Diplomazia [Coro-Dovjunaar] Salve salvino, vicino!

Dyolance

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Dopo il rigido inverno, la più florida primavera: così si potevano descrivere i primi due anni di vita del Coro Astrale, occupato un anno a leccarsi le ferite per arginare la corruzione o saziare il caos e quello dopo a godere di un'espansione pacifica e parzialmente fortuita. Certo, alcune occasioni potevano essere colte meglio, ma tutto sommato già il fatto d'aver evitato ulteriori perdite dopo il provante primo anno era già stata una grande manna dal cielo. S'aggiunga poi i positivi primi contatti con i vicini meridionali del Dovjunaar e l'Uno non poteva che gioire e compiacersi del 4314.
Molto però doveva ancora essere esplorato e pacificato, e per quanto sia vero che dopo la primavera venga l'estate non è detto che gli eventi seguano effettivamente questa piacevole metafora. L'attenzione perciò non era di meno rispetto all'anno precedente.

Con i primi disgeli e venti caldi alcune foglie si staccano dall'Albero Astrale, indicando la via verso Madros l'umano Luis David e la vitrilica Glass.
Mentre altre loro sorelle d'altro sangue erano impegnate in ricerche tecnologiche o nell'espansione pacifica dell'amore che tutti condividevano, a questi due venne dato compito d'intrattenere la compagine dei Sangue di Drago del Dovjunaar invitati presso Madros per un secondo anno di piacevoli discorsi, accordi e scambi d'idee. Visto che nell'anno precedente erano stati gli Astrali a far visita ai vicini era stato ritenuto opportuno che l'ospitalità venisse ricambiata.
Madros era stata scelta poiché regione di confine con il regno dragonide, ma anche perché era la città che meglio aveva conservato un'impronta cosmopolita da quella che si potrebbe ritenere la nascita del Coro Astrale: precedentemente all'espansione dell'Uno e al ricollocamento di numerosi coloni infatti le tre regioni originali erano un impasto etereogeneo ma armonioso di razze, alcune che addirittura erano state acerrime nemiche durante l'Ultima Guerra. Dove la regione capitale e Giaresia si erano perse allora Madros e la sua Verdalte rimanevano salde, con pari presenza di Driadi, Umani e Minotauri al suo interno. Ironicamente i tribuni che in quell'anno ivi risiedevano non erano di nessuna delle tre razze.
L'umano era privo di particolari o importanti caratteristiche: un capello corvino come tanti, un occhio nocciola come tanti, tratti dimenticabili e indistinguibili in una massa di facce e tratti. L'essere poco riconoscibili, facilmente confondibili, ovvero una perfetta maschera. Attendeva con un sorriso sincero e atteggiamento cordiale ma composto.
Assai più curiosa era la sua altra sorella, Lady Glass, tribuna dei vitrilici astrali, cioè di se stessa: essere magico e misterioso, una presenza che sicuramente avrebbe creato qualche dilemma e domanda nelle menti e nei cuori dei Sangue di Drago. Gli Astrali sarebbero stati lì per saziare la loro curiosità.
Gli sguardi dei due raccontavano una storia più silenziosa: gli occhi nocciola dell'umano erano leggermente spenti e persi come quelli dell'halfling e del minotauro con cui l0anno precedente il Dovjunaar aveva avuto a che fare, mentre quelli della lady di vetro erano vispi e ben presenti. Sembravano non soffrire della stessa condizione.

All'arrivo del contingente Dovjunaar la popolazione di Madros, interamente parte dell'Uno, li avrebbe accolti porgendo sul loro capo corone di fiori e foglie dorate, non solo su quello dei dignitari più importanti ma anche su quello dei loro soldati accompagnatori. Dai locali sarebbero quindi stati portati alle pendici di un grande larice sotto il quale era stato posto un grosso e solido tavolo e qualche sedia. I raggi del sole filtravano tra le nuvole, danzando sulla pelle cristallina della vitrilica e probabilmente andando anche negli occhi dei dignitari dragonidi.
"Nella persona di Luis David e Lady Glass di Oroseira il Coro vi saluta, amati ospiti"

@Monitor_Dundee @Silen
personaggi: Luis David (umano) e Glass (vitrilica)
 
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Monitor_Dundee

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L'invito del Coro Astrale, come si confaceva ad una nazione in cui l'individuo passava in secondo piano, non faceva nomi né cognomi, lasciando alla Corte del Dovjunaar l'incombenza di scegliere i delegati.
Mikaelis, l'unico ad avere già incontrato gli esponenti del peculiare popolo vicino, era in altre faccende affaccendato.
L'idea del vicerè Ormos era stata di assecondare le inclinazioni del Coro, cercando al contempo di assorbire più informazioni possibili.
Il risultato fu una delegazione quantomeno... singolare.

