GDR Il viaggio di Fianna - Parte IV

Last Century

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Lo aveva promesso. Lo aveva promesso e, sebbene l'idea non la intrigasse troppo - visto e considerato quanta ansia e paura le cagionava - si era messa il cuore in pace, capendo come fosse inevitabile compiere quel passo a lungo rimandato. Inizialmente era previsto che passassero via terra, scortate da un piccolo drappello di guardie, lungo la strada che da Almarillan portava al reame delle driadi, ma dopo le recenti vicissitudini, la guerra di confine e le tribolazioni dei Domini del Drago, la scelta più saggia era parsa quella d'imbarcarsi direttamente per Kyrne Lamiya. Magari non sarebbe stato un viaggio di chissà quale interesse, ma la principessa si premurò d'informare il capitano sul fatto che avesse tracciato lei stessa una rotta per il viaggio; non rettilinea e svelta, ma piena di piccole deviazioni che avrebbero portato la nave a costeggiare le acque territoriali di Cherax e Anemonia prima e Lannach poi, dando modo ad Ariel di vedere, seppur da lontano, l'antica Justa la piccola exclave di Freihafen e la città di Iskandara.

Il giorno della partenza era andata a prendere l'alata di buon mattino, ancor prima del sorgere del sole, e assieme avevano percorso le strade di Rilmeren sino al porto immerso nella bruma. Dopo aver caricato le ultime vettovaglie - senza lesinare qualche rimedio alchemico per il mal di mare - salparono col favore della marea ai primi raggi del sole. Dal porto si potevano vedere in lontananza le enclavi della Banda e delle Spriggan, mentre più a monte, verso nord, l'occhio finiva per perdersi nelle infinite macchie boschive che celavano Ainatur e Almarillan. Sollevatasi la nebbia anche il mare, in tutta la sua vastità, permetteva quasi d'intravedere le lontane isole come piccoli puntini appena percettibili. Quello era il quinto viaggio, contando la breve escursione con i britannici da cui si era dovuta sveltamente ritirare, eppure le sembrava di non aver mai saggiato la libertà prima di allora.
Si rivolse ad Ariel, sfregandosi le mani per scaldarle dal freddo, continuando a guardare l'orizzonte.

«Ci credi che oltre il grande mare c'è un altro continente?» disse. «Nuovi regni, nuovi popoli, nuove culture. A volte rimango affascinata da quanto Ea sia effettivamente grande e da quanto poco conosciamo in tal senso.»
Poi scosse la testa, come a cacciare un brutto pensiero.
«Scusami, ogni tanto mi soffermo su certi pensieri agrodolci.» ridacchiò. «Dev'essere il sangue elfico che inizia a farsi sentire. Immagino che ad una certa età diventerò come mio cugino e mio nipote, pacata e rilassata.»
O forse avrebbe continuato a prendere a martellate i demoni dell'altrove. Ma quello non lo disse, non le pareva il momento di rievocare spiacevoli ricordi nella sua figlioccia piumata.
«Come ti senti all'idea di andare a Kyrne? Ricordati che non sei costretta a fare tutto subito, possiamo restare un poco in città e incontrare gradualmente tutte le persone che dobbiamo. Sicuramente Silene vorrà conoscerti!» le sorrise. «Io invece dovrei incontrare la Findabair... l'ultima volta che ci siamo incontrate non ero propriamente consapevole di alcune cose e abbiamo avuto una discussione a cui mi piacerebbe rimediare.»
A fare da sfondo al discorso solo il rumore del cordame e quello dello scafo che s'infrangeva sulle onde.

@Silen Eccolo qui, come promesso!
 

Silen

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I giorni immediatamente antecedenti alla partenza erano stati frenetici per la giovane Arpia. Dal suo punto di vista era una occasione speciale, la prima volta che lasciava il nido per un lungo viaggio, e la prospettiva la riempiva di eccitazione. Non c'è quindi da stupirsi che Ariel tormentasse la povera Aneirin per farle promettere che avrebbe "sorvegliato le mie cose" e poi per "trovare un altro nido per il piccolo Rosso", il suo beneamato gatto. Per Ariel l'intero concetto di possedere un animale domestico era nuovo e quindi di fronte alla necessità di trovare un ricovero al micio per la durata della sua assenza mostrava tutte le ansie e le paure di un neofita iperprotettivo.
Infine era arrivato il giorno della partenza ed era una Ariel alquanto su di giri quella che accompagnava Fianna.
"Un altro continente" ripetè guardando il mare come se potesse vederne l'altra sponda "chissà quante cose strane da vedere...ma del resto io non ho ancora visto nemmeno questo continente" concluse ridendo allegramente. Ariel era ormai fisicamente adulta ed era facile scordarsi del fatto che l'Alata aveva solamente nove anni. Tutto quello che aveva visto del mondo era Ainatur, poi c'erano solamente il periodo spiacevole trascorso nella foresta ed alcuni vaghi ricordi del nido dove era nata, ad Arc-en-Ciel. Quante ansie in quel primo periodo di convivenza quando Fianna ed Aneirin non avevano la minima idea di come si crescesse una piccola Alata! Eppure alla fine i loro sforzi erano stati premiati e quasi non sembrava vero che la piccola denutrita trovata nella foresta si fosse ora trasformata in una Alata sana e forte, una Arpia dalla figura snella, tutta muscoli e tendini che si muoveva con la spavalda sicurezza di poter affrontare qualunque cosa le si parasse davanti.
Gli occhi grigi però erano ancora quelli della piccola sperduta nella foresta, occhi attenti nei quali brillava una intelligenza pronta ma al tempo stesso ancora ingenua e inesperta. E come Fianna aveva imparato a leggere le espressioni e gli sguardi di Ariel, anche l'arpia durante la loro convivenza aveva imparato a fare altrettanto e non le sfuggì l'ambivalenza dei sentimenti della principessa verso quel viaggio.
E così mentre Fianna stava ancora parlando, Ariel l'abbracciò, di spalle e in modo un pò goffo che per lei simili gesti erano inconsueti e la mettevano un pò a disagio "Grazie per essere venuta con me in questo viaggio. Zia Aneirin mi ha raccontato che in passato hai fatto un altro viaggio a Kyrne Lamiya e che non è stata una occasione lieta...ma è stato tanto tempo fa. Vedrai che stavolta andrà meglio. E poi sei con me: le Sorelle ti guarderanno in modo diverso ora che sei con me" concluse staccandosi dall'abbraccio con un accenno di imbarazzo , come se in effetti lei stessa non fosse troppo sicura di quanto aveva affermato.
"Ma io voglio vedere tutto, tutto e anche di più!" disse gaiamente quando Fianna le chiese come si sentisse all'idea di andare nella grande città del sud "E' davvero così immensa come città? E la torre della Prima è davvero alta più di duecento metri? Oh, pensa Fianna, che glorioso nido: tanto in alto da sfiorare le nubi...non riesco ad immaginare, una città piena di Sorelle!" era evidente che Ariel era eccitata, e anche un pò spaventata, dall'idea di una città dove avrebbe incontrato migliaia di sue simili. Arc-en-Ciel non contava, allora era stata una piccola appena uscita dal guscio e che non era mai sucita dal "nido" nè negli anni successivi aveva mai avuto occasione di incontrare delle sue corrazziali. L'idea di incontrarne molte comrpensibilmente la attirava, ma al tempo stesso temeva, con l'insicurezza tipica di un individuo così giovane, che per qualche motivo le sue Sorelle non la avrebbero accettata.
 

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Fianna rispose all'abbraccio con naturalezza, sorridendo per la spontaneità della figlioccia. Mai si sarebbe aspettata, in passato, che un'arpia le avrebbe potuto riservare un simile trattamento e quello, assieme a tanti altri motivi, l'avevano infine spinta a ricredersi, arrivando sul ponte di quella nave con l'aria pensosa e meditabonda di chi ha visto tanto - forse troppo - nell'arco di una così breve vita.
«È stato qualche anno fa, poco prima del torneo nel Britannia. Tu eri piccola probabilmente, e io non ancora maggiorenne. Ero andata a sud, da Naga e Centauri per stabilire rapporti commerciali e diplomatici, poi da lì eravamo risaliti lungo il deserto fino a Kyrne Lamiya.» sospirò. «A quel tempo la situazione era diversa, le tensioni e gli attriti ancora molto freschi, e lo scoppio di una nuova guerra spaventata quanto noi quanto tutte le altre nazioni di Ea.» che poi la guerra fosse scoppiata, seppur più in piccolo, qualche anno dopo se lo risparmiò. Dopotutto era stati quel nefasto evento del formicaio a causare l'invasione di Demoni che aveva spazzato via Arc-en-Ciel. E quel pensiero le fece sovvenire anche un modo per andare avanti senza incespicare nel discorso.
«Ero alla ricerca di un responsabile per quanto accaduto alla nostra gente, non importava chi fosse. Stannis, Lelouch, Silene, l'assenteismo dei Formian. Qualsiasi cosa mi sarebbe andato bene pur di non accettare il fatto che la guerra fosse costata a noialtri tutto quanto e agli altri praticamente niente. Con questo spirito non poteva andare bene, ma le arpie e le loro ancelle non alate non capiscono bene concetti come "colpa" e "responsabilità". Non come li conosciamo io e te, perlomeno. E quando cercai di chiedere un perché, un percome di questa e quell'altra cosa mi venne semplicemente risposto di "lasciare andare".»
Guardò verso l'orizzonte. «Non con queste parole, ma il senso era quello. Nessun colpevole, nessuna colpa, nessun rimpianto.»
Lo disse con una certa amarezza, non con lo stesso furente vigore che solo qualche anno prima l'avrebbe fatta divampare di rabbia. Era cambiata, doveva ammetterlo.

