[Exalted PBF] Creazione Personaggi

Hirahira

Typing Monkey
Fermo restando che ci sono ancora posti liberi direi di iniziare a creare i pg di chi per ora è sicuro. Ovvero Pepito, Bardiel e Giafo.
Il manuale vi serve solo per avere un infarinatura delle possibili location, per quanto riguarda la creazione del pg dal punto di vista tecnico mi basta postarvi il procedimento e lo si fa insieme... in ogni caso viene dopo. Dunque per definire i pg sul manuale base pone una serie di domande per delineare i tratti del personaggio, è una buona idea quindi farò così anch'io, in più vi posterò un mio vecchio bg di un pg appena esaltato. Sarà meglio fare pg appena esaltati così non dovranno avere conoscenze che non avete in real da giocatori. Per semplicità vivrete tutti nella regione dei fiumi sennò è un problema riunire il gruppo. Rispondete a queste domande, se avete dubbi chiedete pure, queste domande servono anche per dare un infarinatura di base:
- Quanti anni avete? L'esaltazione avviene solitamente durante la pubertà e molto raramente dopo i 25 anni.
- Com'è la vostra famiglia? Come erano i rapporti interni? La vostra famiglia sa della vostra esaltazione? Ne ha subito le conseguenze? Quando un anatema viene scoperto la sua famiglia ed i suoi amici vengono sterminati dal Culto Immacolato.
- Come vi siete esaltati? E' stato in un momento qualunque o stavate facendo qualcosa di particolare? Avete avuto problemi a causa dell'esaltazione? Quando ci si elsalta si va in Anima Banner, chiamata anche Iconica, è il massimo livello di Aura ed è visibile a miglia di distanza anche se si è in uno spazio chiuso. Quindi per non essere visti dovevate essere in un posto privo di vita per qualche kilometro di raggio.
- Cosa pensate ora dei mortali?
- Perchè siete stati scelti dall'esaltazione secondo voi?
- Quale credete sia l'obiettivo della vostra esistenza?
- Quali sono i motivi per cui potreste essere spinti ad uccidere?
- Quanto ed in che modo siete cambiati da quando siete esaltati? In generale l'esaltazione può portare o una revisione completa delle proprie credenze o una fortificazione delle vecchie convinzioni. Chiaramente può anche essere un misto di queste due.

Per qualunque cosa mail, pm o msn.
 

Hirahira

Typing Monkey
Yoshimi Shinigatsu nacque in una famiglia di mercanti di cavalli, visse per tutta l'infanzia in un ambiente rigido e gerarchico, costantemente a contatto con le famiglie nobili con cui i suoi genitori intrattenevano rapporti commerciali. I nobili erano i clienti migliori per i mercanti di cavalli e molto spesso erano anche gli unici che avevano.

Sin da piccola le venne insegnato a cavalcare, ma le vennero anche insegnati il rispetto per le gerarchie, il comportamento retto ed educato, l'obbedienza assoluta verso i potenti ed infine le venne insegnato a sopprimere tutte le emozioni in presenza di estranei.
La piccola Yoshimi a 10 anni si comportava già come una fredda signora dell'alta società, gli unici momenti in cui si abbandonava a dimostrazioni di affetto erano quelli passati con Huyun.
Huyun le era stato regalato dai genitori per il suo nono compleanno, era un purosangue perfettamente bianco, un cavallo dalle doti fisiche inarrivabili che divenne ben presto il migliore, nonché unico, amico di Yoshimi.

Gli anni passarono rapidamente, la famiglia di Yoshimi prosperava, e quella che una volta era una bambina divenne rapidamente una giovane donna.

Ma fu qualche giorno dopo il suo 15esimo anno di età che una banda di ladri attaccò il ranch della famiglia Shinigatsu rubando tutti i loro cavalli.
Ventitré cavalli di razza sparirono nel giro di una sola notte, i guardiani vennero trovati per lo più morti ma i pochi sopravvissuti raccontarono di una banda guidata da un certo Jenghi.
In quella notte non solo la famiglia di Yoshimi perse una buona fetta dei loro averi, ma lei stessa perse l'unico essere vivente a cui si fosse mai affezionata.
L'odio che provò per quei ladri e in particolare per il loro capo Jenghi era ben nascosto dietro la sua giovane maschera, ma non venne seppellito sotto un fiume di lacrime come sarebbe successo per maggior parte delle ragazze della sua età.

Yoshimi chiese ai suoi genitori di potersi arruolare nella guardia cittadina, voleva farlo per trovare i colpevoli, per portarli dinnanzi alla giustizia o persino, si trovò a pensare una sera, persino ucciderli se ne avesse avuto l'occasione.

La famiglia della ragazza non avrebbe mai acconsentito alla sua richiesta se fosse stata formulata solo il giorno prima, ma dopo il furto i genitori di Yoshimi erano consapevoli che ci sarebbero stati momenti difficili per loro ed avere una figlia in meno a cui badare sarebbe potuto essere un bene sia per lei che per loro.