Se il Coro si aspettava di accogliere dei Sangue di Drago non era dato sapere, quello che è certo è che le loro aspettative sarebbero state sovvertite.
A varcare un confine fu un drappello eterogeneo: Formian con gli archi a tracolla portavano a peso un palanchino, carico della stazza di una Matriarca. L'insetto colossale altro non era che Anixidris, Maga di Corte e scelta come particolarmente capace di comprendere le società collettive e di sciame.
Dietro agli artropodi marciava un gruppetto di Nani, armati con picconi ed altri strumenti da lavoro, la scorta volontaria di Gildas, sacerdote del Culto di Alduin. Il Nano si era dimostrato capace di comprendere la filosofia del Dragonidi meglio di molti Sangue di Drago: le molte domande del Coro avrebbero avuto risposte competenti e da parte di qualcuno che per tutta la vita era stato il ponte tra due razze.

Accettate con un misto di perplessità e piacere le corone di fiori, gli ospiti si avvicinarono al tavolo all'ombra delle rigogliose fronde.
I due delegati si fecero avanti, inchinandosi e salutando prima di prendere posto.

"Salute a voi, Genti del Coro Astrale. Portiamo i saluti e la benedizione di tutto il Dovjunaar. Il mio nome è Gildas, Sacerdote, e vi sono grato per l'invito e l'ospitalità. Le vostre regioni prosperano e sono rigogliose, e vedo che siete stati meritevoli di Doni di questo Mondo e dell'Altro."
Il Culto di Alduin era preda di feroci dibattiti sul ruolo degli Spiriti dell'Altrove nella narrativa dell'Apocalisse, ma quanto a Gildas ogni creatura si trovasse tra le Fauci di Alduin era sullo stesso piano. Anche se era fatta di vetro.
"Omaggi. Apprezzamento per accoglienza e benvenuto. Aspettativa di proficua conversazione e serena convivenza. Designazione: Anixidris. Rango: Matrona. Compito: Arcanista."
Imperscrutabile come per sua natura, il commento della Matrona Formian fu più laconico.
 

Dyolance

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Nella curiosa selezione di delegati il Dovjunaar non sapeva d'aver fatto una splendida sorpresa agli astrali, i quali rimasero piacevolmente colpiti di non dare il benvenuto affatto a un dragonide nelle proprie terre; non c'entrano niente ovviamente pregiudizi o razzismo nei confronti dei dovahkiin (appellativo preferito dai dragonidi in quanto nella loro lingua originale), quanto piuttosto si tratti di una dimostrazione pratica di civilizzazione ed equità nei territori del Dovjunaar tra le sue varie componenti. La rappresentanza delle varie voci che compongono un coro non poteva essere che apprezzata infatti da uno stato, un popolo e un'entità singola che facevano dell'importanza e riassunto della moltitutide la propria identià e forza.

Lady Glass abbassò leggermente il capo a salutare a sua volta il nano che si riferiva così apertamente a lei.
"Mi auguro che il mio esistere e la mia presenza non vi siano d'insulto, Sacerdote."
"Probabilmente è più azzeccato Venerabile o Eminenza, sorella. Ma prego, sedete con noi."
Un breve scambio tra gli astrali che portò la vitrilica a ridere tenuamente ed elegantemente. Il più piccolo movimento sulla sua pelle creava mille e mille riflessi in più e per questo lei si mise all'ombra per non causare troppo disturbo agli ospiti.

"Assisi si discute meglio, ci si confronta meglio." - anche l'umano sorrise a quel punto, poi continuò.
"Devo dire che apprezzo la brutale precisione del vostro parlato, Mia Signora Anixidris. Per vostra fortuna noi, sia io che mia sorella, siamo tra le voci più dirette nella nostra moltitudine. Meno chiacchiere.
Perciò se desiderate esaudire vostre curiosità su di noi nate durante il precedente anno saremo felici di rispondervi.
Altrimenti, e perdonerete la poca spiritualità, Eminenza, passerei agli affari."
 

