Battaglie turno 6:

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La guerra civile castigliana:

Forze in campo: esercito degli isabelinos spagnoli e esercito di Aragona-Napoli contro esercito dei juanisti spagnoli e esercito portoghese.

La guerra civile spagnola aveva catturato l'interesse di mezzo mondo anche a causa delle recenti accuse mosse da vari stati contro Aragona. Il nuovo re, Alfonso I aveva inviato una grossa armata, circa 30.000 uomini, al supporto della corte di Toledo comandati dal fratello Ferdinando d'Aragona. Gli isabelinos si preparavano a ricevere l'attacco dei ribelli arroccati a Toledo con circa 5.000 validi soldati.
L'esercito dei juanisti, comandati dal popolare Beltran de la Cueva, contava circa 30.000 uomini, supportati dall'esercito di diversi capitani di ventura. Inoltre vi era un forte ma provato contingente portoghese di circa 5.000 uomini comandato da Juan de Brangaca.
Una leggera pioggia avvantaggiava i difensori trincerati sulla collina.

La battaglia:

Nonostante lo svantaggio dato dalla posizione gli aggressori decisero di sfruttare la maggior superiorità delle proprie armi da fuoco posizionando archibugieri e arcieri in prima linea e vessando il nemico con diverse salve di proiettili.
La pioggia di fuoco fece qualche vittima fra i miliziani aragonesi, senza che le file venissero compromesse. La risposta del nemico, avvantaggiato dall'altezza, fu molto decisa e diverse decine di cadaveri caddero rapidamente a terra, alzando rapidamente il morale dei difensori.
Volarono dardi e proiettili ancora per un po', senza che nessuna delle due parti ottenesse un vantaggio decisivo. Nel frattempo i juanisti decisero di lanciare un'ondata di miliziani su per la collina per attirare i colpi del nemico, mentre un gruppo di almeno 6000 fra cavalleggeri e jinetes tentava un aggiramento sul fianco sinistro.
La carica frontale, supportata sul lato destro da altri truppe leggere, 2000 in totale, resse nonostante la potenza dei difensori.
L'aggiramento riuscì e inaspettatamente 1000 fanti leggeri nemici furono prima vessati dai colpi dei jinetes, poi travolti da una carica di cavalleria che li distrusse totalmente prima che 1000 picchieri potessero giungere in loro soccorso, facendo 400 morti fra i cavalieri nemici.
Mentre le forze degli aggressori approfittavano del vantaggio momentaneo per risalire rapidamente la collina, supportati dal tiro degli alleati, spuntarono dalla polvere 2000 cavalieri pesanti aragonesi.
Totalmente inaspettati uscirono da una delle pieghe morbide delle colline e si scagliarono ferocemente contro 2000 miliziani portoghesi. I poveri soldati furono spazzati via dall'impeto del nemico e riuscirono a fuggire prima dell'arrivo dei picchieri.
Ormai lo scontro totale era imminente. I juanisti inviarono 2000 fanti pesanti a fare una breccia al centro, mente i lati venivano rinforzati da 2000 fanatici religiosi comandati da Prete Alessio.
Gli aragonesi risposero lanciando una carica generale di 5000 miliziani per intrattenere il nemico.
L'azione di prendere tempo così diverse centinaia di morti ma seppe portare 4000 fanti pesanti sul lato destro che massacrarono le truppe di prete Alessio con meno di 200 perdite.
A questo punti i juanisti tenarono una nuova carica sul lato sinistro, supportata da 2000 cavalieri pesanti. Una volta sfoltite le file nemiche con i jinetes i cavalieri si schiantarono contro 2000 fanti leggeri, avendone rapidamente ragione.
La stessa cosa accadde però da parte aragonese, dove i cavalieri pesanti aggirarono un muro di lancie dei picchieri e si riversarono sulle retrovie delle truppe dei juanisti, massacrando almeno 1700 fanti.
La battaglia era totalmente in bilico.
Fernando comandò una controcarica generale dei suoi miliziani che riuscirono a riversarsi sui lati circondando parzialmente l'esercito degli aggressori. La carica fu letale per il comandante portoghese che fu travolto e cadde a terra, venendo schiacciato a morte dalla calca.
Le due cavallerie si incontrarono e cominciarono a combattersi in assoluta parità.
Per controbattere alla carica nemica i juanisti inviarono 2500 miliziani sul lato sinistro e 2000 picchieri sul destro.
Mentre i primi riuscirono ad alleggerire la pressione i secondi divennero lentissimi a causa della pioggia e furono sostanzialmente inutilizzabili.
Un gruppo di 1000 balestrieri aragonesi fu colto alla sprovvista dalla carica di 2000 cavalleggeri venendo colpito alle spalle e rapidamente mandato in rotta.
Molto peggio per 1000 cavalieri pesanti aragonesi che furono intercettati da un gruppo di picchieri nemici ma con grande abilità seppero infliggere oltre 300 perdite e combattere con vero onore.
Ferdinando stava combattendo con i suoi cavalieri quando il giavellotto di un jinete lo trafisse in pieno petto, costringendo la sua unità alla fuga.
Un ultimo tentativo di ribaltare le sorti fu tentato dalla fanteria pesante con un'improvvisata carica a cuneo che putroppo riuscì a mandare in rotta alcuni gruppi di miliziani ma si infranse quando i juanisti ordinarono al carica generale anche dei tiratori, armati di coltello.
Era chiaro ormai che la battaglia fosse perduta, gli aragonesi si ritirarono a bandiere alte dopo una formidabile resistenza.

