GDR [Euryphaessa] L'ultimo scudo di Cydonia

Last Century

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Si narra che, in un tempo molo lontano, esistesse un mitico regno su una delle tante isole che costellano i mari dell'Ellade. Era un regno prospero e potente, devoto agli Olimpi che - ancora giovani - iniziavano a governare il mondo attraverso la loro volontà. Cydonia, questo il suo nome, aveva dato i natali ad alcuni tra i più grandi eroi del mondo e si diceva che Atena stessa vivesse tra le sue genti e ne foraggiasse l'impeto nel compiere imprese impossibili, degne solamente dei figli degli dei. Molte di queste storie sono andate perdute nel tempo, molte altre non sono mai state altro che invenzioni fatte da questo o da quel cantastorie, ma come tutte le leggende c'è sempre un fondo di verità, una sottile linea che identifica la realtà degli eventi dalla mera speculazione.

Sebbene di Cydonia oggi non resti nient'altro che lo sbiadito ricordo, alcuni discendenti della sua gente hanno continuato a vivere, separandosi, e nel corso delle generazioni hanno persino dimenticato chi erano e da dove venissero. Si sono fusi con ioni, dori, achei, allontanandosi con ogni generazione dalla verità. Un fine tragica, ma non unica, nella storia del mondo.

[ ... ]

Philippa era cresciuta in una società belligerante, prima venduta come schiava e poi usata per il diletto di regnanti crudeli come gladiatrice. Aveva combattuto così tanto e così a lungo da dimenticare persino perché lo stesse facendo e chi, in verità, fosse. Quello che la teneva in vita era la battaglia, lo scontro, l'adrenalina che le scorreva nelle vene ad ogni ingresso nell'arena, con l'incertezza imperante sul fatto che Ade la stesse o meno aspettando per cena. Lunghi capelli neri come la notte, il corpo vigoroso e indurito dalle cicatrici, una bellezza fiorita sotto e contro il bronzo facevano di lei una tra le tante guerriere del mondo... ma una qualunque, lei, proprio non era.

All'età di ventitré anni riuscì a liberarsi dal giogo, scappando durante l'ennesima guerra che mise a ferro e fuoco la città dei suoi padroni, e trovò rifugio a nord, oltre le montagne, dove il mondo pare finire e del mare non si vede l'orizzonte. Nella Splendente, la città formata da coloro che, un passato, non lo avevano. Qui rimase per un paio di anni continuando a fare l'unica cosa che aveva sempre saputo fare, combattere. Bellona l'aveva notata e invitata ad istruire i soldati nell'arte della guerra, tramandando loro il sapere e l'esperienza che solamente una sopravvissuta avrebbe potuto avere. Eppure c'era qualcosa, nel passato di Philippa, che continuava a tormentarla e non darle tregua, notte e giorno. E pur di vederla felice Bellona partì per lun lungo viaggio verso sud, setacciando le isole, finché non trovò quello che stava cercando; una prova tangibile delle leggende, un collegamento flebile - eppure reale - tra il fantastico ed il veribile.
E allora tornò indietro ciò che aveva trovato, conscia che Philippa non le avrebbe creduto senza una certezza materiale, qualcosa da poter toccare con mano.

[ ... ]

«Philippa.» Bellona salutò la donna con un cenno della testa.
«Bellona, sei tornata. Il tuo è stato un viaggio fruttuoso?» chiese la guerriera.
«Eccome se lo è stato.» rispose l'eroina. «Ho trovato quanto cercavo.»
Con un gesto della mano fece portare, da due opliti, un grosso scudo coperto da un telo. Lo scoprì accuratamente, rivelando un grosso scudo da oplita in bronzo, finemente lavorato, che riportava l'immagine di una falange intenta a combattere contro i mostri dell'Ade. Un cimelio prezioso, come non se ne vedevano tutti i giorni e, di certo, non in tutti i mercati.
«È meraviglioso, dove lo hai trovato?» Philippa si avvicinò, esaminandolo da più vicino.
«Ho seguito una vecchia mappa che, teoricamente, avrebbe dovuto portarmi alle rovine di Cydonia, l'antica terra degli eroi.» spiegò. «Parlando con la nostra krypstes le ho chiesto di fare alcune ricerche sul tuo passato, do dove venissi, chi fossi prima di arrivare qui...»
«Cosa importa chi ero? Importa chi sono. Non è per questo che la gente viene qui a Palladia?» lievemente stizzita Philippa parve venir punta sul vivo.
«Vero, ma ti prego non di non saltare a conclusioni affrettare, amica mia. Il mio è stato un gesto di cortesia. Da quando mi hai confidato dei tuoi sogni non ho potuto che cercare di aiutarti ed è emerso che la tua stirpe non sia umile come credi.» con la mano ruotò lo scudo, mostrando come all'interno fosse inciso con dozzine e dozzine di nomi, uno sotto l'altro.
«Leggi questi nomi.» le indicò gli ultimi due che recitavano a chiare lettere: Tranos figlio di Deimos e Philippa figlia di Tranos.
«Mi stai dicendo che questa Philippa sarei io?» chiese, scettica. «Il nome è piuttosto comune.»
«Però è il tuo nome, e quello è il nome di tuo padre. L'ho fatto scoprire a Justinia appositamente per eliminare ogni possibile errore.» incalzò l'eroina.
«Potrebbe essere solo una coincidenza... io non ho mai conosciuto mio padre, dopotutto.»
«Quello che devi chiederti è se questa coincidenza per te è così sbagliata. Tocca lo scudo, imbraccialo, e dimmi se non se non ti senti a tuo agio brandendolo.»

Riluttante Philippa lo prese e, una volta assicurato al braccio, sentì come una voce nella testa, una sensazione rassicurante che sveltamente diradava ogni incertezza e ogni dubbio. Che lei fosse o meno la philippa dello scudo poco importava, qualche che fosse il suo passato poco importava, perché lo scudo l'aveva in qualche modo scelta, forse per tutta la sofferenza che aveva passato in vita.
«Deduco dalla tua espressione che ti senti a casa.» sorrise Bellona.
«L'ultimo scudo di Cydonia.» sussurrò. «Sia quel che sia, Bellona, ti ringrazio. Preferisco credere a questa storia che indugiare nell'oscurità dei miei pensieri.» confessò. «Creeremo una nuova leggenda per la mia stirpe e per questo scudo. Assieme.»
«Assieme.» ripeté l'eroina.

GDR introduttivo per la nuova stratega, Philippa Cydonia
 
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