Eventi 1161-1189

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1161-1170

Con la conclusione della guerra civile danese, con Valdemaro catturato e impiccato dalle forze lealiste, il Regno di Danimarca si smarca completamente dall'Alleanza Nord-Orientale per siglare un patto di alleanza militare con Alberto I, Marchese del Brandeburgo, e quindi entrando nell'area di influenza tedesca. A causa della sconfitta l'Alleanza Nord-Orientale subisce un grave colpo e al suo interno cominciano i primi screzi. L'ala ortodossa della Curonia, di Kiev e di Novgorod è la prima a decidere di revocare la sua partecipazione, adducendo motivazioni anche religiose e, probabilmente, pressati anche da Costantinopoli. Curonia e Kiev, poi, si uniranno ancora maggiormente con il matrimonio tra re Vairis I e la principessa Anna, figlia del Gran Principe Vsevolod II. Novgorod, intanto, pur rimanendo fuori dall'asse Curonia-Kiev che si completerà con un'alleanza militare tra i due, decide di non sfidare così apertemente i regni scandinavi, probabilmente per i suoi interessi commerciali nei mari nel nord, e opta per una piena neutralità.

Contemporaneamente l'ascesa al trono di Bretagna-Normandia da parte di re Goffredo I Plantageneto, con conseguente prigionia di suoi fratello Enrico I Plantageneto, rischia di mandare a monte il matrimonio reale tra Inghilterra e Bretagna-Normandia. Re Stefano I di Inghilterra, pero', ottiene da papa Vittore IV l'annullamente del matrimonio di sua figlia Maria con Enrico I. Nella primavera del 1165 un nuovo matrimonio sancisce l'unione tra Goffredo e Maria portando nuova pace tra i due regni un tempo nemici. Tutto ciò provoca una politica più neutrale da parte di re Stefano I di Blois che, così, decide di defezionare l'alleanza scandinava di comune accordo con il re di Scozia con il quale si lega ancora maggiormente in un'alleanza militare. Il re inglese ha fatto propria la volontà di smarcarsi dagli scomodi alleati simbolo di anni di lotta al papato e all'impero e ha sancito un chiaro riavvicinamento ai Plantageneti, forse in chiave anti-francese.

Proprio in Francia, intanto, la situazione sembra essersi stabilizzata dopo i duri anni dell'eresia catara. Grazie al grosso impegno del Duca di Provenza Alfonso Giordano e dei monaci circestensi gradualmente anche le ultime sacche dell'eresia vengono eliminate con grande plauso papalino. La situazione, pero', si complica nel 1167 quando re Luigi VII muore improvvisamente a causa dell'aggravvarsi di una ferita riportata durante una caccia con alcuni propri feudatari. La notizia scuote tutta la Francia. Nonostante il re fosse già da tempo quasi estromesso dal potere dalla moglie, l'affetto del popolino verso i regnanti capetingi e le sempre presenti leggendi sui poteri magico-taumaturgici del re creano qualche problema. Il natale del 1167 l'atmosfera a Parigi è cupa. Il secondogenito di Luigi e della potentissima duchessa Eleonora d'Aquitania, il delfino di Francia Bernardo, viene elevato al trono con il nome di Bernardo I. A causa della tenerissima età, pero', la madre ne assume la reggenza aiutata da Roberto Capeto, zio di Bernardo.

In Europa continentale il decennio si conclude con un altro decesso famoso. Nell'ottobre del 1170, infatti, muore anche Corrado III, Imperatore e Re dei Romani. La vecchiaia lo coglie stanco e disilluso, alcuni dicono mai ripresosi completamente dagli anni di prigionia turca. Alla sua morte il nipote Federico II, già Duca di Svevia, comincia la sua opera di consolidamento della sua autorità. Durante il dicembre del 1170 Federico II decide di rivendicare il titolo dei Re dei Romani. I feudi tedeschi si spaccano, mentre la Marca di Brandeburgo, la Marca di Meissen e il Ducato delle Basse Fiandre si schierano a favore di Federico II, Enrico III, cugino di Federico e Duca di Sassonia e Baviera, decide di ribellarsi. Appoggiato dal Duca di Borgogna Oddone II, dal Duca d'Austria e da quello di Carinzia sfida l'autorità dell'erede designato da Corrado. Ne approfitta immediatamente la reggente di Francia Eleonora d'Aquitania che dichiara subito il suo appoggio al duca di Borgogna. Si tratta del definitivo allontanamento tra Francia e Impero, fino a quel momento alleati nel Trattato di Aquisgrana che, già indebolito dagli anni di conflitto con gli scandinavi, cessa formalmente di esistere sulla fine del decennio. Federico II, pero', riceve anche l'appoggio da parte di Polonia ed Ungheria, entrambi gli stati sono imparentati o direttamente con lui, come l'Ungheria dove il giovane re Gèza II è genero di Federico, o come la Polonia, dove Re Miezsko è imparentato con il Marchese di Brandeburgo, ossia tra forse il maggiore sostenitore di Federico nella sua lotta per l'investitura imperiale.

