Monitor_Dundee
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...sono ancora oltre 33,000 i cadaveri rianimati che si presentano comandati da due dei Caduti più potenti che Ea abbia mai visto. E mentre le forze sauriane si rinchiudono dentro la capitale imperiale, i cieli vengono oscurati dalle ali di un mostruoso essere non morto...l'Antico Drago rianimato è apparso sul campo di battaglia.
Sembra arrivato l'ultimo giorno dell'Impero Sauriano...
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Nella sala del trono del Palazzo Imperiale l'aria era tesa in un silenzio innaturale.
Si erano disperse le grida dei messaggeri, gli ordini concitati, il fervore disperato di una corte sotto assedio.
Il fragore tragico, la polvere, le urla di un esercito in rotta e di un popolo che sospetta di essere privo di protezione.
Attorno ai gradini del Trono c'erano le generali degli eserciti accampati in città, esponenti dell'amministrazione della Capitale, il gran completo degli Stregoni di Corte, Kairos in testa.
Grandi specchi rimandavano le immagini silenti delle torri di guardia, linea dopo linea di cadaveri muti, soldati in decomposizione, teschi ghignanti pronti a muoversi senza rimorso e fatica.
Sul trono, l'Imperatrice, muta come il mondo intorno a lei, aveva ascoltato il rapporto di Rukhshana.
L'armata del Nord e la forza di complemento erano ripiegate fin dentro le mura della Capitale, i soldati e le bestie prostrati dalla fatica, coperti di polvere e cenere, tinti di sangue rappreso. Ognuno di loro parodia e monito dell'innaturale, claudicante moltitudine che li aveva spezzati e inseguiti.
Nella battaglia di Khorasma si erano consumati gli atti di disperato eroismo, non un singolo soldato avrebbe dovuto rimproverarsi di non avere fatto il suo lavoro.
Ma non era stato sufficiente.
Le armate di mezza Ea avevano risposto alla chiamata dell'Impero, più di centomila mortali di ogni razza e nazione pronti a sacrificarsi per dare ai viventi tranquillità e pace.
Ma non era stato sufficiente.
Ora, le legioni dell'Oltretomba avevano marciato dalle Necropoli al fondo delle Wasteland fino al cuore dell'Impero. A un passo dal Trono. A un passo da lei.
Athoxa della Casa Rahonavide, Seconda del suo nome, Sovrana degli Hissho e degli Aliurai, Prescelta di Ishtar e Khatun del Mare d'Erba.
Da mezzo secolo sedeva sul Trono Imperiale, da sua madre aveva ereditato una nazione isolata e modesta, che al suo comando si era aperta al resto di Ea, estendendo l'influenza dei Sauriani fino agli estremi limiti del mondo conosciuto.
Un popolo di pastori e pescatori che con la sua guida aveva alzato la testa, cercando a ogni passo di meritare il titolo di Impero, pesante eredità di antichi fasti, di epoche leggendarie e terre lontane.
Aveva staccato dalla realtà un morso troppo grande da masticare?
Seduta sulla pila dei suoi titoli, all'ombra della potenziale distruzione di tutto ciò per cui aveva lavorato per una vita intera, la responsabilità di infrangere il silenzio, e di tutto il resto, ricadeva su di lei.
"Generalessa Rukshana, avete affrontato questo nemico in passato meglio di chiunque altro. Siamo certe che abbiate preso la scelta migliore. Generalessa Visenya, il vostro primo comando in campo vi ha messo di fronte a ostacoli insormontabili. Vi siete distinta per onore e acume. Nuovamente devo fare affidamento alle vostre capacità e al coraggio dei vostri soldati, per difendere questa città, e con essa il futuro stesso di questa nostra nazione, e le nostre vite tutte.
Combattete come avete combattuto finora, e gli Déi sapranno che non abbiamo offerto il collo alle zanne del nemico, che non abbiamo abbandonato il nostro nido."
"Onorevoli Legati, la città è da considerarsi in stato massimo di emergenza. Assicuratevi che nessuno esca di casa, e che tutti abbiano le risorse per farlo. Che le strade possano permettere il movimento delle truppe, e che i cancelli delle mura interne siano barricati. Che le guardie cittadine siano armate come soldati della guarnigione in breve tempo, e che i ponti non fortificati siano pronti per essere abbattuti."
"Illustri Magistri delle Arti Arcane, siate pronti a sostenere con il vostro sapere e il vostro talento la resistenza di questa città. Abbiamo modo di rallentare il nostro nemico, di curare i feriti, di rafforzare lo spirito ed il corpo di chi combatte. Il nostro nemico non obbedisce alle leggi di Natura, e questa guerra sarà vinta anche nei campi di battaglia della Mente. Assicuratevi che mia figlia e i sopravvissuti designati dell'amministrazione Imperiale siano giunti ad Athoxarta e a Città degli Spiriti senza problemi."
