[size=1.45em]Scaramuccia fra le dune:
[/size]
[size=1.35em]Forze in campo: [/size]Esercito reale ghassanide contro esercito dell'Emirato di Tobruk
Da tempo i ghassanidi tenevano sottocchio le terre arabe del sud, in vista di una possibile conquista. Avevano inviato vari araldi a domandare la sottomissione della popolazione locale e molte insignificanti tribù si erano arrese all'arrivo dell'esercito con la Croce, sperando di ottenere una serie di benefici vantati dagli invasori. Ma alcuni preferivano combattere per la propria libertà. Una forte alleanza comandata dall'Emiro di Tobruk, radunò un esercito forte di 8000 uomini e diede battaglia agli invasori durante una giornata dal vento sottile e dal cielo sereno.
I Ghassanidi non si erano certo fatti cogliere impreparati. Avevano assunto il controllo di diverse oasi e pozzi d'acqua, in più erano riusciti a scombussolare la popolazione interna di Tobruk facendo leva sulle minoranze locali, in particolare sugli ebrei.
Re Stefano I guidava personalmente i propri soldati.
[size=1.45em]La battaglia:[/size]
Come prima azione i ghassanidi inviano un piccolo manipolo raccogliticcio di arcieri all'attacco del nemico. Disgraziatamente la nettissima inferiorità numerica fa si che le truppe ghassanidi vengano sterminate praticamente senza tirare un solo colpo. I soldati di Tobuk a questo punto si sentono imbaldanzati dal successo ed avanzano lentamente, coronando il tutto con varie salve di freccie contro le truppe ghassanidi, totalmente prive di difese.
Le bande da guerra, in prima linea, subiscono perdite abbastanza consistenti e tremano all'idea di scontrarsi con le proprie controparti.
Gli arabi pagani tentano di sfondare sulle ali con un'attacco di ampia portata, supportato da due contingenti di guerrieri su dromedario, a cui viene affidato il prestigio della carica frontale.
Sfortunatamente il piano va in frantumi quando due enormi nubi di polvere si addensano oltre le dune del campo di battaglia. I Ghassanidi tentano un accerchiamento su entrambi e lati del nemico ma gli arabi se ne accorgono. Dividono l'esercito, fermano la carica e si posizionano in difesa, lasciando rivolti verso i soldati ghassanidi visibili solamente 3000 soldati della banda da guerra.
Re Stefano ordina la carica generale in questo momento favorevole, comandando di persona oltre 2000 guerrieri su dromedario. I cavalieri si schiantano contro la banda da guerra nemica, infliggendo danni tutto sommato modesti.
Circa 2000 fanti leggeri ghassanidi impattano contro altrettante truppe nemiche, non riuscendo a sfondare ma infliggendo perdite considerevoli. La vera fortuna si ha sul lato sinistro, dove oltre 3000 soldati della banda da guerra mettono facilmente in fuga un gruppo di 1500 arcieri, sfruttando l'impeto della carica.
Grande sconforto si abbatte sul campo dell'emiro di Tobuk quando scopre di essere stato ingannato. I suoi cavalieri incontrano solamente poche dozzine di guerrieri su dromedario ghassanidi, che trascinando enormi tronchi per alzare polvere e simulare un numero maggiore.
I soldati ghassanidi sono facilmente scannati, mentre la battaglia continua più a sud.
I guerrieri su dromedario infliggono nuovamente un numero modesto di vittime, subendo qualche perdita, i fanti leggeri non reggono la carica frontale di mille lancieri arabi e crollano. Oltre 1000 ghassanidi si danno alla fuga, aprendo una pericolosissima falla nelle linee dello scontro.
Il buco viene colmato dai soldati della banda da guerra che fanno da carne da cannone, permettendo agli altri di prendere tempo.
Finalmente, al terzo tentativo i dromedari di Stefano mettono in fuga i pochi arabi superstiti.
L'Emiro di Tobuk decide di salvare la propria cavalleria e ritirarsi nel deserto, dove ha maggiori speranze di condurre una guerriglia efficace.
Stefano vince una battaglia tutto sommato di poca importanza. La città di Tobuk è ai suoi piedi ma il controllo effettivo dei ghassanidi è solamente sulla costa.
[size=1.45em]Esito:
[/size][size=1em]Vittoria di misura dei Ghassanidi:
Entrambi gli schieramenti perdono poche migliaia di effettivi.
