GDR Di padre in figlio

Wally87

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Quando la notizia del necroassalto ai danni degli amici Rahonavide raggiunge il regno dei giganti pelleverde molti preparativi vengono attuati.
Talanjoo lascia la caserma di Tradeswamp per raggiungere le truppe a Zul'Drak in tempo zero e per prenderne il comando.
La notte prima della partenza chiama a rapporto il suo primo genito maschio dentro la tenda del comandante.
Il giovane dopo aver chiesto il permesso di entrare, scosterebbe la tenda e farebbe un inchino al sovrano.
"Sire, scusati se vi fici aspettari" direbbe formale e distaccato.
Dopo aver osservato la sua figura per qualche istante risponderebbe "nun esseri cu sì furmali, simu suli e sugnu tu patri, figghiu meu" sorridendo alla propria prole. Prima che l'altro potesse obbiettare direbbe presto.
"Ti facisti grandi Brag'Mar, quandu te vidu mi pari i vidiri me stessu i diversi anni più givani. Veni a sittarti au meu fiancu" direbbe al suo primo genito versadosi un boccale di birra e facendo altrettanto col suo pargolo.
"Grazie patri. Chista sarà a prima voda che sarimu assiemi su nu campu i battagghia. Ti porterù onuri!" direbbe con molto orgoglio negli occhi.
Vivere nell'ombra del re-guerriero Talanjoo per molti sarebbe un grande fardello, mentre per Brag'Mar era motivo di grande orgoglio.
Per gli anni del suo addestramento aveva sognato l'arrivo di quel momento. Loro due fianco a fianco a caricare a testa dura i caduti sprezzanti del pericolo.
A quelle parole il volto del Re si scurirebbe quasi istantaneamente. Sa bene che il figlio è più che qualificato per assolvere al proprio dovere sul capo di battaglia. Proprio come lui, la sua forza ha raggiunto vette superiori a quelle degli altri pelleverde.
In ogni allenamento individuale era sempre uscito con un trionfo. Salvo quelli in cui l'avversario non fosse stato il padre, in quei casi l'impressione era sempre stata quella che si stesse -almeno inconsciamente- trattenendo, forse per la troppa stima verso il genitore.
Era il più abile e rispettato dei suoi soldati. In molti già lo consideravano il degno e legittimo successori di Talanjoo. Anche se nel Trollheim il diritto al regnare non era ereditario, titoli come Principi, Regina madre o altro, serviano solo ad indicare il nucleo familiare del Capo supremo. Erano di fatto privati del senso di nobilita che permeava le corrispettive parti degli altri stati.
Inoltre il ragazzo aveva ereditato la sua straordinaria resistenza agli incantamenti. Inoltre grazia alle influenze sauriane era anche istruito, proprio come la sorella Pi'yiwue. Quindi per molti era il modello da seguire per farsi che l'era in cui i Troll erano considerati inferiori volgesse al suo termine.
Prendendo coraggio il re a malincuore risponderebbe "dumani mattina nun partirai cu mia e l'esercitu, vogghiu che tu rimani a Zul'Drak"
Lo shock sul volto del guerriero era difficilmente mascherabile.
"Ma cumi patri, nun crediti che pozzu marciari assiemi agli addri suldati?"
ma prima che potesse continuare nelle sue congetture il re andrebbe a spiegarne le motivazioni "tu si più che qualificatu, u problema esti u cuntrariu. In chista battagghia e nei prossimi anni, pochi i chiddi che sunnu accampi qui turnerannu ai loru casi e famigghie. Chistu nun esti mai statu nu problemi pi chiunque che vogghia cumbatteri. Faci parti da nostra vita. E averti au meu fiancu darebbi ancura più forza ai nostri soldati"
Brag'Mar guarderebbe il padre non capendo dove volesse andare a campare con quei discorsi.
"Ma esti nu lussu che comi Re nun me pozzu concederi. Desideru tantu quantu a tia fracassari crani fiancu a fiancu. Aspettu chistu momenti da quandu uscisti du ventri i tua madri. Ma nun pozzu farti veniri come Re. I mei doviri come sovranu vengunu prima dei desideri du patri, u capisti?" andando a tracannare il boccale per idratare la gola prima di continuare
"Tutti i capi tribù penzanu che se a curuna verrà i novu messa in paliu, sarei tu a vinciri e diveniri u novu Re. Sempre che chistu potisse fari piaciri a Mork" direbbe alzando lo sguardo al cielo e pregando per la benedizione del Dio dei pelleverde.
"Mentre ieu e i chisti guerriri cumbatterimu contru du caduti, vogghiu che tu usi chistu tempu pi imparari cosa esti u pesu du cumandu. Quindi da dumani mattina, tu non si chiu nu semplici guerrieru, ma ti fazzu generali. A tia u compitu i proteggeri u nostru regnu dai minacci a norde. Non pozzu partire senza sapiri che ca i fortificaziuni continuanu e i novi recluti addestrate. U capisci?" direbbe portano le sue grandi e callosse mani sulle spalle del ragazzo.
Anche a se a malincuore il ragazzo risponderebbe "capiscu beni chiddu che tu vogghia diri, ma nun esti certi che a curuna pozza arrivari ammia. Ma se chistu esti u vuliri i me Patri e du meu Re, obbediscu"
Da buon soldato del regno la nozione di rispondere agli ordini impartiti era ben radicata in lui e quindi non cercherebbe di persuadere il padre dai propri propositi.
"Ora pozzu partiri a cori leggiru sapindu che i mei figghi proteggerannu u Regnu in mea assenza, ora bevimi quarcosa assieme" direbbe sorridendo al figlio
 
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