«La guerra è un cattivo affare, Ariel. Un affare che solo un mostro riuscirebbe ad affrontare senza venirne segnato in qualche maniera. Ma il tempo, si dice, curi tutte le ferite.» sorrise. «Alla fine credo di aver capito cosa intendesse Francesca Findabair con le sue parole, col bisogno di lasciarsi alle spalle il passato.» girò la testa verso l'alata. «I saggi dicono di ricordare il passato ma guardare al futuro. Se continuiamo a guardare alle nostre spalle, sperando di scorgere un motivo a quello che accade, ci sarà sempre impossibile camminare dritti andando avanti. Serve forza, coraggio, ma alla fine - in qualche modo - credo di esserci riuscita.»
C'era un "grazie a te" implicito in quella frase, il cui punto fermo altro non era che uno sguardo riconoscente.

«Oh sì, Kyrne è una città grandissima. Non ci sono stata da quando hanno ampliato le nuove guglie ed il porto, credo. Sarà bello anche per me rivederla.» poi, valendola rincuorare aggiunse. «Vedrai vorranno tutte parlare con te e conoscerti. Diventerai una piccola celebrità!» ridacchiò. «Non pensare che vogliano vedere qualcosa di preciso o che si aspettino chissà cosa da te, sii semplicemente quella che sei. Andrai benissimo, fidati di me, piccola.» le passò una mano sulla testa, facendole una carezza.

Manda pure avanti el voyage se vuoi, senza problemi!
 
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Ariel le indirizzò uno sguardo pensoso, come succedeva a volte quando cercava di mettere a confronto quanto aveva imparato da Fianna e dalla sua madre-vera.
"Io...si, credo di capire cosa intendi. Ma ci giudichi troppo severamente...non è vero che le Sorelle non capiscano il concetto di responsabilità. E' solo che....La mia madre-vera mi ha parlato spesso quando ero una piccola appena uscita dal guscio. Quello che mi diceva sembrava chiaro, semplice, allora. Poi però ho imparato tante cose da te e da Aneirin. Ho imparato che per voi parole come 'responsabilità' hanno un significato diverso da quello che intendono le Sorelle. Io...." Ariel scosse il capo, infastidita dal fatto di non trovare le parole "E' tutto così confuso! Io...io invidio voi Senzali" disse cambiando argomento ma solo apparentemente "Io ti invidio. Un pò. Appartieni a una razza più gentile. Se tu volessi, potresti passare tutta la tua vita senza uccidere niente e nessuno, mangiando soltanto frutta ed erba. Io però non potrei. Io devo cacciare, io devo uccidere. Io...guardami: io sono fatta per uccidere! Io ucciderei per te. Anche per Aneirin. Non esiterei. Nemmeno per un secondo, esiterei. Io sono le tue ali e so che non esiterei. E quel giorno mentre combattevi il mostro...è stato così glorioso vederti lottare, e vincere. Glorioso. Non c'è Sorella che non ti avrebbe ammirata. Quando mi hai presa con te, nel tuo nido, mi sono sentita sicura, perchè sapevo che se avevi sconfitto il mostro allora io avrei potuto imparare da te, diventare come te. Avremmo condiviso e non avrei più dovuto temere niente e nessuno." chinò la testa "Mi dispiace. Forse ti sbagli su di me. Forse non sono quella che credi."
 

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«Le giudico, Ariel. Non vi giudico. Tu non sei come loro, non devi generalizzare così. Tu sai cosa significa essere responsabili secondo gli altri popoli di Ea perché lo hai appreso. E questo significa che col tempo, auspicabilmente, tutte le arpie potranno capire l'astio che certe persone provano nei loro confronti.» sospirò. «E non devi sentirti confusa o penalizzata dall'essere una arpia. Ciò che divide te e me da un lupo o una fiera è il semplice fatto di poter pensare di agire diversamente da quello che l'istinto ci impone. Ragionare, riflettere, vedere oltre le limitate restrizioni che la natura ci ha donato.»
Passò la mano sul parapetto della nave che, nel frattempo, aveva preso ad allontanarsi dalle coste elfiche verso il largo.
«Quello che intendo dire è che anche io ucciderei per te, per mio cugino, per Aneirin. Per chiunque mi stesse a cuore, per qualunque persona fosse in difficoltà. Ma se è vero che mi hai ammirato per aver ucciso il demone nella foresta, che ti sei sentita spinta a fare altrettanto e divenire una brava cacciatrice io ho anche cercato di fare dell'altro...» la guardò, tentennando un attimo.
«Non volevo trasmettere in te l'odio e la rabbia che provavo io. Sarebbe stato facile convincerti della crudeltà delle tue sorelle e lavarti la testa con qualche strana idea per usarti come un'arma. E qualcuno ci ha persino provato a suggerirlo, ma non era questo che volevo per te. Come ti ho detto ad Ainatur, non c'è gioia più grande per me di sapere che tu sia riuscita a diventare diversa da quello che ti era stato imposto di essere. Per insegnare a te la gentilezza e la tolleranza l'ho dovuta apprendere io per prima. Quindi no, non mi sbaglio su di te piccola mia, affatto.»
Allungò la mano per carezzarle una guancia, sorridendo.
«Volevo che fossi in grado di pensare, di criticarti e valutare il tuo operato e quello altrui. Anche il mio, se necessario. E questa è la cosa di cui sono più fiera in assoluto. Ci sono mura e corazze che un martello e una spada non possono scalfire, ci sono cieli troppo burrascosi anche per la più forte delle arpie... ma il tuo cuore, Ariel, non è più limitato né dal pregiudizio né dalla paura e questa è una forza inamovibile, capace di far tremare le montagne. Non dovrai temere nulla fintanto che rimarrai su questa strada, capito?» la guardò negli occhi, fermamente convinta di quello che le aveva appena detto.
«Molti ti diranno chi sei, molti vorranno farti diventare qualcun'altro. Ma tu sei e sempre resterai la mia Ariel.»
 

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La giovane riflettè in silenzio per alcuni istanti. "Io sono tante cose" disse infine "Sono una Cacciatrice. Sono una Sorella. Sono Ariel; la Ariel che conosci, la tua Ariel. Io sono le tue ali." la giovane arpia chinò il capo imbarazzata "Alcune di queste cose spingono in una direzione, altre spingono in una direzione diversa. Ma qualunque cosa io diventi, sono contenta di averti incontrata quel giorno nella foresta" l'Alata tacque per qualche istante poi aggiunse con un soffio "Ein'keth." Ariel sorrise timidamente poi distese le ali e spiccò il volo accompagnando la nave dall'alto.

Nei giorni successivi Ariel ebbe meno occasione di solcare i cieli: in quello che era il suo primo viaggio su una nave la giovane arpia scoprì di soffrire terribilmente di mal di mare, cosa che la costrinse per buona parte del tempo a rimanere imbrociata nella propria cabina alle prese con i sussulti del proprio stomaco delicato. Fortunatamente il tragitto della nave era sufficientemente arzigogolato da permettere delle soste surante le quali Ariel si riprendeva rapidamente. L'Alata trovò affascinanti tutte le tappe del tragitto: la città marinara Justa che mescolava lo stile peculiare dell'antica repubblica ma che per il resto era in tutto per tutto una città nordica essendo stata interamente ripopolata da coloni della città di Bastiglia di Ishitara. Freihafen, il piccolo porto sylvaniano con le usanze bizzarre e le leggi ancora più bizzarre tipiche dei domini del duca von Carstein. Iskandara, una città nata col fine preciso di presidiare Lannach e che anche dopo aver conosciuto un notevole sviluppo sembrava ancora una grande fortezza militare con le sue vie dritte, i quartieri squadrati e gli onnipresenti soldati della guarnigione. Infine, dopo aver costeggiato le antiche città di Aravesia ed Eskilos, un tempo capitali di piccoli principati, giunsero alla meta del loro viaggio: Kyrne Lamiya la città voluta da Silene e cuore del suo impero. Negli anni era divenuta una città immensa e già dalla distanza si potevano ammirare le torri che la caratterizzavano più di ogni altra cosa; a decine si innalzavano orgogliose verso il cielo ma nessuna era più imponente della Grande Torre o Torre di Silene, oltre duecento metri di altezza, un numero imprecisato di sale, magazzini, alloggi che ospitavano in permanenza centinaia di arpie e migliaia di guardie, personale e attendenti Senzali, una vera e propria città nella città.
Ainatur non era certo una piccola città, ma Ariel rimase abbacinata di fronte all'immensità della capitale dell'Impero. Mentre la nave si avvicinava al porto, Ariel si voltò a guardare con aria smarrita Fianna "Noi abbiamo fatto...questo?" chiese con un filo di voce.
 