Così chiedendo favori ad amici influenti e sfruttando l'istruzione, di molto superiore alla media, della loro unica figlia riuscirono a far entrare Yoshimi nella guardia cittadina come sottotenente e portavoce del corpo delle City Guards.

I suoi compiti non erano di prima linea, pur ricevendo l'addestramento alle armi delle guardie le sue mansioni difficilmente richiedevano l'uso della forza. Piuttosto serviva una lingua svelta e la capacità di trattare con i nobili e i ricchi mercanti della città.

Presto si accorse di essere incredibilmente portata per quel lavoro e non fu la sola ad accorgersene. Compiti sempre più delicati ed importanti le vennero assegnati ed il suo nome veniva pronunciato nelle corti più spesso di quello dei Re. Presto divenne un punto di riferimento, una persona universalmente conosciuta come ligia al dovere. Una persona corretta ed onesta oltre ogni ragionevole dubbio.

Nel frattempo in lei cresceva la volontà di fare di più per la sua gente, cresceva in lei la sete di giustizia e la volontà di portare i criminali di fronte al giudizio che spettava loro. La sua immagine esterna era ancora di una donna glaciale, impassibile, sempre e comunque cortese con tutti ma inflessibile nel suo lavoro e tuttavia ardeva in lei il desiderio di rendere quella città un luogo pulito e giusto.

Fu in questo periodo che avvenne l'episodio che le diede il suo soprannome.
A quel tempo Yoshimi aveva il grado di Vice-Comandante, nel cortile stava dando le ultime istruzioni ad una squadra speciale che, durante la notte, avrebbe fatto irruzione nel covo di presunti ladri di cavalli. La sua speranza, neanche troppo segreta, era che si trattasse proprio della banda di Jenghi, erano passati più di dieci anni da quel giorno ma lei ricordava bene il debito che quella banda e quel malvivente avevano nei suoi confronti e in quelli della sua famiglia.

Mentre finiva il suo discorso, con il solito tono di voce pacato, gentile ma ferreo una delle guardie chiese cosa avrebbero dovuto fare nel caso avessero trovato nel loro covo un numero cospicuo di cavalli rubati.

Prima che Yoshimi potesse rispondere, un'altra guardia, che stava salendo a cavallo, volle fare quella che gli sembrava un'innocente battuta. Solo due parole, ma gli costarono assai caro.
La guardia disse, rispondendo al collega: “Una grigliata!”

Dicono che nessuno vide Yoshimi estrarre la spada, eppure un secondo dopo quella frase le mani della guardia reggevano ancora le briglie saldamente, ma il resto del corpo non stava più issandosi in groppa al cavallo. Il resto del corpo si stava dimenando a terra urlante.

Yoshimi, con la spada insanguinata in mano, aveva la stessa espressione di sempre, i suoi occhi avevano il loro sguardo gentile ed accondiscendente, la sua bocca non mostrava sorrisi o ghigni o qualunque altra smorfia.
Osservò la guardia che aveva posto la domanda e si limitò a rispondere: “Se troverete più cavalli di quelli che potete riportare qui chiamate rinforzi, tutto ciò che troverete andrà confiscato e portato qui alla base. “

Nessuno stava realmente ascoltando quelle istruzioni e tuttavia nessuno osava guardare il collega che si contorceva per terra. Gli sguardi impauriti di tutti erano fissi su di lei.

“Se non ci sono altre domande vi auguro buon lavoro.” disse con un leggero inchino rivolto ai suoi sottoposti “Sergente Henkin, per favore, chiami l'infermeria c'è un ferito.”

Dopo queste parole voltò le spalle e tornò al suo ufficio.
Da quel giorno Yoshimi Della Lama ebbe un ulteriore picco di notorietà.

Ma la sua scalata non si era ancora arrestata, quando Mustard, il Comandante in capo delle Guardie Cittadine andò in pensione lasciò il suo posto alla sua Vice come era tradizione.
Yoshimi fu il primo comandante donna delle Guardie Cittadine eppure nessuno ebbe nulla da ridire o se non altro nulla da ridire pubblicamente.

Il suo nuovo ruolo tuttavia portò, come era prevedibile, anche nuove responsabilità e presto Yoshimi si accorse di quanta influenza avevano realmente i nobili all'interno della vita cittadina.
Continue richieste di favori personali arrivano nell'ufficio del Comandante,ogni singolo nobile della città riteneva di poter disporre della Guardia Cittadina come meglio preferiva.
L'ormai trent'enne Yoshimi sapeva bene che era anche grazie all'appoggio della nobiltà e della classi più ricche della città che lei era al suo posto ma la sua rettitudine le impediva di prendere iniziative che andassero a favore solo di pochi eletti.
A complicarle la vita apparve una nuova banda di ladri in città, il loro obbiettivo preferito sembravano essere le dimore dei nobili e dei cittadini più abbienti. Il loro capo Paulson, era un ladro di incredibile abilità, gli sforzi della Guardia cittadina per acciuffare questi ladri di dimostravano quasi sempre vani di fronte all'incredibile abilità di Paulson.
Le pressioni da parte delle solite famiglie nobili su Yoshimi diventò insopportabile e ben presto la maggior parte delle guardie cittadine si trovarono ad essere impiegate nella caccia alla banda di Paulson.