Intanto in Italia la situazione è stranamente calma. L'appoggio dato da papa Vittore IV al Vincolo di Spoleto stabilizza la penisola che può guardare con serenità ai grandi sommovimenti in Europa Centrale. Mentre Venezia aumenta ancora di più i propri guadagni creando una sorta di monopolio nel commercio verso gli arabi, il Ducato di Sardegna acquisisce la Corsica dopo la controversa Assemblea di Zara che ha sancito la suddivisione dei possedimenti genovesi. A sud re Serlone I mantiene saldo il potere, l'eliminazione dei ribelli scardina in parte la struttura feudale del regno e nel 1167 Serlone fa un'epocale riforma in cui diminuisce i poteri dei feudatari in cambio di maggiori indipendenza fiscale delle regioni e della possibilità delle varie famiglie nobili di poter accedere per merito alla burocrazia regia. La riforma, ovviamente, scontenta soprattutto alcuni nobili normanno-italiani mentre aumenta ancora di più la felicità e la fedeltà dei sudditi musulmani. Tutto tace nella Repubblica di Toscana, dove il Gran Console può a buon diritto dirsi soddisfatto con l'acquisizione del contado ligure. Gli unici sommovimenti avvengono a nord, dove la Repubblica di Milano, ormai con potere dal Piemonte all'Emilia deve affrontare problemi interni dati dalle spinte indipendentiste. Tuttavia grazie al preciso sistema amministrativo le tensioni vengono allentate sebbene paiano più sopite che definitivamente risolte.

Sull'altra sponda del Mediterraneo, invece, è tempo di grandi cambiamenti. Con la fine della guerra contro l'emirato ziride il Grande Maghreb e il neonato Sultanato di Al-Misr, subito riconosciuto da Al-Ruha come legittimo successore dei fatimidi, decidono di non inglobare totalmente il territorio creando l'Emirato di Tunis sotto il controllo del nobile Ali Monsoor che da così inizio alla dinastia dei monsuridi. Immediatamente Ali, padre di uno dei più abili generali dell'esercito del Grande Maghreb, da grande risalto al mantenimento della flotta ziride e al suo potenziamento. Grazie, soprattutto, ai copiosi aiuti ricevuti dal governo maghrebino presieduto da Ibn Rushd. Intanto il neo-sultano Ayyub deve già darsi da fare con i ribelli dell'Imamato Zaiydita, sciiti del sud della Penisola Araba, ribellatosi al nuovo sultanato sunnita. La guerra non è facile, il fratello Shirkuh, accompagnato dal nipote ed erede al trono Yussuf, fatica molto anche a causa dei malcelati aiuti che l'Imamato riceva dai regni copti di Makuria ed Etiopia. Al termine del 1170 Shirkuh deve abbandonare la penisola araba con un sostanziale nulla di fatto.

Intanto in Asia il Sultano Ahmed Sanjar sta già pensando a nuovi espansionismo, forse diretto proprio contro quella Costantinopoli che nella mente del suo popolo è quasi un'ossessione. La morte, pero', lo coglie quasi ottantenne. Il figlio Mehmed, ancora studente all'accademia di Ibn-Rushd a Fez, viene richiamato e in fretta e furia viene nominato nuovo Grande Shah. Mehmed, formato in un fertilissimo ambiente filosofico, si fa subito valere come un sapientissimo sultano. L'intero regno viene modernizzato, la cultura filosofica viene introdotta grandemente e La Mecca e Medina vengono ampliate e abbellite ad uso e consumo dei pellegrini. Tuttavia il suo matrimonio con una bellissima principessa bizantina, celebrato sia con rito islamico che con rito ortodosso, crea alcuni scompensi nel regno. La scelta, a detta di molti infelice e fortemente sconsigliata dagli uomini della corte di Mehmed II, fu un capriccio del sultano stesso che, pare, impazzì per l'algida bellezza di Maria della famiglia dei Comneni, nipote del basileus Manuele I. Il 1164 è l'anno di svolta, alcuni atabeg, delle sorta di vassalli, decidono di ribellarsi capitanati dall'Emiro dell'Azerbaijan e dal Sultano di Konya. La guerra civile che ne consegue è un bagno di sangue che dura per ben sei anni. Manuele I, basileus dell'Impero Romano d'Oriente, annuncia il proprio appoggio a Kilij Arslan II, nuovo sultano succeduto al padre Mesud I. In risposta Mehmed II fa decapitare Maria e ne manda la testa a Constantinopoli. Tale evento sarà immortalato dai miniaturisti di Isfahan come gesto ispirato dal demonio e dalla pazzia a Mehmed, che tutto aveva perso per amore della moglie e ora la uccideva per vendetta. Mentre Mehmed II riceve appoggio da Mehmed I Kerman, nobile selgiuchide della Persia, Sayf al-Din Ghazi, figlio di Zengi e imparentato con i neo-sultani di Al-Misr degli Ayyub per tramite del fratello minore Nur al-Din, dichiara l'Emirato di Mosul indipendente. La guerra totale nella mezzaluna fertile crea una situazione di instabilità netta. Al termine del decennio Sayf al-Din riesce a conquistare tutto il Levante, ad esclusione di Gerusalemme ancora in mano cristiana, e l'Arabia selgiuchide compresa La Mecca e Medina. Proclamatosi Sultano di Siria quindi, riceve anche l'appoggio da parte di Ayyub I che lo riconosce come legittimo in barba al trattato di alleanza di Al-Ruha. Per Mehmed II è impossibile contrastarlo, impegnato nella sua guerra contro il Sultanato di Konya e l'Emirato di Azerbaijan, foraggiati dai bizantini. A conclusione del tutto anche Berkant, Emiro di Khazar, si dichiara indipendente complice anche la lontananza dai territori controllati e la presenza del Regno di Georgia come stato cuscinetto. Nel frattempo a Baghdad la morte del califfo Al-Muqtafì fa salire al trono il figlio Al-Mustanjid che, complice la grande amicizia tra il padre e Ahmed Sanjar, decide di appoggiare Mehmed II nella guerra.