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A sentirsi chiamare Ein'keth Fianna si sentì felice come raramente le era capitato d'essere. E sì che quel termine lo aveva sempre e solo associato ad una sottospecie di sudditanza volontaria alle arpie, più che al suo significato reale e pratico. Forse anche su quello si era sbagliata, forse anche su quello c'erano speranze più che modeste di cambiare quello che non andava. La lasciò andare, ben conscia dei lunghi giorni che l'avrebbero vista ancorata al ponte tra vento avverso e scarse soste. Fortunatamente il tragitto parve essere di gradimento all'alata o, almeno, distrarla dalla sua difficile condizione di "prigionia marittima" ma il momento migliore fu quando in lontananza, oltre le onde del mare, iniziarono ad apparire le torri di Kyrne Lamiya. Era diventata ancora più grandiosa dall'ultima volta che l'aveva visitata e sì che già allora si trattava di una metropoli labirintica, ma adesso non solo dominava il cielo con le sue guglie, ma anche l'orizzonte con la grande estensione e l'imponente porto. Si fece largo tra i marinai sino ad arrivare vicino la figlioccia, guardando nella medesima direzione. Intuiva quale meraviglia potesse essere tale città per lei, per una della sua razza; dopotutto quello era il regno di coloro che volavano, studiato e concepito per somigliare in tutto e per tutto al paradiso in terra per le arpie di ogni dove.

«Molto di quello che vedi è stato costruito nel corso dei decenni dall'Impero.» confermò. «Penso che la maggior parte della manodopera sia frutto delle razze assoggettate, però. Non credo di aver mai visto arpie lavorare come carpentieri.» ridacchiò. «È molto bella, comunque, anche se in queste terre sento sempre la nostalgia dei miei boschi e del vento che spira dal nord... ma questa sono sempre io, l'elfa che sta invecchiando, non farci caso.» era innegabile che ai suoi occhi, sebbene rinvigoriti da una nuova convinzione, ancora la capitale imperiale apparisse come un molosso realizzato sul sangue di tanta, troppo gente. Certo non poteva - né voleva - più dare la colpa a questo o quell'altro, ma il sentimento di disagio era innegabile. Lo tenne per sé, però, non volendo macchiare quel momento magico di Ariel con quei torbidi pensieri, quindi mise il suo miglior sorriso sulle labbra annuendole contenta. «Vedrai, a terra ti sembrerà ancora più grande!»
Poi, rivolgendosi al capitano delle nave fece segno di avvicinarsi all'ingresso dei moli e, superate le grandi colonne del cancello navale, il vascello ammainò il sartiame rallentando sin quasi a fermarsi, in attesa che la capitaneria di Kyrne arrivasse a ormeggiare la nave.
«Faccio contattare l'ambasciata per informarli del nostro arrivo, e credo che anche alla Torre vorranno sapere che siamo qui.» e detto questo mandò due messi nei succitati luoghi, così da avvertire con celerità del loro arrivo. Immaginava, probabilmente non a torto, che Garnet volesse vedere la giovane il prima possibile e forse - ma non era sicura - persino Silene si sarebbe scomodata per incontrarla.
 

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Detto questo Fianna si preparò ad attendere: dopotutto la loro era una visita imprevista e in un paese governato da una burocrazia centralizzata come l'Impero meridionale questo significava che il messaggio avrebbe dovuto risalire la catena gerarchica prima di arrivare a Silene o chi per lei. La principessa quindi non fu meravigliata quando la capitaneria di porto dopo aver indicato il molo di attracco e aver sovrainteso alle operazioni di ordinaria amministrazione inviò un corriere per chiedere agli occupanti di attendere "ulteriori istruzioni" prima di procedere allo sbarco.
Dopo un'altra ora il messo inviato alla torre ritornò alla nave accomapgnato da un attendente, un uomo azzimato sulla quarantina che all'apparenza doveva ricoprire una posizione di una certa importanza nella gerarchia degli attendenti. Identificata Fianna l'uomo si inchinò cortesemente "Benvenuta principessa Fianna, ho l'onore di darvi il benvenuto nella città di Kyrne Lamiya. E benventua anche a voi Signora Alata" proseguì rivolgendo ad Ariel un secondo inchino anche più profondo cosa che sembrò divertire la giovane Alata che certamente non era avvezza a un simile trattamento di riguardo "La notizia del vostro arrivo giungerà presto all'Alata Imperatrice" disse tornando a rivolgersi alla principessa eldar, confermando le sue pessimistiche previsioni "sono certo che la Sovrana Alata vorrà conferire con voi al più presto" suonava una frase fatta questa...chissà a quanti altri l'attendente aveva ripetuto le medesime parole "nell'attesa è mio gradito dovere organizzare tutto in modo che il vostro soggiorno in città sia gradevole. Come forse già sapete le torri più alte hanno diversi appartamenti concepiti per gli ospiti stranieri. In alternativa sono disponibili alcune ville nel quartiere diplomatico, una ottima scelta per chi non gradisce le altezze. Se preferite potete anche affidarvi alla cura della vostra ambasciata" concluse lasciando intendere dal tono che quest'ultima scelta sarebbe stata particolarmente scortese da parte di Fianna. La principessa invero avrebbe preferito soggiornare presso l'ambasciata o almeno in una delle ville...Ariel però stava guardando con aria sognante la Grande Torre.
"E' possibile dimorare là?" chiese indicando con la mano, al che l'attendente diede chiari segni di disagio "Non...non so se posso fare qualcosa, Signora Alata. La Grande Torre è sempre molto affollata e credo ci sia posto soltanto nella zona riservata ai dignitari stranieri...dignitari Senzali intendo, forse però posso trovare qualcosa di adatto..." l'attendente trasse una serie di rotoli di pergamena da una bisaccia che protava al fianco e li sfogliò rapidamente con aria intenta, poi il suo cipiglio si distese in un sorriso di trionfo "Ah ecco, al ventiquattresimo piano, in direzione nord ci sono delle stanze libere: la Signora Alata che li abitava si è recentemente trasferita a nord..."
Ariel battè le mani tutta contenta "Glorioso! Hai visto Fianna? Per un pò abiteremo in quel magnifico nido". L'attendente rimase un pò stupito di fronte a tanto entusiasmo "Ma, mia Signora questo è un piuttosto....irregolare. Pensavo di alloggiare la principessa nella zona dei Dignitari, nel piano tredici vi sono alloggi molto adatti..." Ariel parve sinceramente stupita "E perchè?" chiese con l'aria di chi si aspetta una risposta alquanto convincente per deviare dalla propria idea e l'altro si inchinò nuovamente "Naturalmente sarà come la Signora Alata desidera..." "Mi chiamo Ariel" lo interruppe la giovane alata "ti occuperai tu di tutto, se ho ben capito. Anche di portare le nsotre cose nel nido, è giusto?" l'attendente si inchinò per la terza volta "Naturalmente Signora Ariel" "Bene, ti ringrazio. E' gentile da parte tua." annuì l'arpia con un lieve sorriso, di quelli che usava quando non voleva intimorire un non-alato ma che parve sconcertare un poco l'attendente.
Ariel dal canto suo stava già strattonando Fianna per un rbaccio "Hais entito? Penserà a tutto lui. Forza Fianna, andiamo, voglio girare un pò per la città. Andiamo, andiamo in esplorazione! disse giocosamente. Quando le due furono al di là della portata di orecchio dell'attendente (Ariel si accertò della cosa guardandosi intorno prima di parlare) l'Alata si voltò verso la principessa "Che umano bizzarro...perchè mi chiamava sempre Signora Alata?"
 

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Per tutto il tempo in cui l'attendente e Ariel discussero la principessa si tenne in disparte, scuotendo di quando in quando la testa divertita. S'era immaginata più volte che la piccola Ariel, messa davanti alle peculiari usanze Imperiali, si sarebbe trovata perplessa, quando non confusa, ma faceva tutto parte di un processo di crescita doveroso e necessario. L'aveva portata lì anche per quel motivo, dopotutto, e niente era meglio che apprendere di prima mano tutte le diversità che contraddistinguevano i due regni. Si limitò a stringere le spalle in merito alla questione dell'alloggio: fintanto che erano presenti un giaciglio ed un tetto tutto il resto perdeva d'importanza. Dopotutto non era lei, in famiglia, quella avvezza a vivere nell'eleganza, anche se non disdegnava i bei vestiti.
«Ho sentito, ho sentito!» rispose. «Ero certa che ti sarebbe piaciuto subito stare qui.»
Poi si rivolse sveltamente all'attendente. «Si faccia aiutare dai miei uomini qui sulla nave per i bagagli, se necessario. Non sapendo quando dovevamo restare ho portato diverse valige e potrebbe essere scomodo far più di un viaggio. Ah e poi, quando ha tempo, faccia contattare in mia vece Francesca Findabair. Se è in città vorrei parlarle quando è libera.» detto quello lo salutò e si mise a seguire Ariel.