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[size=1.35em]Forze in campo: [/size]Esercito reale ghassanide contro esercito dell'Emirato di Tobruk
Da tempo i ghassanidi tenevano sottocchio le terre arabe del sud, in vista di una possibile conquista. Avevano inviato vari araldi a domandare la sottomissione della popolazione locale e molte insignificanti tribù si erano arrese all'arrivo dell'esercito con la Croce, sperando di ottenere una serie di benefici vantati dagli invasori. Ma alcuni preferivano combattere per la propria libertà. Una forte alleanza comandata dall'Emiro di Tobruk, radunò un esercito forte di 8000 uomini e diede battaglia agli invasori durante una giornata dal vento sottile e dal cielo sereno.
I Ghassanidi non si erano certo fatti cogliere impreparati. Avevano assunto il controllo di diverse oasi e pozzi d'acqua, in più erano riusciti a scombussolare la popolazione interna di Tobruk facendo leva sulle minoranze locali, in particolare sugli ebrei.
Re Stefano I guidava personalmente i propri soldati.
[size=1.45em]La battaglia:[/size]
Come prima azione i ghassanidi inviano un piccolo manipolo raccogliticcio di arcieri all'attacco del nemico. Disgraziatamente la nettissima inferiorità numerica fa si che le truppe ghassanidi vengano sterminate praticamente senza tirare un solo colpo. I soldati di Tobuk a questo punto si sentono imbaldanzati dal successo ed avanzano lentamente, coronando il tutto con varie salve di freccie contro le truppe ghassanidi, totalmente prive di difese.
Le bande da guerra, in prima linea, subiscono perdite abbastanza consistenti e tremano all'idea di scontrarsi con le proprie controparti.
Gli arabi pagani tentano di sfondare sulle ali con un'attacco di ampia portata, supportato da due contingenti di guerrieri su dromedario, a cui viene affidato il prestigio della carica frontale.
Sfortunatamente il piano va in frantumi quando due enormi nubi di polvere si addensano oltre le dune del campo di battaglia. I Ghassanidi tentano un accerchiamento su entrambi e lati del nemico ma gli arabi se ne accorgono. Dividono l'esercito, fermano la carica e si posizionano in difesa, lasciando rivolti verso i soldati ghassanidi visibili solamente 3000 soldati della banda da guerra.
Re Stefano ordina la carica generale in questo momento favorevole, comandando di persona oltre 2000 guerrieri su dromedario. I cavalieri si schiantano contro la banda da guerra nemica, infliggendo danni tutto sommato modesti.
Circa 2000 fanti leggeri ghassanidi impattano contro altrettante truppe nemiche, non riuscendo a sfondare ma infliggendo perdite considerevoli. La vera fortuna si ha sul lato sinistro, dove oltre 3000 soldati della banda da guerra mettono facilmente in fuga un gruppo di 1500 arcieri, sfruttando l'impeto della carica.
Grande sconforto si abbatte sul campo dell'emiro di Tobuk quando scopre di essere stato ingannato. I suoi cavalieri incontrano solamente poche dozzine di guerrieri su dromedario ghassanidi, che trascinando enormi tronchi per alzare polvere e simulare un numero maggiore.
I soldati ghassanidi sono facilmente scannati, mentre la battaglia continua più a sud.
I guerrieri su dromedario infliggono nuovamente un numero modesto di vittime, subendo qualche perdita, i fanti leggeri non reggono la carica frontale di mille lancieri arabi e crollano. Oltre 1000 ghassanidi si danno alla fuga, aprendo una pericolosissima falla nelle linee dello scontro.
Il buco viene colmato dai soldati della banda da guerra che fanno da carne da cannone, permettendo agli altri di prendere tempo.
Finalmente, al terzo tentativo i dromedari di Stefano mettono in fuga i pochi arabi superstiti.
L'Emiro di Tobuk decide di salvare la propria cavalleria e ritirarsi nel deserto, dove ha maggiori speranze di condurre una guerriglia efficace.
Stefano vince una battaglia tutto sommato di poca importanza. La città di Tobuk è ai suoi piedi ma il controllo effettivo dei ghassanidi è solamente sulla costa.
[size=1.45em]Esito:
[/size][size=1em]Vittoria di misura dei Ghassanidi:
Entrambi gli schieramenti perdono poche migliaia di effettivi.
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