Lentamente ma irreversibilmente tutte le certezze di cui era composta la vita di Yoshimi vennero messe in discussione, in lei crebbe il dubbio di aver passato l'esistenza al servizio di persone ingiuste. Crebbe la sensazione di essere solo uno strumento nelle mani dei potenti che la usavano per i loro personali interessi.


Fu sicuramente questo ciò che la portò ad essere meno accondiscendente verso i nobili, meno sicura degli ordini che le venivano impartiti e rappresentò, nella sua vita così rigida, una piccola ma importante rivoluzione anche se ancora non intaccò in maniera evidente il suo comportamento esteriore ed il suo operato come Comandante.
Tuttavia le cose erano destinate a cambiare, in tre notti Paulson mise a segno ben tre colpi in altrettante residenze del potentissimo Lord Takanada.

Alla terza notte Takanada in persona si presentò nell'ufficio del Comandante Shinigatsu, accusandola di incompetenza, di essere stata lei, con la sua incapacità a permettere a Paulson di mettere nel caos l'intera città. Yoshimi come suo solito non si scompose, sorrise a Lord Takanada e rispose “Lord Takanada sarà felice di sapere che le sue informazioni non sono del tutto corrette, pare infatti che la qualità di vita in città sia migliorata negli ultimi due anni... di certo non voglio prendermene tutto il merito ma i cittadini sono...”.
Takanada battè un pugno sulla scrivania di Yoshimi “Non mi interessa nulla dei cittadini, chi crede che sia che le permette di star qui a giocare a fare il Comandante? Sono IO. Questa città è mia ed i cittadini lavorano per me. Lei stessa lavora per me! Sarebbe ancora una misera venditrice ambulante di cavalli se...” Lord Takanada si interruppe quando si accorse che una lama si era materializzata ad un centimetro dal suo collo. “Devo pregarla, Lord Takanada, di lasciare questo ufficio o sarò costretta a metterla agli arresti per minacce ad un ufficiale della guardia cittadina.”
Lord Takanada, passato lo spavento iniziale, prese a ridere “Crede davvero di avere il potere per farlo? Lei non mi serve più Signorina Shinigatsu, da domani ho come l'impressione che verrà sostituita da un nuovo comandante. Addio.”
Prima che potesse uscire dalla stanza la voce del Comandante Shinigatsu risuonò limpida come sempre, ma chi la conosceva da sempre avrebbe notato, per la prima volta, una nota di rabbia in quel suono “Non c'è bisogno di aspettare domani. Pensavo di lavorare per la giustizia. Invece lavoravo per qualche Signorotto Locale di poco conto che tramite il suo titolo onorifico si sente superiore agli altri cittadini. Decisamente non è un lavoro che mi si addice, preferisco lavorare per qualcuno che ha dei meriti.”

Così detto lasciò, per sempre, la guardia cittadina.
Camminò a lungo per le strade di [città], quella notte la sua vita era cambiata, pensava.
Ancora non sapeva quanto sarebbe cambiata di lì a poco.
Passando per una via secondaria sentì un rumore, guardò in alto e vide dalla finestra di una grande abitazione nobiliare una figura ammantata di nero che si calava giù.

Scattò in avanti intimando al ladro di fermarsi, estrasse la spada, stava per dire “in nome della Guardia Cittadina” ma si fermò un attimo prima, deglutì e si limitò a chiedere “Chi sei? Cosa stavi facendo in quella casa?”.
Dopo qualche secondo di silenzio l'uomo vestito di nero rispose “Comandante Shinigatsu, che piacere, mi spiace non poter restare a chiacchierare con lei. Ma devo andare.”
Yoshimi gli si avventò contro prima che l'uomo potesse fare un passo, mise la spada di piatto in modo da colpirlo in testa e renderlo inoffensivo. Impiegò qualche decimo di secondo per capire cosa stesse succedendo quando il suo avversario, senza neppure provare a schivare il colpo, prese con una mano la lama dell'arma, gliela strappò di mano e la colpì con l'elsa al volto.

Yoshimi sapeva di essere un combattente esperto, era uno spadaccino rapido e preciso quando impugnava la sua Katana, eppure quell'uomo sembrava superiore a qualunque altro essere umano. Prima che potesse formulare qualunque ipotesi avvertì una sensazione di benessere.
Era strano, non era giusto provare quelle sensazioni in quel momento eppure lei si sentiva quasi felice, si sentiva lucida e cosciente di tutto ciò che la circondava.
Del dolore del colpo subito non c'era alcuna traccia, la stanchezza dell'intera giornata se non dell'intera vita era sparita. Non era più preoccupata per la situazione in cui si trovava, lei sapeva di essere nel giusto e avrebbe prevalso.
Solo in quel momento si accorse della luce, una potente luce bianca veniva emanata dal suo corpo, non era più a terra, era in piedi anche se non ricordava di essersi alzata.
Era una persona nuova e sentiva il suo potere espandersi attorno a lei, al di sopra della sua testa la luce aveva formato una colonna, al suo interno l'immagine di un cavallo bianco, incredibilmente somigliante al suo Huyun, si ergeva per svariate decine di metri nel cielo.