Ancora nei pressi del porto, ma con la nave alle spalle, Fianna rise alla domanda dell'altra.
«Ti chiamava così perché questa è terra delle Arpie, Ariel! Vedi, l'Impero è... strutturato a caste sociali. Sulla vetta ci sono le Arpie e le loro Ein'keth, poi a scendere le altre genie. Quando ero piccola io solevano trattare le razze loro soggette con maggiore disprezzo, ma nell'ultimo decennio pare che le cose siano un poco cambiate, anche se non ho avuto né tempo né eccessivo modo di studiare questa cosa. Per quello ti chiamava Signora Alata, perché a conti fatti tu sei la sua padrona, in un certo senso.» camminava lentamente, dirigendosi verso l'uscita del porto e seguendo Ariel ovunque la curiosità l'avesse portata.
«Questo è stato uno dei grandi attriti del Minnonar post guerra con l'Impero, ma in generale è stato frutto di molti attriti in generale. Le razze di Ea sono tendenzialmente devote alla loro libertà individuale e capirai bene che l'assoggettamento non è tra le prime scelte quando si tratta di scegliere il proprio destino. Ma le cose sono cambiate molto da quei tempi lì, o almeno così sembra.» si guardò attorno, osservando i banchi dei mercati ittici accavallati lungo le strade.

«In larga parte l'Impero si regge sulle spalle di uomini e mezzi uomini, siano essi mezz'elfi o incroci con altre razze, e va da se che se non avessero preso a moderare il loro atteggiamento presto o tardi si sarebbero trovate in una disastrosa situazione politica ed economica.» annuì. «Vedi cosa è successo qualche mese fa ai territori della Waagh... umani liberatisi hanno praticamente messo a repentaglio la vita della nazione stessa. Non è qualcosa a cui Silene può permettersi di non far caso, e quindi ecco che il tempo ha plasmato la visione Imperiale al pari di come l'ha fatta con noi nel Minnonar.»
Era la prima volta che si scopriva a vedere la storia dell'Impero e del Minnonar convergere in un punto preciso. Certo erano arrivati da due poli opposti ma lentamente, seppur con le dovute differenze, stavano iniziando un processo di "secolarizzazione" così erroneamente definito sulle idee religiose - gli eldar - e politiche - le arpie. Cosa ne sarebbe derivato, invero, era ancora tutto da vedere ma per quanto concerneva la domanda di Ariel riteneva di aver sviscerato e spiegato abbastanza bene il concetto senza andare troppo in profondità. Da lì in avanti avrebbe dovuto studiare e farsi un'idea sua dell'Impero.
 

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Ariel ascoltò con attenzione le spiegazioni di Fianna poi annuì con aria saputa "Ho capito. In un certo senso è come se fossi la loro principessa" la lieve enfasi sulla parola 'principessa' faceva il paio con la luce maliziosa che sie ra accesa negli occhi della giovane Alata che un istante dopo rise divertita e si avvicinò per appoggiare la fronte a quella dell'eldar, il suo modo per dirle che non stava parlando sul serio anche se c'era una certa dose di verità nella sua affermazione. Per conto suo Fianna si rese conto che sarebbe stata una lunga giornata dovendo fare da accompagnatrice a una sovraeccitata giovane arpia. Se non altro Ariel non poteva forzare l'andatura più di tanto: i suoi arti inferiori erano concepiti per afferrare le prede rimanendo in volo ma per quanto le sue 'dita', molto più lunghe e snodabili di quelle di un piede umano, e quindi abbastanza versatili da permetterle di camminare in maniera non molto diversa da quella di un qualunque umanoide la corsa era qualcosa al di là della sua portata. E del resto perchè correre quando poteva volare?

Man mano che si inoltravano nelle vie della città, seguendo un percorso piuttosto casuale determinato dalle cose che attiravano l'attenzione di Ariel (una Torre che la giovane volle osservare da vicino, un gatto che le aveva ricordato il piccolo Rosso ma che non volle farsi avvicinare, una via dove aveva intravisto alcune arpie, le prime che incontrava nella sua giovane vita ma che timidamente non volle avvicinare limitandosi a guardarle da una certa distanza, un palazzo particolarmente splendido, una bottega di un gioielliere dove Ariel si fermò ad osservare incantata un ciondolo con una ametista di un viola tanto scuro e intenso da sembrare quasi nero e altro ancora) Fianna notò che la giovane sembrava più euforica e sicura di sè cosa alla quale sembravano contribuire in pari misura due fattori:
Il primo era, forse paradossalmente, il fatto che nessuno faceva particolare caso a lei. Nell'Impero, e specialmente a Kyrne Lamiya, incontrare una Alata per strada era assolutamente normale e nessuno ci faceva caso: Ariel però ad Ainatur era l'unica arpia e ogni volta che usciva dal suo 'nido' era inevitabile che attirasse l'attenzione, cosa che la metteva alquanto a disagio. Ora nessuno faceva caso a lei e Ariel ne era felice e il suo entusiasmo aumentò.
Il secondo fattore era la presenza di numerose sue corraziali. Era evidente che la giovane moriva dalla voglia di parlare con loro ma al tempo stesso ne era intimidita. Quelle che vedeva erano adulte, affermate e probabilmente superiori di rango nella loro società, da cui la sua esitazione unita al timore prettamente giovanile di fare la figura della povera implume di fronte a quelle cacciatrici esperte. Così sentendosi attratta e respitna al tempo stesso e forse un pò confusa la giovane continuò quel vagabondare errabondo fiinchè la via che stava percorrendo non sbucò in una grande piazza.
Era giorno di mercato e la piazza era ingombra di carri, bancherelle e quant'altro da cui una miriade di mercanti di varie razze esponevano le merci più svariate decantandone ad alta voce le qualità; a loro volta centinaia forse migliaia di avventori affollavano lo spazio già molto limitato intenti a contrattare l'acquisto di questa o quella merce o anche solo ad osservare il variegato assortimento che si stagliava di fronte a loro. Senza dubbio in mezzo alla folla doveva nascondersi anche qualche ladro in cerca di una facile preda. Molte Alate si aggiravano nella piazza con la massima naturalezza, abituate evidentemente a quell'assembramento così come gli abitanti non-alati della città erano abituati a loro ma la prima reazione di Ariel di fronte a quel caos fu di fare due passi indietro, andando quasi a sbattere con Fianna che le teneva dietro: che differenza rispetto alla quieta e ordinata vita di una città eldar come Ainatur! Tutto quel caos, tipico delle grandi città, sembrò intimorire la giovane quasi più di ogni altra cosa incontrata fino ad allora e l'alata parve sul punto di voltarsi e cambiare direzione.

Poi ad un tratto il nasino dell'Arpia si contrasse avendo percepito un odore nuovo e, sorprendentemente, stuzzicante. Spinta dalla curiosità l'alata avanzò verso la fonte dell'odore che la aveva incuriosita, un chiosco dove il proprietario vendeva degli involtini di carne, fritti al momento e infilzati su di un bastoncino. L'uomo apparentemente stava facendo buoni affari, diverse Arpie in particolare stavano acquistando i suoi involtini e forse questo contribuì ad aumentare la curiosità della giovane che si fece più vicina. Al venditore, un umano sui cinquanta di corporatura abbastanza massiccia, capelli brizzolati e volto rubizzo, non sfuggì la nuova arrivata e le indirizzò un sorriso cordiale "Venite avanti giovane Signora, da nessuna altra parte troverà un involtino altrettanto gustoso! Ma forse voi non mi conoscete, il vostro volto mi è nuovo e anche i vostri vestiti sono di foggia strana...siete forse nuova in città? Ecco, prendete, un assaggio gratuito così potrete constatare che non esagero quando dico che i miei involtini sono i migliori di tutta Kyrne Lamiya: ricetta di famiglia! Ecco, prendete" così dicendo l'uomo epscò un involtino dalla padella dove stava friggendo, lo tagliò destramente in tre pezzi, ne infilzò uno su un bastoncino di legno e lo tese alla giovane. Ariel osservò l'uomo come se fosse uno strano esemplare poi però il profumo allettante parve convincerla e prese il bastoncino che le veniva porto. Il bocconcino scomparve in un attimo fra le zanne della giovane alata i cui occhi poco dopo si dilatarono in un deliziato stupore mentre masticava di gusto "Che buono!" esclamò in un tono tanto stupefatto che avrebbe fatto la felicità di qualsiasi venditore.
"Vedete?" annuì l'uomo con un gran sorriso "non dico storie, i migliori di tutta Kyrne Lamiya! Sono due monete di argento per un involtino, due involtini per tre monete soltanto, oggi voglio andare in rovina!" l'uomo aveva evidentemente notato che Fianna aveva affiancato l'Alata e si era regolato di conseguenza. L'Alata in questione d'altro canto si era voltata verso l'elfa "Devi assaggiarli anche tu, Fianna sono deliziosi!"
( Gdr off, inserire qui foto di Ariel che guarda Fianna conf accina da cerbiatta...visto che deve pagare lei...:asd:)



 

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Fianna accompagnò Ariel lasciandole modo e maniera di dar libero sfogo alla curiosità. Dopotutto per lei doveva essere qualcosa di straordinariamente nuovo e non voleva interromperla costringendola ad andare da questa o quest'altra parte. Certo, mentre la piumata si deliziava lo sguardo ed il pensiero sulle meraviglie capitoline Fianna continuava a risentir in testa le parole dettegli poc'anzi: "sono una principessa". C'era forse del vero in quello, molto più di quanto Ariel credesse. Oramai era diventata grandicella, pronta per arrivare allo stadio successivo della propria vita. Così, girando e rigirando nella metropoli più grande e florida di Ea, anziché farsi rapire da mercati e mercanti si perse nel pensiero - agrodolce - di come la sua piccola arpia fosse oramai già grande. Era la prima volta che si rendeva conto di quel cambiamento? No. Ma ora che la vedeva lì, in mezzo alle sue sorelle, non riusciva più a nascondere a sé stessa il fatto che avrebbe dovuto lasciarla andare, in una maniera o nell'altra, smettendo di cercare di proteggerla da tutto e tutti. Il timore palpabile che aveva alla sola idea di sentirsi dire "voglio restare a Kyrne Lamiya" l'attanagliava ma, forse dimostrandosi per la prima volta una eldar degna di tale nome, celò quell'emozione in fondo al cuore, distraendosi per quel che poteva a commentare la città.

