Battaglie turno 9

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Fuoco e sabbia ad Edessa


Forze in campo: esercito visigoto contro esercito persiano.


La piana di Edessa era in subbuglio dopo le due omonime battaglie, accadute solamente poco tempo prima. I persiani controllavano saldamente la zona con un esercito ti dutto rispetto, circa 30mila uomini, al comando del generale Vram l'Armeno.
I romani avevano deciso di affidare la riconquista della città ai Visigoti loro alleati. Re Teodorico aveva fatto ammenda e si apprestava a comandare personalmente i suoi, più fieri e coraggiosi che mai di avere il loro re alla testa dell'esercito.
In seconda c'era il veterano Behoren, già reduce delle precedenti vittorie contro gli Unni. In totale i visigoti schieravano una forza di 20mila uomini.
La giornata era bollente, complice un forte vento arido proveniente da sud. Le pesanti corezze gotiche facevano letteralmente squagliare i soldati.
Quando cominciò la battaglia gli sembrò quasi una benedizione.

La battaglia:

I persiani si muovono subito all'attacco, sfruttando l'immensa mobilità di oltre 4000 arcieri a cavallo. Le truppe scaricano una prima salva direttamente contro il centro dello schieramenteo visigoto, poi si dividono in due tronchi e bersagliano i nemici,inermi, dai lati.
L'operazione fa cadere circa 700 milis goti e qualche centinaio di traefen, per l'occasione posti rigorosamente sulla difensiva.
Gli arcieri goti sono troppo poco numerosi per contrattaccare e di fatto Teodorico e i suoi si trovano costretti a stare fermi.
I Persiani se ne accorgono e sfoderano 4000 cavalieri cibanarii, anch'essi armati di arco.
Tutta la zone diventa un turbinio unico di freccie, i trefen non riescono a rispondere a causa della troppa distanza e cadono come mosche. Fortunatamente i fanti più pesanti si dispongono a testuggine e risultano praticamente immuni.
Un gruppo di milis sul fianco sinistro abbandona la battaglia, con il morale a terra e viene lasciato fuggire.
Una volta esauriti i dardi i cavalieri catafratti si dividono sui lati e si preparano a caricare nel momento più propizio. Intanto Vram da ordine di lanciare un attacco completo con la fanteria, sicuro di spezzare il morale, già a terra, dei nemici.
Gli arcieri continuano a colpire, i buelsing (arcieri) goti subiscono la scarsa protezione e vengono costretti a fuggire.
La fanteria avanza, urlando e battendo le lancie sugli scudi.
Ad una distanza di circa 150 metri Teodorico da l'ordine di muoversi ai genieri.
Il centro viene aperto e i genieri portano fuori grosse baliste caricate con enormi dardi a catena.
L'effetto sorpresa è molto forte, partono i colpi e almeno 2-3 uomini per fila vengono schiacciati dalla possanza del dardo, poco preciso ma terribilmente pesante, aiutato dalla catena nel colpire il nemico.
Nel medesimo momento vengono sguinzagliati i mastini da guerra contro gli arcieri a cavallo.
La mossa però non si rivela utile, forse a causa del terreno troppo morbido. I cani sono lenti e i nemici possono tranquillamente scappare abbastanza lontano da costringerli a fermarsi a prendere fiato.
Un tentativo di colpire gli avversari con delle giare d'olio attraverso dei mangani fallisce a causa dell'inizio dello scontro vero e proprio.
Al centro la fanteria pesante visigota resiste benissimo all'assalto delle bande da guerra persiane, nonostante la nettissima inferiorità numerica.
Sul lato destro gli Heste visigoti faticano a muoversi e subiscono molte perdite, pur mantenendo la posizione.
Il lato è il peggiore. Qui i genieri tentano di trovare un punto dove fuggire dalla battaglia ma non vi riescono e vengono intercettati da 1000 lancieri persiani, che li massacrano.
I persiani si sentono sicuri e tentano la doppia carica dei loro cibanarii pesanti.
Sul lato destro i mastini non riescono ad intercettarli e si lanciano contro una truppa di milis. Fortunatamente per i visigoti la cavalleria si trova improvvisamente impacciata nel muoversi da una balista abbandonata e dal caldo. Gli heste possono rifugiarsi dietro ad un gruppo di fanti pesanti e salvarsi la vita.
Sul lato sinistro scende in campo direttamente Teodorico con 2000 cavalieri pesanti Koer.
Riescono ad intercettare i cibanaii ma disgraziatamente subiscono molte più perdite di quante ne riescono ad infliggere.
Al centro i fanti pesanti visigoti riescono a riprendere forza, sbaragliando 3000 bande da guerra e mettendole in fuga.
Purtroppo però il lato sinistro crolla di schianto a causa della pressione dei cibanarii e dell'arrivo di 4000 arcieri a cavallo armati di spada, che colpiscono con ferocia insinuandosi nei valichi creati fra le truppe gotiche.
Il lato destro vede invece la fuga di 1450 fanti leggeri persiani dopo aver subito perdite pesantissime ad opera dei darute visigoti.
Teodorico e i suoi continuano a combattere contro i cibanarii; questa volta le forze sono alla pari, fino a quando il nobile re non viene colpito al volto da un colpo di spada.
I suoi, terrorizzati, si danno immediatamente alla fuga senza speranza.
Beohoren riesce appena a tenere compatti i suoi, è chiaro che continuare questa carneificina non è utile per il popolo visigoto.
Viene quindi suonata la ritirata, che dopo alcune difficoltà procede abbastanza ordinata.
I persiani sono troppo stanchi per inseguire il nemico.

