Regola 287. Un'oggetto familiare vende più di uno esotico."

Il vociare si acquietò, trasformandosi in mormorii... chi d'accordo, chi contrario, chi non aveva ancora capito... ma sempre sussurri, nessuna voce si alzò ad un livello chiaramente udibile
"Beh, ancora qui? Ognuno di noi ha cose da fare ed affari di cui occuparsi. Vi preoccupate per il vostro onore, ma un sacco pieno d'onore non vale più del prezzo del sacco. Via tutti, ai vostri affari. Io resterò a discutere con la signora le prossime mosse"
Ad un cenno della Matriarca, le guardia scortarono fuori tutti i presenti, chiudendo le porte decorate alle loro spalle. Il giovane tirò un sospiro, scuotendo il capo.
"Mi avete messo in una pessima situazione, Ilharess... Nulla di gratuito è veramente a buon mercato... il prezzo di questo titolo è la loro invidia e la loro rabbia, con tutto ciò che ne consegue..."
"Ma avete capito perfettamente... le ragioni della mia scelta. E questa è un'altra riconferma... che ho preso la decisione migliore. Ma ora ditemi... abbiamo veramente un piano... da discutere, o era solo una scusa... per non farsi accoltellare nel mio corridoio?"
"Regola 125, Matriarca... non puoi stringere un affare se sei morto."
@Silen presentazione di Ildan Xyltin, Mercante di Kalassia
 

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La notte era senza luna, il buio quasi totale, spezzato solo dalle stelle. Il bosco era saturo dei suoni della natura, e Talya era seduta sul ramo di un albero, lo sguardo fisso verso il cielo, ad osservare la sagoma del suo falcone nero, appena visibile nell'oscurità persino per gli occhi della cacciatrice drow.
Doveva esserci un cervo, forse due. Una madre e un piccolo, a giudicare dalle volute di diversa misura che il suo compagno di caccia stava mantenendo. Un'altra presenza le si presentò accanto, oscura quanto il volatile che l'accompagnava nella caccia.
Lo guardò, e si lisciò i capelli, aggiustandosi uno spallaccio e sfiorando subito dopo gli addominali tonici. L'ombra, rannicchiata su un altro ramo, iniziò una simile sequenza di gesti quasi impercettibili ad occhi inesperti, e la conversazione ebbe inizio nel silenzio più totale.
"Cosa vuoi, Haska'barra?" potevano significare i primi gesti della donna "Il Labirinto ti reclama, Luna oscura. Missioni attendono." gesticolava la sagoma quasi evanescente nell'oscurità "La mia missione ora è procurare cibo per il mio villaggio. Se il Labirinto vuole i miei servigi, dovrà aspettare."
Un sorriso candido si aperse nel viso della sagoma oscura "Non è così che funziona, e lo sai bene... madre di due" La cacciatrice non rispose, lo sguardo tornato sul volo del suo compagno piumato. L'arco venne teso, il vento ascoltato. La freccia volò silenziosamente tra le frasche, e si poté udire un leggero rantolo e rumori di fuga.
La donna scese dal ramo, muovendosi rapidamente quanto l'ombra che la seguiva, fino a raggiungere, tra gli alberi a una cinquantina di metri, un grosso lupo crudele con la freccia conficcata nel muso, dritta in un occhio. Solo a quel punto, finalmente i due parlarono con la voce anziché coi gesti
"Pensavo stessi cacciando cervi, Luna oscura" il falcone scese tra le fronde, appoggiandosi sullo spallaccio della cacciatrice "Non uccido la madre di un cucciolo, Haska'barra. Il piccolo crescerà e potrà fornire discendenza da cacciare. Il lupo è stoppaccioso, ma la carne è carne, e qui ce n'è tanta"
estrasse la freccia, tirandosi dietro il contenuto dell'orbita "Mi presenterò al Labirinto appena avrò portato la preda a casa." "Molto bene, verrà riferito..." L'ombra fece per voltarsi, ma si trovò lo strale col suo macabro trofeo puntato al viso.
"Un'ultima cosa. Odori di vinaccia e lieviti, quando non porti messaggi lavori alle cantine Sheelot. Provi a camuffare la voce con i soliti sistemi, ma riesco a capire che sei un maschio anche dall'altezza. E dal tono che usi, direi che non hai più di un quarto di millennio.
Se anche solo penserai di nuovo alla mia famiglia, questa troverà la strada per il tuo fegato, e morirai. Lentamente. ...tutto chiaro, Haska'barra?"
La sagoma oscura esitò, guardando la cacciatrice negli occhi, prima di abbassare lo sguardo, annuendo per un attimo prima di svanire tra le fronde.
Talya alzò la freccia, presentando l'occhio trafitto al rapace sulla sua spalla... era tempo di tornare a casa...
@Silen presentazione di Talya Sarnor, sicario
 