Voleva esortarla a iniziare una discussione con alcune delle sue sorelle-vere ma non trovò le parole giuste per spingerla a tanto, limitandosi ad osservare a sua volta lo spaccato di vita cittadina dell'Impero. Era la prima volta che Fianna, in qualche maniera, riusciva a godersi la vera vita imperiale; lontano dalle corti, lontano dalla crisi di stato continua e perenne che sferzava senza requie il continente. Poteva vedere con i suoi stessi occhi tutte quelle cose che nella visita precedente le era stato impossibile scorgere a causa dei paraocchi e dei pregiudizi che, naturalmente, non era riuscita ad evitare. In parte si sentiva in colpa - e per tal motivo aveva voluto chiedere di Francesca - ma dall'altra parte riusciva anche a scusarsi per essersi comportata in quella maniera. Il tempo, questo era vero, cancellava la maggior parte delle ferite.

Arrivati al chiosco degli involtini Finna guardò con interesse il mercante destreggiarsi facilmente nell'arte oratoria del vendere al prossimo in sovrapprezzo. Avrebbe volentieri soprasseduto limitandosi solamente all'assaggino offerto, ma lo sguardo fanciullesco di Ariel la face sospirare profondamente, già convinta per forza maggiore a tirar fuori il borsellino tintinnante.
«Meno male che non dobbiamo pagarci l'alloggio... dubito fortemente che Carnil ci rimborserebbe le spese per un arrosticino fritto.» scherzò, pagando le tre monete richieste per due spiedini.
«Ecco a voi, ne prendiamo due, uno per me ed uno per lei.» raccolto l'arrosto lo annusò, scoprendolo abbastanza piacevole all'olfatto. Sebbene mangiasse prevalentemente vegetariano e fosse abituata perlopiù alla selvaggina che tanto abbondava nei boschi elfici, quell'arrosto non sembrava per niente malvagio. «Scusate ma che carne sarebbe questa? È tipo maiale? Ovino?...»
Nel frattempo assaggiò un microscopico boccone, non del tutto sicura sul sapore a dispetto del buon odore. Fortunatamente le piacque ed iniziò a mangiare con più gusto, seppur con l'inappetenza tipica degli eldar.
«Beh devo dire che non sa di selvatico. La cucina qui è molto diversa dalla nostra, nevvero?» fece ad Ariel. «Penso sia in parte l'uso di spezie e olio a fare la differenza. Dovrei importare questa usanza anche da noi...»
 

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"Si tratta di tre tipi diversi di carne, mia Signora" fu ben felice di spiegare il raggiante venditore "la parte esterna è manzo, marinato per un giorno e una notte in un misto di undici spezie ed erbe aromatiche. Il ripieno invece è un trito di maiale e formaggio avvolto in una fetta di prosciutto crudo. Il tutto fritto in padella, come potete vedere. Ogni giorno vendo i miei involtini in questa piazza ma ammetto che nei giorni di mercato gli affari sono davvero ottimi." l'uomo indirizzò una strizzata d'occhio a Fianna "Pare che le Signore Alate li trovino irresistibili."

Ariel intanto stava masticando con una espressione beata; decisamente si trattava di un cibo di suo gusto. Ad un tratto però qualcos'altro attirò la sua attenzione. "E quello cos'è?" disse indicando un banco poco distante circondato da una folla di curiosi, fra i quali diverse Alate. "Oh, quello è il banchetto del vecchio Soriades" disse il venditore di involtini seguendo la direzione indicata da Ariel "A ogni cambio di luna si rpesenta con qualche affare che cerca di vendere a voi Signore Alate...con rispetto parlando...gingilli, ninnoli, una volta portò persino quelle che a suo dire erano accessori da manicure per artigli" l'uomo ridacchiò "qualche volta riesce a vendere, qualche volta no. E' un tipo bizzarro."
Che fossero o no cianfrusaglie come sembrava penbsare l'uomo, Ariel era incuriosita; finì di mangiare in fretta e si diresse a passo decisov erso la bancarella di Soriades, non prima però di avere indirizzato un sorriso e un "Grazie" al venditore di involtini che a sua volta rispose con un inchino "Tornate quando volete, Signora Alata. E anche voi giovane signora" aggiunse con un altro inchino rivolto questa volta a Fianna.
Quando fianna si avvicinò a sua volta vide che Soriades quel giorno aveva portato un assortimento di pettini, o almeno sembravano tali gli oggetti che aveva sul suo banco. Pettini peraltro di forma assai inusuale e con una bizzarra inclinazione dei 'denti'. Dopo qualche istante Fianna comrpese che si trattava di pettini adattati allo scopo di laisciare e pettinare non capelli bens'...piume. Il buon Soriades doveva aver pensato che le Arpie, essendo femmine, avrebbero frose gradito un accessorio dedicato alla cura della propria persona e doveva essersi ingegnato non poco per procurarsi quei pettini così inusuali. E in effetti un certo interesse lo aveva suscitato anche se le sue potenziali clienti si stavano limitando a guardare l'articolo con l'aria di non capire in effetti a cosa servisse quello strano cose. In particolare una Alata dall'aria piuttosto giovane aveva preso in mano uno dei pettini in questione e lo rivoltava da un lato e dall'altro, palesemente poco convinta dalle spiegazioni che Soriades si affannava a dare.
Forse perchè aveva vissuto per anni insieme a Fianna e la aveva vista spesso pettinarsi, forse perchè l'Arpia che aveva davanti era più o meno giovane come lei, questa volta Ariel si fece avanti e rivolse alla sconosciuta una serie di frasi nella lingua delle arpie. La principessa non era ancora ferrata in quella lingua ma comrpese che Ariel si stava offrendo dif are qualcosa. L'altra arpia rispose in tono interrogativo e Ariel rispose. Questa volta Fianna comprese che Ariel aveva detto qualcosa tipo prima io a te poi tu a me. Cosa intendesse dire divenne chiaro quando l'altra Alata porse ad Ariel il pettine e si voltò di schiena mentre la giovane si accingeva a passarle il pettine modificato sulla testa e sul dorso per poi prendersi cura delle ali. L'alata sconosciuta disse qualcosa in tono stupito e Arile ribattè qualcosa che fece ridere entrambe. Infine, sempre in quel suo modo giocoso, Ariel restituì il pettine all'altra e disse qualcosa che suonava come 'ora tocca a te' o qualcosa di simile. L'altra esitò un istante e poi le ricambiò il favore strappando ad Ariel una esclamazione deliziata che generò una nuova risata corale. Infine la sconosciuta si voltò verso Soriades che aveva seguito la scena col fiato sospeso "Lo prendo" disse in comune prendendo alcune monete da una bisaccia che teneva al fianco e facendole rotolare sul bancone per poi voltarsi a parlare nuovamente con Ariel. Fianna non comrpese molto del dialogo ma udì la giovane dire il proprio nome e l'altra rispondere una parola che alle sue orecchie suonò come "Vereena". Infine le due si congedarono con cenni di saluto e Ariel tornò verso Fianna mentre altre Arpie che avevano assistito alla scena si avvicinavano alla bancherella di Soriades.
"Quell'affare funziona davvero!" disse alla principessa "E' stata davvero una bella sensazione e non mi sono mais entita le piume così morbide" proseguì passandosi una mano sul capo. Come tutte le arpie, Ariel era completamente glabra; quelli che a uno sguardo distratto potevano sembrare corti capelli in realtà erano soffici piume che le coprivano la testa e il dorso: un normale pettine era del tutto inadatto a lisciarle ma a quanto pareva l'invenzione di Soriades serviva allo scopo.
"ti andrebbe di andare al nido, alla torre? Comincio ad essere un pò stanca. A quest'ora ormai dovrebbe essere tutto pronto non credi?"
Prima che Fianna potesse rispondere, si sentì una voce chiamare "Giovane Signora! Giovane Signora! Una parola, ve ne prego". Quando Ariel si voltò, vide che a chiamarla era Soriades in persona. Affannato (si trattava di un uomo fra i trenta e i quarant'anni, piuttosto basso e piuttosto in carne) "Vi prego, giovane Signora Alata, accettate questo piccolo dono" l'uomo si inchinò per quanto gli consentiva la sua corporatura grassoccia e le presentò uno dei suoi pettiniadattati, un esemplare intagliato a partire da un cristallo di quarzo, che sia per fattura che per materiale doveva valere ben più di una o due monete d'argento. Per quanto inesperta, persino Ariel se ne avvide "Ma è...troppo bello. Troppo, davvero." una fugace occhiata a Fianna "Deve valere molte monete. Non posso prenderlo. Non posso proprio." il mercante però sorrise e si inchinò di nuovo "Non vi preoccupate, ne ho appena venduti altri quattro come questo...Ma non avrei venduto un solo esemplare senza di voi. Consideratelo vi prego, un umile ringraziamento da parte di un uomo che avete salvato dalla rovina. Vi prego, insisto. E venitemi a trovare quando volete". Infine Ariel si decise ad accettare e le due tornarono alla torre. Qui dovettero affrontare un particolare che inizialmente non avevano valutato col giusto peso...i ventiquattro piani da fare a piedi ("Ma come fate voi Senzali a fare tutti questi scalini ogni volta? La prossima volta io salgo in volo e poi ti aspetto di sopra" si lamentò Ariel).