Mentre la Georgia, il Gran Principato Kipchak e il Regno Bulgaro del Volga consolidano i loro territori tenendosi sapientemente al di fuori di queste guerre, e l'Impero Romano d'Oriente continua la sua alleanza con il Sultanato di Konya, più ad est il Sultanato Corasmio continua la sua opera di smarcamento dal Khanato dei Khara-Khitay tra alti e bassi. Intanto la dinastia ghuride completa la conquista dell'ormai decaduto Sultanato Ghaznavide e già comincia a guardare verso l'India.

Ad ovest, invece, nella Penisola Iberica tutto tace. I buoni rapporti tra il Grande Maghreb e le Spagne Unite rendono la situazione molto stabile, mentre lo Stato Templare di Lusitania è sempre più impegnato nella gestione del Regno di Gerusalemme che, nonostante le guerre nel Levante, pare godere di un invidiabile pace e serenità. I Gran Maestri Templari che si succedono negli anni si occupano, inoltre, di espandersi nei vari regni europei potenziando ancora di più le case templari sede dei vari priorati regionali.

In Africa, intanto, continuano a fasi alterne le varie guerre che vedono contrapposti i regni animisti con quelli musulmani. Al termine del decennio, comunque, siamo ancora in una fase di stallo e nessuno dei regni pare aver giovato granchè di queste guerre espansionistiche. Solo il Regno del Takrur, grazie all'amicizia con il Grande Maghreb, può prosperare maggiormente ma, di fronte all'unione dell'Impero di Wagadou e quello del Mali, unificati sotto Bello I nell'enorme Impero del Mali dopo una guerra durata per anni, ha dovuto subire un arresto della propria espansione. Nell'Impero del Mali la religione musulmana fa fatica ad attechire e la presenza ad est del Regno di Kanem-Bornu, ferventi musulmani espansionisti, è sicuramente un freno all'islamizzazione delle popolazioni animiste del golfo di Guinea. Nel Corno d'Africa, invece, tutto tace e sia a nord la Makuria che più a sud l'Etiopia e tutti gli altri stati che orbitano intorno a loro rimangono sostanzialmente in pace.
 

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1171 - 1180


Il 1171 si apre con il proseguire della lotta tra Federico II, Duca di Svevia, e Enrico III, Duca di Sassonia e Baviera. Dopo un primo momento di neutralità, anche Vladislao II, Re di Boemia, decide di entrare nella contesa. Diviso a metà tra la fedeltà a Corrado III, e l'amicizia rappresentata anche dalla Punta di Santa Maria una stupenda spada regalata al re da parte del vecchio Imperatore, e i legami familiari tramite la moglie con il Duca d'Austria e la dinastia Babenger, alla fine Vladislao dichiara la sua fedeltà a Federico II e si prepara alla guerra. Nella terribile battaglia di Monaco, nella Baviera, nel 1172 Federico II, raggiunto da Vladislao II riesce ad avere la meglio su Enrico III e dei suoi alleati i duchi di Carinzia e Austria. I tre nobili vengono imprigionati da Federico II che, avendo eliminato il suo rivale, può ora dichiararsi Re dei Romani. Intanto Re Gèza II di Ungheria provvede ad occupare i territori confinanti con il suo regno, appartenenti ai feudi ribelli, dando fiato a Federico per quanto riguarda il fronte orientale. Da Roma, intanto, papa Vittore IV osserva l'evolversi della vicenda e nella notte di natale dello stesso anno riceve a Roma Federico che viene così incoronato Federico I, Sacro Romano Imperatore. Intanto, pero', la guerra in Germania non è ancora conclusa. Il Duca di Borgogna, Oddone II, appoggiato e finanziato dalla reggente di Francia Eleonora d'Aquitania tenta in ogni modo di conquistare le terre imperiali ad est del Reno. Federico I deve immediatamente rivolgersi ad ovest, dove un'armata franco-borgogna guidata dallo zio del re di Francia Roberto Capeto tenta di conquistare la capitale imperiale di Aquisgrana, lasciata ancora sguarnita da Federico. Un primo scontro nelle campagne della regione dell'Hainault si risolve in nulla di fatto. Nel 1173, pero', al compimento della maggiore età di re Bernardo I le operazioni passano nelle mani di Bernardo che, impaurito dal potere della madre che da reggente ha mantenuto rapporti con i feudatari come se fosse la reale sovrana del paese, decide di farla imprigionare, assieme allo zio Roberto, con l'accusa di sodomia e di intrigo contro la corte. Probabilmente consigliato anche da Umberto III di Savoia, suo fidato feudatario e amico nonchè addestratore d'armi in gioventù. Tra gli altri feudatari, alla notizia della prigionia di Eleonora d'Aquitania, non vi sono sommovimenti. La donna, che possedeva larghissime parti di territorio, aveva certamente intimorito anche per la sua forte personalita. Bernardo, con la prigionia della madre, riceve in eredità il ducato di Aquitania con giurisdizione anche sulla Guascogna. Si tratta, forse, del primo grande ampliamento del dominio regio. Intanto, in Germania, Federico I detto il Barbarossa riesce a concludere con re Bernardo I un soddisfacente accordo con il quale il duca di Borgogna, che nel frattempo è stato ucciso in battaglia e a cui è succeduto il figlio Ugo III, diventa feudatario della corona francese e in cambio Bernardo rinuncia ad ogni pretesa sulle terra imperiali ad est del reno. L'accordo è fortemente voluto dal Barbarossa anche perchè nel frattempo ad est un nuovo fronte si è aperto: re Vairis I di Curonia, infatti, attacca la regione della Musa, da decenni contesa con l'Impero. Il re di Polonia Miezsko III, che durante la guerra civile non aveva mosso il suo esercito nonostante i legami con il Brandeburgo, decide a questo punto di attaccare la Curonia di comune accordo con il nuovo marchese del Brandeburgo, dove Alberto I protagonista degli ultimi vent'anni di storia della Germania settentrionale muore ultrasettantenne per lasciare il posto al figlio Ottone I. A Kiev infatti il vecchissimo Vsevolod II, Gran Principe di Kiev, pone la sua longa manus sulla Polonia ammonendola di non attaccare il regno di Curonia. Miezsko deve così ritirarsi, per evitare di innescare uno scontro più generale tra potenze cristiane ed ortodosse. Re Vairis I, così, entra trionfalmente nella regione di Musa e finalmente la riesce a strappare alle forze imperiali. Federico I, stufo del decennio di guerra, intorno al 1176 pone il suo riconoscimento al Regno di Curonia e decide di dedicarsi alla sistemazione del territorio imperiale. Se fino a quel momento aveva tenuto per se i feudi strappati ai nobil ribelli, l'Imperatore decide di riconsegnarli ai figli di questi in modo da poter controllare meglio il territorio e assicurarsene la fedeltà con questa mossa di misericordia. E' così che Ermanno I di Carinzia e Enrico III d'Austria vengono confermati nei loro titoli, mentre il Ducato di Baviera viene assegnato proprio ad Enrico VI e quello di Sassonia viene passato al figlio di Corrado III Enrico che diviene così Enrico IV di Sassonia.