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Finalmente stava rientrando a casa: una giornata come un'altra, dopo il lavoro al palazzo della Matriarca. Un'altra giornata proficua, in cui diverse monete erano finite casualmente nella sua borsa.
Chiuse la serratura, posò il cappotto al solito gancio, e si diresse nella cucina. Si riempì un bicchiere di vino, e si voltò per tagliare dell'affettato, del buon salame di grande sauro. Dopo essersi lavato le mani, qualcosa non quadrava.
Mancava il calice del vino che aveva appena posato sul tavolo. C'era, invece, a meno di cinque passi un lungo cappotto blu notte che copriva abiti violacei, sormontato da una maschera che ricordava un teschio a sua volta sovrastata da un cilindro.
"Buonasera, iraiyai" Il servitore del palazzo cercò con la mano la lama appena posata, ma trovò solo il legno del tavolo a muro. "Non mi affannerei, iraiyai" disse la figura, estraendo da dietro la schiena peroprio quel coltello, ancora sporco di grasso.
"Chi... chi sei?" "Io non sono nessuno, iraiyai. Proprio come sarai tu fra poco. Se proprio senti la necessità di darmi un nome, puoi usare Ol-Nindel'zhah." Si sentì mancare il sostegno delle gambe, ma trovò la forza di appoggiarsi al muro
"Quella... quella è solo una leggenda. Una storia che raccontano ai bambini per farli restare a letto..." "O per non fargli rubare la marmellata, iraiyai" "smettila di chiamarmi preda" lo sconosciuto lanciò il coltello sul tavolo davanti a lui, delicatamente, dove potesse prenderlo
"Non sei altro adesso, iraiyai. Sono più di diecimila anni che osservo, caccio e uccido. Hai rubato dal palazzo, e sei incappato nel mio sguardo. Difenditi se ti diletta, ma la tua fine è già segnata" Quel nome. Quella calma. La prima Ombra, il signore di ogni Labirinto, il primo drow a macchiarsi del sangue di un fratello.
Ciò che è, un nome pieno di arroganza. Leggende, non potevano essere altro, si disse. Afferrò il coltello, lanciandolo con violenza contro il millantatore, che a sua volta mosse le mani con una rapidità ai limiti del percettibile.
Una frazione di secondo, prima di sentire il dolore al petto: non sapeva come, ma il coltello che era convinto di aver scagliato contro l'assassino era stato piantato profondamente tra le sue costole in un guizzo metallico senza che si dovesse avvicinare di un passo.
"E' sciocco lanciare un coltello all'inevitabile, pinam" "...non sono...ancora...cadavere..." la figura inclinò leggermente il capo "ammiro il tuo ottimismo, ma la lama ha raggiunto il tuo cuore. Se la lasci lì, il sangue ti annegherà. Se la togli, sarà molto più veloce. Fai la tua scelta, pinam."
Il servitore abbassò di nuovo lo sguardo sul manico che gli sporgeva da vicino lo sterno, ma quando lo rialzò per chiedere pietà, o almeno il colpo di grazia, era solo. Solo col suo destino.
@Silen presentazione di Ol-Nindel'zhah, sicario... il primo sicario
 

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Le cantine Sheelot erano in fervente attività, come ogni secondo mercoledì del mese. La giovane matrona era scesa nel laboratorio e nelle cantine ad esaminare i prodotti, monocolo sul viso e pergamene con appunti tra le mani. Terminato il solito giro, si sentiva leggera, un effetto collaterale dei fumi di fermentazione, ma ancora perfettamente concentrata sull'obiettivo. Sulla sua spalla riposava un gui nero, portato dalla delegazione Rahonavide che aveva accolto personalmente. Si tolse il piccolo vetro incantato dal viso e si schiarì la voce, attirando l'attenzione di tutti i lavoratori nella sala "Bene ragaz..." ancora non si era abituata alle formalità della sua posizione politica, e si corresse rapidamente con un colpo di tosse "...sudditi. La produzione è ottima e consistente, ma abbiamo alcuni problemi: il rosso nelle botti da 15 a 20 ha una tonalità che non mi... non Ci piace; troppo scura, più amaranto che scarlatto... fatelo controllare, non vorremmo fosse una muffa." I responsabili si segnarono il dato, ok avvelenare il vino per un complotto, ma averlo già avvelenato dal fornitore sarebbe stato decisamente increscioso. "Inoltre, chi si occupa della botte 42 del bianco?" come da usanza illityiri, tutti gli altri fecero un passo indietro, lasciando un preoccupato trecentenne ad aspettare il responso "come ha fatto a finire in una botte di fermentazione del vino l'artemisia dedicata all'assenzio?" "E'... è stato un incidente, Ilharess... non pensavo l'avrebbe rovinato..." la ragazza lo guardò serissima, avvicinandosi ed appoggiandogli le mani sulle spalle "Tu non hai idea..." sul volto della Matrona si aperse un sorriso solare "è spettacolare" l'uomo temette di sciogliersi per l'improvviso sollievo "Il gusto erborinato si miscela bene col dolce del vino. Forse però va fatto fermentare di più, e dobbiamo provare anche col rosso. Come dice il Maestro Zundalaran, una scoperta è solo un incidente che incontra una mente preparata." Dette una pacca sulla spalla dell'uomo, mettendogli una grossa moneta d'oro in mano "Molto bene, tornate tutti a lavoro col Nostro benestare, un nome lo troveremo a prodotto finito" Si voltò, uscendo dalla zona lavoro del suo palazzo... Ora le sarebbe toccato tornare alle questioni di politica... quasi rimpiangeva i pomeriggio di studio e paranoia all'Accademia dell'Arte...
@Silen presentazione di Qyleene Sheelot, Mercantessa e Matrona di Lyoran.
E del vermouth. così, de botto, senza senso.
E con questa sono praticamente pronto a consegnare la scheda...
 