Le sorprese però non erano finite: giunte che furono agli appartamenti loro riservati trovarono un'elfa seduta ad attenderle.
Francesca Findabair non era cambiata per nulla rispetto all'ultima volta che Fianna la aveva vista, diveri anni prima. Una elfa molto bella, dai lunghi capelli dorati e dagli occhi impenetrabili che non lasciavano trasparire alcuna emozione
"Principessa Ambrielle Fianna Elenwen Elensil" disse in tono neutro "benvenuta a Kyrne Lamiya. A essere del tutto sincera, non mi aaspettavo che ci saremmo riviste nè che avreste voluto incontrarmi nuovamente dopo il nostro...burrascoso diciamo...congedo. Sono sorpresa." a guardarla, non lo sembrava affatto"Tu invece devi essere la giovane Ariel. Benvenuta: il tuo nome è stato pronunciato spesso in questi ultimi tempi; Garnet desidera incontrarti quanto prima."

 
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Tutto si sarebbe aspettata Fianna meno che scoprire di come l'ingegno umano riusciva, in ogni modo e maniera, a trovar sistemi per sfruttare la situazione. Dopo aver salutato e ringraziato il venditore dello spiedino - la cui composizione mista e ricercata aveva non poco sorpreso la principessa - Ariel adocchiò la bancarella di tale Soriades. Questi s'era ingegnato talmente tanto per far fruttare i propri talenti da inventare un pettine per ali, modellato e plasmato appositamente per le arpie. Un pettine per piume. La sola idea riuscì a stordire Fianna, tanto strampalata e geniale al tempo stesso era, ammaliandola e ricordandole ancora una volta di quanto fosse importante avere a che fare con razze diverse. Nessun eldar, mai, nemmeno il più geniale o estroso sarebbe arrivato a quell'intuizione geniale perché troppo intento nel perfezionamento delle arti convenzionali o - più probabilmente - perché troppo disinteressato dall'idea di far fruttare in pecunia il proprio talento. Cosa che le fece più piacere, invece, fu il notare Ariel più spigliata nell'approcciare una sua simile e, sebbene ancor non ferratissima con lingua delle alate, vederla parlare costruttivamente e senza paura. Per più di una volta aveva pensato che l'abitare ad Ainatur avrebbe potuto, nel bene o nel male, cagionare un danno alla giovinetta in quanto lontana dalle sue simili, ma nonostante tutto Ariel si era dimostrava, continuava a dimostrarsi e auspicabilmente sarebbe sempre rimasta una persona speciale, intelligente e furba. Non si intromise, restando volutamente in disparte fin quando Ariel non le rivolse nuovamente la parola.
«Davvero?» chiese, allungando la mano per carezzare il piumaggio giustappunto lustrato. «Beh, in effetti è vero! Non avevo mai pensato ad una cosa del genere. Forse a Rahonyve han qualcosa di simile, ma non mi era mai capito di vederli...» ammise sorridendo. «E sì, immagino che sia tutto pronto, è il caso di non far aspettare i padroni di casa.» a quel punto si voltò, decisa a comprare una di quelle bizzarre spazzole, ma il buon venditore la precedette, regalandone una alla giovane come ringraziamento. Effettivamente la spigliatezza di Ariel aveva convinto, per osmosi, altre alate a fare quell'acquisto, nonostante prima fossero titubanti, il che la rendeva una perfetta pubblicità. In molti si sarebbero fatti pagar fior fior di quattrini per fare ciò che, spinta dalla spontaneità, aveva fatto Ariel.
«Grazie.» disse a Soriades. «È un bel gesto.»

Durante la strada verso la torre, oramai lontano dalle orecchie del mercante, aggiunse: «Vedi, questo ti dimostra che la gentilezza, se spontanea e disinteressata, porta sempre un guadagno. Quand'anche fosse solo un ringraziamento. Se mai riuscirà ad arrivare il giorno in cui tutti su Ea saranno capaci di questo genere di azioni il mondo ne trarrà beneficio, credimi.» sospirò, poi sorrise e cinse il fianco di Ariel abbracciandola mentre camminavano. «Ma io mi accontento di sapere che ci sei tu a farlo.»

Dopo una serie di interminabili gradini, situazione per cui anche il fisico allenato di Fianna ad un certo punto chiese quasi pietà, arrivarono negli appartamenti a loro assegnati. E lì, sorpresa delle sorprese, Francesca era già arrivata ad aspettarle. Non era cambiata praticamente per niente rispetto all'ultima volta, mentre Fianna - nonostante i tratti sempiterni da eldar - era maturata davvero molto. Dopotutto un decennio - o giù di lì - era pur sempre un lungo tempo per una giovane mente.
«Avete ricevuto il mio invito, dama Findabair. Sono felice l'abbiate accettato.» esordì. «Ariel, Francesca, Francesca, Ariel. Lei è la Ein'keth di cui ti ho accennato nel viaggio.» fece le presentazioni.
«Comunque mi creda, la sorpresa è reciproca... nel senso che non mi sarei aspettata di tornare né così presto né per questi motivi, ma il destino è particolarmente imprevedibile e solo uno sciocco vi si opporrebbe.» poi guardò di sfuggita l'alata. «E non è che tutti gli imprevisti debbano essere per forza negativi, anzi... alcuni sono straordinari e ci aiutano ad andare avanti. Sapete come si dice, no? Credi di conoscere qualcuno finché non ti sorprende.» sorrise alla cugina elfa.

«Non so se avete impegni o altro, ma nel caso non ci girerò molto attorno, anche perché immagino di dover accompagnare Ariel da Dama Garnet. L'ho mandata a chiamare per scusarmi di come mi sono comportata nel nostro ultimo incontro. Ammetto che, se anche certe cose continuano a risultarmi alienanti, il mio fu un giudizio dettato più dallo stomaco e dal cuore che dalla ragione. Non mi colpevolizzo per aver ceduto all'emotività, ero giovane e sapevo molto poco del mondo a dispetto di quanto mi credessi forte e matura, ma di certo non c'entravate voi.» scosse la testa. «E quindi ci tenevo a dirvi che mi dispiace, probabilmente se avessimo lo stesso discorso oggi le cose sarebbero completamente diverse, se non addirittura opposte. Non posso cambiare il passato, dacché quello rifugge anche il potere degli Dei, ma posso chiedervi scusa per quanto accaduto, seppur tardivamente.» contrariamente a quanto aveva creduto non si sentì affatto umiliata a fare quel discorso, tutt'altro. Iniziava a pensare, forse davvero grazie al fatto che il suo sangue elfico l'aveva lentamente quietata nell'animo, che ci fosse molto più coraggio e sincerità nel chiedere scusa che non nell'accampare inutili motivazioni e nascondersi dietro un dito. Non c'era regalia, dono o retribuzione che valesse quanto una chiara, cristallina, richiesta di perdono.
 

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L'elfa inclinò leggermente il capo da un lato esaminando per un istante Fianna con quei suoi impenetrabili occhi azzurri poi annuì "Si, siete cambiata molto, principessa. Non posso non notare la differenza con la giovane eldar arrabbiata che venne qui anni fa, decisa a trovare qualcuno con cui prendersela a tutti i costi" un pallido, pallidissimo sorriso "Ma vi assicuro che non c'è nulla da perdonare. Si trattò di un malinteso, un malinteso che forse avrei potuto evitare se avessi empatizzato maggiormente con la vostra situazione. Vi prego di non darvi pena per quanto accadde quel giorno, non vi porto alcun rancore. Per dimostrarlo sarei felice se vi tratteneste con me qualche minuto; ho dato istruzione all'attendente che avete già incontrato di tenere pronti tè aromatico e pasticcini con crema al limone nel caso voleste accettare. Si tratta di un dolce che piace molto anche alle Alate, credo che dovresti assaggiarne." quelle ultime parole erano rivolte naturalmente ad Ariel che per parte sua sembrò propensa ad accettare. Quel giorno la giovane arpia aveva provato diverse cose nuove e sembrava ansiosa di continuare il trend.
"Vi assicuro che non c'è fretta alcuna. Garnet si trova, come al solito, nella sala del Trono Alato al fianco di Silene. Forse saprete che da diveri anni ormai ella gode di grande favore presso la Prima. Sicuramente l'attendente avrà già informato entrambe; si tratta di un individuo entrato nei ranghi deis ervitori della torre da oltre vent'anni ed è molto efficiente." quasi che l'elfa avesse pronunciato una parola magica si sentì un lieve bussare alla porta e poco dopo un attendente più giovane di quello che avevano incontrato al porto fece capolino con un vassoio contente il tè aromatico e i pasticcini alla crema. Francesca Findabair gli rivolse un lieve cenno del capo "Come ho detto, molto efficiente" commentò mentre l'umano versava il te in tre tazze di cermica, decorate con un motivo di fiori dipinti a colori vivaci.
"In verità quasi vi invidio la passione che evidentemente mettete nelle vostre azioni, allora come oggi. Per quanto il mio aspetto non tradisca la mia età, persino voi mi giudichereste molto vecchia e gli anni portano fatalmente al disincanto, un pò come accade agli umani, per quanto la nostra razza si affanni a negarlo. Ma si tratta solo di una differenza di quantità non di qualità se comprendete cosa intendo. In verità da molto tempo mi sono resa conto di non vedere le cose come lo vedono la maggior parte degli elfi o eldar che siano; forse è per questo che non riesco a simpatizzare per gli stati cosiddetti elfici. Per molti di essi del resto sono una specie di traditrice della propria razza dato che ho accompagnato Silene durante tutta la creazione del suo Impero. Eravamo quattro noi che seguimmo Silene quando era solo la comandante di una compagnia mercenaria. Io, Shani, Sabrina Glessivig e Rayla la Nera. Un'elfa, una mezzelfa, un umana che usa la magia per prolungare i propri anni e un'altra umana che però mostra un notevole vigore: se non conoscessi bene Rayla non le darei più di quaranta-quarantacinque anni; ma forse anche lei ha qualche goccia di sangue elfico nelle sue vene. Spiegherebbe motle cose. Dà da pensare, non è vero? Il fatto che persone così diverse abbiano deciso di seguire una come Silene e il fatto che siano ancora tutte qui a vedere il risultato delle proprie azioni."
 