In Inghilterra, intanto, proseguono i decenni di pace. Alla morte di re Stefano I gli succede il nipote Riccardo I che prosegue la sua politica neutrale e di amicizia con la Scozia e la Bretagna-Normandia. Riccardo I, di comune accordo con re Goffredo I Plantageneto decide di appoggiare le truppe di Ruaidrí mac Tairrdelbach Ua Conchobair, figlio dell'ultimo re supremo di Irlanda. Con la sostanziale assenza tedesca, che pure aveva tentato di influenzare gli affari interni irlandesi, e con i norvegesi impegnati in Scandinavia in alcune querelle con il Regno di Danimarca per il possesso dell'isola di Sareema e dell'Estonia, Ruaidrì può conquistare in breve tempo tutta l'isola unificandola in un unico regno. Re Ruaidrì I, quindi, pur non firmando patti ufficiali con i regnanti di Scozia, Inghilterra e Bretagna-Normandia apre completamente il mercato dell'isola verde e comincia una sorta di amicizia con coloro che lo hanno aiutato ad imporsi sulle decine di prentendenti al trono d'Irlanda.

Sigurd II di Norvegia, in questo decennio, è impegnato a ricostituire la vecchia potenza norvegese resa meno efficace dallo scioglimento dell'Alleanza Nord-Occidentale. Il matrimonio tra Sigurd, rimasto vedovo, e Brunilde, figlia del re di Svezia, rende ancora più vicini i due regni. Le tensioni, pero', avvengono con il nuovo re di Danimarca Magnus II. Sul finire del decennio una guerra vede contrapposti Sigurd II e Magnus, appoggiato da Ottone I, Marchese del Brandeburgo e imparentato con la famiglia reale danese. L'obbiettivo è la contea autonoma di Sareema e le terre di Estonia. La piccola guerra si conclude con un accordo di pace che prevede la Sareema, la quale compravendita ai veneziani fu annullata dalla sconfitta di Valdemaro nella guerra civile, tornare alla corona danese mentre l'Estonia viene assegnata al Regno di Svezia.

