Battaglie turno 9:

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La Caduta:

Forze in campo: esercito reale di Serbia contro esercito unito dei Mamelucchi e degli Ottomani

In modo totalmente inaspettato il nemico aveva oltrepassato il confine. I serbi inizialmente avevano inviato emissari dove offrivano la pace in cambio dell'accettazione di un vassallaggio ma nulla era cambiato.
L'esercito ottomano avanzava deciso, schiavizzando la popolazione ed obbligando a convertirsi all'Islam chiunque venisse catturato.
L'esercito serbo attese lungamente che i suoi protettori ungheresi giungessero poi, alla fine, comprese di essere solo.
Nelle piane vicino a Belgrado l'armata regia di Serbia, forte di 8000 uomini, diede battaglia disperata per salvare l'onore.
Una pioggia torrenziale precedette l'arrivo degli invasori, un esercito immenso di almeno 40.000 uomini fra Mamelucchi e Ottomani, comandati da diversi capi che facevano affidamento sul grande generale Gedik Hamed Pascià.

La battaglia:

Le forze musulmane, vista la propria superiorità numerica, decisero di massacrare i propri avversari bombardandoli con oltre 10.000 fra archibugieri e arcieri. le truppe serbe furono letteralmente travolte e in pochissimi minuti i tiratori alleati dovettero ripiegare, inzalcati da una furia in aumento che per nulla veniva fermata dalla pioggia.
A questo punto i serbi decisero di caricare frontalmente per causare più perdite possibili al nemico, consci che sarebbe stato un massacro.
Le salve di freccie fecero cadere a terra centinaia di miliziani e fanti leggeri, poi arrivò il fuoco degli archibugi che non risparmiò le scintillanti armature della fanteria pesante.
Una volta giunti abbastanza vicini, gli ottomani ordinarono la carica di 5000 fanatici religiosi che ebbero facilmente ragione di ciò che restava del nemico, nonostante subissero circa 200 perdite.
La cavalleria pesante serba riuscì a caricare sul lato sinistro, facendo fuggire un gruppo di balestrieri a cavallo e lanciandosi con ferocia contro un muro di picche appositamente preparato.
In pochi istanti il fiore della nobiltà serba cadde a terra, pur infliggendo oltre 800 perdite alle truppe nemiche.
La brevissima battaglia di Serbia era finita.


Esito:
Vittoria schiacciante della coalizione ottomana
Gli ottomani lasciano sul campo: circa un migliaio di morti.
I Serbi lasciano sul campo: circa 7000 morti.
 

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La sciabola del Sultano:

Forze in campo: esercito d'Ungheria contro esercito ottomano ed esercito mamelucco.

Dopo la rapidissima invasione della Serbia l'esercito dei musulmani si era congiunto, aumentando vertiginosamente di numero per combattere la battaglia decisiva a Buda. Fra gli alleati, i mercenari e le truppe regolari ora contava quasi 60.000 uomini comandati sempre da Gedik e dal suo secondo, Beyzed Reis.
Gli ungheresi decisero di dare battaglia per difendere la propria capitale in una giornata limpida, frastagliata solamente da un fastidioso vento. L'esercito dei difensori superava le trentamila unità, comandate da Giorgio di Transilvania, che era fra i crociati che avevano occupato Tessalonica quasi 50 anni prima ed odiava tremendamente gli ottomani.
Le forze ungheresi erano riuscite a prendere una posizione vantaggiosa grazie a molte operazioni delle proprie spie, cosa che avevano tentato anche gli ottomani in una disperata corsa contro il tempo.
Ora la resa dei conti era arrivata.

La battaglia:

