Battaglie turno 14

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Lepanto:

Forze in campo: flotta cristiana (Spagna, Portogallo, Venezia, Milano, Ungheria, Firenze, Austria) contro flotta islamica (Ottomani, Mamelucchi, Crimea).

La flotta musulmana si stava organizzando per un assalto in grande stile, forse direttamente in Spagna, quando fu intercettata da navi dalle vele bianche con la croce rossa di Spagna.
I cristiani si erano uniti, per la prima volta, contro i pagani musulmani ed evevano armato una flotta mostruosamente grade, circa 450 navi di cui oltre 100 moderne caravelle. I musulmani dal canto loro disponevano di circa 250 navi e qualche gruppo di caravelle.
I comandi non erano chiari poichè gli ottomani non avevano inserito un grande ammiraglio per il comando della flotta unita. Anche le armate cristiane si trovarono inizialmente confuse dato che l'ammiraglio spagnolo non giunse. Il comando supremo fu allora preso da Loredano Sforza, principe milanese.

La battaglia:


Considerando la grossa difficoltà di manovra in un luogo stretto Loredano decide di puntare sulla superiorità della gittata delle sua caravelle, cominciando a cannoneggiare il nemico. I musulmani sono immediatamente in netto svantaggio e sono costretti ad aprirsi un passaggio per lanciare un attacco a cuneo contro le caravelle nemiche, tenendo però una discreta potenza di fuoco sul lato destro per evitare un accerchiamento delle galee spagnole.
La battaglia prosegue per un po' di tempo con il numero dei musulmani che costituisce un fattore critico per il successo, oltre alla scarsezza della potenza di fuoco. La galee italiche venete tentano una sortita sul fianco sinistro compiendo una pericolosa manovra vicino agli scogli ma riescono e devastano le fragili navi dei cimmeri.
Gli ottomani cercano di tenere insieme la flotta con un contrattatto deciso che però non porta alla fuga delle navi venete, supportate dai fiorentini.
Spagnoli e portoghesi continuano a cannoneggiare con grande forza macellando le caravelle turche. Appare chiaro da subito che rimanere in un contesto simile può significare solamente una sconfitta, percui viene ordinata la ritirata generale e per fortuna un tentativo portoghese di chiudere le navi musulmane in una sacca fallisce, nonostante i mamelucchi perdano parecchi effettivi bloccando l'avanzata nemica.
La battaglia è breve e fallimentare per la coalizione musulmana.

Esito:

Vittoria schiacciante della coalizione cristiana
I musulmani perdono circa 90 navi.
I cristiani perdono circa 40 navi.
 
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Seconda guerra ungherese:

Forze in campo: esercito di liberazione ungherese contro esercito ottomano e rinforzi vari.

Dopo i controversi fatti della Jihad e della Crociata, il fortissimo esercito ottomano accampato in Dalmazia stava raccogliendo le forze per la difesa della capitale quando venne informato dell'attacco ungherse alla Valacchia, dove i loro alleati polacchi avevano appena occupato la Moldavia. Immediatamente i 15.000 valacchi del generale Radu chiesero che le truppe ottomane intervenissero in loro soccorso, mentre i fanatici jihadisti bruciarono alcuni villaggi sancendo la definitiva rottura fra le due nazioni. Faruq al Rashid poteva contare su un esercito immenso: 36.000 ottomani, 10000 mamelucchi, 10000 cimmeri, 15 valacchi e oltre 25.000 fanatici jihadisti per un totale di 96.000 uomini circa, oltre un piccolo gruppo di mercenari.
L'esercito ungherese, che deviò il suo attacco per difendere la Dalmazia, contava invece circa 70.000 uomini al comando del generale valacco Vladislaus.

La battaglia:


Il cielo sereno non avvantaggiava nessuno dei due schieramenti. Gli ungheresi si sentivano sicuri combattendo in territorio amico e lanciarono subito in avanti arcieri e balestrieri, incrociandosi con il fuoco delle truppe nemiche. Il vantaggio fu tutto degli ungheresi che con grande sorpresa seppero sacrificare i miliziani e infliggere perdite consistenti alle truppe di supporto turche. Nel frattempo, imbaldanzata dal successo, la cavalleria leggera ungherese si lanciava in una serie di piccole ma fastidiose cariche dando il tempo ai fanti pesanti di avanzare protetti dai dardi.
Improvvisamente però la forza degli ottomani cominciò ad aumentare e diverse centinaia di miliziani nemici caddero a terra mentr due interi gruppi di cavalleria furono intercettari dai lancieri valacchi che li trucidarono. Gli jihadisti non si rivelarono particolarmente displinati ed in alcuni casi si lanciarono alla carica in piccolo gruppi, venendo annientati dai proiettili o da cariche di cavalleria di taglio.
Proprio quando gli ungheresi avevano recuperato, gli ottomani decisero di sfoderare il fuoco delle loro armi a polvere. Oltre 30.000 archibugieri ridotti, di cui quasi 20.000 a ruota fecero fuoco compatti e disciplinati sui miliziani ungheresi. Fu il panico.
Caddero sull'erba migliaia di ungheresi in pochi secondi tanto che Vladislaus dovette ricorrere ad un intervento della cavalleria pesante sul lato sinistro per cercare di scompigliare le fila nemiche. Sul lato destro altri reparti di cavalleria pesante ungherese colpirono duramente i lancieri e picchieri nemici, non riuscendo però a sfondare in maniera decisiva. Ora che lo scontro era nel suo fulcro i turchi inviarono le proprie cavallerie a creare disordine mentre gli archibugieri tentavano di tenere lontani i nemici con un fuoco rapidissimo e sincronizzato.
Fortunatamente la cavalleria stava avendo la meglio e riuscì ad avere la meglio per un po' tanto che dovettero intervenire le truppe dei mamelucchi per evitare una carica alle spalle. Nel frattempo la pesantissima potenza di fuoco turca aveva decimato la carica ungherese tanto che una volta giunti in corpo a corpo i fanti ungheresi si trovavano già in pessime condizioni di morale. Furbescamente i turchi inviarono i fanti pesanti contro i leggeri creando una catena di panico generale che però non intaccò le fila dei picchieri e fanti pesanti ungheresi che continuarono la battaglia.
Una carica laterale dei mamelucchi diede pochi risultati mentre l'esercito turco cominciava a spingere in avanti con sempre maggiore foga. Usati gli jihadisti e miliziani come carne da macello iniziale ora le truppe musulmane potevano combattere con alto morale e manovra.
La battaglia andò avanti ancora per qualche tempo, fino a quando la cavalleria ungherese fu costretta alla ritirata dal fuoco incrociato e la minaccia di un accerchiamento sui lati da parte dei turchi convinse il generale Vladislaus a ripiegare. Nella battaglia trovò la morte Muhammud al Feith, generale cimmero.
Avevano vinto la superiorità tecnologica, la disciplina e gli armamenti dei turchi.