Mentre Polonia e Ungheria, dopo la loro partecipazione alle guerre tedesche, terminano il decennio in sostanziale pace, diversamente si può dire dell'Italia dove grandi sommovimenti sono in atto. A metà del decennio il comune di Milano cessa formalmente di esistere. Martino Della Torre, detto il Gigante, appartenente alla famiglia nobile più in vista di Milano, approfittando delle difficoltà dell'esercito comunale nel tenere uniti gli estesi domini riesce con un colpo di stato a prendere il potere. Segretamente accordatosi con la Francia, Martino riceve l'aiuto anche di Genova che viene ricompensata con la regione di Asti e la promessa di aiuto ad una guerra contro la Repubblica di Toscana per la riconquista del contado. Nel 1173 nasce il Ducato di Milano che subito vede riconoscimento dalla corona francese e da Genova. La conquista, pero', mette inquietudine al Vincolo di Spoleto. Vittore IV chiama a raccolta il doge di venezia, re Serlone I e il gran console di Toscana per una guerra per la conquista del nord italia e il definitivo annichilimento di Genova. La guerra, tuttavia, non si conclude molto facilmente. Se Venezia può controllare il Mediterraneo e il porto di Genova viene immediatamente sottoposto a blocco, le truppe francesi, ora disimpegnate dalla guerra contro l'Impero, possono giungere a Milano. L'esercito del Vincolo di Spoleto, guidato dal re normanno Serlone I, giunge ai confini del Ducato, nei pressi di Bologna dove nella battaglia omonima si decidono le sorti della penisola. L'esito della battaglia è incerto, Serlone I viene ferito e la sua vita salvata solo dalla prontezza del Duca di Sardegna, suo feudatario, il giovanissimo Teofilo I, figlio illegittimo di un feudatario del vecchio duca Costantino poi adottato per mancanza di eredi, che salva letteralmente la vita a Serlone uccidendo da solo una ventina di fanti milanesi. Terminata la battaglia non è chiaro chi sia il vincitore, nonostante il Vincolo di Spoleto abbia subito numerose perdite. Il successivo trattato, firmato a Como con la presenza anche di un inviato da parte di Federico I, neo-imperatore, vede il contado genovese restituito alla città, il Ducato di Milano legittimato. Il Papa, forse intimorito dalla presenza francese, può poco e ottiene solamente per il Ducato di Sardegna l'elevazione a Regno di Sardegna legittimato anche da Serlone I che affranca il proprio feudatario grazie al coraggio di Teofilo I.

Nella Mezzaluna fertile, intanto, prosegue la guerra civile selgiuchide. Mehmed II comincia il decennio con la vittoria sull'Emiro dell'Azerbaijan, grazie anche a delle avanzatissime macchine d'assedio e alle truppe fornitegli dal califfo Al-Mustanjid. La vera guerra, pero', avviene più ad ovest dove il Sultano di Konya continua la sua resistenza. I due eserciti, curiosamente, si reincontrano presso Edessa nella piana di Harran, dove già durante la seconda crociata gli eserciti musulmani uniti avevano sconfitto i crociati. La battaglie che ne segue è forse la più sanguinosa degli ultimi cinquant'anni. Alla fine, nonostante le gravissime perdite, Mehmed II può esibire su una picca la testa di Kilij Arslan II e riconquistare quei domini. La lunga e dispendiosa guerra, pero', rende impossibile al Grande Shah rivolgersi verso il neonato Sultanato di Siria che sul finire del decennio viene riconosciuto sia da Mehmed che dal Califfato Abbaside. Mehmed, quindi, può rivolgersi ad ovest verso l'Impero Romano d'Oriente dove, nel frattempo, è salito al trono imperiale Giovanni III Comneno, nipote di Manuele I. La vendetta di Mehmed II è cruenta, gli eserciti selgiuchido-abbasidi giungono sin nella Frigia portando devastazione e distruzione fino a quando Giovanni III può preparare una controffensiva grazie anche alle pressioni fatte sul re di Georgia, Giorgio III. Questi, grazie alle più avanzate tattiche militari e ad una fornitura di eccezionali armi, è il vero artefice della rivincita bizantina. Al termine della guerra, quindi, l'Impero Romano d'Oriente può ritenersi soddisfatto di aver perso solo la regione del Ponto, passata sotto lo shah Mehmed II. Meno fortuna, invece, ha il Sultanato di Al-Misr. Alla morte di Ayyub I sale al trono suo figlio Yussuf I, questi si trova impossibilitato dall'intervenire efficacemente in Arabia, dove l'Imamato Zaydita resiste ancora, a causa di un attacco a sorpresa portato da est. Si tratta della fine ufficiale di Al-Ruha giacchè l'attacco è portato dall'Emirato di Tunis, foraggiato dal Grande Maghreb. Nassib I, emiro di Tunis, dopo aver preso come seconda moglie la figlia dell'ultimo emiro ziride e dopo essere succeduto al padre Ali, attacca le regioni di Gefara, Fezzan e Tripolitania nel tentativo di espandere il proprio dominio. La superiorità navale dell'Emirato di Tunis unita all'esercito portentoso del Maghreb rende la battaglia molto molto difficile. Verso la fine del decennio, pero', Yussuf mostra al mondo intero il suo genio tattico e Nassib viene ricacciato a Tunis. Con la mediazione di Ibn Rushd, ancora massima carica della Jumhuriya, si arriva ad una pace. Nonostante questa è chiaro ormai che la luna di miele tra gli islamici è finita e il futuro molto incerto. Conseguenze di questa guerra sono anche in Arabia, dove il califfo, impegnato in supporto di Mehmed, non può nulla di fronte all'avanzata dell'Imamato che conquista le regioni da Zufar fino al Qatar e colonizzando l'isola di Socotra. Ad est, invece, il Sultanato Corasmio approfitta di lotte dinastiche nel Khanato Khara-Khitay per affrancarsi definitivamente dallo scomodo vassallaggio. Il fatto, pero', rende inquieto la nuova potenza dell'area il Sultanato Ghuride che, impossibilitato dall'espandersi in India, dove una coalizione tra i principati indù ha ricacciato indietro i musulmani, incominciano una lunga guerra contro i Corasmi. All'alba del 1180 i Ghuridi hanno conquistato parte delle province orientali dei Corasmi che a fatica riescono a siglare una pace con i Ghuridi. Ridotto d'estensione, ma sempre orgoglioso, il sultano corasmio si lega ancora di più con i Selgiuchidi con un matrimonio dinastico combinato tra i figli del sultano corasmio e del Grande Shah Mehmed II.