Ancora una volta l'esercito ottomano sperò di vincere facilmente grazie alla superiorità dei propri arcieri, che inviò a fare fuoco. Sfortunatamente i risultati furono meno utili del previsto dato che gli ungheresi disposero alcuni reparti di miliziani a fare da "esca" mentre i propri arcieri tiravano e ricaricavano. I balestrieri, muniti di scudo pavese, combattevano con tranquillità.
Ancora troppo lontani per essere colpiti dargli archibugi, i soldati dei vari schieramenti continuarono a punzecchiarsi con un vantaggio che andava aumentando per le truppe ungheresi, sicchè Gedik comandò la carica laterale dei propri tiratori a cavallo.
L'arrivo dei nuovi soldati fece ulteriori perdite fra i miliziani ungheresi ma i tiratori restavano saldi, continuando a fare fuoco. L'esercito ungherese, diviso in 3 grossi tronconi, pareva aver trovato la strategia migliore di tiro.
A questo punto gli ottomani decisero di imitarli, inviando in avanti di alcuni passi un grosso numero di fanatici religiosi. La tattica funzionò e a fronte di 400 perdite riuscirono a falciare oltre un migliaio di miliziani ungheresi.
Gli ottomani decisero a questo punto di avanzare per cominciare lo scontro corpo a corpo. L'immensa orda iniziò una rapida marcia, con diverse centiania di perdite fra miliziani e fanatici, specialmente quando gli ungheresi aprirono il fuoco degli archibugi.
Tuttavia mancava ormai poco allo scontro corpo a corpo vero e proprio, quello che i difensori temevano.
3000 cavalleggeri ungheresi furono lanciati contro il lato sinistro del nemico ma furono avvistati e subirono una pioggia di schioppettate che lasciò sul campo oltre 600 cavalieri. I restanti riuscirono a virare appena in tempo per evitare l'urto con i lancieri.
Sull'altro lato Sigismondo caricò con i suoi 3000 cavalieri pesanti ma anche questa volta la carica fu intercettata da 1000 cavalleggeri e 1000 cavalieri pesanti turchi, che subirono perdite spaventose ma riuscirono a gudagnare tempo.
La prima carica di fanteria fu quella di ciò che rimaneva dei fanatici religiosi, uniti ai miliziani nelle retrovie. Si trovarono immediatamente contro ad un fortissimo muro di fanti corazzati che non indietreggiarono di un palmo, perdendo appena 100 effettivi.
Sulle ali una combinazione di miliziani e fanti leggeri ungheresi subì l'urto della marea turca, composta da fanti leggeri, lancieri e alcuni reparti corazzati, cedendo alcuni palmi di terreno.
La cavalleria ungherese mise in fuga i suoi nemici e si preparò ad una carica nelle retrovie, mentre la leggera veniva nuovamente intercettata, questa volta da 3000 guerrieri su dromedario che, nonostante il naturale vantaggio sui cavalli, riuscirono a causare appena 200 morti e contro 211 perdite.
Il blocco centrale ungherese continuò a resistere fieramente, infliggendo almeno il doppio dei morti rispetto ai danni subiti ma il morale dei soldati cominciò a vacillare quando la moltitudine dei pagani incalzò con decisione sul lato sinistro, venendo supportati da 2000 picchieri.
Anche l'ala destra si stava mettendo male, con gli ottomani che piano piano penetravano a cuneo rischiando di tagliare in due lo schieramento ungherese, accerchiandolo.
la cavallerie magiare furono richiamate sul lato e si schiantarono contro 2000 fanti leggeri, mandandoli rapidamente in rotta.
I lancieri corazzati mercenari degli ottomani tentaronno una manovra di sfondamento contro 1500 miliziani magiari ma furono intercettati da 2000 fanti leggeri e bloccati.
Per prendere un po' di fiato gli ungheresi rinforzarono le due ali con arcieri e archibugieri ormai ridotti al corpo a corpo. Sull'ala destra l'arrivo inaspettato di diverse centinaia di soldati ebbe un effetto tremendo e le truppe ottomane cedettero di schianto, ritirandosi di almeno 20 metri con oltre 3000 morti, nella maggior parte gente di scarso valore.
Sul lato sinistro però le cose non cambiarono molto e anzi l'incalzare dei fanti pesanti ottomani fece traballare l'ormai esauta linea ungherese.
Al centro Gedik comandò la carica totale a cuneo e riuscì a spezzare la resistenza degli stremati fanti pesanti ungheresi. Giorgio di Transilvania e i suoi cavalieri riuscirono appena in tempo a infilarsi fra i miliziani ottomani, dando un minimo di fiato ai difensori e causando oltre un migliaio di vittime. Purtroppo per loro però ben presto giunsero i guerrieri su dromedario e i lancieri ottomani che ingaggiarono battaglia.
Giorgio stesso fu colpito al torace e cadde nella mischia. Una volta per il suo comandate l'esercito magiaro dovette darsi alla fuga.

Esito:
Vittoria netta dell'esercito ottomano-mamelucco.
Gli Ungheresi lasciano sul campo: circa 17.000 uomini e il loro comandante
Gli ottomani lasciano sul campo circa 14.000 uomini e il mercenario Muhammud.
I mamelucchi lasciano sul campo circa 8000 uomini.
 
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