Il giovane pensatore

Enichaos

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[Presentazione nuovo Oratore per Omospondia Boreios]

Philikos si alzò di buon'ora quel mattino, poco dopo l'alba; dopo una colazione intensa a base degli avanzi della cena antecedente salutò con affetto la moglie e si recò ai campi.
Erano solo pochi giorni che aveva iniziato a recarsi nei campi per lavorare la terra, e come quasi ogni giorno, dopo qualche ora uno dei contadini più giovani gli si avvicinò incuriosito.

"Nobile Philikos, sono giorni che vi vedo aiutare nel lavoro dei campi per buona parte della giornata... siete sicuro che le vostre doti non siano meglio impegnate altrove?"
Philikos fermò la zappa, guardando il ragazzo, un giovane di vent'anni, poco più giovane di lui quindi, riprese a muovere le mani mentre gli parlava.
"Amico mio, non pensare che il lavoro nei campi non sia un'impiego nobile della mia persona; senza i campi non ci sarebbe cibo, senza cibo la gente soffrirebbe."
"Non lo nego mio signore, ma Demophilos vi ha portato a palazzo come oratore per la vostra prontezza di spirito, e voi state ore a spaccarvi la schiena con noi persone comuni, trascurando la corte"
"Quello che dici è vero, ma anche le mie braccia sono ancora capaci e sarebbe uno spreco non usarle dove possono essere di aiuto a tutti... quando sarò troppo vecchio, rifletterò sulla possibilità di ritirarmi ad una vita più comoda. Tu d'altra parte, più ti stancherai nella giornata, più ti godrai il riposo serale, no?"
"E la corte?"
"Se Demophilos avrà bisogno di me, mi farà chiamare; se sarò io ad avere qualcosa da dirgli, andrò ad incontrarlo. Entrambi eviteremo di preoccuparcene finchè non saremo nello stesso posto"
Preso dalla discussione, Philikos non si accorse di una pietra sporgente dal terreno e la colpì in pieno con la zappa; il legno del vecchio manico, forse turbato una volta di troppo, si spaccò, ferendogli le mani. Il giovane contadino, preoccupato, si avvicinò con sguardo afflitto, ma l'oratore gli fece cenno di star fermo seppur con sguardo sofferente.
"Calmo, è una cosa da niente."
"Ma nobile Philikos, le vostre mani sono piene di schegge e sanguinano."
"E questo, amico mio, è solo un dolore passeggero. Non solo, ma renderà più dolci le cure della mia sposa quando sarò tornato a casa."
"Penso che dovreste tornarci ora, per oggi lasciate il lavoro dei campi a noi altri."
"Hai ragione, devo farmi bendare le mani, e lasciar fare a chi ha maggior esperienza oggi... ho ancora molto da imparare dalla vita semplice."

Detto questo si diresse verso la sua casa, lasciando il contadino al suo lavoro, pensando quanto avesse sottovalutato non solo la fatica cui si stava abituando, ma anche che se la stessa cosa fosse successa ad un contadino, avrebbe dovuto continuare a lavorare per guadagnarsi la giornata. Il dolore avrebbe resto più intensa la fatica, o l'avrebbe coperta? Avrebbe reso più dolce il pasto serale e lo tsipouro prima di dormire? Le considerazioni lo avrebbero fatto pensare per tutta la giornata...
 
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