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Gildas ammise a se stesso che, più che offeso, era profondamente confuso dall'apparenza della creatura silicea che gli aveva rivolto la parola.
Era forse una Mutazione? Uno Spirito dell'Altrove? Molte religioni li consideravano creature infernali...
"Chiamatemi Padre o Sacerdote, Sonaak. Non è una Chiesa di Eminenze e Cattedre, quella che predico. E non mi offendete, Madama, per la vostra presenza. L'Apocalisse vi ha portato tra noi, e nell'Apocalisse dobbiamo cercare di vivere nel migliore dei modi."

Avevano detto che il Coro era come lo Sciame. Come il Formicaio. Gli individui-uomo non potevano far parte del Formicaio, non davvero. Non completamente. Nemmeno gli individui-drago o gli individui-albero. Se il Coro poteva essere Formicaio di molte creature, andava compreso. Andava capito.
"Apprezziamo sintesi. Difficoltà di espressione. Dialetto carne-e-ossa. Modalità di scambio di informazioni esclusivamente uditive. Comunicazione Formicaio complessa. Livelli. Pluralità. Similitudine di Coro e Formicaio? Interessante interrogativo."

"Dal resoconto del precedente incontro abbiamo compreso che la catena di montagne che vediamo oltre i vostri confini in realtà è formata dalle fronde di un albero immenso? E' esso un tramite tra terra e cielo? Avete mai raggiunto le fronde? Vi sono creature che lo abitano?"
Le leggende antiche erano molto frammentarie, ma nell'antico sapere di Wotan era espresso abbastanza chiaramente che vi era un albero da qualche parte, alla cima del quale vivevano degli déi.

"Albero. Centro Nevralgico. Fonte. Similitudine di Albero e Matriarca del Formicaio? Interrogativo ricco di implicazioni."
 

Dyolance

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"Molte curiosità, a quanto vediamo" - commentò ironico l'umano, a cui la vitrilica seguì con una risatina divertita.
"Comprensibili però. Sapevamo che il nostro esistere avrebbe causato vertigine e confusione. Dunque...
L'Albero. In realtà a livello superficiale non è dissimile dall'antico Albero della Vita: il suo stato di salute rappresenta quello di tutta Ea e di fatti ha conosciuto una crescita esponenziale solo in tempi recenti, da quando pensiamo la corruzione abbia cominciato a ritirarsi. Certamente è abitato da animali, così come gli scoiattoli abitano i tronchi e gli uccelli fanno i nidi sulle cime dei pini di montagna; non è raro veder svolazzare aquile e falchi attorno alle fronde, saltuariamente anche qualche grifone. Raramente disturbiamo questi nostri fratelli e sorelle spingendoci in alto tra le fronde, anche perché abbiamo costruito la nostra capitale solo alle radici del nostro venerabile Padre proprio per non provocargli fastidio. E se qualcosa in Lui non dovesse andare, lo sapremmo istintivamente."


L'umano chiese ai due se continuassero a seguirlo, poi continuò.
"Se sia un ponte tra cielo e terra... No. È un albero, Padre, alto 5000 metri ma pur sempre un albero."
"Oh, ma che dici, può essere certamente un ponte, Fratello. Infatti vi è abbastanza legno per costruirvi più ponti con esso, ahah"
"Rabbrividiamo dal ridere davanti a questa travolgente simpatia, Sorella. Ah ah ah."
La vitrilica si ricompose velocemente, così come l'uomo dal suo atteggiamento sarcastico.
"In ogni caso no, non vi è niente di divino in esso. Ea e chi la abita non ha necessariamente bisogno degli Dèi per essere grande... Sacerdote"
Il tono dell'ultima battuta dell'umano era più piccato rispetto al tipico tono pacato appartenente alle genti del Coro, e questo era poiché Luis David era di per sé un uomo audace e coraggioso, ma anche abituato alla distinzione del mondo in assoluti: o si compiva il proprio dovere verso la patria o lo si falliva, o si era calvi o non lo si era. Forse erano le origini britanniche dei suoi umili antenati popolani a parlare, così spesso abituati o costretti al sacrificio individualista per il bene comune. In ogni caso, la sete di risposte doveva essere ancora saziata.