Più a nord, invece, il Regno Bulgaro del Volga si sveglia dal torpore, non tanto per volontà ma quanto per una coalizione ortodossa contro i suoi domini. Mentre il Gran Principato di Kipchack, sobillato dalla Georgia e da Costantinopoli, attacca i bulgari da est altrettanto avviene per mano di Kiev che tenta di chiudere in una morsa da ovest il regno islamico. La guerra bulgaro-ortodossa porta a dei cambiamenti nell'area, Kiev strappa ai bulgari le regioni di Suzdal e Murom mentre i Kipchack conquistano la regione di Tavda, Pelym e Rezh. Diminuiti di territorio, ma sempre fieri, i Bulgari del Volga, visto il dissolversi di Al-Ruha, decidono di legarsi ad un'alleanza con il neonato Emirato di Khazar. La mossa provoca la fine della guerra bulgaro-ortodossa e uno stabilizzarsi della zona.

Intanto nel Golfo di Guinea il Regno di Ife viene inglobato definitivamente nell'Impero del Mali, gli abitanti del regno decidono di sottomettersi al faamas Bello I per difendersi dalla morsa islamica provocata dall'espansione del Takrur e dell'Impero di Kanem-Bornu. Nel corno d'Africa, invece, prosegue la pace dovuta alla stabile alleanza tra Makuria ed Etiopia. I due regni copti, sempre più uniti, continuano a foraggiare gli sciiti d'Arabia che ora aprono i loro mercati donando grandi ricchezze ai due regni africani. Più a sud i vari regni pagani e lo Stato Falashita ebraico rimangono stabilmente nei loro confini.

Tutto tace, per ora, nella Penisola Iberica dove la strana situazione a tre rende ogni possibile mossa un suicidio per ciascuno dei tre stati. Mentre il Grande Maghreb potrebbe vedersi una nuova crociata in casa propria se tentasse di conquistare altri territori, di contro le Spagne Unite sono più preoccupate dal potere templare che dai mori. Da segnalare che nel corso del decennio muoiono sia Petronilla d'Aragona che Ramon Berenguer IV, Ramon, così, può divenire il primo re delle Spagne Unite della dinastia unificata degli Aragona-Barcelona. Il giovane re dimostra, comunque, già un'ottima comprensione del difficile scenario geopolitico quando riesce ad ereditare il giudicato d'Arborea, già suo vassallo, quando l'ultimo Giudice rimane senza eredi. Il matrimonio con la sarda figlia del Giudice assicura a Ramon I l'espansione territoriale.

Il Regno di Gerusalemme, governato saggiamente dalla dinastia Cerretani, sembra rimanere in una bolla. Il nuovo Sultano di Siria, nonostante prema ai confini, non sembra ancora nella posizione di tentare una riconquista della città santa. Evento degno di nota è la morte di re Jacopo I, amatissimo dal popolino anche musulmano, e l'ascesa al trono di suo figlio Lucio I, avuto con la sua regina, la principessa bizantina Teodora Comnena. Imparentato coi Comneni, Lucio I, pur mantenendo contatti forti con la madrepatria di suo padre, ossia la bella Firenze, si ritrova ancora più vicina all'influenza del basileus Giovanni III che, in molti dicono, sia il vero artefice delle politiche gerosolomitane in perenne conflitto con i seppur influenti Templari che a Gerusalemme mantengono una base fortissima.
 

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1181 - 1189

Il 1181 si apre con una serie di decessi famosi. Il primo è quello di Al-Mustanjid, califfo e protettore dell'Islam. A succedergli senza troppi problemi è il figlio Al-Mahdi, tuttavia, eredita una situazione non certo facile con molti territori arabi persi in favore dell'Imamato Zaydita e la grande opposizione di Al-Fayyad, suo pro-zio e figlio del grande califfo Al-Muqtafì, fautore della rinascita abbaside. L'appoggio, pero', garantito da Mehmed II a Al-Mahdi rende l'opposizione di Al-Fayyad molto estemporanea e sul finire dell'anno Al-Mahdi può a buon diritto dire di avere il controllo totale di Baghad e dei domini abbasidi.

Il secondo decesso, dalle conseguenze ben più destabilizzanti, è la morte di papa Vittore IV, ormai ultraottantenne. Il conclave che ne segue è uno dei più combattuti, con la scomparsa delle grandi alleanze cristiane si assiste, infatti, ad una sorta di lotta tutti contro tutti per assicurarsi l'influenza sul papato. Dopo ben due mesi di consultazioni e di votazioni, i cardinali riuniti riescono infine nella famosa fumata bianca sconfiggendo l'arsura dell'infuocata estate romana. A spuntarla, nonostante le rimostranze francesi e grazie all'assenso italiano nell'impossibilità di trovare un candidato accettato da tutti gli stati della penisola, è l'inglese Boso Breakspear, nipote del ben più famoso Nicholas Breakspear che già nei decenni precedenti era stato protagonista del conclave che vide l'elezione di Vittore IV. Preso il nome di Sergio V, il nuovo papa dimostra subito una politica assai diversa soprattutto nei rapporti con Venezia e il Regno di Sicilia. Amico personale di Re Riccardo I e in buoni rapporti con il Ducato di Milano, Sergio V provoca la rottura del Vincolo di Spoleto nel momento in cui chiama a Roma Serlone I per chiedergli giustificazioni delle numerose libertà concesse ai musulmani di sicilia. Se Venezia si dice favorevole ad una chiusura siciliana verso i musulmani, probabilmente per accontentare il nuovo papa, la Sicilia e la Toscana si staccano dalle posizioni filo-papali. Anche l'ultima grande alleanza vede la sua prematura fine in una nuova Italia sicuramente foriera di nuove tensioni.