Adesso lei Sapeva, aveva coscienza di ciò che stava accadendo, si sentiva superiore. Si sentiva Esaltata.

Quando osservò meglio quello che era il suo avversario si rese conto della nuova situazione, lei non voleva combatterlo perché lui era come lei, era un suo alleato nella battaglia per la giustizia, le si avvicinò e le disse con un tono piuttosto preoccupato “Vieni, dobbiamo scappare da qui, è pericoloso”. Yoshimi non aveva ancora realizzato il perché ma di sicuro lui aveva ragione. Sapeva di essere nel giusto ma era braccata da coloro che invece non volevano che la giustizia prevalesse.

Scappò fin fuori dalla città, mentre sentiva in lontananza i rumori e le urla di coloro che li cercavano. In qualche modo non fu neanche sorpresa di vedere un altro uomo che dal bosco veniva verso di loro portando due cavalli.
 

Giafo

Spam Master
Fantacalciaro
Molto interessante il tuo pg e mi sono fatto un'idea abbastanza chiara di come mi debba muovere, mi rinfresco ancora un pò le idee e poi posto la prima bozza di Background :D
 

Giafo

Spam Master
Fantacalciaro
Era una notte come tante altre a Nexus, il via vai di persone era costante e nessuno notò un'ombra, una figura esile e quasi invisibile posare un fagotto davanti ad un grande portone, ad una grande villa di proprietà di un mercante della Gilda.
...
Il portone poco dopo si aprì e una vecchia servitrice non potè che raccogliere il fagotto con all'interno un piccolo neonato dalla pelle chiara, il piccolo entrò in quella casa e non ne uscì per molto molto tempo.
...

Cyan, fu così che lo chiamarono, divenne un servitore in quella casa e fu educato in questo compito da tutto una schiera di suoi pari, decine di madri e padri che lo allevarono insegnandoli come comportarsi e raccontandogli storie incredibili su cosa si celava fuori da quelle enormi e spesse mura. Il bambino crebbe in fretta, diventando abile nei suoi compiti e sopratutto silenzioso anche se un tarlo lo consumava da dentro, Cyan infatti bramava sopra ogni cosa la verità...Verità sulla sua storia, verità sulle persone che aveva intorno, verità sul Creato intero e così all'età di 15 anni il desiderio di scoprire la verità fu così forte da iniziare un'abitudine che cambiò inesorabilmente.
Durante i suoi compiti di servetto si soffermava negli angoli ciechi di quella grande villa ad ascoltare i discorsi dei suoi pari e dei suoi padroni; ascoltò lezioni di storia e piccoli pettegolezzi, menzogne e verità lancinanti, Cyan capì che per arrivare alla verità spesso bisognava usare la menzogna eppure non era ancora soddisfatto, un verme continuava a mangiarlo da dentro. In una di queste ricerche per la verità,però, il ragazzo udì quello che non avrebbe mai dovuto udire: il suo padrone stava ordendo, insieme ad altri uomini, un complotto che avrebbe portato all'assasinio di un potente mercante della Gilda.
Il mondo smisse di vivere per un istante, il silenzio che regnava in quei momenti dentro il ragazzo divenne un incessante rumore che lo tradì, le stoviglie che aveva in mano caddero e quella sua abitudine rischiò di diventare fatale.
Cyan non seppe mai se qualcuno si accorse della sua presenza, del suo ascoltare quel discorso così inascoltabile ma decise, d'istinto, di fuggire verso quel mondo che da sempre lo affascinava.
Lunghi capelli neri raccolti in una coda, un fisico asciutto, agile, silenzioso e sormontato da un viso duro,scavato; una figura come tante altre si mischiò in quella stessa folla che 15 anni prima lo aveva vomitato. La vita di Cyan cambiò quel giorno,cambiò radicalmente.

...

Per un ragazzo solo e senza storia la vita non è poi così facile e il ragazzo capì che mostrare le qualità apprese nella casa dove aveva da sempre vissuto poteva tradirlo e non era quello che voleva. L'unico modo per sopravvivere era usare la sua scaltrezza, il suo spirito di osservazione, il suo essere silenzioso in maniera del tutto diversa, c'era un solo padrone da servire ed era egli stesso.
Cyan divenne così un ladro, attendeva il momento propizio per prendere il necessario per vivere, osservava e ascoltava i discorsi di chi gli era intorno capendo subito quali potessero essere le vittime perfette, quelle in grado di regalargli quello di cui necessitava.

...