Epilogo:
Vittoria netta della coalizione musulmana
I turchi e alleati lasciano sul campo circa 30.000 uomini di cui almeno 17.000 dei fanatici jihadisti
Gli ungheresi lasciano sul campo circa 45.000 uomini e due divisioni di cavalleria annientate
 

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Il ritorno dei cavaleri crociati:

Forze in campo: esercito crociato (Spagna, Francia, Venezia, Austria, Milano, Firenze e supporto vario) contro esercito jihadista (Ottomani, cimmeri e supporti vari).

L'armata crociata stava avanzando. Dopo aver fatto il giro di tutta Europa aveva penetrato la Serbia, andando a sud fino in Bulgaria e poi in Tracia. Ora era arrivata l'ultima meta.
Costantinopoli era davanti alle armate della Fede, stanche e decimate dalle malattie e dalla guerriglia ma ancora abbastanza numerose da contare quasi 70.000 uomini. I comandanti principali dell'Armata erano il generale Ludovico di Francia, supremo condottiero della cavalleria, l'Asburgo che comandava le riserve e il generale Alvise de Asturia al comando del corpo principale.
In difesa della loro capitale gli ottomani schieravano oltre 120.000 uomini, venuti da ogni angolo del globo rispondendo alla chiamata della Jihad, la guerra santa difensiva contro gli infedeli.

La battaglia:

Un clima ventoso rendeva più difficile l'uso dei dardi e dei proiettili. Entrambi gli esercito cercavano di evitare lo scontro diretto bersaglindosi con moltitudini di armi da lancio e da getto, spronando i rispettivi nemici a rompere i ranghi con parecchie finte cariche della cavalleria. Sia ottomani che spagnoli sembravano adottare una tattica molto simile e nelle prime fasi dello scontro la battaglia andò leggermente in favore dei primi che potevano contare su maggiore superiorità numerica e di morale. La cavalleria pesante cristiana però non voleva saperne di cedere così facilmente e organizzò una carica sul lato destro dopo alcune finte cariche.
Nel frattempo i due eserciti si avvicinavano senza scontrarsi, sacrificando soprattuto miliziani e ancora una volta i numeri andavano a favore degli ottomani. Questi ultimi organizzarono una carica della cavalleria cimmera che però non sortì un buon effetto e fu scacciata dai picchieri spagnoli. La cavalleria spagnola riuscì a compiere un larghissimo giro per poi lanciarsi di schianto contro i fanatici salafiti che furono decimati e rischiarono di causare una lunga catena di panico. Sfortunatamente per i cristiani Solimano I riuscì ad arringare le fila e rispondere efficacemente.
Anche in questo caso gli ottomani sfoderarono 17.000 archibugieri ridotti a ruota che versarono una pioggia di fuoco formidabile che fece crollare a terre il morale delle truppe da tiro cristiane. Per evitare una catena di panico i cristiani tentarono di ridurre la distanza e disimpegnare gli archibugieri, supportando anche una seconda carica della cavalleria pesante. Purtroppo la mossa su un totale disastro visto che i fanti leggeri crociati furono massacrati prima di arrivare a contatto e la cavalleria pesante fu fermata dai lancieri e colpita da una forte pioggia di proiettili che causò la morte di Alvise de Asturia.
Solimano I fece disporre i suoi fanti pesanti e lancieri a quadrato, continuando ad incitare le truppe jihadiste senza prendere parte direttamente allo scontro. La superiorità negli armamenti degli ottomani si stava facendo vedere ancora una volta e dopo la morte del generale francese gli austriaci chiamarono la ritirata prima che l'armata crociata fosse distrutta.

Epilogo:

Vittoria netta della coalizione musulmana:
I cristiani lasciano sul campo circa 22.000 uomini
I musulmani lasciano sul campo circa 30.000 uomini ma in massima parte fanatici religiosi
 
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