Esito:
Vittoria di misura dei juanisti.
I juanisti lasciano sul campo: almeno 10.000 uomini e il grosso delle truppe mercenarie con i rispettivi capitani
I portoghesi lasciano sul campo praticamente tutto l'esercito: si salvano 700 archibugieri, 555 picchieri e 609 fanti leggeri.
Gli isabelinos lasciano sul campo il grosso dei loro armati, circa 4000 uomini.
Gli Aragonesi lasciano sul campo: circa 8500 uomini.
 

TFT

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Spezzare il gigante:

Forze in campo: esercito di Novgorod, esercito di Pskov e esercito del Sibir contro esercito moscovita.

Dopo quello che era successo a sud i due Stati russi rimasti, Novgorod e Pskov, decisero di colpire insieme il nemico moscovita prima che potesse allungare i suoi artigli anche sulle loro terre.
Li aiutavano 5000 soldati del Khanato Sibir, alleati di Novgorod.
La repubblica mercantile si era messa alla testa di un'armata di 9000 uomini comandata dal generale Vasili, la sua ala destra era composta da circa 5000 soldati di Pskov.
L'esercito unito si lanciò contro Yaroslav dove giunsero circa 20.000 moscoviti, comandati da Vailisi di Mosca e dall'arcivescovo Faelofil.
Il sole risplendeva piatto nella pianura brulla di quella terra.

La battaglia:

Novgorod cercò subito di sfruttare la grande potenza di tiro dei propri balestrieri unendoli alla mobilità degli arcieri a cavallo sibiri, che furono mandati sui lati a bersagliare il nemico.
La mossa si rivelò abbastanza utile e caddero i primi morti fra le file moscovite con perdite bassissime per le truppe degli aggressori.
Gli archibugieri moscoviti in particolare soffrirono oltre 700 perdite quando gli arcieri nemici li incalzarono sul lato e li costrinsero a compattarsi, venendo massacrati dai dardi delle balestre.
Mosca reagì inviando all'improvviso due gruppi di cavalleria, fra cui quella pesante, che riuscirono ad intercettare i cavalieri nemici causando oltre 300 perdite a fronte di 102 subite.
Approfittando della lontananza della cavalleria nemica Pskov e Sibir lanciarono un attacco a sorpresa sul fianco sinistro nemico sfruttando la propria cavalleria leggera. L'attacco non fu visto fino all'ultimo ma si rivelò un disastro. Nonostante l'effetto sorpresa e la distruzione di circa 500 soldati dei miliziani, un gruppo di 2000 lancieri riuscì a colpire sul fianco i cavalieri pskovi distruggendo quasi tutta l'unità e facendo fuggire anche le truppe del sibir.
La battaglia di dardi continuava però a vantaggio di Novgorod e Moscovia mandò avanti i propri miliziani per assorbire l'urto dei colpi.
I tiratori a cavallo sibiri riuscirono a divincolarsi dai propri aggressori e a fuggire dietro allo schermo di 2000 picchieri alleati che costrinsero il nemico ad una rapida ritirata.
La battaglia era ancora totalmente in bilico.
Novgorod diede l'ordine ai suoi di avanzare lentamente e intanto mandò 1000 cavalieri leggeri a cercare di colpire il nemico nelle retrovie. Anche Moscovia pareva avere la stessa identica idea e comandò l'avanzata generale.
Al centro la carica delle milizie di Novgorod fu fermata dall'azione decisiva delle proprie controparti. Peggio ancora sul lato sinistro dove i lenti picchieri furono facile preda della fanteria leggera e subirono gravi perdite in breve tempo.
Molto meglio, invece, sul destro dove i fanti leggeri massacrarono oltre 600 lancieri nemici subendo solamente 159 perdite.
L'aggiramento della cavalleria novgorodiana, supportata da alcuni gruppi sibiri, si rivelò un discreto successo e gli archibugieri nemici furono duramente colpiti alla schiena e massacrati.
Peggio andò alla controparte moscovita che fu intercettata da un gruppo di 1000 lancieri, cui però inflisse 200 perdite prima di riuscire a fuggire in un punto favorevole.
Gli scontri continuarono e sia Vasilio di Novgorod che di Mosca furono uccisi nella mischia, pochi secondi di distanza l'uno dall'altro.
La mattanza andò avanti e volse a favore di Mosca che riuscì a spingere praticamente su tutti i lati costringendo le truppe alleate a ripiegare concentrandosi in un quadrato.
La cavalleria tentò di dare supporto per sfondare sul fianco destro ma la mossa si rivelò inutile, i moscoviti tennero duro e riuscirono addirittura a lanciare un contrattacco sul lato sinistro mandando in rotta oltre 2000 miliziani nemici.
Era chiaro che la battaglia fosse persa. Con il morale a terra e un nemico sempre più incalzante i coalizzati chiamarono la ritirata generale.




Esito:
Vittoria netta di Moscovia
Moscovia lascia sul campo: circa 8000 uomini e uno dei comandanti
Novgorod lascia sul campo: circa 5000 uomini e uno dei comandanti.
Pskov lascia sul campo: circa 2000 uomini.
Sibir lascia sul campo: circa 3000 uomini
 
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