Vivere in quel modo per qualche mese può dipendere da un colpo di fortuna sfacciato, vivere da ladro per 5 anni denotano qualità fuori dall'ordinario e così il nome di Cyan veniva sussurato sempre più spesso negli ambienti più malfamati della città accompagnato da quel nome di famiglia che mai aveva avuto, per molti quel ragazzo dalla pelle chiara divenne Cyan L'aquila.
Il suo modo di lavorare era semplice, chi voleva i suoi servigi aveva sempre un modo per contattarlo, Cyan recuperava la merce e riceva i soldi senza MAI mostrare il suo viso.
Tutto andò bene fino a quando una donna, ammantata di mistero ma da un fascino straordinario gli commisionò un lavoro particolare, doveva entrare in un appartamento poco fuori città e recuperare un piccolo gioiello, un braccialetto. Un lavoro semplice per un prezzo straordinariamente alto, Cyan non potè che accettare.
Le difese non erano così ferree, non fu difficile introdursi nella stanza indacatogli dalla donna e recuperare il cimelio ma una volta stretto in mano il bracciale Cyan si rese conto di non essere solo nella stanza. Su di un letto, poco distante da lui giaceva,in una pozza di sangue, lo stesso uomo che lo aveva cresciuto, il mercante che gli aveva permesso di vivere una vita tanto tranquilla per 15 anni, lo stesso uomo per le cui menzogne dovette scappare 5 anni prima. Un drappello di guardie entrò in quell'attimo nella stanza e Cyan divenne un'ombra, di nero vestito da capo a piedi fuggì via correndo verso Sud.

...

Dopo un'ora di corsa senza sosta Cyan credette di aver seminato i suoi inseguitori, non sentì nè vide alcun movimento strano e decise di riposarsi, prendere un pò di fiato all'ombra di un albero ma uno strano sonno lo colse all'improvviso.
Non è dato sapere quanto tempo rimase lì assopito ma uno strano rumore mettalico lo svegliò, un'aquila, un pò più grande del normale stava beccando le lame dei Kathar di Cyan,una voce lontana lo riportò alla realtà quando...Quando improvvisamente un cumulo di energia esplose nel suo corpo,ogni fibra del suo essere sembrò rinata e un'enorme immagine di aquila si espanse alle sue spalle illuminando qualsiasi cosa intorno a lui. L'aquila che lo aveva svegliato rimase immobile fino a quando spicco il volo verso una ben precisa direzione, Cyan non si seppe spiegare cosa accadde ma per qualche secondo vide con gli occhi di quei animali e vide chiaramente i suoi inseguitori attratti da quell'esplosione di luce. Volle scappare ma questa nuova energia dentro di se lo spinge nella direzione opposta, lo spinse verso i suoi inseguitori. Quando era a 50 metri da loro spiccò un salto incredibile, fuori da ogni sua capacità, una folata di vento accompagnò quel movimento e qualche foglia andò a cadere dagli alberi. Cyan L'aquila saltò ancora restando in equilibrio su una di quelle foglie, aveva ormai i poteri di un Dio e senza che quel gruppo di 5 guardie se ne rese conto vennerò sterminati, tutti senza un grido di paura, senza il tempo di un lamento, tutto accadde prima che quelle foglie toccassero terra.

....

Senza emettere alcun rumore quell'aquila che aveva svegliato Cyan tornò, si adagiò al suolo tra i corpi ormai senza vita di quei mortali, guardò il giovane dritto negli occhi e una voce femminile rieccheggiò in quella fredda aria: "Bentornato".
 

