GDR Gita in campagna

Silen

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Le pianure a meridione di Gildur si rivelano essere un territorio ragionevolmente piacevole da visitare. Venti caldi che soffiano occasionalmente dai deserti mantengono un clima caldo ma le piogge che giungono dalle montagne a nord fanno si che l'erba cresca fitta e rigogliosa. I visitatori della lontanissima Carandor scoprono presto che la regione è abitata da alcuni clan di centauri che conducono una semplice esistenza seminomade.
 

giobia86

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Il gruppo si avvicina ai pastori locali, uno dei delegati, una mezzelfa di nome Osnia, saluta i bifolchi
"Salute a voi signori, siamo giunti da lontano e non abbiamo potro fare a meno di ammirare la bellezza delle vostre terre, che vita si conduce qui e chi è il signore di queste terre se ve ne è uno"
 

Silen

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I viaggiatori vengono accolti pacificamente "Ogni clan ha la propria guida" afferma uno dei centauri, uno del tipo più comune ovvero dai quarti posteriori equini e il torso umanoide "l'altra tua domanda...difficile dare una risposta breve" prosegue scrollando le spalle "potrei dirti che la nsotra vita è scandita dai ritmi delle stagioni e dallo spostamento dai pascoli invernali a quellie stivi e viceversa. Qualche volta commerciamo con viandanti stranieri: è per questo che siete giunti qui?"
 

giobia86

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"parzialmente, il commercio è certamente di nostro interesse ma vorremmo parlare con la guida del vostro clan se possibile"
 

Silen

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Il centauro scrollò le spalle in segno di indifferenza "Perchè non dovrebbe? Se siete disposti a seguirci per qualche giorno credo che il capo del clan non avrà difficoltà a dedicarvi un pò del suo tempo."
 

Silen

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(scusa tu me lo sono incartato)

Qualche settimana dopo il gruppetto si riunì al branco principale del clan, alcune centinaia di nomadi con le loro famiglie e i piccoli. La sera successiva, quando il clan si accampò per la notte gli ambasciatori vennero condotti davanti al capoclan, un possente guerriero umano-tauro.
 

giobia86

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Osnia osserva l'umano-tauro con interesse poi spiega il motivo della sua venuta
"Onorevole capo centauro, giungo da lontano, dalle terre di Carandor con un messaggio, il nostro dominio ha esteso il suo sguardo sulle vostre terre, per cui ci siamo mossi noi ed altri che si sono recati presso i vostri cugini occidentali per proporvi di unirvi a noi, al nostro stato, ora che la piaga dei nonmorti viene avvistata ad est siamo qui per organizzare la vostra protezione, ma beninteso non siamo qui per dominare anzi, la nostra politica prevede qualora vi uniate a noi che nonsiate considerati subordinati in alcun modo ma nostri pari...Carndor è la terra dell'uguaglianza dove il popolo è sovrano e tutti sono uguali davanti alla legge, abbiamo leggi scritte che tutelano le persone, e comitati popolari che discutono per emettere e modificare le leggi poichè l'unica sovranità spetta al popolo e se vi unirete sarete nostri pari in tutto e per tutto, eleggerete un rappresentante centauro che parli per voi al consiglio al pari dei nostri (editto), potreste essere voi stesso, e qui in queste terre costruiremo città (costruzione città) in cui rifugiarvi in caso di bisogno, erigeremo torri (costruzione torre) dove i vostri figli potranno studiare ed arrichire la propria cultura e lanciare potenti incanti per proteggervi, insomma, in breve tempo queste terre potrebbero diventare ancora più prospere e voi avere delle belle case/stalle in cui riposare e in cui far riposare le greggi nei mesi invernali, e tutto ciò migliorerebbe di molto i commerci che avete, stiamo parlando signore della prosperità del vostro popolo che crescerebbe di molto, unitevi a noi e rendete Carandor e soprattutto voi stessi più grandi, sicuri e felici"
 

Silen

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"Siete molto lontani da casa, stranieri" osservò il centauro "alcune delle vostre idee sono certamente interessanti ma come si può metterle in pratica quando il vostro territorio principale è lontanissimo e le uniche vie di comunciazione sono di terra? Sapete bene che in una simile situazione sarebbe estremamente facile impedire ai vostri inviati di giungere fin qui, basterebbe negare il diritto di passaggio ai vostri uomini e merci. E che dire dei materiali? Come porterete qui la pietra per costruire la città che promettete?"
 

giobia86

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"le merci viaggiano libere, e non mi risulta che nessuno impedisca il passaggio, siamo in pace con tutti"
 

giobia86

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Breve recap (non voglio consegnare in ritardo, sono un bravo bimbo:cry2:)

L'offerta comprende:
loro e i loro territori diventano parte di carandor

in cambio offriamo:
costruzione città
costruzione torre
editto che li parifica agli abitanti di carandor e che perette a un centauro tra i due territori di sedere nel direttorio
1 anno taxfree
ci occupiamo noi di pagare i vicini per la protezione

nessuno ha offerto cosi tanto e questo perchè carandor è buona e generosa
 

Silen

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No, non c'è nessuna regola che ti impedisce dif are una cosa del genere. Però capisci la perplessità dei cavallucci a cui lo stai proponendo, è una proposta un pò pazzerella :asd:
 

giobia86

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Siamo a 20 min dal limite di consegna delle schede, non voglio consegnare in ritardo perché ti voglio abbene assaiiiiii....ma tanto taaantooo bbene assaaiiiiiiiiii.... Vero la proposta è paxerellina99 ma carandor vuole andare in metastasi, e offre TANTO... più di chiunque altro... E poi pensa alle capre... QUALCUNO PENSI ALLE CAPRE!
 

Silen

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Dopo lunghe consultazioni l'assemblea dei clan decide di accettare la proposta convinti forse dalle offerte, invero generose, degli inviati di Carandor. Viene posta però una condizione non negoziabile, ovvero l'assemblea dei clan si riserva il diritto di secedere dall'Unione se le condizioni dell'accordo non dovessero essere rispettate.

Nell'altra regione abitata dai centauri invece gli inviati si trovano a incassare un rifiuto. Troppo lontana appare l'Unione al capoclan uman-tauro e troppo aleatorie le promesse dei carandoriani. Diplomaticamente però il capoclan non chiude le porte in maniera assoluta spiegando agli inviati che forse in futuro si potrà nuovamente parlare della cosa, quando Carandor avrà dato fattiva dimsotrazione di poter mantenere tutte le sue promesse.
 
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