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«Immagino che... un pasticcino non possa farmi male.» sorrise facendo un cenno della testa ad Ariel. «Almeno capirai meglio quello che ti avrei comunque voluto spiegare sulla nave.»
Si mise comoda, ascoltando attentamente l'elfa spiegarle il motivo per cui, la volta precedente, le cose erano andate come erano andate. A sentir quelle parole Fianna non seppe nemmeno come rispondere, limitandosi semplicemente a mangiare i pasticcini offerti e trovandoli oltremodo squisiti. Non dubitava che le alate ne andassero matte. Solo alla fine di quel discorso, pensosa e meditabonda, la principessa riuscì a trovare qualcosa di sensato da dire, senza rimanersene in silenzio immersa nella sua tazza di tè.

«Sì, invero. Probabilmente l'idea che Rayla e Sabrina si siano unite a Silene non mi soprende. Gli umani tendono a vivere poco e apprezzano particolarmente la possibilità di cogliere l'attimo, ma quello che mi chiedo è perché abbiate scelto di seguirla voi, piuttosto che entrare a far parte del Minnonar o dell'Unione. È abbastanza intuitivo immaginare che la gente sia spinta a unirsi ai suoi cugini, in qualche modo, o che perlomeno tenda ad apprezzare maggiormente la vicinanza di persone che ne condividono in larga parte la cultura.» annuì. «Non stento a credere che molti vi vedano come una traditrice, o che comunque non nutrano per voi particolare affetto o simpatia. Non deve essere stato facile servire Silene nei momenti politicamente più claudicanti di Ea... anche se immagino che adesso le cose stiano cambiando.»
Guardò Ariel di sfuggita. «In parte è merito delle generazioni nate dopo la guerra, o almeno così ho sentito, e di certo la nuova dottrina perorata in terra britannica ha fatto mutare gli equilibri dell'Impero addolcendo un minimo la situazione. O almeno questo è quello che si evince dall'estero, dove le cancellerie han sempre occhio attento per quello che succede a Kyrne Lamiya.»

«Per la questione del provare simpatia o empatia nei riguardi delle altre razze, invero, credo sia una cosa più triste che brutta.» bevve un sorso di tè. «Intendo che... vi rende una eccellente diplomatica, ma ammetto di non riuscire a concepirmi così distaccata dalle cose. Nonostante tutto ho ancora molto a cuore le sorti dei miei vecchi amici a Centaurestria, per dire, così come quelle dei miei compagni gnoll e via discorrendo. Magari il mio è uno di quei difetti che portano anche un grande beneficio, se usato nel modo adeguato e senza lasciar che guidi ogni mia azione.» ed il riferimento era piuttosto chiaro e palese alla loro ultima discussione.
 

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L'elfa scrollò le spalle e sorseggiò un pò della bevanda aromatica che le era stata servita: Ariel dal canto suo aveva già fatto scomparire il terzo di quei pasticcini alla crema così deliziosi: sembravano fatti apposta per incontrare il suo gusto (e in effetti lo erano). Come tutte le arpie, Ariel non poteva digerire le fibre vegetali di nessun tipo e quindi frutta e verdura erano sempre state per lei "erba" da cui tenersi alla larga. Come avevano scoperto però col tempo le arpie imperiali i succhi di frutta, accuratamente filtrati risultavano accettabili al loro apparato digerente e questo aveva aperto alle alate un mondo di sapori prima sconosciuto. Succhi fermentati o meno e pasticcini alla crema aromatizzati alla frutta erano una golosità molto apprezzata. Tra un boccone e l'altro peraltro la giovane ascoltava con la massima attenzione quel dialogo che intuiva essere importante, per Fianna se non per lei stessa.

"Silene si è sempre comportata in maniera impeccabile con noi, anche se non posso dire lo stesso di tutte le sue Sorelle, vere o meno" riprese a parlare nel medesimo tono discorsivo "Immagino che essendosi proiettata insieme a poche compagne disorientate quanto lei in un mondo che non conosceva doveva pure affidarsi a qualcuno. Si è affidata a noi quattro ed è stata una mossa felice. Oguna di noi aveva i propri motivi per seguirla in questa avventura: Sabrina ha sempre visto le alate come un affascinante oggetto di studio...sono sicura che conoscerete anche voi la mole delle sue pubblicazioni in questi ultimi quarant'anni...Rayla si è sempre sentita in debito verso Silene; lei le ha salvato la vita dopo uno scontro finito male, non saprei dire per calcolo o altro, e Rayla è passata al suo servizio e le ha giurato fedeltà secondo gli antichi riti dei cavalieri umani. Può sembrare strano a chi veda quanto scanzonata e sguaiata possa sembrare, ma Rayla è una che prende molto sul serio queste cose. Non troverete uomo o donna che siano più fedeli a Silene di Rayla la Nera, nemmeno ora che è moglie di un duca. Shani...beh Shani un bel giorno incontrò una sgangheratissima banda di mercenari che non avevano nemmeno un cerusico e decise che era suo dovere fare qualcosa." un altro pallido sorriso "E' sempre stata così, Shani, un'anima gentile che anni fa si fece quasi ammazzare pur di curare la ferita di un'alata che non ne voleva sapere di farsi toccare da una preda. Ora quella stessa alata non si fa curare da nessun altro che da lei. E infine io" Francesca appoggiò la tazza sul tavolo e incrociò le dita, con aria molto rilassata mentre gli occhi scrutavano alternativamente Fianna ed Ariel "Io speravo che accadesse esattamente quello che è successo" disse con aria lievemente sibillina "Non sembrava molto probabile ma invece è proprio quello che è accaduto. Silene è riuscita a crearsi il suo Impero. Ditemi principessa, avete mai letto il libello Eravamo uomni un tempo? Conobbe una certa diffusione, una quindicina di anni fa, prima che l'autore venisse condannato ed ogni copia distrutta."

(Gdr off: Francesca si riferisce a questo https://forum.sohead.org/index.php?threads/eravamo-uomini-un-tempo.36468/ )
 

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«Credo di averlo letto quel manifesto. Veniva usato dalla propaganda anti-Imperiale durante le fasi successive alla Grande Guerra.» arricciò il naso, sforzandosi di ricordare. «Ero molto giovane al tempo, ma persino ad Ainatur - che al tempo era poco più di un villaggio - venivano sparse queste voci per convincere la popolazione del rischio che correva facendosi assoggettare da Silene.»
«Alla fine credo che la massima che ne possiamo ricavare da tutto questo sia che l'Impero ha fatto quello per cui è stato costruito. Sul come non mi esprimerò più, né positivamente né negativamente perché ho capito che, in sunto, tutti su questa terra abbiano qualcosa da farsi perdonare o di cui rendere conto. Possiamo arguire all'infinito - e come sapiamo bene anche infruttuosamente - su concetti come "giusto" e "sbagliato" oppure torto e colpa, ma in ogni caso è sempre che vince a detenere il potere di scrivere la storia. E di plasmarla.» sorseggiò di nuovo il tè, oramai in procinto di finire.

«Se l'impero avesse perduto la Grande Guerra probabilmente quel sobillatore oggi sarebbe considerato un eroe dei popoli liberi di Ea... o qualcosa del genere, ma visto che le cose sono andate diversamente passerà ai posteri come un sobillatore. La mia opinione in merito è che il pensiero fosse anche condivisibile, dopotutto le Arpie di quindici anni fa non sono le arpie di oggi, erano infinitamente più distanti e aliene al nostro modo di vivere e di pensare, ma forse l'esecuzione materiale troppo avventata.» si fermò un secondo. «Probabilmente non dissimile a quella che avrei potuto redarre io se fossi stata al posto di quella persona, non lo nascondo.» si strinse nelle spalle. «Però continuate, adesso sono ancora più curiosa di sapere perché volevate esattamente questo da Silene.»
 