[S]ir[B]ardiel

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Non si può dire che la vita di Ikki Sussurro del Papavero sul Fiume non fosse cominciata bene: nascere da una famiglia di coltivatori mercanti d’oppio era una grande fortuna, veduta dal punto di vista di un qualunque membro della plebaglia che infesta Nexus che lotta per sopravvivere tra i rifiuti.
L’agiatezza della propria famiglia ha permesso al giovane Ikki di ricevere un’istruzione molto buona, diversa a quella dei propri genitori che hanno appreso tutto dall’esperienza, grazie all’ingaggio di retorici, maestri e studiosi in cerca di pagarsi il soggiorno nella cosmopolita Nexus.
Ikki mostra interesse nell’apprendimento ma soprattutto rimane affascinato dall’arte oratoria e – con la particolare soddisfazione del padre - dall’arte del mercanteggiare, mentre osserva incuriosito il gioco delle leggi che avviene nella propria città natia, nella vana speranza di capirlo appieno.
A diciotto anni Ikki era un uomo deciso, con una formazione superiore alla media, dedito al benessere della propria famiglia che si occupava degli affari ordinari per conto dei genitori.
In quel periodo Ikki fu costretto dagli eventi a difendere l’attività di famiglia dalla minaccia della chiusura per aver violato la legge riguardante il controllo delle droghe, avevano venduto una spedizione di oppio senza averla fatta controllare dalle guardie: organizzò efficacemente un incontro con l’Augusto consigliere dell’Eclisse nel giro di pochi mesi – persone più sprovvedute avevano impiegato stagioni intere – e cercò di portarlo dalla sua parte convincendolo di come una legge non potesse essere fatta applicare alla lettere già il giorno successivo alla sua emissione se nemmeno era stato possibile informarsene a dovere, perché così era avvenuto. L’Augusto si disinteressò già a metà del suo discorso e soddisfatto lo invitò a lavorare per lui in cambio della caduta delle accuse contro la sua famiglia e un congruo compenso monetario: inutile dire quanto l’ambizione di Ikki andasse oltre il mercanteggiare oppio nelle campagne di Nexus e la risposta fu ovviamente affermativa.
Thalevar era un uomo giusto e deciso e gli anni di lavoro con lui diedero ragione a Ikki per la sua preparazione e al consigliere per la sua lungimiranza.
La situazione lavorativa di Ikki ebbe un brusco cambiamento quando fu incaricato di verificare una situazione sospetta con un gruppo di mercanti affiliati alla Gilda: doveva recuperare informazioni riguardo alla sparizione di reliquie della Prima Era di proprietà di Granbiforcazione utilizzati per una mostra a Nexus al momento della restituzione, e doveva cercare di rabbonire gli inviperiti proprietari di quelle meraviglie scomparse.
La cosa però non era manipolata solo da lui, gli artefatti mancanti infatti erano stati messi in vendita in vari negozi di Nexus e la cosa era stata scoperta dagli agenti di Granbiforcazione e trovava opposizione in Ikki che – essendo stato mandato per investigare sulla scomparsa di tali reperti – non poteva credere all’idea che questi fossero proprio nella sua città di partenza, dal canto suo la Gilda deteneva i regolari documenti delle compravendite e lasciava quindi Ikki in una ridicola posizione di impotenza.
In breve si trovò privato della propria posizione e umiliato per aver così mal gestito la situazione a lui affidata, sapeva che il suo saggio e giusto capo era a conoscenza del fatto che l’incidente non era colpa sua, ma era stato opera di un sabotaggio ma non poteva far altro che pararsi le spalle rigettando lui e la sua ambizione nel fango, probabilmente l’unica cosa che non gli restituì fu la fede nelle istituzioni.

Riaccolto dal padre – la madre era morta l’inverno precedente – continuò dove aveva lasciato, gestendo ridicole faccende che riuscivano a malapena a tenerlo impegnato nei suoi mille pensieri. Tradimento, abbandono, vendetta? Avrebbe potuto trascorrere il tempo rimuginando di come fosse stato trattato o sarebbe stato speso meglio meditando vendetta, cercando di minare quella parvenza di legge che per uno come lui era oramai solo un ammasso di giochi di potere di qualche nobile opportunista?
È stato in mezzo ai papaveri in fiore di una fresca serata estiva che Ikki passò a nuova vita. Istantaneamente le sue congetture, le sue fantasie rivoluzionarie gli sembrarono più che possibili, erano realtà che poteva stringere tra le mani, mentre un turbine di petali avvolgeva la sua visuale, fino a quando non poté vedere né sentire più nulla e nella sua mente la chiarezza prendeva il posto delle tenebre che ultimamente gli annebbiavano il giudizio. Era esaltato. Sarebbe stato il giudice di coloro che aveva servito per tanto e avrebbe demolito quel marcio sistema che aveva sostenuto fino ad allora per instaurare qualcosa di più grande e più giusto.

Quando riaprì gli occhi si trovò tra le dita un papavero dal lungo stelo e i petali dorati che sfiorì in pochi secondi e tanto gli bastò a capire cosa fare: si diresse di corsa verso la propria abitazione e preparò il suo viaggio. Preparò velocemente cose utili, compreso il contante necessario, per viaggiare e dedicò la nottata a compilare documenti da lasciare al padre: in una lettera gli spiegava che non poteva più rimanere senza specificarne bene il motivo, ma si dilungò in un’altra nel descrivere accuratamente cosa avrebbe dovuto fare per simulare la sua morte senza che nessuno potesse verificarla o contestarla e mettere così al sicuro suo padre che tanto gli aveva dato, sapeva bene il destino di familiari e amici di chi veniva scoperto con il suo Dono e lui aveva così tanto da fare e non voleva preoccupazioni. Con la sua borsa, i suoi nuovi documenti e un rinnovato e invincibile vigore, Hideki Petalo Rosso vedeva la prima alba della sua nuova vita.
 

Hirahira

Typing Monkey
Dio sia Lodato, è stato un parto difficile.
Ora data la defezione di Pepito aspettiamo l'Ale... che non so se è registrata sul forum.
 