"Però contemporaneamente temo anche che non sia solo un Albero"

A quel punto la moltitudine che aveva accolto il Dovjunaar con corone di fiori, tra cui piccole bambine, madri, padri, artigiane e guerrieri, anziani e giovani coppie, fermarono improvvisamente qualsiasi loro attività e si girarono con lo sguardo verso il grande larice, il tavolo sotto di esso e i rappresentanti dei dragonidi.
Gli innamoratini smisero di dividersi il pic nic, poiché non erano più solo innamoratini.
I vecchietti smisero di giocare a carte, poiché non erano più solo vecchi.
Gli aquiloni dei bambini vennero abbandonati dai loro padroncini, ed essi non piansero, poiché non erano più solo bambini.
Lentamente, senza voler causare reazioni spaventate, s'avvicinarono al tavolo, il quale assieme al larice si scoprì accerchiato dal Coro, e da un coro: quelle voci, così vecchie alcune e giovani altre, cominciarono a cantare assieme come se fossero cosa sola e come se non fossero nient'altro che quella sola cosa.


la canzone sotto è rimaneggiata da questa cambiando qualche parola per far venire il tutto

Healed, the pain of indipendence
Strong, our wise and trusted friend
We, united in one vision
Rise to sing of sorrow's end


"Nessun conflitto, nessuna pena. Siamo in lui una cosa sola. Lui il padre, Noi i figli." - spiegò Luis nell'attimo della pausa tra una strofa e l'altra, o meglio tra una strofa e ritornello. Parole mistiche ma in realtà più precise di quanto si potesse immaginare.
Il canto era accompagnato da una profonda armonia in cui tutto nelle terre del Coro sembrava partecipare: i fili d'erba, il vento, gli esseri viventi d'ogni razza, forma, sesso ed età. L'aria stessa sembrava improvvisamente percorsa dalla melodia che accompagnava le parole: essa era udibile dal nano e dalla matrona formian.

For We're all One
and the work's begun
for the Choir
and We all run
to a brighter sun
for the Choir,
the Choir


"Noi sentiamo a chilometri di distanza l'orrore e il dispiacere che sta provando una nostra sorella davanti alla malattia di una Grande, e la paura di due nostre sorelle mentre sono inseguite da una creatura che esiste per uccidere. Coesistiamo e sentiamo come un Uno, poiché è la Musica a unirci."

Here today We sing our story
in the Choir We have found our home
virtue once was die together
but virtue now is live Alone


"Noi siamo la risposta al dolore sempiterno di queste terre. Noi siamo l'amore che unisce i popoli che le guerre hanno diviso."

Free We are now from each other
brothers, sisters, daughters, sons
Where once we dreamt of indipendence
Now we stand and dream Alone


"Pensiamo, viviamo ed esistiamo come un Uno, liberi dai conflitti che l'indipendenza crea. Non c'è libertà più grande che essere soli."
Luis David parlava con la sicurezza e la risolutezza degli eroi del passato, quando le cause erano giuste e i loro spiriti implacabili.
Cosa però dicevano le parole dell'uomo e della canzone, assieme al comportamento di quella gente, quell'Uno? Quell'Uno di cui anche Luis David faceva parte, e di fatti per l'ultimo ritornerllo zittì le parole e aprì la bocca per cantare anche lui come i suoi fratelli e sorelle attorno.
Il Coro pensava in un uno come la Matrona pensava per il Formicaio, ed essi lavoravano per l'Uno come i formian per la loro regina. Però al contempo quell'Uno era loro stessi, era il fratello, era l'amante, era il panettiere in fondo alla strada, erano gli altri. Tutti erano individui ma non lo erano pienamente.
Un'ape pungendo un intruso muore, ma non esita per salvare l'alveare.
Vi sono specie di formiche che riescono a organizzarsi per creare dei ponti di carne sui corsi d'acqua in cui le formiche muoiono a migliaia per garantire il passaggio della regina e quindi la continuazione della colonia.
Si poteva stare tranquilli che davanti a un invasore quegli innamoratini, quei vecchietti e quei bambini avrebbero usato i loro pungiglioni, morendo, o si sarebbero gettati sul fiume senza battere ciglio, senza remora alcuna; ma era anche vero che se il giorno dopo sarebbe crollata una montagna sotterrando decine e decine di minatori, tutti sarebbero accorsi per prestare soccorso.
Il dramma, in tutta quella pace, quell'armonia, era chiaro: era quella vita? Era quella esistenza? La pace e la sicurezza del Noi valeva così tanto, cioè l'inesistenza dell'Io? Immaginare... Anzi, immagina: ogni tuo sogno, ogni paura e dubbio, pensiero, piccola gioia e soddisfazione, ogni tua personale aspirazione cancellata e calpestata in onore di un bene troppo grande e che al contempo diventa la tua unica ragione d'esistere. Madre, padre, ogni tuo amico, l'amore della tua vita: vivresti con loro sentendo ogni loro pensiero e ogni loro sensazione, certo, ma dove si potrebbe dire che finisca l'io e inizi il tu in questo? E anche lì, cos'è l'amore se non esiste più l'odio? Chi è l'uomo virtuoso e cos'è la giustizia se la scelta di compiere il bene o perpetuare il male non è più permessa? Era armonia o schiavitù quella?
Eppure gli astrali non erano capaci di un tale ragionamento: loro ringraziavano di essere stati curati dal dolore dell'indipendenza, erano grati di vivere e sognare da soli, una frase terribile che implicava che quel popolo fosse e si raccontasse come una persona sola e che da sola viveva quei boschi. Essi parlavano come un Noi, ma in realtà erano un Io. Non esisteva Luis David, esisteva solo un'altra sfumatura, l'ennesima, di quell'Io, di quella multitudine. Di quella legione.