Silen

Get a life
"E' proprio questo il punto" l'elfa esibì un sorriso un filo più sentito dei precedenti "quali che siano le nostre azioni il giudizio che verrà dato di esse dipenderà esclusivamente da chi sia riuscito ad emergere vittorioso in quel particolare frangente della storia. Santo o Eretico, Giusto o Peccatore, Fedele o Traditore, Pazzo o Genio...sono solo definizioni che variano a seconda del momento e della prospettiva. Non conta quello che il mondo penserà di noi, quello che conta è quanto avremo fatto e le sue conseguenze. L'uomo che scrisse quel libello può essere giudicato in vari modi ma l'unica cosa che conta veramente è: è servito a qualcosa il suo gesto? A questa domanda la risposta non può che essere positiva anche se forse non nel senso che lui avrebbe voluto. Shayla nel Territorio di Caccia e Whisper a Britannia ne hanno tratto forza per le loro argomentazioni e persino alcune tradizionaliste hanno finito per accettare l'idea di un punto di vista più moderato, non fosse altro per evitare di perdere quello che hanno. Le fazioni più oltranziste come quella di Ilias hanno cercato a loro volta di usarlo ma in mano loro era molto meno utile...le Arpie non sono stupide e hanno capito immediatamente che una repressione feroce avrebbe solamente dato un folto seguito a quello che dal loro punto di vista era un suddito traditore. Quell'uomo ha contribuito a cambiare le cose anche se è morto sul patibolo e sarà sempre ricordato come un arruffapopolo e un sobillatore."
Francesca Findabair fece una pausa e sorseggiò un altro pò di the senza toccare i pasticcini.
"Quando ho incontrato Silene, mi sembrava solo una dei tanti capi mercenari ambiziosi di cui il mondo è pieno. Conoscendola meglio ho compreso quanto erano grandi in realtà le sue ambizioni ma anche quanto lei e tutta la sua razza siano poco adatte a governare un impero" un cenno del capo verso Ariel che si era agitata sulla sua sedia "Non è mia intenzione offenderti giovane Ariel...ma è evidente per chi ha occhi per guardare. Le tue Sorelle non sono interessate alle mille piccole questioni di faccende mondane come i rapporti con le corporazioni e le gilde, le tratte commerciali, la servitù della gleba, le arti e le manifatture e più in generale tutto quanto concerne la vita quotidiana. Anche la Prima, con tutta la sua straordinarietà, non se ne interessa minimamente. Per il suo, il vostro temperamento era molto più semplice affidare tutte queste minuzie a delle persone di fiducia, e chi è più degno di fiducia delle ein'kethi? Guardate cosa è diventato oggi l'Impero: uno stato dove umani, elfi, mezzelfi, nani, dragonidi, uomini lucertola, formian vivono l'uno accanto all'altro senza alcuna disparità di razza, religione o classe. La classe nobilaire non ha influsso sul governo dell'Impero perchè alle arpie non importa un fico secco di cosa pensino i nobili. O qualunque altra classe o gruppo di interesse se è per questo. La schiavitù è scomparsa da decenni, nessun uomo è incatenato al proprio mestiere o a un pezzo di terra. Un tempo dove governa ora l'Impero vi erano una pletora di satterelli litigiosi ricchi solo di schiavi, malattie e miseria; ora regna la pace e la prosperità. E il prezzo di tutto questo è solo quello di chinare il capo di fronte a Silene e concedergli quella supremazia che tanto desidera: una volta fatto questo potete stare certa che non avrete alcuna noia da lei o dalle sue Sorelle." L'elfa emise un sospiro alquanto teatrale "Le Arpie non capiscono veramente come funziona uno stato come quelli delle razze dei Senzali, principessa. Vedono che in queste organizzazioni, queste conigliere, qualcuno è depositario di potere e qualcuno no e allora accentrano tutto il potere nelle proprie mani; poi però non sanno che farsene." Francesca depose la tazza e fissò negli occhi Fianna "Fra cento anni la Grande Guerra con tutte le sue devastazioni e sofferenza sarà ricordata solo dalle stirpi di razza elfica e magari da qualche nano. Fra mille sarà soltanto un paragrafo in una pomposa opera di storia come quella Historia Magna Eanum di cui si parla tanto ultimamente. Ma se anche Silene e il suo Impero dovessero essere ridotti in polvere, l'idea di uno stato come questo sopravviverà e altri la faranno propria e la miglioreranno. Io sono molto vecchia, principessa: per troppo tempo ho visto ripetersi sempre le stesse cose, secolo dopo secolo. L'Impero è qualcosa di nuovo."
 

Last Century

Ninja Skilled!
Fianna annuì a quel lungo e articolato discorso. Non avrebbe saputo che altro aggiungere a quanto detto da Francesca e si limitò a guardare Ariel cercando di cogliere in lei un qualche segno, un interesse. Non sapeva bene come esprimersi in tal senso, quindi finì di bere la propria bevanda e poi parlò nella maniera più sincera possibile.
«Qualche anno fa mi sarei indispettita a sentire una cosa del genere.» ammise. «Ma ora? No, ora penso che fosse destino le cose andassero così. L'Impero non è arrivato dove è arrivato per volontà di potenza, c'è arrivato perché altri hanno capito che era meno sensato opporvisi che perorarne la causa, era più saggio apprendere da voi piuttosto che repellervi. In questo devo dare atto a Carnil di essere stato lungimirante. Molto lungimirante. In un momento in cui tutti cercavano di gettarvelo contro lui è rimasto neutrale, silenzioso, avvicinandosi a Silene e all'Impero in punta di piedi, senza fare grandi e inutili sfoggi di falsa amicizia.» commentò, giocherellando con la tazza tra le dita.

«Sulle prime non capivo perché lo avesse fatto, ma col tempo ho compreso. Accogliere i profughi di Arc-en-Ciel durante la guerra, aprirsi diplomaticamente ai commerci, erano tutti passettini necessari verso un futuro migliore, seppur non condiviso da tutti. So che anche le Alate hanno spesso dubitato di lui perché andava cauto, però alla fine del salmo non aveva flemma per desiderio di far dolo, ma proprio perché consapevole che niente di affrettato e frettoloso viene fatto per vera amicizia... così come nessun pensiero cambia repentinamente.» sorrise. «Forse è per questo che ci ho messo tanto a capire le cose che mi avete detto adesso, come allora, sull'Impero. Forse anche voi avete fatto un discorso migliore di quello del tempo, ma io credo di aver sempre saputo la verità, ma di non essere stata pronta ad accettarla, banalmente. Non sono in molti a riuscire a vedere il disegno più grande, arroccati nei loro castelli, sigillati nelle loro idee, chiusi nelle sagrestie di imponenti cattedrali.» scrollò la stesa.

«Le persone vedono in Silene il fulcro dell'Impero e forse era così vent'anni fa, quindici pure. Ma oggi? Oggi l'Impero è una macchina non bellica ma burocratica che vive di commercio e di tasse, dove le città fioriscono e che non ha più bisogno di guerreggiare per affermare i propri domini. Oggi l'Impero dell'Arpia non è più gestito dal Trono Alato solamente - e forse non è mai stato così - ma da persone come lei, come dama Glessivig e tutte le altre Ein'keth. Le genti di Ea sbagliano a vedere questo paese come quello "delle Alate"... loro sono state le ideatrici. Silene è stata il collante di tutto questo ma non sarebbe mai riuscita a fare niente senza le persone che l'hanno sostenuta, a prescindere dalle motivazioni per cui l'hanno fatto.»

«Credo che Carnil sapesse anche questo.» si morse appena il labbro inferiore. «Per questo ha rinunciato al suo vecchio titolo e ha cambiato il Minnonar. Sapeva che la storia non lo avrebbe perdonato altrimenti, che il suo popolo non avrebbe che continuato ad odiare per il resto della vita, senza mai riuscire a vivere di nuovo.»
 

Silen

Get a life
Ariel sulla sua sedia si agitò nuovamente "Ma Silene...la Prima...sa tutto questo?" chiese con voce sfumata di dubbio. Evidentemente il lungo discorso dell'elfa non la aveva convinta del tutto.
"Oh, Silene sa che ognuna di noi ha le sue motivazioni. Ma in verità, non le importa fintantochè il nostro aiuto serve ai suoi scopi. Il nostro aiuto le è prezioso e lei lo sa." Francesca sorrise nuovamente all'arpia, un sorriso contenente forse un pizzico di indulgenza "ma tu vorresti forse denunciare alla Prima il mio piccolo complotto e i miei fini nascosti" era la prima volta che la Findabair assumeva un tono anche solo lievemente scherzoso.
"No, certo che no" rispose prontamente Ariel "se per quarant'anni la Prima ha lasciato che tu facessi a modo tuo vuol dire che le sta bene quello che fai e non ascolterebbe certo le parole di una implume" la giovane si accigliò e guardò Francesca di sottecchi "Tu sei convinta di stare servendoti della Prima e delle Sorelle per i tuoi scopi" disse dopo un momento di riflessione "Sei sicura che non sia invece la Prima che si sta servendo di te?"
Per la prima volta in tutta la durata del colloquio Francesca sembrò sorpresa, anche se solo leggermente. "Forse sono vere entrambe le cose Ariel" e poi rivolta a Fianna "Dunque è vero ciò che si dice...che avete cercato di insegnare a questa giovane a pensare oltre che a combattere."
 
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