Lollipop

Typing Monkey
Leto

Giovane ragazza sui 20 anni, dai fini lineamenti, biondi e ricci capelli, grandi occhi verdi.
Nasce a XXXX da una nobile famiglia, conosciuta in tutto il villaggio in quanto ricchi mercanti di stoffe pregiate. Era una famiglia sempre ben vestita, ben curata e ben attenta alle voci che potevano girare su di loro: l’immagine era tutto. Per questo, presto, in giovane età (aveva soli 13 anni) Leto viene affidata ad un tempio, anzi il più grande tempio della regione, per educarla alla vita religiosa e poter divenire sacerdotessa, portando ricchezza e rispetto alla famiglia. Sarebbe potuta tornare a casa soltanto per le feste. Nonostante questa non fosse una decisione di Leto, era di certo meglio che finire in sposa ad uno sconosciuto.
Ai vari studi religiosi e sociali si affiancavano anche quelli sulle arti combattive. Inizialmente non era felice di questi studi soprattutto perché a fatica teneva in mano qualsiasi arma per via della sua esile figura e non poteva, né voleva, essere un guerriero da prima linea. Per questo avrebbe combattuto con l’arco e questo pareva piacerle parecchio.


<<Presto, portala via e non parlare con nessuno. Portala lontano, più lontano che puoi e non fermarti per nessuna ragione al mondo!>>


Come sempre per le feste, Leto era solita tornare dalla sua famiglia per trascorrere con i suoi genitori quei giorni così importanti.
Fu nel sonno che ebbe l’esaltazione e il padre lo vide. Sarebbe stata una rovina per la famiglia..

<<Una disgrazia, una vera e propria disgrazia..e meno male che viviamo abbastanza isolati rispetto al villaggio, sarebbe stata la nostra rovina..>>

Leto si svegliò di soprassalto e gridò, vedendosi avvolta da una luce così intensa. Il suo grido e il calore della sua aura svegliarono tutti in casa, i suoi genitori e gli schiavi. Il padre capì subito e intimò a tutti di uscire. Un brivido lo avvolse, guardava la casa illuminata preoccupato che qualcuno potesse accorgersene, ma la casa, grande e circondata da imponenti alberi, gli dava un pizzico di speranza e in caso avrebbe camuffato dicendo che uno dei suoi schiavi aveva mal controllato il fuoco e metà cucina era andata in fiamme.
Così all’alba quando Leto pareva essersi calmata ma il sole non aveva ancora illuminato bene le strade e ancora nessuno si era alzato, il padre ordinò ad uno schiavo di portarla lontano, lontanissimo da quel villaggio, anzi da quella regione.
Lo schiavo non aveva capito bene cos’era successo, ma Leto sapeva che era ormai diversa, diversa da tutti. Il viaggio procedeva in silenzio, Leto pensava, capiva. Era preoccupata per la sua famiglia, sapeva che l’avrebbero data per morta o per dispersa, non potevano dire di avere un’Eccelsa in casa, ma nonostante questo era convinta che l’avrebbero amata comunque, così come lei.
 