Esito:

Vittoria netta dei Persiani:
I Visigoti perdono circa 7000 uomini e il re Teodorico.
I persiani perdono circa 10mila uomini.
 

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La battaglia delle 3 nazioni:

Forze in campo: Esercito armeno, iberico e albàno contro esercito persiano.


Con una coordinazione che molti credevano impossibile gli eserciti dei popoli caucasici si ritrovano a Karveli e da qui partono per invadere Vardensi. L'esercito più grosso è quello dell'Albània, che in questa guerra si gioca il tutto per tutto con 19mila soldati al comando del veterano e valente Deiray. Seguono gli Iberi con 15mila uomini comandati dal re Archil Mirdhadvelishvili in persona. Infine ci sono gli armeni del generale Ara, poco più che 13mila.
I persiani prendono molto seriamente la minaccia e la affrontano con 50mila soldati, comandati dal Re dei Re Yazdgard II.
I difensori si attestano su una collina, godendo di una vista ottima, aiutata anche da una giornata splendida e senza nuvole.

La battaglia:

L'esercito della Coalizione Caucasica non prende iniziativa, preferendo palesemente attestarsi in difesa. I persiani lo capiscono e lo interpretano come un segno di debolezza, perciò ordinano l'avanzata di una forza imponente di cavalleria: almeno 15mila fra arcieri a cavallo e cibanarii armati di arco.
Gli Albàni, che occupano il lato destro dello schieramento, subiscono perdite pesantissime per le loro scoperte bande da guerra e la risposta dei loro arcieri è totalmente inefficace.
Agli armeni va già meglio, le perdite sono più leggeri e i pochi arcieri presenti possono tirare con una certa sicurezza, abbattendo un centinaio di cavalieri.
Dopo aver fatto un paio di cariche laterali i cavalieri persiani riversano tutto il fuoco al centro, dove è posizionata l'armata iberica.
I soldati iberici, prevalentemente arcieri, schiacciati nelle loro formazioni, subiscono perdite spaventose e non riescono a rispondere, tanto che in pochi istanti ne cadono circa 2000 sul campo.
L'inizio è traumatico per i membri della Coalizione, che perdono quasi 4000 uomini in pochissimo tempo a fronte di nemmeno 200 per i persiani.
Il Re dei Re comprende che può avere una vittoria rapidissima contro un esercito del genere e ordina la carica di 6000 cavalieri cibanarii contro il centro dello schieramento, sicuro di spazzare via la prima linea degli iberi, ora composta da misere bande da guerra.
Gli arcieri a cavallo vengono concentrati tutti contro gli schieramento armeno, mentre per gli albàni arriva una pessima sorpresa: elefanti da guerra indiani.
Il rumore dei cibanarii fa tremare le bande da guerra degli iberi e già molti prevedono un massacro. Per fortuna Archil riesce a far scattare la sua trappola come aveva previsto.
Tramite l'ausilio di funi le bande da guerra alzano dei pali di legno accuminati e fissati al terreno, rivolgendoli verso i cibanarii. Le funi gli permettono di fare questa cosa anche all'ultimo momento e i persiani non riescono a virare in tempo.
circa 1500 cavalieri cadono di schianto sul colpo, gli altri si gettano contro le bande da guerra in modo assolutamente confusio, di fatto vanificando la forza della carica.
Gli armeni riescono a resistere tutto sommato bene alla pioggia di freccie nemica, limitando i danni il più possibile.
L'arrivo degli elefanti non scompone i fieri albàni, che sanno cosa fare.
Danno combustibile a dei fuochi da campo precedentemente accesi ed alzano delle colonne di fumo che infastidiscono i pachidermi. Questi inoltre vengono bersagliati al volto dalla scarica di giavellotti di 2000 tiratori albàni e dal tiro di 3000 arcieri armati di fuoco.