We are all for One
now the work has begun
for the Choir
and We all run
to a brighter sun
For the Choir,
the Choir


Per concludere: una volta un viaggiatore s'imbatté in quella moltitudine che è il Coro, e chiedendo lui stesso spiegazioni, e ricevendo come risposta quella stessa canzone, pianse di un pianto disperato per il triste destino di quei molti che mai sarebbero stati propriamente vivi, che erano felici soltanto perché la possibilità d'essere tristi gli era stata tolta.
La canzone era finita e il coro smise di cantare. Tutti tornarono alle proprie attività, tranne i bambini che chiesero ai propri genitori di costruire o di comprare un nuovo aquilone. Ovviamente i genitori li accontentavano.
SIlenziosa era ed era stata Lady Glass, che per tutta la durata della canzone non aveva partecipato né al canto né alla spiegazione; addirittura un paio di volte s'era fissata a guardare il terreno per diversi secondi, come a distogliere lo sguardo da uno spettacolo raccapricciante ma contemporaneamente dissimulando l'orrore.

"Con tutto il rispetto, Mia Signora Anixidris, e come potete vedere: Noi siamo più di un formicaio.
Ma tutto ciò sarebbe sicuramente impossibile senza l'Albero Astrale; e per adesso è tutto ciò che ci sentiamo a nostro agio a condividere."


stavo entrando in una spirale di buonismo e "siamo tutti amichetti/amici/fratelli" nei vari gdr di diploannessione e mi dovevo dare uno schiaffo tramite post per ricordarmi che sto ruolando qualcosa di umanamente terribile ahah
spero piaccia però perché son contentino del post dai

divertente però che anche quando mi sforzi ad essere sintetico con i pg poi parta per tangenti e venga comunque un walltext
 
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Il Wall of text da te me lo aspetto e apprezzo la grafomania.
Non preoccuparti che l'ansia che comunica il Coro è bella evidente anche con le collane di fiori e il vinello
 

Monitor_Dundee

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Inizialmente il canto aveva ricordato al Nano le tradizioni della sua gente, che tramandava memorie e onorava gli Déi attraverso il canto.
Quando melodia e parole iniziarono a far vibrare l'aria e l'armonia tra i cantanti fu perfetta, Gildas ricordò la prima volta che aveva sentito un gruppo di vecchi saggi Dragonidi usare la Voce. Si era reso conto che per tutta la vita aveva sussurrato e udito sussurrare, e che per la prima volta qualcuno gli parlava a piena voce.
L'abilità dei loro ospiti era, invero, sovrannaturale.
Poi...
Poi il canto divenne altro.
Il sacerdote rivolse uno sguardo con la coda dell'occhio alla Matrona Formian e, per la prima volta nella sua vita, capì che il grande artropode aveva mutato espressione.
Anixidris era sgomenta.
"Discorsi di Individui-uomo definiscono similitudine Formicaio-animale. Similitudine errata. Singolo animale composto di segmenti, arti, occhi, vene, singole scaglie. Formian in formicaio non parte di un solo corpo, ma legati. Coro Astrale, similitudine corretta. Componenti di un singolo corpo. Individuo-Coro."
"Per una volta sono d'accordo con voi, Signora. Si potrebbe dire che a questo tavolo siamo solo in tre..."
Lo sguardo del Nano tornò verso la Vitrilica
"Anzi, in quattro."
 