Quello che la Corona doveva dire, era stato detto.
Ora, era Atoxa a dover parlare. La sua disperazione. La sua rabbia. La sua fede.
Sembra arrivato l'ultimo giorno dell'Impero Sauriano...
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Nella sala del trono del Palazzo Imperiale l'aria era tesa in un silenzio innaturale.
Si erano disperse le grida dei messaggeri, gli ordini concitati, il fervore disperato di una corte sotto assedio.
Il fragore tragico, la polvere, le urla di un esercito in rotta e di un popolo che sospetta di essere privo di protezione.
Attorno ai gradini del Trono c'erano le generali degli eserciti accampati in città, esponenti dell'amministrazione della Capitale, il gran completo degli Stregoni di Corte, Kairos in testa.
Grandi specchi rimandavano le immagini silenti delle torri di guardia, linea dopo linea di cadaveri muti, soldati in decomposizione, teschi ghignanti pronti a muoversi senza rimorso e fatica.
Sul trono, l'Imperatrice, muta come il mondo intorno a lei, aveva ascoltato il rapporto di Rukhshana.
L'armata del Nord e la forza di complemento erano ripiegate fin dentro le mura della Capitale, i soldati e le bestie prostrati dalla fatica, coperti di polvere e cenere, tinti di sangue rappreso. Ognuno di loro parodia e monito dell'innaturale, claudicante moltitudine che li aveva spezzati e inseguiti.
Nella battaglia di Khorasma si erano consumati gli atti di disperato eroismo, non un singolo soldato avrebbe dovuto rimproverarsi di non avere fatto il suo lavoro.
Ma non era stato sufficiente.
Le armate di mezza Ea avevano risposto alla chiamata dell'Impero, più di centomila mortali di ogni razza e nazione pronti a sacrificarsi per dare ai viventi tranquillità e pace.
Ma non era stato sufficiente.
Ora, le legioni dell'Oltretomba avevano marciato dalle Necropoli al fondo delle Wasteland fino al cuore dell'Impero. A un passo dal Trono. A un passo da lei.
Athoxa della Casa Rahonavide, Seconda del suo nome, Sovrana degli Hissho e degli Aliurai, Prescelta di Ishtar e Khatun del Mare d'Erba.
Da mezzo secolo sedeva sul Trono Imperiale, da sua madre aveva ereditato una nazione isolata e modesta, che al suo comando si era aperta al resto di Ea, estendendo l'influenza dei Sauriani fino agli estremi limiti del mondo conosciuto.
Un popolo di pastori e pescatori che con la sua guida aveva alzato la testa, cercando a ogni passo di meritare il titolo di Impero, pesante eredità di antichi fasti, di epoche leggendarie e terre lontane.
Aveva staccato dalla realtà un morso troppo grande da masticare?
Seduta sulla pila dei suoi titoli, all'ombra della potenziale distruzione di tutto ciò per cui aveva lavorato per una vita intera, la responsabilità di infrangere il silenzio, e di tutto il resto, ricadeva su di lei.
"Generalessa Rukshana, avete affrontato questo nemico in passato meglio di chiunque altro. Siamo certe che abbiate preso la scelta migliore. Generalessa Visenya, il vostro primo comando in campo vi ha messo di fronte a ostacoli insormontabili. Vi siete distinta per onore e acume. Nuovamente devo fare affidamento alle vostre capacità e al coraggio dei vostri soldati, per difendere questa città, e con essa il futuro stesso di questa nostra nazione, e le nostre vite tutte.
Combattete come avete combattuto finora, e gli Déi sapranno che non abbiamo offerto il collo alle zanne del nemico, che non abbiamo abbandonato il nostro nido."
"Onorevoli Legati, la città è da considerarsi in stato massimo di emergenza. Assicuratevi che nessuno esca di casa, e che tutti abbiano le risorse per farlo. Che le strade possano permettere il movimento delle truppe, e che i cancelli delle mura interne siano barricati. Che le guardie cittadine siano armate come soldati della guarnigione in breve tempo, e che i ponti non fortificati siano pronti per essere abbattuti."
"Illustri Magistri delle Arti Arcane, siate pronti a sostenere con il vostro sapere e il vostro talento la resistenza di questa città. Abbiamo modo di rallentare il nostro nemico, di curare i feriti, di rafforzare lo spirito ed il corpo di chi combatte. Il nostro nemico non obbedisce alle leggi di Natura, e questa guerra sarà vinta anche nei campi di battaglia della Mente. Assicuratevi che mia figlia e i sopravvissuti designati dell'amministrazione Imperiale siano giunti ad Athoxarta e a Città degli Spiriti senza problemi."
Quello che la Corona doveva dire, era stato detto.
Ora, era Atoxa a dover parlare. La sua disperazione. La sua rabbia. La sua fede.