L'effetto sortito è molto buono e quando gli elefanti giungono a contatto con 1000 lancieri sono già totalmente nel panico.
Un gruppetto semplicemente si gira e se ne va, altri picchiano in modo feroce ma scoordinato e vengono abbattuti dopo dozzine di dardi e freccie.
Al centro il numero, comunque fortissimo, dei cibanarii è sufficiente per massacrare le bande da guerra e mandarle in rotta senza eccessiva fatica. L'arrivo di soli 1000 lancieri non capovolge certo la situazione e in breve, nonostante infliggano pesanti perdite, sono costretti alla fuga.
Gli arcieri a cavallo finiscono i dardi massacrando gli ultimi armeni e poi tentano una carica laterale. La mossa riesce e 3000 soldati della banda da guerra armena subiscono fortissime perdite, tanto che sono costretti alla fuga.
Il Re dei Re si sente ancora, giustamente, in netta superiorità e comanda la carica generale dei propri fanti per spezzare le ultime resistenze nemiche.
I cibanarii massacrano un'unità di fanteria pesante iberica e nella calca riescono anche a colpire mortalmente re Archil, che cade a terra senza vita. Quindi si ritengono soddisfatti e fuggono nelle retrovie.
L'armata iberica però non si scoraggia, anzi! Dalle file dei cavalieri pesanti il principe Mithridate prende il comando e viene acclamato come V nel suo nome dall'esercito.
Anche gli arcieri a cavallo si ritirano, incalzati dai lancieri.
L'esercido dei caucasici ha pochi attimi di riposo e di terrore, vedendo un'enorme marea umana di circa trentamila fanti correre all'impazzata, desiderosi del loro sangue.
I generali danno l'ordine di compattare le fila e prepararsi allo scontro finale.
I Caucasici mandano 3000 arcieri a cavallo a sfoltire i nemici, tentando di prendere tempo; l'attacco sui lati però è inefficace, le perdite inflitte sono assolutamente irrisorie.
Prima di giungere a contatto i persiani subiscono la salva di 4000 arcieri, che fa buon danno e quella di altrettanti tiratori, decisamente meno risolutiva.
Un numero enorme di bande da guerra, lancieri e fanti leggeri si riversa come un fiume sulle forze compatte dei difensori.
Il lato degli Albàni vacilla terribilmente, moltissimi fanti leggeri sono massacrati e i restanti tremano. A questo punto Deiray deve intervenire personalmente con i suoi 4000 fanti pesanti.
Molto meglio per gli Iberi, che fanno uscire all'improvviso i propri cavalieri pesanti (travolgendo fra l'altro alcune truppe alleate nella foga) e riescono a mandare in rotta un paio di bande da guerra e a fermare lievemente la potenza della carica.
Contro l'Armenia la carica è pessima, le bande da guerra si fermano contro soli 1000 fanti pesanti del generale Ara, che riesce anche a chiudere i nemici con una carica laterale della fanteria leggera.
La battaglia continua, gli arcieri a cavallo fanno cantare i loro archi, i persiani tentano una manovra a tenaglia contro gli armeni ma vengono intercettati da 1000 cavalieri pesanti alleati.
Quasi senza accorgeresene, il Re dei Re perde tantissimi uomini. L'esercito caucasico si riduce sempre di più ma la velocità con cui crollano i persiani è tale da costringerlo alla fuga. Il Grande Re suona la ritirata.

Esito:

Vittoria di misura della Coalizione Caucasica:
Gli Armeni perdono circa 6000 soldati
Gli Iberi perdono circa 6000 soldati
Gli albàni perdono circa 5000 soldati
I persiani perdono circa 20mila soldati
 

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Ritorno in Frisia:

Eserciti in campo: esercito dei Vandali contro esercito dei Franchi.