Enichaos

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La Matriarca era quantomeno perplessa: davanti a lei c'era chi aveva chiesto udienza, ma avere nella sala del trono di Kalassia un'anziana signora Duergar non era certo una vista di tutti i giorni. La vecchia, dal canto suo, si guardava intorno con attenzione, attendendo che, come le era stato consigliato, Driass le rivolgesse la parola per prima. "Madama... Bleakfall. Non credevo si sarebbe presentata davvero. Avevo quasi pensato ad uno scherzo, onestamente. DiteCi quindi... perché una Duergar ci ha chiesto udienza per la questione di Belaern?"
La nana si schiarì la voce, ed iniziò con uno degli sdilinquimenti di rigore per circostanze simili "Onorabile Matriarca, Vi porto i rispetti della popolazione duergar tutta. Possa il Vostro oscuro splendore regnare su Kalassia per millenni, e la Vostra benevolenza incontrare la proposta che mi accingo a presentarVi." La matriarca stette in silenzio per qualche istante, prima di emttere un suono... qualcosa che poteva sembrare una risata sommessa "La preghiamo, Madama Bleakfall... accorciamo i convenevoli. La Nostra salute è migliorata recentemente, ma ancora ci stanchiamo rapidamente; le abbiamo concesso udienza per curiosità, e vorremmo la teneste ben nutrita... O la Nostra attenzione potrebbe vagare altrove." La nana sorrise "Dritti al punto, posso solo apprezzare. La questione è semplice: c'è bisogno di qualcuno che si occupi della gestione di Belaern, e sono qui per propormi per l'incarico." Ci fu movimento tra le ombre del soffitto, ma la vecchia non sembrò curarsene più di tanto "Ci faccia capire, Rynna Bleakfall... è venuta qui a reclamare la carica di Matrona? In mezzo ai Drow, a chiedere il governo di una città che non è nemmeno vagamente Duergar?" Il tono di voce della Matriarca era un lento crescendo, come di braci che lentamente si stanno ravvivando, ma la vecchia non sembro inquietarsi per la cosa "Non è nemmeno esattamente una città Drow, non trovate? La parte sotterranea è meno di un quarto del totale, l'architettura è luminosa e carica di spazi ampi, stanno persino venendo costruite delle guglie per accomodare ospiti capaci di volo. E' chiaro che la state facendo costruire per rappresentanza e commercio con le altre potenze di Ea." Davanti al tono fermo e pacato, l'iniziale irritazione della drow era scemata, sempre che non fosse stata solo una tattica per testare la determinazione della duergar "Siete la prima ad affermarlo così apertamente. Qualcuno lo ha sospettato, e molti hanno protestato perché stavamo mettendo in piedi una città scomoda e accecante. Ma resta la domanda... perché dovrei affidarla a voi, che siete la vedova di uno dei comandanti di Dunsperrein?" la vecchia tornò a sfoggiare un sorriso deciso, prima di proseguire "Beh, nessun duergar potrebbe mai governare una città drow, è evidente. Ed a nessuna donna sarebbe mai permesso di avere un ruolo di rilievo in una città nanica, che sia sui monti o negli abissi. Ma Belaern? Appartiene ai drow, quindi deve avere una Matrona; tuttavia, non è una città illiytiri, quindi può averne una che non sia elfica. E vi posso assicurare che il mio passato nell'attività commerciale di mio padre sarà di sicuro aiuto per far splendere quella città così poco drow" Ci fu un attimo di silenzio nella sala, ed il rumore di zampette nell'oscurità sembrò quasi assordante mentre si ritirava verso il muro più lontano dalla porta "Ci piacete, Madama Bleakfall. Specialmente la sua ambizione... E nonostante i trascorsi della guerra, ha il coraggio di farsi vedere nella Nostra capitale, e di chiedere l'improponibile come se fosse una cosa logica e naturale. La cosa Ci intriga, e per questo vi daremo fiducia... non Ce ne faccia pentire, ed avrà una vita lunga e prosperosa." Fece una breve pausa, per poi proseguire "Ora, siamo stanche. LasciateCi e presentatevi a Belaern tra sei mesi. Per allora sarà tutto pronto." La nana fece un breve inchino "Sono lieta che abbiamo trovato un accordo; Vi servirò al meglio delle mie capacità, Matriarca..."
@Silen Presentazione di Rynna Bleakfall, Mercantessa duergar e Matrona della città meno drow del matriarcato.
E di nuovo, sono pronto a consegnare la scheda...
 
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