Dyolance

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Mentre le parti del Coro non coinvolte nella converszioni riprendevano la loro normale "vita", il commento pizzicò Luis David e la vitrilica, che specchiò lo stesso con un sorriso accondiscendente, sornione e d'intesa con il nano, come a dire che al sua intuizione era più che corretta. L'Uno decise di non intromettersi e lasciar parlare per sé lady Glass, colei che era ospite, alleata e sorella del Coro intero.
"Colta in flagrante, oserei dire, ahaha"
La sua risata era singolare, in quanto i veloci movimenti di polmoni e petto creavano uno stridente rumori di gioielleria che cade o striscia l'una contro l'altra, come il lampadario di una nave in una tempesta.
"Ma vedete Padre, non penso ci potesse essere casa migliore per me in tutta Ea: questa gente, questo mio fratello, non giudicano in base a credo o colore della pelle o provenienza. Giudicano solo le azioni, il cuore al centro di ogni cosa: finché reputeranno esso gentile e buono tanto quanto loro allora non c'è invero alleato o amico migliore. Sono convinta che in questi nuovi tempi, di nuovi re e nuovi stati, altri sarebbero stati ansiosi d'appendermi ad una forca o bruciarmi su di una pira.
Non giudicateli semplicemente perché esistono diversamente rispetto a voi. Hanno molto da offrire in questa loro pace.
E questa è una preghiera che faccio a voi e al vostro dio, Padre Gildas"


Luis David prese un profondo respiro e fece un cenno di ringraziamento alla donna.
"Il nuovo che non si comprende o conosce crea paura. Noi stessi la proviamo quotidianamente parlando con voi: saranno veritieri nelle loro parole? Può questa coralità essere diversa da quelle esistite in precedenza, guerrafondaie e pugnalatrici? Ma nessun fiore può nascere nella terra di cui si diffida e in cui non si pianta un seme. Perciò Noi per voi vogliamo esserci, e possiamo solo sperare che questo nostro sentimento sia reciproco."

"Però a loro piace parlare di loro stessi e del loro Coro, quindi non temete d'essere stati inopportuni, mio signore e signora. Un Coro di pace ma piuttosto pavone, ahah"
"Noi esistiamo anche per soddisfare la curiosità del prossimo. Non ne traiamo piacere, Sorella.
E saremo felici di rispondere ad altro nel caso vogliate chiedere."
 

Monitor_Dundee

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"Al di là della singolare natura della vostra comunità, devo esprimere il mio accordo con voi. Anche il Dovjunaar è sopravvissuto solo grazie all'unione dei più disparati gruppi di sopravvissuti, e la nostra fede ne è il riflesso. Anche se la filosofia di base nasce nella mitologia dei Draghi, il messaggio che ha illuminato me, come molti altri, è quello di vedere l'Apocalisse non come una punizione del cielo, ma semplicemente come il mondo in cui viviamo."
"Individui-drago diversi da individui-uomo e individui-lucertola del passato. Accoglienza verso Formicaio. Volontà di comprendere. Col tempo, ricerca di comprensione anche del Coro. Curiosità Formian, anche."
Forse non sarebbe mai stato possibile comprenderli fino alla fine, ma se non altro lo stupore e lo sconcerto iniziavano a ritrarsi, permettendogli di ricordare la loro originaria missione.
"Permettetemi una curiosità più prosaica: il Coro ha bisogno di risorse dall'esterno? O l'essere perfettamente in sintonia permette di gestire tutti i bisogni? Lo scambio di risorse e prodotti, e qui è la mia natura di Nano ad avere la meglio, ha spesso contribuito a migliorare i rapporti tra popoli."
 