L'inganno dei Vandali era riuscito. Dopo un primo attacco fasullo ed una conseguente ritirata avevano rassicurato i Burgundi, che erano tornati a casa ignari di aver lasciato soli i propri alleati.
Non appena l'esercito burgunde si trovava alla giusta distanza i Vandali tornarono all'attacco, questa volta in modo definitivo, per riconquistare la Frisia, che reclamavano di diritto.
In una sterminata pianura calarono oltre 18mila Vandali comandati da Underico, valente generale veterano della guerra in Lombardia.
La difesa della regione era affidata a Chiplerico, il comandante di tutta la cavalleria franca e al suo secondo, Carlo, vecchio amico e compagno d'armi del re.
Disgraziatamente l'attacco fu totalmente inaspettato e dal comando generale dei Franchi non arrivarono ordini su come comportarsi. I soldati si sentivano abbandonati, sconfortati e temevano di essere stati mandati a morire.
Fortunatamente il recente sistema di fortificazioni giocava a favore dei difensori. I Vandali si muovevano lentamente, assediando villaggio per villaggio e subendo lentamente sempre più perdite.
La battaglia decisiva fu combattuta in una splendida giornata di primavera. I Franchi erano fort di 19mila uomini

La Battaglia:

Dopo aver finfuocato gli animi dei suoi con un discorso sul Walhalla e sulla morte gloriosa il generale Underico si prepara per l'attacco.
Underico diede lo strano ordine di accorpare fanti pesanti e cavalleria pesante, quindi spostò i suoi cavalleggeri sul lato destro, palesando l'intenzione di un attacco di taglio.
3000 arcieri vandali scagliarono le loro freccie sulle bande da guerra e sui fanti leggeri franchi, sperando di spezzare il loro già scarso morale.
Furono inflitte discrete perdite, ma questo non bastò a causare una rotta, nel frattempo anche i franchi risposero al fuoco, con 5000 archi.
L'attacco purtroppo fu estremamente inefficace, i Vandali seppero ritirarsi in tempo e nascondersi dietro agli scudi tondi dei lancieri alleati.
Seguirono nuove salve di proiettili e anche questa volta i Vandali ebbero la meglio, tanto che molti franchi si ritrirarono nelle retrovie temendo ulteriori perdite. Il bilancio provvisorio era di un migliaio di circa 2000 morti per i Franchi e 600 per i Vandali.
Imbaldanzati dal successo iniziale i Vandali tentano una facile vittoria lanciando un attacco combinato. Al centro fanti e cavalieri, sul lato destro i barserker in testa e sul lato sinistro la cavalleria leggera.
I Franchi si trovano in disaccordo su come agire e perdono tempo prezioso, alla fine Carlo raduna la sua cavalleria e cerca di caricare i bersker prima che giungano a contatto.
I Vandali hanno il vantaggio della coordinazione e riescono a colpire prima che i loro avversari possano organizzare una resistenza significativa. Solamente il lato sinistro vede i Franchi disporsi a cuneo con i lanceri, impedendo uno schianto dei cavalleggeri nemici, che comunque virano senza subire perdite.
I Berserker colpiscono con estrema facilità 2000 soldati della banda da guerra, che vegono messi in rotta quasi subito.
Al centro la pessima formazione adottata da risultati pessimi. I cavalieri pesanti sono rallentati dai fanti e non possono caricare, i fanti sono ingombrati dai cavalieri e combattono peggio. Riescono a combattere meglio dei fanti leggeri franchi ma subiscono perdite assolutamente eccessive per il tipo di scontro.
Carlo e i suoi cavalieri pesanti virano improvvisamente per gettarsi sul fianco nemico, protetto solamente da 1000 lancieri, che non riescono ad organizzarsi in tempo per prevenire l'urto.
La carica di oltre 2000 cavalieri pesanti e del loro comandante massacra l'unità di difesa, i cui pochi superstiti fuggono disordinatamente verso una meta non ben definita.
I cavalleggeri vandali riescono a colpire le retrovie franche, massacrando circa 1600 arcieri ma vengono poi ingaggiati da un reparto di 1000 fanti pesanti che li costringono alla fuga.
Al centro i fanti leggeri franchi fuggono dopo aver subito ulteriori perdite, il vuoto è riempito da 2000 fanti pesanti, l'utima speranza di vittoria.
I berserker riescono a mettere in fuga un'altra unità di banda da guerra franca.
La cavalleria pesante franca riesce a lanciare una seconda carica, questa volta diretta contro i berserker, che prostrati dall'ira non si accorgono di quanto sta accadendo.
Al centro i vandali riescono ancora ad avanzare fra perdite spaventose e pare chiaro ormai che, nonostante l'esercito vandalico abbia inflitto molti più danni della propria controparte, anche in caso di vittoria il costo sarebbe più alto del guadagno.
Underico, ferito ad una spalla, da un lancieri franco, ordina la ritirata generale.
Carlo viene colpito da una freccia vagante durante le ultimissime fasi della battaglia e cade a terra morto.





Esito:

Vittoria di misura dei Franchi.
I Franchi perdono circa 10mila uomini.
I Vandali perdono circa 6000 uomini.
 
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