Tali tensioni vedono la loro concretizzazione quando Serlone I rifiuta di inserire misure repressive contro i suoi sudditi musulmani. Papa Sergio V minaccia la scomunica, la quale non avviene solo su pressione veneziana che mantiene rapporti commerciali cruciali con la Sicilia. La querelle, pero', ha la conseguenza di un riavvicinamento con il basileus Giovanni III in un accordo cruciale con Serlone I si vede assegnare l'isola di Malta in cambio di diritti commerciali e un generoso donativo d'oro. Nel frattempo Venezia, grazie ad un accordo con Ramon I delle Spagne riesce ad avere importanti diritti commerciali in Iberia e, addiritura, ad avere il territorio della ex colonia pisana e poi genovese di San Giovanni.

Proprio in Spagna, pero', è dove accade il più grande sconvolgimento di questi anni. E' il 1182 quando un arabo convertito al cristianesimo di nome Ahmed de la Vega, già fedelissimo di Re Ramòn I e un tempo suo personale consigliere di corte, si vede esiliato dal suo stesso re a causa delle accuse di una congiura. Le accuse, col tempo, si riveleranno false e soprattutto dettate dalla gelosia del Duca di Castiglia, discendente di quei Castilla estromessi dal potere dalla famiglia Aragona-Barcelona. Ahmed, assicuratasi la totale fedeltà delle comunità islamiche e ebraiche, comincia una rivolta che assume dei forti connotati di rivalsa sociale-utopistica. Re Ramòn I decide di marciare subito contro la regione di Valencia, epicentro della rivolta. Tuttavia, nel frattempo, nelle regioni europee del Grande Maghreb qualcosa si muove. Tamir Al-Maghrebi, infatti, governatore della regione di Granada aiutato dal suo fidato consigliere, il medico ebreo Moshe Ben Maimon, già famoso per aver risolto la terribile peste di Firenze, si ribella al governo della Jumhuriya accusando Ibn Rushd di tenere sotto scacco il Maghreb in un regime troppo concentrato sul potere dell'Accademia Araba. Consapevole di non potere niente di fronte alle armata del Grande Maghreb, Tamir si rivolge proprio ad Ahmed de la Vega e formano un fronte comune. Sobillata anche la regione di Murcia, si dice a causa di agenti templari inviati nella zona, i due riescono a resistere ad una prima ondata repressiva attuata da Ramòn I. I due, pero', probabilmente non avrebbero potuto resistere se non con il cruciale ed involotario aiuto del Sultano Yussuf I. Questi, grazie anche alla tacita alleanza del Sultano di Siria, riesce a mettere i confini occidentali in pace, attaccando l'Emirato di Tunis. Ibn Rushd si trova nella scomoda posizione di dover rispondere alla chiamata d'aiuto degli alleati e deve quindi disinteressarsi della rivolta. Mentre Yussuf I avanza a grandi passi verso Tunisi, l'esercito del Grande Maghreb prepara la controffensiva. Siamo nel 1184, ormai, e la rivolta di Ahmed e Tamir non è ancora domata. L'assedio di Tunisi, anche grazie alle navi veneziane che giungono in aiuto del Grande Maghreb, suo partner commerciale storico, intanto si fa duro e Yussuf I può solo sperare di prendere per sfinimento la città. Nella grande battaglia navale del Golfo di Gades le navi veneziane annichiliscono la flotta del Sultano di Al-Misr, si dice addiritura che alcune navi genovesi siano state viste tra la flotta islamica. E' il 1187 quando un ennesimo ribaltone costringe Yussuf a rinunciare all'assedio. Da sud, infatti, il nuovo re di Makuria Moise I, appoggiato dalle truppe sciite dell'Imamato Zaiydita e da quelle dell'alleato etiope, attacca il Sultanato di Al-Misr rompendo il decennale patto del Baqt. Quando, pero', il Grande Maghreb può far ritorno in Andalusia per reprimere la rivolta è ormai troppo tardi. Ahmed de la Vega, sconfitto definitivamente nella battaglia di valencia l'esercito di Ramòn I, si proclama re di Granada. La sua opera si fa subito notare con un grandioso ampliamento della città di Granada che diventa la sua capitale. A nulla servono le proteste di Ramòn I, papa Sergio V, probabilmente incalzato dallo Stato di Templare di Lusitania, riconosce immediatamente il nuovo stato arabo-cristiano. Ibn Rushd, nonostante rivendichi ovivamente ancora quelle regioni, non può più sconfiggere Ahmed I che si trova in una invidiabile posizione. Il rischio troppo elevato di una nuova crociata, infatti, rende la via militare poco preferibile. La guerra contro Al-Misr, infatti, ha debilitato le casse statali maghrebine che, per ora, non possono che rimanere a guardare ed attendere occasioni più propizie. Ibn Rushd, infine, libera il Takrur dal legame di vassallaggio. Appurata la totale amicizia del regno africano, anche grazie ad una massiccia immigrazione arabo-berbera nei territori del Takrur, e data la situazione di forte instabilità decide di dare la libertà ad un regno che negli anni si è fatto sempre più grande e sempre meno gestibile. Ibn Rushd, inoltre, gli eleva alla dignità di "Sultanato" facendo entrare il Takrur di diritto nel novero degli stati islamici più potenti. Un'alleanza militare tra i due stati, pero', rimarca ancora una volta il grande legame tra i due. Intanto l'amicizia tra il Regno di Granada e lo Stato Templare di Lusitania si fa ufficiale con la stipula di un trattato di alleanza e un accordo commerciale.