A

Anonymous

Guest
Sayuri guardò intensamente la strada principale di quel villaggio, a prima vista abbandonato, e si volse verso il suo manipolo di uomini.
Tante volte era stata assoldata per missioni del genere, ormai la sua fama era abbastanza conosciuta tra i commercianti e i signorotti del nord, ma per il compenso che le avevano promesso quella volta non dovevano averle detto tutto sulla sua missione.
Nonostante i suoi 19 anni era sempre stata allenata alla battaglia e al comando da suo padre, ex guerriero che si era dedicato all'arte della forgia, tramandata in tutta la famiglia da generazioni, e l'aveva sempre redarguita dall'accettare missioni dal compenso troppo alto e dal fine troppo semplice, per una volta aveva deciso di non ascoltarlo e in quel momento, mentre scrutava con gli occhi verdi le profondità oscure della grotta, non poteva che dargli ragione.
Dovevano eliminare una creatura del Wyld, una cosa semplice per degli uomini ben addestrati, ma c'era qualcosa che non le tornava in tutto ciò.
Si scostò i capelli rossi da davanti al viso, legandoseli in una coda alta ed estrasse dal fodero che portava sulla schiena il suo spadone a due mani.
-Sguainate le vostre armi e state vicino a me, qualcosa non mi torna in questa missione, dobbiamo essere pronti per ogni evenienza.- parlò con voce ferma e sicura, mascherando l'ansia che le attanagliava lo stomaco.
Iniziarono a camminare lentamente sulla stradina principale di quel posto desolato, la ghiaia scricchiolava sotto i loro piedi ad ogni singolo movimento, le case attorno a loro avevano un aria spettrale, il vento faceva frusciare le foglie secche dei pochi alberi presenti e alcune finestre semiaperte sbattevano con una cadenza quasi soprannaturale.
Dopo un centinaio di metri percorsi sulla strada si trovarono nella piccola piazza del paesino, Sayuri fece cenno ai suoi uomini di fare meno rumore possibile. Dopo pochi metri percorsi nel silenzio più assoluto, a parte lo scricchiolio della ghiaia, una porta cadde con un tonfo e da una delle capanne in rovina uscì la creatura che dovevano uccidere.
Sayuri si pose in difesa ma i suoi uomini iniziarono a strillare come impazziti, era diversa da come se l'erano aspettata, quello era un fantasma famelico, un evenienza alla quale non si erano preparati.
Strillò un paio di ordini ai suoi uomini senza sapere esattamente cosa fare e la creatura iniziò a caricare i suoi uomini, spazzandoli via con colpi precisi dai quali non riuscirono a difendersi. La creatura urlò, trapanandole i timpani e lasciandola frastornata. Cadde in ginocchio sentendo solo rumori vaghi e lontani mentre i suoi uomini venivano dilaniati dagli artigli di quella "cosa", sentiva come se tutto si muovesse più lentamente, come se il tempo stesse aspettando che lei si riprendesse, ma non era così. Sayuri gridò con tutta la voce che aveva in corpo mentre la luce la avvolgeva, accecante, e alcuni gigli sbocciavano come chiazze sanguigne attorno a lei. Sentiva il suo corpo ardere, luminoso come il sole, mentre una nuova forza la pervadeva e Sayuri capì quello che le stava accadendo, capì che aveva una missione superiore da compiere e non poteva permettersi di morire in quel modo, in quel paese desolato. La colonna di Luce che la avvolgeva si stagliava alta nel cielo, dandole forza e come in trance si rimise in piedi e prese a mulinare la spada contro il suo nemico, pervasa da una consapevolezza dei suoi movimenti quasi surreale.
Dopo pochi secondi lo spettro si dissolse come se non fosse mai esistito, e i gigli a terra attorno a lei presero fuoco, rimanendo comunque intatti.
Aveva capito che cosa era accaduto: si era Esaltata diventando un eccelsa e come tale avrebbe dovuto agire da quel momento in poi. Con questa consapevolezza, mentre guardava i suoi uomini morti a terra, Sayuri del Giglio Ardente si diresse verso l'uscita del villaggio quando una figura a una decina di metri da se comparve dal nulla. Si fermò ad osservarlo, gli spallacci avevano delle enormi borchie di una ventina di centimetri che trafiggevano alcuni teschi che dalla conformazione parevano, si accorse con orrore, umani. Subito sotto partiva il mantello adornato con piume di corvo per la prima parte e che poi terminava svolazzando. I capelli lunghi e neri svolazzavano al vento e un ghigno sfigurava il volto dell'uomo, in mezzo alla fronte aveva un simbolo di casta sanguinante.
L'uomo rise, gelido.
-E così c'è un altra solare in circolazione...- rise di nuovo, facendo accapponare la pelle a Sayuri. -Non importa, tanto morirete tutti...- l'uomo iniziò a correre verso di lei, che si mise in posizione difensiva e contrattaccò la carica del suo nemico. dopo pochi secondi di combattimento Sayuri capì di non essere all'altezza, non riusciva nemmeno a sfiorarlo con la spada mentre quello menava colpi precisi, a mani nude, rintronandola, continuò a subire colpi su colpi fino a che lo spadone non le scivolò di mano e dopo l'ennesimo colpo dell'uomo non volò all'indietro, sbattendo contro il muro di legno di una capanna dietro di lei. Scivolò a terra, la vista le si stava annebbiando e le doleva ogni parte del corpo, era sicura di avere molte più contusioni di quante ne avesse potuto sopportare se non si fosse esaltata.
L'uomo camminò lentamente verso di lei, fermandosi a pochi passi, la fissò gelido e parlò di nuovo.
-Ah...sayuri, sei troppo debole, non c'è alcun gusto a ucciderti in queste condizioni, non mi diverto affatto. Quando riuscirai ad utilizzare al meglio tutti i tuoi poteri ci rivedremo e allora non ti lascerò in vita, ma fino ad allora avrai salva la vita, almeno d aparte mia.- rise, mentre la collera negli occhi smeraldini di Sayuri era sempre più ardente e il simbolo di casta brillava luminoso sulla sua fronte. Sputò del sangue ai piedi dell'uomo, che rise e iniziò a camminare per andarsene.
-La prossima volta non sarò io quella ridotta in queste condizioni, ti ucciderò puoi starne certo.- l'uomo si girò sorridente.
-L'importante è che tu ne sia convinta.- con una mossa fulminea le piombò addosso, dandole un pugno. La vista le si annebbiò ulteriormente mentre la testa le sbatteva contro il legno marciscente e perse conoscenza.

Quando si svegliò era oramai calata la notte, si trascinò verso i corpi dei suoi uomini e aprì i loro zaini prendendo tutte le provviste da viaggio che avrebbe potuto portare, entrò in una delle capanne nelle quali decise di passare un paio di giorni per riprendersi ed affrontare il lungo viaggio che la aspettava, doveva fuggire lontano da quel luogo e da quella regione. Pensò attentamente al percorso da fare, il luogo migliore in cui sarebbe potuta fuggire era la Regione dei Fiumi.
Preparò tutto l'occorrente per il viaggio e non appena fu pronta si incamminò verso la sua meta.
 
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