Dyolance

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"Bisogno di risorse, affatto: certamente lavorando tutti in armonia verso un unico scopo stiamo riuscendo a massimizzare le nostre messe e produzioni, ma la nostra ricchezza è data soprattutto dalle proprietà intrinseche delle terre che stiamo accogliendo nel nostro Coro. La lezione è che in passato grandi stati si muovevano guerra a vicenda per il controllo di una o due montagne, ovvero per il ferro e la pietra al loro interno... Noi ripudiamo ciò che c'è di feroce nella storia, preferendo piuttosto accogliere in NOi ciò che essa ha di buono. Il commercio e lo scambio di risorse, ad esempio: abbiamo la fortuna di avere in Noi ciò che è necessario per crescere, ma non siamo di questa ricchezza avidi. Se vi dovesse servire qualcosa nei prossimi anni non esitate a chiedere."
"Di fatti..."
"Di fatti, ho proposte da farvi da parte del mastro halfling che avete incontrato l'anno scorso: nuove tratte per rendere più profondi i nostri scambi commerciali"

Allungò quindi alcune carte, alcune geografiche e alcune simili a contratti, in cui riassumendo si delineavano nuovi contatti tra la capitale del Coro e possibilmente quella del Dovjunaar (Kiinarlok), così come una nuova tratta che partendo da Beltaine sarebbe arrivata in un'altra città dragonide, essa da indicare alla discrezione dei Re del Dovjunaar e dei loro mercanti. In ogni caso non era materia di nessuno dei quattro immediatamente presenti, e se anche attraverso Luis David le parole di Bomberil Oropipa potessero arrivare alle orecchie sedute a quel tavolo, era più comprensibile lasciare il tempo al Dovjunaar d'assorbire la proposta e di rielaborarla nella loro burocrazia. Poi i mercanti di uno stato avrebbero incontrato i mercanti dell'altro e si sarebbe trovata la quadra.
GLi affari però non erano conclusi.
"E ho per voi una seconda proposta, più inusuale. Necessitiamo di qualcosa di cui siamo carenti: un incantesimo per debellare i mali della corruzione nelle regioni dove essi si sono troppo profondamente insediati. Nello spirito della collaborazione e del reciproco aiuto, ci chiedevamo se foste in possesso di un tale incantesimo e anche se foste disposti a vendercelo. Rispettiamo troppo voi e la vostra gente per chiedervi un regalo di cuore e d'altronde a ciò che ha valore deve essere riconosciuto anche un giusto prezzo. Saremo felici di pagarvi per il vostro disturbo e avrete anzi la nostra gratitudine."
 

Monitor_Dundee

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"Sono certo che i nostri mercanti sapranno mettere a frutto le vostre proposte. Per quanto riguarda la condivisione di sapere magico, mi rimetto alla scienza della mia compagna di viaggio"

"Purificazione. Contenimento della Corruzione. Incantesimi conosciuti, ricostituzione del terreno. Nuovamente fertile. Animali nati senza mutazioni. Condivisione possibile e auspicabile. Maggior numero di province purificate, con maggior numero di incantatori. Possibile fornire pergamene, formule, istruzioni."
 

Dyolance

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"Ottimo direi, siamo molto felici d'aver chiesto a voi prima d'immergerci in una dispendiosa ricerca. Un domani saremo felici di ripagare questa gentilezza; ma per quanto riguarda il favore, il suo valore sarà perfezionato dai nostri mercanti con i vostri. Avranno molto da fare ahah
E noi una piacevole frescura di cui godere."


La conversazione tra Uno, vitrilica, nano e matrona stava volgendo al termine. Diplomaticamente nello stesso il Dovjunaar aveva chiarificato maggiormente quale fosse lo stato d'esistenza del Coro, e si poteva solo sperare che l'impressione fosse più positiva che negativa; in ogni caso la sincera voglia di rinnovare epotenziare i legami commerciali ed essere così pronti a porgere un aiuto al prossimo lasciavano ben sperare per i rapporti futuri delle due potenze in potenza.
Al termine di un breve rinfresco che seguì quegli ultimi scambi, in cui le conversazioni scivolarono nel nel frivolo ma certamente nel dimenticabile, il nano e la matrona partirono per la loro casa accompagnati dalla vitrilica Glass, che intanto si sarebbe fatta spiegare meccaniche base e ritualistiche dell'incantesimo di purificazione, in attesa di mettere le mani su pergamene già pronte.

Nelle settimane successive il Coro attese che un'esistenza più plurale della sua assorbisse in sé le proposte di nuove rotte e anche dell'acquisizione dell'incantesimo in questione; tutte queste materie vennero quindi perfezionate di comune accordo tra le parti.
L'amicizia si poteva dire che fiorisse in quella fascia centrale di Ea, una volta così segnata da sangue, lacrime e pazzie.

siamo alla fine del turno e abbiamo fatto sia roleplay che inserito quanto discusso in privato, per me si può chiedere
intanto segnalo a @Silen il gdr
 
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