Intanto la guerra in Africa continua, dopo un primo successo della Makuria grazie ai formidabili arcieri makuriani, Yussuf I non si fa scrupoli e interviene molto duramente. La controffensiva è teribile, il genio tattico di Yussuf qualcosa che, in molti in Europa dicono, paragonabile forse solo ai grandi condottieri come Giulio Cesare o Alessandro Magno. In tre anni, infatti, Yussuf riesce a ricacciare i Makuriani a sud conquistano le regioni di Nubia, Aswan e Alwa. Nel 1185 si giunge alla stipula di un nuovo patto, il secondo Baqt, come passerà nella storia, vede la Makuria indipendente nonostante sottoposta al pagamento di un tributo. Nessuna ritorsione contro l'Etiopia, troppo lontana, mentre Yussuf si prepara alla campagna militare contro gli sciiti che, nonostante la sconfitta nella guerra egizio-makuriana, rimangono agguerritissimi. La Makuria, intanto, si fa notare anche per i fervidi contatti commerciali che dall'isola di Kutch riesce ad avere, addiritura, con alcuni principati indù. Nonostante la perdita delle tre regioni rimane ancora un regno forte e con delle penetrazioni commerciali invidiabili.

Dopo anni di immobilismo re Sigurd II, famoso per il suo grande carisma, decide che è la vera ora della riscossa per la Norvegia. In accordo coi fedelissimi alleati svedesi, infatti, navi norvegesi prendono il largo verso la Scozia. Sigurd, una volta fatto sposare una sua figlia ad un nobile scozzese dissidente, approfittando della morte di re Malcolm IV, rivendica il trono di Scozia. L'alleanza con il Regno di Inghilterra pone una situazione molto delicata. E' il 1183 quando l'armata scandinava conquista la regione delle Highlands, anche grazie alle numerose isole del nord possedute che hanno perfettamente funzionato come base per attività di pirateria anche ai danni dei commerci verso l'Irlanda. Il fratello del re deceduto Guglielmo I, succeduto a Malcolm a causa dell'assenza di eredi diretti, chiama subito in suo aiuto Re Riccardo I di Inghilterra. La guerra continua per due lunghi anni con alti e bassi, fino a quando re Sigurd deve cedere. Il successivo accordo di pace di Glasgow vede confermare l'occupazione norvegese delle Highlands, nelle terre un tempo possedimento del nobile scozzese imparentato con la famiglia reale norvegese, ma a patto della ricessione della regione dello Strythclyde occupata per molti anni da Sigurd. E' ormai il 1188 e la guerra conclusa pare pero' lasciare margine per ulteriori conflitti. Re Guglielmo I non è soddisfatto e ha accettato l'accordo unicamente sotto pressione di Re Riccardo I che non ha voluto proseguire un'estenuante guerra.

Sintomi di instabilità e di guerre anche nell'Europa Centrale. Kiev, dopo aver sostanzialmente vinto la guerra bulgaro-ortodossa, si ritrova a soffrire alcune difficoltà. Sobillato da Polonia e Ungheria, Vladimir, appartanente ad un ramo minore della dinastia regnante di Kiev: i Rurik, si ribella al governo del Gran Principe dichiarando la propria indipendenza per il Principato di Polotsk. La separazione ha un senso anche religioso, Vladimir I, come si fa chiamare il nuovo principe, appoggia l'autonoma chiesa di Polotks discattandosi dal riconoscimento del resto delle chiese ortodosse di una supremazia del Patriarca costantinopolitano. Il distacco religioso rende possibile una maggiore vicinanza con i cattolici regni di Polonia e Ungheria. Fruttuosi rapporti commerciali e una garanzie delle due corone cattoliche di indipendenza per il Polotsk fanno propendere il Gran Principe di Kiev per la cautela. Sviatoslav III, succeduto al padre Vsevolod II, impaurito di una lunghissima guerra e di fronte alle titubanze di Re Vairis I di Curonia nel dare appoggio per un difficile scontro, decide quindi di non intervenire preferendo concentrarsi sul fronte interno potenziando ancora di più la struttura costituzionale del Gran Principato.

Nel 1189, infine, finisce la decennale guerra di Novgorod contro i pagani della Carelia. Anche aiutati dal Regno di Svezia, alla morte di Aleksanteri, mitico iniziatore della rivolta e fautore dell'unione di tutti i clan locali, il compito si semplifica di molto. La Karelia viene assegnata alla Svezia, mentre Novgorod può occupare tutto il resto del territorio ingrandendosi molto. L'ultimo grande evento riguarda, invece, la corona di Inghilterra. Il lungimirante re Riccardo I, infatti, dopo anni di consultazioni con i baroni inglesi da il via ad una epocale riforma costituzionale del regno. Il cosiddetto Foedus Londinii, infatti, scardina in parte la struttura feudale del regno per approdare ad una sorta di costituzione che garantisce alcuni diritti ai baroni e istituisce una sorta di parlamento.
 
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